Nov 24, 2009 21:56
Capitolo undicesimo.
“E’ stata arrestata” proruppe Merlino senza fiato irrompendo nella stanza mentre Arthur sedeva, studiando alcune mappe. Il principe alzò la testa guardandolo confuso e prima che potesse domandargli di spiegarsi meglio il servitore si affrettò ad aggiungere “La serva che lavora alle scuderie, sire. E’ sospettata di praticare la magia”
Arthur si alzò di scatto, con tanto impeto che la sedia pesante sulla quale era accomodato finì rovesciata al suolo.
“Questo è assurdo!” inveì dirigendosi alla porta mentre Merlino si frapponeva tra lui e l’uscita “Aspettate”
“Che cosa dovrei aspettare?” domandò a voce alta, mentre il giovane lo guardava impaurito ma senza spostarsi di un passo “Non potete andare dal Re in questo stato” insistette.
“So io quello che devo fare” replicò l’altro innervosito “Non metto in dubbio, sire” rispose Merlino aprendo le mani in segno di arrendevolezza “Ma potreste solamente nuocere a lei e a voi stesso se avrete troppo impeto nel difenderla” cercò di spiegargli in tono calmo, perché i suoi nervi non fossero ulteriormente irritati.
“Che intendi dire?” chiese sospettoso il principe.
“Vedete, la ragazza è sospettata di stregonerie, gira voce che sia stata accusata di avervi fatto un incantesimo. Se la difenderete con troppo… slancio…” abbozzò, cercando la parola più cauta nel definire la furia con cui aveva abbandonato la sua occupazione per riparare a quella che supponeva fosse un ingiustizia “…confermerete i loro sospetti” mentre percorreva le scale per arrivare alle stanze del principe aveva finalmente compreso il significato delle parole che la ragazza gli aveva scritto sul biglietto arrotolato fra le sue cose, e se non fosse riuscito a far desistere Arthur dai suoi belligeranti propositi di salvataggio avrebbe rischiato la libertà del principe e la sua stessa credibilità nel migliore dei casi. Che fosse ritenuto incapacitato da qualche magia e bandito come folle nel peggiore, e non poteva permettere che ciò avvenisse.
“La soluzione migliore è che aspettiate che sia il Re a mettervi a parte di questi recenti sviluppi, e che voi affrontiate l’argomento con poco interesse”
Arthur strinse la mascella, e Merlino osservò un nervo tirare così tanto che pensò che si sarebbe spezzato. Il principe prese un respiro tornando al suo posto, risollevò la sedia e si riaccomodò guardando le mappe sul tavolo.
Le fissò per ore, e non riuscì a mettere a fuoco un solo centimetro.
Era allenato a fingere indifferenza quasi quanto all’uso delle armi, ma ciò non rese l’attesa più sopportabile. Suo padre volle raccontargli di alcuni scambi commerciali ben riusciti e dell’arrivo di un giovane figlio di una famiglia nobile che aveva domandato il permesso di entrare fra i cavalieri. Arthur cercò di rispondere casualmente e sorridere all’entusiasmo di suo padre finché l’uomo non si decise a comunicargli “Ho dato ordine di portare al mio cospetto la ragazza che si occupa delle scuderie reali”
Arthur fu molto cauto nella propria reazione, mentre suo padre lo studiava, e si limitò a stringere gli occhi mostrandosi sorpreso e curioso “Per quale motivo? Si è mostrata irrispettosa o ha dato problemi?”
Uhter lo osservò con circospezione “Sembra che sia sospettata di stregoneria”
Arthur sorrise scuotendo appena la testa “Ci sono più probabilità che Merlino sia il mago più grande della storia piuttosto” scherzò “Anche se devo ammettere che con il carattere che si ritrova definirla strega non sarebbe davvero lontano dalla verità” disse incrociando le braccia sul petto “Ma ilarità a parte padre, che prove ci sono contro di lei?” chiese in tono casuale, aspettando la risposta con una smorfia di disinteresse.
“A dire il vero, nessuna in particolare” ammise l’uomo con un breve cenno della testa mentre spostava gli occhi ripensando a quanto gli era stato riferito “Temo che si tratti solo di troppa proiettività da parte di Morgana” ammise, e Arthur combatté se stesso per controllare l’improvvisa tensione nei muscoli.
“Capisco” disse annuendo “Se è così sarà il caso di lasciarla tornare ai suoi compiti”
Uther lo osservò, ancora scettico “Credi davvero?”
“C’è altro che dovrei sapere?” chiese Arthur di rimando.
“Mi è giunta voce…” cominciò suo padre, vago “…che tu tenga molto in considerazione questa serva, e che sia stato sul punto di uccidere un uomo perché lei te lo ha chiesto”
“Assurdità!” sbottò il giovane, dimenticando solo per un istante la sua pretesa calma “La ragazza è molto brava con Avalon e ho fatto in modo che si occupasse delle stalle reali così che io non debba fare a meno del mio servitore personale perché si è fatto calciare dal mio cavallo” spiegò con una smorfia ed una scrollata di spalle “E per quanto riguarda l’uomo che avrei quasi ucciso, lei non mi ha chiesto nulla ma di certo, come uomo d’onore, non posso lasciare che un uomo al mio servizio…” si interruppe alla ricerca di parole convenienti “… forzi una donna a commettere peccato prematrimoniale contro la sua volontà, se posso evitarlo.”
“Capisco, capisco” annuì Uther “Certo che no” si schiarì la voce prima di aggiungere “La farò liberare quanto prima”
“Merlino ve ne sarà grato” scherzò Arthur prima di chiedere congedo con una scusa. Il suo corpo, prima che la sua mente avesse tempo di realizzarlo, lo condusse nelle stanze di Morgana. La trovò seduta al suo tavolo da toletta, e fece sussultare la sua serva per lo spavento entrando senza bussare.
“Ginevra” Arthur pronunciò il nome con fermezza “Lasciaci soli”
La ragazza mulatta spostò lo sguardo confuso fra Arthur e la sua Lady prima di obbedire, uscendo dalla stanza a testa bassa.
“Arthur, amor mio” Morgana ridacchiò alzandosi dalla sedia per raggiungerlo e accarezzargli il petto con le mani guardandolo negli occhi con trepidazione “Ti sono mancata quest’oggi quanto tu sei mancato a me?”
Arthur strinse la mascella mentre pensava che Morgana gli era mancata per giorni ogni volta che era con lei, e che avrebbe potuto perdere la ragione se non l’avesse ritrovata. Le afferrò il polsi saldamente e la allontanò da lui con decisione.
La ragazza lo guardò sconvolta “Arthur, am-“
“Ti prego” la interruppe, incapace di sentirsi chiamare a quel modo da quelle labbra, da quella voce, sapendo che quella non era la persona da cui avrebbe voluto essere appellato con quella parola “Smettila” le disse a denti stretti “Questa farsa mi è ormai insopportabile. Come hai potuto accusarla di stregoneria? Come hai potuto?” chiese amaro “Le hai preso la vita già una volta, farlo una seconda sarebbe stato irreparabile”
“La sua vita?” domandò tremante “Cosa importa a noi della sua vita?” domandò ancora, mentre il petto cominciava ad alzarsi ed abbassarsi freneticamente “Chi è lei per noi? Nessuno!” gli disse in voce sottile, fissandolo infervorata “Quella serva orribile stava cercando di mettersi fra di noi, come avrei potuto permetterlo?” domandò aggrappandosi alla sua tunica “Come, quando le nostre anime si appartengono? Vi ho visti insieme, e tu guardavi lei come dovresti guardare me!” esclamò annaspando di dolore, prima di sorridere e riprendere a parlare nervosamente “Io lo so, io lo so, ho aspettato tutta la vita questo momento. Ero nata per essere al tuo fianco, capisci?” chiese in uno stato di delirio mentre Arthur la guardava sconvolto senza riuscire a proferire parola, tenendola per i polsi mentre lei muoveva le dita frenetiche sopra la stoffa della sua tunica per accarezzarlo “Guardami” gli disse sorridente “Sono bellissima, sono Morgana, e tu ami Morgana, io lo so” gli spiegò in voce ormai calma “Ed anch’io l’amo” gli disse allontanando le mani dal suo corpo. Arthur lasciò la propria presa, ascoltando le sue parole, raggelato “Saremo felici” gli disse con un risolino quasi tenero “Ti renderò felice” mormorò inginocchiandosi davanti a lui per allungare le mani ai suoi pantaloni ed abbassarli prima che le mani di Arthur la fermassero ancora una volta “Maledizione, ferma! Cosa fai?” le domandò rialzandola di forza “Non vuoi?” domandò infantile “E’ quella serva, vero? Lei ti dice brutte cose su di me, ma mente!” continuò isterica “Le impedirò di separarci-“
“No, no” Arthur la interruppe, cercando di suonare rassicurante ma sembrando falso persino a se stesso “Tu sei bellissima e io non ho occhi che per te” dichiarò cercando fervore nel suo animo, per trovare solo irrequietudine “Lascia stare quella serva, io sono felice” disse “Tu mi rendi felice” le assicurò ancora “Non dovresti sprecare il tuo tempo con nessun altro se non con me” e lei sorrise priva di qualunque lucidità, guardandolo come se non esistesse niente altro al mondo, circondandogli il collo con entrambe le braccia per asciare una scia di baci sulla pelle.
Arthur si strinse nelle spalle e chiuse gli occhi per bloccare la sensazione mentre di nuovo la allontanava da se, con cautela “Aspetta, aspetta, non possiamo”
“Ma noi ci amiamo” insistette lei innocentemente sorpresa dalla sua resistenza.
“Proprio per questo non posso mancarti di rispetto prima del nostro matrimonio, capisci?” chiese osservando quanto rapidamente era tornata ad essere quella ragazza educata e dalle movenze perfettamente simili a quelle a cui era stato sempre abituato.
“Sono tentata di abbandonare ogni remora e convenzione quando sono con te” ammise curvando le labbra in un sorriso familiare.
“Anche io” replicò abbozzando un sorriso.
“Allora fai in modo che questo matrimonio avvenga presto” disse seducente “Oppure potrei impazzire”
E lei non era l’unica a rischiare di impazzire, pensò Arthur abbandonando le sue stanze velocemente, come se fosse inseguito dal suo peggiore incubo.
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