Titolo: Become who we were before
Fandom: Naruto
Personaggi/Pair: Neji Hyuuga, Rock Lee; Neji/Lee, implied Lee/Tenten
Rating: Giallo
Genere: Angst, pseudo-Storico ma mica tanto
Prompt: #10 - Smeraldo (Pacchetto: Colourful - Green) + prompt #73 di Maritombola ("Meno di 2000 parole")
Note: 1. Questa fanfiction fa parte di una serie di 10 storie Neji/Lee basate sui prompt della community Dieci&Lode su livejournal. Se volete dare un’occhiata alla mia verdissima tabella, potete andare
qui.
2. Il titolo è preso da “Aftermath” dei Lifehouse, canzone che riflette abbastanza bene la storia completa di Neji e Rock Lee versione nobile e servo dell’era Edo che volevo scrivere quattro anni fa.
3. Praticamente, la storia è ambientata nel Giappone dei tempi dei Daimyo.
4. 1=Il nome Lee significa letteralmente “saggezza”. È un cognome molto in uso in Cina e in Corea, mi dicono, ma non in Giappone (infatti Rock Lee si chiama così solo perché Kishimoto si è ispirato a Bruce Lee). Mi è stato detto così da un’amica del Sud Corea - di cognome Lee, tra l’altro :D -, ma non ne sono sicura al cento percento. XD
Rock Lee si riferisce ai
Sette Tesori, un elenco di sette virtù umane presente nella tradizione orientale, e rappresentate da sette pietre preziose. Lo smeraldo, tra queste, rappresenta la settima virtù, la saggezza.
5. Questa storia NON è storicamente accurata.
N/A: Ho tenuto questa flashfiction segregata nel computer per anni, ritoccandola di tanto in tanto. Ora è in rete solo perché volevo togliermi uno dei tanti prompt di Maritombola. Ciò di cui sono sicura è semplicemente che... continuerò a ritoccarla parecchio man mano che passerà il tempo. E magari l'allungerò, chissà.
Disclaimer: Non mi appartiene nulla.
Become who we were before
Nel volto di Rock Lee c’era tutto; sgomento, dubbio, gratitudine, fede, sospetto, rifiuto, angoscia.
«È uno smeraldo.» Gli disse Neji Hyuuga, poiché gli era chiaro che all’amico servisse un qualche tipo di spiegazione.
E poi: «Prendilo.»
Il corpo di Lee - che Neji conosceva così bene, fin da quando erano bambini - si fece rigido, gli occhi si spalancarono e il capo tremò per un secondo, come se il suo proprietario avesse dovuto incassare un colpo e riuscire a non mostrarlo.
Come se l’ingenuo e focoso Rock Lee fosse mai riuscito a nascondere il suo stato d’animo. Come servitore era sempre stato uno schifo.
«Che significa tutto questo?»
«Ti servirà per comprare una casa decente, ma soprattutto della tua terra dove coltivare. Così sfuggirai al diventare servo di qualche signore. E poi Tenten presto avrà un figlio.»
Gli occhi di Rock Lee si sollevarono, incastrandosi in quelli di Neji come in una morsa. Quella luce negli occhi di Lee era… rabbia? Era come se il contorno occhi del suo amico si fosse fatto scuro di colpo, e l’astio, la delusione e la stanchezza che gli trasmisero quelle pozze nere colpirono Neji.
Era come essere tornati a vent’anni prima, al tempo in cui Neji lo maltrattava e lui lo guardava con odio. E tuttavia quello di oggi era un odio diverso, tempestato dalla tristezza invece che dalla frustrazione.
Tuttavia, Hyuuga non vacillò.
«Mi meraviglio di voi-. Come- Perché?»
«Lo sai il perché.» Soffiò Neji, recuperando i suoi occhi di ghiaccio. «Ti servirà.»
«Io non me ne vado.»
«Devi.»
«E se devo non vi porterò via una fortuna.»
Un digrignare di denti, poi uno sbuffo quasi divertito. «Lee, questa roba non varrà nulla tra un anno o due! E non è certo la soluzione ai miei problemi! Ho conti in sospeso ben più gravi.»
«È raro, invece. Ed è considerato uno dei sette tesori.» Appena ebbe pronunciato quest’ultima frase, Lee si bloccò. Oh.
Neji gli diede tutto il tempo per assorbire la rivelazione. A Lee sembrò che lì avessero tutto il tempo del mondo, per una volta. Come se Neji avesse fretta solo di convincerlo ad accettare quella follia, ma non di buttarlo fuori dalla porta. Sembrava anzi desiderare valutarlo, continuare a osservarlo, studiarlo finché poteva.
«Ora capisci.»
«Saggezza.(1)» Buttò fuori a mezza voce. Perché saggezza? Era sempre stato tutto fuorché saggio.
«Con me sei stato saggio. Mi hai… insegnato molto.» Forse dato sarebbe stato il vocabolo più appropriato. A Neji venivano in mente solo Lee che metteva da parte se stesso e lo aiutava, a sette anni, poi dai nove in su, da soli a guardare le stelle, poi a tredici, con Lee che s’infuriava. Dato, dato, non solo insegnato.
Tutti quegli anni passati a picchiarlo quando si faceva troppo insistente, a guardarlo dall’alto al basso, a richiedere disperatamente la sua attenzione per poi accorrergli in aiuto quando, inconsolabile, piangeva la morte del padre, l’ex samurai e spia del Daimyo Maito Gai.
«Non posso comunque accettarlo.»
«Devi.» Se in parte Neji stesse ringraziando la testardaggine del suo amico per farlo restare in sua compagnia ancora per qualche minuto, la sua pazienza si stava anche esaurendo. Si sentiva così stanco.
*
Rock Lee si allontanò velocemente dalla villa, scansando i creditori che già vorticavano attorno all’edificio come api. Uno gli chiese che cosa ci facesse lì e cosa contenesse il suo sacchetto. «Sono solo un servitore.» Questo lo vedo, gli dissero gli occhi dell’aguzzino. «Il padrone mi ha appena detto di andarmene. Mai visto un servo essere licenziato, signore?»
Il commerciante si mise a ridere tutto d’un colpo. «Mi stupisco del fatto che sia riuscito a tenerti con sé fino a oggi!» La sua risata era grassa, forte e sgradevole. Il rumore di quella risata accompagnò Lee per tutto il percorso, finché non fu nella strada principale e il suo corpo non si confuse tra i tanti nella strada. Era vestito da pescatore, puzzava e non era riuscito a convincere Neji a fermare quella pazzia.
Mentre il suo cuore conteneva l’angoscia e le lacrime, la mente già pianificava un futuro ritorno. Anche Tenten sarebbe stata d’accordo e lo avrebbe aiutato; insieme avrebbero salvato l’ultimo erede rovinato degli Hyuuga.
*
Ma Neji si era suicidato subito dopo che Lee era uscito dalla tenuta. Non desiderava morire senza avere la sua immagine negli occhi.