Inception; COW-T; Arthur/Eames; All the little things

Mar 23, 2011 22:23

Titolo: All the little things
Autore: chibi_saru11 
Beta: faechan  (♥♥♥)
Personaggi: Arthur, Eames
Pairing: Arthur/Eames
Word Count: 1319 (Fidipù)
Rating: PG15
Warning: Accenno ad atti sessuali tra uomini; CRACK
Riassunto: Arthur si lamenta ed Eames si occupa di un orto a torso nudo.
Disclaimer: Inception non è mio, SMETTETELA DI GUARDARMI COSI'.
Note:
1. Io... io boh? Non sapevo che scrivere per Campagna e Fae mi ha detto "Scrivi di Arthur ed Eames in vacanza!" ... io l'ho fatto perchè non riesco davvero a resistere ai prompt serviti così su un piatto d'argento.
2. Scritta per il prompt Campagna per il COW-T @ maridichallenge


Era stata ovviamente colpa di Eames perché tutte le idee peggiori provenivano da Eames o comunque, in una qualche maniera, c’entravano con lui. Eames semplicemente attirava le cattive idee con una passione che lo lasciava, spesso e volentieri, completamente basito.

Era stata probabilmente colpa dell’alcool anche - di tanto, tantissimo alcool - perché Arthur non riusciva a ricordare quando avesse accettato di partecipare a quella follia, ma aveva buchi di memoria che duravano ore intere e non aveva alcuna prova che Eames stesse mentendo.

In sostanza? Non era colpa di Arthur, davvero. E ci teneva a farlo sapere a tutti, a metterlo per iscritto da qualche parte e imprimerlo nella mente delle persone. Giusto perché era un dettaglio importante.

~

Non sapeva - e probabilmente non avrebbe saputo mai - perché mai Eames avesse pensato che sarebbe stata una buona idea, davvero. Arthur ci leggeva disastro da tutte le parti, scritto ovunque con un bell' inchiostro verde fosforescente - quello che Eames usava sempre per scrivere piccole note sui suoi documenti, giusto per farlo arrabbiare.

L’unica risposta possibile era che Eames non avesse istinto di sopravvivenza  - cosa che non era assolutamente vera, perché Arthur sapeva per esperienza che ad Eames interessava molto tenersi la sua pellaccia. Tutta quella situazione era oltremodo confusionaria.

«Vedrai che ti piacerà tesoro!» aveva detto ed Arthur si era voltato verso di lui, sconvolto.

«In quale universo tutto ciò potrebbe mai piacermi, Eames?» e sperava che l’altro avesse una qualche risposta, che desse a quell’assurdità un minimo di contesto.

Eames si era limitato a ghignare.

~

Arthur non era contrario all’idea di una vacanza in sé - era uno stacanovista, ma non era cieco ed era dolorosamente evidente quanto avessero bisogno di staccare la spina per un po’. Arthur aveva sempre pensato, però, a qualcosa tipo Cleveland o il Mar Rosso o la sua splendida casa nelle Baleari.

Eames, invece, aveva apparentemente pensato che potessero andare a vivere in campagna. Isolati dal mondo civile a coltivare pomodori (e no, lui non aveva alcuna intenzione di coltivare pomodori o patate o cavolfiori o qualsiasi altra cosa, maledizione).

Ed Arthur aveva accettato in uno stato di evidente ebbrezza - doveva ripetere il fatto che non avrebbe mai coltivato un qualsiasi ortaggio o frutto o tubero che dir si voglia?

Probabilmente quando Eames l’aveva convinto ad accettare c’era stato anche del sesso, tanto sesso, perché Arthur tendeva ad accettare qualsiasi cosa quando si mescolava quello con l’alcool ed Eames lo sapeva fin troppo bene (il bastardo!).

~

E non c’entrava il fatto che la casa fosse piccola e accogliente ed esattamente come Arthur aveva sempre immaginato una casetta in campagna; non c’entravano le piastrelle della cucina o il cotto della veranda o il fatto che l’orticello fosse davvero bello tutto rigoglioso, lui non si sarebbe lasciato comprare.

Arthur odiava stare a chilometri e chilometri da qualsiasi centro cittadino, lontano da qualsiasi altra persona e da qualsiasi comodità. Senza internet e con, se era fortunato, una tacca di ricezione sul cellulare.

(E magari non era vero, magari Arthur adorava il fatto che fossero soli e il mondo non potesse raggiungerli, perché dopotutto era un po’ asociale e non era particolarmente affezionato al genere umano come specie, ma non l’avrebbe mai ammesso ad Eames).

Il punto era che Arthur si alzava la mattina alle sei - troppo presto, maledizione - perché Eames voleva curare le piante e si metteva a sedere in veranda, senza rivolgere la parola all’altro per ore ed ore (anche se a volte si lasciava abbracciare da dietro e arcuava il collo per permettere alla bocca di Eames di scivolare sul suo pomo di Adamo e da lì tutto finiva sul letto com’era giusto che fosse - o a volte, anche se Arthur cercava sempre di opporsi senza mai riuscire a impuntarsi per davvero, direttamente lì in veranda perché tanto erano a chilometri da qualsiasi altra forma di vita e nessuno poteva davvero vederli) e leggeva tutti quei libri che non aveva mai il tempo di cominciare e faceva sonnellini di ore ed ore mentre Eames si prendeva cura dell’orto - e okay, magari aveva cominciato a chiamarlo il loro orto, ma non ci aveva mai messo piede.

~

Eames aveva cominciato ad avere la tipica abbronzatura di quelli che lavorano per troppo tempo al sole con la maglietta e Arthur avrebbe dovuto trovarlo assolutamente orribile, ma non riusciva a non pensare che fosse stranamente adorabile (in ogni caso lo aveva costretto a togliersi la maglietta quando andava ad occuparsi dell’orto semplicemente perché persino l’evidente malattia mentale di Arthur aveva un limite).

E dopo un poco avevano cominciato a cucinare con le prime cose che Eames era riuscito a coltivare e non erano perfette, ma lui sembrava così fiero che Arthur non aveva il cuore di dirgli che le verdure erano troppo amare e i pomodori troppo piccoli (e davvero, doveva esserci qualcosa di sbagliato in lui se rinunciava volontariamente a prendere in giro Eames per qualcosa).

~

Il loro letto era enorme e comodo - era stato Arthur a sceglierlo dopo aver buttato il materasso che avevano trovato in quella catapecchia ed aver costretto Eames ad accompagnarlo in un fottuto negozio di mobili perché no, Eames, non dormirò su una fottuta lastra di pietra - ed era l’unica cosa che aveva apprezzato immediatamente.

Faceva freddo la sera, nonostante fosse estate e di mattina la temperatura sfiorasse i 35 gradi ed era ridicolo davvero che dovessero mettersi magliette a maniche lunghe per andare a letto, ma ad Arthur non dispiaceva troppo perché Eames si muoveva nel sonno e lo abbracciava in cerca di calore e il materasso si piegava sotto il loro peso perfettamente ed Arthur non aveva mai dormito meglio in vita sua, davvero.

~

Prima che Arthur se ne rendesse conto erano passati dei mesi e tutta la sua lista contatti lo dava per disperso e l’unico che continuava a sentire regolarmente era Cobb (per sapere come stessero Philippa e James e per ricevere qualche notizia dal mondo).

A volte gli mancava il suo portatile e doveva guidare fino al paesino vicino e collegarsi alla prima rete internet disponibile e rimanere on-line per ore, semplicemente per sentirsi ancora connesso al mondo (e per scoprire cosa si era perso, lo faceva una volta la settimana e di solito bastava ad apprendere tutto quello che i telegiornali avevano mandato in onda e anche molto molto di più).

Invece altri giorni rimaneva nella loro casa in campagna, con solo il rumore della voce di Eames e del vento a tenergli compagnia e sarebbe dovuto impazzire, ma in qualche modo funzionava.

~

«Che ne dici, non è stata un’idea geniale?» chiese Eames, mentre erano sdraiati in veranda, il cielo stellato sopra di loro.

Arthur sbuffò e gli diede una gomitata, semplicemente perché se la meritava.

~

A volte sognavano ancora, ovviamente - perché il PASIV diventava una droga ad un certo punto, e nessuno dei due stava troppo bene se rimaneva nella realtà troppo a lungo - ma nei loro sogni c’era spesso qualcosa che richiamava la loro nuova abitazione.

Il giallo del grano che colorava tutto il paesaggio, il verde dell’erba che brillava esattamente come nel cortiletto davanti casa o a volte direttamente smettevano di fingere e si ritrovavano anche nel sogno a casa loro, e non avrebbero dovuto - perché non si portava una cosa reale nel sogno, lo sapevano - eppure sembrava tutto così giusto.

~

Prima o poi sarebbero dovuti tornare a lavorare - perché Arthur non riusciva a stare troppo a lungo senza fare qualcosa di produttivo e perché Eames non era in grado di rimanere troppo a lungo dentro la sua sola pelle ma aveva bisogno di cambiare e di plasmarsi in mille persone differenti - e avrebbero ripreso la loro vita frenetica e quella casetta sarebbe rimasta nei loro ricordi e tra le loro tasse, ma probabilmente sarebbe giaciuta inutilizzata per anni ed anni.

Eppure per quella giornata Eames avrebbe raccolto gli ultimi cavoli ed Arthur avrebbe finito di leggere l’ennesimo libro e poi avrebbero fatto l’amore un poco ovunque. E dopotutto andava bene così.

character: eames, !fanfiction, fandom: inception, *cow-t, paring: arthur/eames, character: arthur (inception)

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