Star Trek; Notte Bianca; fem!Jim Kirk/Spock Such a beautiful disaster

Jun 30, 2011 19:59

Titolo: Such a beautiful disaster
Autore: chibi_saru11
Beta: ///
Fandom: Star Trek
Personaggi: fem!Jim (Jane Titania Kirk), Spock, Bones (ma davvero, praticamente è tutta un'apologia a Jane)
Pairings: Jane/Spock
Rating: R
Avvertimenti: Femslash, Genderbender, Tarsus, menzione di prostituzione minorile
Word: 3604 (Fidipù)
Riassunto: Jane Titania Kirk non ha avuto una vita facile, pensa di esserne uscita abbastanza bene, tutto considerato.
Note:
1. Questa fic è stata scritta MILLENNI FA per la notte bianca. ANNI ED ANNI PROPRIO. #quantomiscocciabetare #mipesaproprioulculo
Disclamier: Sttttttar Treeek non è mio. Ma un giorno troverò il modo di creare una singolarità, tornare indietro nel tempo e inventare io ST. Ha senso, no?


La prima volta che Jane diede un pugno a qualcuno aveva tredici anni e imparò presto che non aveva la forza necessaria nelle mani per fare realmente danni ad un ragazzo di tre anni  più grande di lei.

Quindi gli diede un calcio nella gamba e poi un altro e un altro e un altro e presto il ragazzo le diede un pugno allo stomaco e lei non riuscì più a respirare, non riuscì nemmeno a parlare.

Jane imparò abbastanza presto che non avrebbe mai  ricevuto favori nella sua vita, che se voleva qualcosa doveva combattere per prenderla.

E ora aveva bisogno di quel pezzo di pane, quindi si rialzò in piedi e morse e calciò e lottò fino a quando non prese una pietra con una mano e non la spaccò sulla testa del sedicenne.

La roccia era piena di sangue e Dio, Dio cos’aveva fatto - però c’era Kevin (il piccolo piccolo Kevin) e Tommy e Janice e Shera e… e loro erano suoi e non poteva… quel pane le serviva.

~

Jane era una bambina bella come il sole, una bambolina dicevano. Aveva i capelli biondi e ondulati, come quelli di sua madre e gli occhi di un blu profondo (nessuno in famiglia aveva gli occhi blu e alcune persone sostenevano che erano degli effetti delle radiazioni che la bambina ha preso nei primi minuti della sua nascita), il nasino piccolo e la bocca rosea.

Jane era un genio: a sei anni era in grado di completare senza alcun problema i compiti di Sam che andava in quarta elementare e aveva dieci anni e si sentiva più intelligente di tutto il resto del mondo (non lo era, Jane però sì, e Sam a volte la odiava un poco per questo).

Eppure Jane era arrabbiata e rabbiosa e così difficile. A nove anni, Jane era sola.

Sam non sapeva come parlarle, non sapeva che lingua conoscesse quella bambina che era così intelligente da spaventarlo e quindi preferiva ignorarla (e in ogni caso non riusciva più a stare in quella casa che gli ricordava troppo di un padre che non sarebbe mai tornato e di una madre che non riconosceva più).

Winona era sempre fuori dal pianeta, persa nel suo dolore e nel suo lavoro (e non è che fosse una cattiva madre, semplicemente una a cui non era mai importato abbastanza) e a volte Jane pensava che sarebbe stato diverso se lei fosse stata con lei

Frank al contrario era troppo presente e a volte Jane cercava di pensare a come doveva essere stato per lui, sposare Winona Kirk e ritrovarsi solo in una fattoria a Riverside a prendersi cura di un bambino che non voleva fare altro che scappare e una bambina che era troppo intelligente per quel mondo schifoso. A volte ci pensava e provava pena per lui - fino a che non si ricordava dello schiaffo e dei pugni e del sapore d’alcool che aveva sentito quella volta in cui Frank l’aveva baciata quando aveva diciassette anni.

Jane T. Kirk era sola e arrabbiata e incredibilmente geniale.

~

Quando la macchina aveva raggiunto i 120km/h per un attimo Jane si era sentita libera - si era sentita bene, si era sentita vicina a comprendere il senso della sua esistenza. Aveva avuto voglia di urlare, i capelli biondi - ancora lunghi, non li avrebbe tagliati che dopo Tarsus - che volavano in tutte le direzioni e si era sentita viva.

Si era sentita viva mentre il poliziotto le diceva di accostare, mentre Frank le urlava di riportare il suo culetto da puttana a casa, mentre il burrone si avvicinava (sempre più svelto, sempre più profondo, sempre più bello). E se in quella macchina ci fosse stato qualcun altro rispetto a Jane T. Kirk, probabilmente sarebbero saltati fuori dalla macchina all’istante. Se ci fosse stato qualunque altra persona probabilmente si sarebbe sfracellata nel burrone assieme alla macchina.

Invece quella era Jane T. Kirk e pochi metri prima di cadere aveva sterzato più forte che poteva e si era spinta in avanti, verso la salvezza, sentendo il terreno che le strisciava le braccia, sentendo la polvere che le sporcava i capelli.

Se fosse stato chiunque altro sarebbe morta, ma lei era Jane T. Kirk e semplicemente non sapeva come fare a morire.

~

Tarsus sembrava infinita, pura campagna, pura libertà. Esattamente quello di cui Jane aveva bisogno (o almeno questo aveva detto Winona e Jane non aveva davvero la voglia di iniziare il solito discorso del “Come fai a sapere di cosa ho bisogno se non ci sei mai?”).

Alla fine Tarsus si era rivelato esattamente quello di cui Jane aveva bisogno. Aveva imparato ad amare i campi di grano sterminati e il cielo che a volte assumeva toni persino più blu di quello della terra. Aveva imparato a coltivare il campo di suo zio, ad esprimere la sua rabbia senza lanciare una macchina dentro un burrone. E per un poco di tempo Jane aveva cominciato a pensare che sì, magari avrebbe potuto farcela, magari avrebbe potuto ricominciare da capo, sarebbe potuta uscire dall’ombra di suo padre e cominciare a trovare una strada sua.

Poi il grano aveva cominciato a morire - a poco a poco, abbastanza lentamente perché nessuno si accorgesse di nulla fino a che non era troppo tardi - e la fame aveva trasformato i volti di ogni abitante della colonia.

Jane non si era mai sentita così morta.

~

Non le piaceva ricordare cosa aveva dovuto fare mentre era su Tarsus. A volte si chiedeva cosa sarebbe cambiato se fosse stata un uomo, se non avesse avuto dei seni che cominciavano a formarsi sotto i suoi vestiti troppo grandi, se i suoi muscoli fossero stati più sviluppati e i suoi tratti più angolari.

A volte pensa che sarebbe stato peggio. Forse non avrebbe trovato persone disposte a darle del cibo così facilmente come da ragazza, forse sarebbe morta.

Forse, però, sarebbe stata in grado di trovare il cibo in altri modi, senza dover offrire il suo corpo a chiunque fosse disposto a pagare con un poco di cibo, forse avrebbe salvato Janice. Forse sarebbe stato meglio.

O forse no, a Jane non piaceva pensarci.

Non le piaceva per nulla.

~

Le mestruazioni le erano venute la prima volta a undici anni, mentre dormiva. Si era fatta spiegare come usare l’assorbente dalla commessa perché Sam non avrebbe potuto spiegarglielo e Jane cercava di parlare con Frank il meno possibile.

Le si erano fermate mentre era su Tarsus (ed era stata una benedizione, una vera benedizione, perché voleva dire che non era fertile, perché voleva dire che non ci sarebbero mai stati incidenti, che non avrebbe mai dovuto preoccuparsi di un’altra bocca da sfamare) e Jane non aveva sentito la mancanza dei dolori o degli sbalzi di umore.

Le erano tornate quando aveva sedici anni e aveva appena finito di prendere a pugni uno che credeva di poterle infilare la mano sotto la maglietta senza problemi. Erano le tre di notte e Jane aveva dovuto guidare per un’ora prima di trovare un negozio aperto (non era a Riverside, non era nemmeno in Iowa probabilmente, ma non sapeva dove fosse). Aveva vomitato per i due giorni successivi.

Non aveva fatto sesso con nessuno per tre mesi (era terrorizzata, terrorizzata perché Jane odiava il mondo che la circondava, perché la sola idea di crescere una figlia o un figlio in un mondo del genere la ripugnava).

~

Uhura era sesso su due gambe da paura, ecco, un po’ troppo snob per i suoi gusti, certo, ma sesso su due gambe comunque.

Il problema di quella sera non era Uhura o Cupcake, né la serie di pugni che si era presa allo stomaco - non davvero - il problema di quella sera era Christopher Pike e le sue dannate parole che non le lasciavano il cervello.

«Ti sfido a fare di meglio,» le aveva detto e «Potresti diventare una delle prime capitane donne della flotta,» e anche «Davvero non vuoi niente di più?» (e Jane voleva sempre qualcosa di più, Jane era un buco nero che voleva e voleva e voleva e non smetteva mai di desiderare e inglobare e distruggere).

Il problema di quella sera era stata la scintilla di dubbio che Christopher Pike le aveva abilmente inserito in testa, la promessa di un qualcosa che non aveva mai realmente creduto di poter avere.

Jane aveva preso la moto e si era diretta nella direzione opposta a dove si trovavano gli shuttle che sarebbero partiti per San Francisco. A metà strana aveva fatto un’inversione ad U e si era diretta verso il suo maledetto appuntamento con il destino.

Per la prima volta in tutta la sua vita Jane pensava di aver finalmente fatto una scelta giusta.

~

Bones era il primo amico che aveva mai avuto (il primo amico vero, il primo amico che non aveva cercato di portarsi a letto). Jane l’amava più di chiunque altro al mondo - più di suo fratello (perché Sam ci aveva provato, ma non erano mai riusciti a capirsi, non erano mai riusciti a riavvicinarsi e ora lui aveva Aurelian e Jane non si sentiva a suo agio in quella famigliola così perfetta), più di sua madre e più di Frank (beh, non che ci volesse molto).

Quando gliel’aveva detto (era troppo ubriaca anche per ricordarsi il suo nome e per qualche strana ragione le era sembrato giusto dirgli che quella con lui era la relazione più sana che aveva mai avuto in tutta la sua vita - e poi aveva cominciato a dire altro e probabilmente aveva menzionato il fatto che si fosse prostituita da giovane, ma non gli aveva raccontato di Tarsus, questo è sicuro) e Bones non aveva detto nulla.

Probabilmente era stata quella, però,  la sera in cui Bones aveva deciso che non importava quanto la trovasse attraente o come Jane continuasse a girare per la sua camera in mutande e canottiera, lui non sarebbe mai e poi mai andato a letto con lei.

Jane gli era così grata per questo.

~

Jane odiava la Kobayashi Maru. La odiava con una forza ed una passione tale da non farla dormire la notte. La odiava come non aveva mai odiato nulla da quando aveva sedici anni ed aveva pensato a farsi un’operazione per rendersi sterile.

Bones non la capiva, Galia non la capiva, Uhura non la capiva. Nessuno la capiva e a lei non importava.

Come potevano capire cosa significava per lei quel test? Potevano pensare di comprendere, ma non avrebbero mai potuto davvero capire… non avrebbero mai potuto…

E quindi ci aveva provato una volta e poi un’altra e un’altra ancora. E l’aveva battuta, aveva pensato fuori dagli schemi, aveva pensato che ‘fanculo le regole, lei avrebbe cambiato l’universo intero se fosse stato necessario.

Nessuno l’aveva capita. A Jane non importava.

~

Vulcano non c’era più. E Nero voleva distruggere la terra e Jane stava cercando di convincere Spock a fare qualcosa per salvare il maledetto pianeta (qualcosa di sensato, qualcosa che avrebbe permesso loro di sopravvivere davvero, perché il suo piano di andare a nascondersi con il resto della flotta era davvero ridicolo) ma nessuno la stava ascoltando.

Era forse perché era una donna? Era forse per questo che Spock non la stava ascoltando? Jane avrebbe voluto chiederglielo, avrebbe voluto chiederle se era per le sue tette se Spock li stava condannando tutti alla morte.

Non aveva avuto il tempo, ma la domanda le era rimasta sulla punta della lingua.

~

Il vecchio che l’aveva aiutata a scappare da quella specie di insetto/aragosta gigante era un Vulcaniano, questo almeno era ovvio, ma c’era qualcosa in lui… qualcosa che Jane non riusciva a comprendere, ma che glielo rendeva familiare.

E poi aveva parlato.

«Jim Kirk?» aveva chiesto e Jane si era resa conto di come avrebbe potuto scambiarla con un ragazzo. Non indossava la divisa femminile (non solo perché non era strettamente autorizzata a far parte dell’equipaggio dell’Enterprise, ma anche perché non si era mai sentita a suo agio con quella divisa troppo corta e aveva sempre preferito indossare i pantaloni) e il giubotto che aveva trovato dentro lo shuttle di espulsione le veniva troppo grande e nascondeva la maggior parte delle sue curve.

Non sapeva perché Jim però, non sapeva chi fosse questo Jim Kirk. Non aveva nessun parente che si chiamasse così, o almeno credeva.

«No,» disse dunque, mettendosi in piedi «Jane, Jane T. Kirk,» e quel Vulcaniano, che era apparentemente molto più abituato a mostrare delle emozioni, sembrava quasi scioccato. Jane non riusciva a capire.

«C’è qualche problema?» chiese, quindi, «cioè ti ringrazio per l’aiuto davvero ma…»

«Jane…» ripetè l’altro, passando a guardare i suoi corti capelli biondi al suo petto. Jane, fosse stata una donna normale, sarebbe probabilmente arrossita.

«Sì, Jane. Non… senta le sono grata, ma devo trovare il modo di non congelare a morte e…» cercò di spiegare, ma il Vulcaniano scosse la testa.

«Mi dispiace, mi sono semplicemente… ammetto di essere quantomeno confuso, ma  qualunque siano le situazioni di questo universo, non cambia il fatto che io sono e sarò sempre tuo amico,» e oh, perfetto, apparentemente era un Vulcaniano completamente pazzo.

«Noi non ci conosciamo,» gli disse, perché magari l’aveva confusa con qualcun altro.

«Io sono Spock,» disse invece l’altro e Jane aprì la bocca e si fermò.

«Stronzate.»

(Non erano stronzate, ma le ci volle una fusione mentale per rendersene conto.)

~

«Non si sente frustrato, vero, Comandante Spock? Non le da fastidio il fatto che io non stia rispondendo ad una sua domanda, giusto?» disse e poi anche «Come ci si sente a non provare nulla? Né rabbia né odio, né desiderio, né altro?» aveva anche detto ad un certo punto e «lei prova paura, Comandante Spock?» aveva aggiunto.

«Lei non l’ha mai amata,» sputò prima che Spock (quello del suo tempo, quello che la conosceva solo come Jane Kirk e non Jim o James o qualsiasi altro nome. Quello che sapeva che era una femmina, che lo era stata per tutta la sua vita e che era una buona a nulla, troppo fottuta in testa per essere di qualche valore per l’universo) l’attaccasse.

Un pugno alla costola, un colpo al petto, e poi le mani di Spock che si chiudevano intorno alla sua gola (e forse come Jim sarebbe stata in grado di combattere meglio, forse sarebbe stata in grado di difendersi, ma Jane era troppo debole, troppo umana per andare contro la forza sovrumana di Spock) solo che Jane aveva qualcosa che Jim non aveva.

E mentre Spock la stava soffocando, Jane aveva spinto il petto in su e aveva spinto i suoi seni sul corpo del Vulcaniano, aveva fatto scivolare una delle sue gambe in mezzo a quelle dell’altro e aveva spinto il ginocchio contro la sua erezione. Spock le aveva lasciato andare la gola immediatamente, come se fosse stato bruciato e Jane aveva ghignato, pericolosa e seduttrice (e dispiaciuta, così tanto dispiaciuta per quello che aveva dovuto dire, per quello che aveva dovuto fare).

Spock le aveva lasciato il comando ventitre secondi dopo. Jane non ne era contenta.

~

«Non glielo lascerò fare, Signor Spock,» gli aveva detto, ferma e decisa.

«Le similarità nella struttura genetica di Vulcaniani e Romulani mi permetterebbe di muovermi all’interno della loro nave con maggiore facilità,» aveva detto lui, logico e perfetto come al solito.

«Allora verrò con lei,» aveva affermato lei.

«Le citerei le regolazioni, ma credo che lei si limiterebbe ad ignorarle,» era stata la sua risposta.

Ci puoi scommettere le tue orecchie a punta, avrebbe voluto dire. «Visto? Già cominciamo a conoscerci,» le era uscito dalla bocca invece.

E più o meno quello era stato il momento in cui Jane aveva realizzato che o sarebbero andati a letto insieme o si sarebbero odiati per il resto dell’eternità.

~

Avevano salvato il mondo e possibilmente l’universo. Avevano ucciso Nero, salvato Christopher e distrutto la Narada.

Jane si era sentita a casa.

~

Spock era stoico e calmo, solido e sicuro. Jane era caotica e pazza, violenta e pericolosa.

Spock le faceva venire voglia di urlare ancora più forte per coprire il suo silenzio e fare meglio per cancellargli l’espressione di disgusto dal viso. Jane lo faceva reagire in modi che non avrebbe potuto spiegare logicamente, perché non c’era nulla di logico nelle sue azioni, e gli faceva venire voglia di strangolarla e possederla, spingerla via e portarsela più vicino.

Erano due cariche negative che continuavano a scontrarsi e respingersi con forza e decisione. Troppo simili e troppo diversi.

Spock era troppo caldo e Jane troppo fredda. Spock era troppo calmo e Jane troppo agitata. Spock era troppo solo e Jane troppo spaventata.

E in una qualche maniera strana erano sempre assieme. Sempre uno accanto all’altro a litigare ed urlarsi contro.

E per qualche ragione strana Spock era pronto a morire per Jane e Jane era pronta a vivere per Spock. E questo voleva dire molto più di quanto molti avrebbero potuto comprendere.

~

Ovviamente la prima volta che si erano baciati era stata tre giorni dopo la prima volta che avevano fatto sesso. C’era qualcosa di stranamente ironico e perfettamente loro in questo.

Pon Farr era arrivato senza alcun preavviso - qualcosa che aveva a che fare con la quasi scomparsa della razza e il bisogno di procreare e okay, Jane aveva smesso di ascoltare al “l’imperativo di prendere un compagno” - e nessuno aveva mai pensato realmente che non sarebbe stata Jane (Capitana Jane Titana Kirk, che nei suoi due anni di comando aveva portato a termine più missioni di qualsiasi altro capitano al mondo) a entrare nella camera di Spock, spogliarsi completamente e lasciarsi andare sul cazzo dell’altro senza nessuna cerimonia (perché Jane aveva smesso di essere una bambina innocente a tredici anni e non aveva alcun interesse a non essere considerata un po’ una puttana).

Spock aveva continuato a fotterla per tre giorni senza fermarsi mai per troppo tempo e Jane non era mai stata così grata per l’hipospray anti-concezionale che Bones aveva creato apposta per lei.

Quando si era svegliata, la mattina del quarto giorno, Spock l’aveva baciata senza dire nulla.

(Non ne aveva bisogno, Jane poteva sentire la sua presenza all’interno della sua testa, sicura e confortante).

~

Non aveva mai detto a nessuno di Tarsus - no, nemmeno a Bones, nemmeno a Spock - o di cosa esattamente avesse fatto per sopravvivere.

Spock le aveva chiesto accesso a quei ricordi così tante volte, ma Jane non gliel’aveva mai dato.

«Quegli eventi fanno parte di me, Spock, ma non voglio essere definita a causa loro. Io sono molto di più,» gli aveva spiegato una volta e la connessione tra loro le aveva trasmesso tutta la comprensione del suo compagno.

«Lo so,» aveva detto Spock e poi «non sarà così,» ma Jane sapeva che era una menzogna, che se avesse mai visto quella parte di lei non sarebbe stato più in grado di prenderla da dietro, come avevano fatto tante volte su Tarsus o non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederle di fare un figlio con lui, non dopo la paura totalizzante che aveva provato all’idea di essere rimasta incinta a tredici anni.

E sarebbero state piccole cose, ma comunque più di quanto poteva sopportare.

Quindi l’aveva baciato e si era stretta di più a lui e si era lasciata andare, gli aveva fatto dimenticare di quella parte di lei che nessuno avrebbe mai conosciuto.

~

Spock (quello vecchio) le aveva detto un giorno «Penso tu debba sapere che nel mio universo, Kodos era ancora vivo,» e non sa perché glielo abbia detto (forse perché Jim Kirk era stato distrutto dalla notizia, forse perché si aspettava che la notizia per Jane Kirk sarebbe stata disastrosa).

«Se lo è anche in questo universo lo troverò e la pagherà,» rispose, perché era davvero così facile. Perché Jane non aveva mai avuto a che fare con Kodos - a Kodos piacevano i ragazzini e lei era troppo femmina per lui (e probabilmente era tutto lì il problema) - e sebbene provasse odio per l’uomo che aveva deciso la morte di 4000 persone (di suo zio, dei genitori di Kevin) non aveva paura di lui.

Dei suoi uomini, della fame schiacciante, forse. Non di lui.

L’Ambasciatore Spock  aveva sorriso (ed era così strano vedere quel sorriso su un altro uomo, quel sorriso che le ricordava serate passate a letto senza nulla di meglio da fare) e le aveva detto «Ci sono tante cose differenti in questo universo. »

E in qualche modo sembrava un complimento, quindi Jane aveva riso a sua volta.

(Kodos era ancora vivo, alla fine, e Jane gli aveva dato un calcio nelle palle così forte da farlo diventare viola e da alzargli la voce di quattro ottave. Spock gli aveva fatto di peggio.)

~

«Non sei curioso di vedere Jim Kirk?» chiese a Spock, appoggiando la testa contro il suo petto.

«Essere curiosi per qualcosa che non esiste è- » aveva cominciato Spock e Jane aveva riso, un poco.

«Illogico, sì, ma scommetto che sei curioso comunque,» perché anche lei sarebbe stata curiosa (solo che lei ricordava, lei aveva questa immagine nella sua testa, lasciata lì da Spock - quello vecchio - e non l’aveva mai condivisa con Spock, perché a volte aveva paura che Spock - quello suo - avrebbe potuto pensare di essere capitato nel peggiore dei due universi - e non solo per la distruzione di Vulcano).

Apparentemente non aveva bloccato quei pensieri abbastanza bene perché improvvisamente Spock li aveva riposizionati in maniera tale che lei fosse sotto di lui, il petto di lui (sempre così caldo, così caldo) che la costringeva a stare ferma.

«Sebbene sarebbe stato preferibile che fossimo riusciti a prevenire la distruzione di Vulcano, non c’è nulla della nostra corrente situazione che non è assolutamente soddisfacente,» aveva detto, abbassandosi a morderle il collo.

Jane aveva roteato gli occhi «Oh sì, soddisfacente, esattamente il termine con cui una persona vuole essere chiamata. Soddisfacente.»

Spock aveva grugnito (ma era segretamente divertito, Jane lo sapeva) ma l’aveva baciata e Jane aveva sollevato il bacino e le mani di Spock erano scese sul suo seno e poi sui suoi fianchi.

«Questo è decisamente più che soddisfacente,» aveva mormorato.

«Indubbiamente,» aveva mormorato Spock e Jane aveva chiuso gli occhi.

character: jim kirk, !fan fic, paring: kirk/spock, *notte bianca, fandom: star trek, character: spock

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