Merlin; COW-T; Arthur-centric; The golden river that draw us away

Mar 12, 2011 11:38

Titolo: The golden river that draw us away
Autore: chibi_saru11
Fandom: Merlin
Beta: ///
Personaggi: Arthur Pendragon, (menzione di Uther Pendragon, Ygraine Pendragon, Merlin, Gwen)
Pairings: Arhurt/Gwen, Hints Arthur/Merlin
Rating: PG13
Avvertimenti: Si parla un sacco dei capelli di Arthur?
Word: 1742 (FiDiPù)
Riassunto: Arthur ha i capelli gialli come i girasoli, quelli che sono piantati accanto alla tomba di sua madre.
Note:
1. Io non lo so, okay? Dovevo scrivere di un cavalieri per il COW-T e siccome nella scorsa fic avevo parlato di TUTTI i cavalieri... ho pensato di concentrarmi su Arthur... E ORA C'E' QUESTO. LO VEDETE QUESTO? SONO 1700 PAROLE IN CUI SI PARLA DEI CAPELLI DI ARTHUR PENDRAGON. WTF?
2. Scritta per il prompt Cavaliere per il COW-T a maridichallenge .


Arthur ha i capelli gialli - Biondi, Arthur, lo corregge per l’ennesima volta uno dei suoi tanti insegnanti, anche se Arthur continuerà a chiamarli gialli comunque. Arthur ha i capelli gialli come i girasoli, quelli che sono piantati accanto alla tomba di sua madre. Come il sole, come il grano (e nessuna di queste cose è bionda ma gialla, quindi anche i suoi capelli saranno gialli).

Suo padre ha i capelli scuri, invece. Sembrano quasi neri, come il manto del suo cavallo e il colore della pietra lavica. Arthur ci fa attenzione a volte, pensa a come debbano apparire accanto - Arthur così giallo e Uther così scuro - e a volte si chiede se sia per questo che suo padre non lo tratta come tutti gli altri padri trattano i propri figli.

Arthur non ricorda di essere mai stato abbracciato, non ricorda che suo padre lo abbia mai preso sulle gambe e gli abbia mai raccontato una storia.

È solo molto occupato, Arthur, è quello che gli dice Gaius, una volta e lui si aggrappa a quelle parole con tutta la forza di cui dispone.

Non ci crede molto comunque, ma fa meno male del pensare che ci sia qualcosa che non vada in lui.

Poi Arthur scopre di avere davvero i capelli biondi, come gli dice sempre quel panzone di Aulwric, perché i suoi capelli non sono dello stesso colore del sole o del grano o dei girasoli, sono del colore dei capelli di sua madre (che, Arthur immagina, fluttuavano al vento come raggi di sole nelle giornate ventose).

Quindi Arthur si siede davanti alla tomba di sua madre e immagina che lei gli passi le mani tra i capelli, quegli stessi capelli che lui aveva ricevuto da lei, e gli racconti tutte quelle sue storie che suo padre non gli ha mai detto.

Poi si chiede se per caso non sia per questo che suo padre non gli vuole bene: assomiglia troppo a quella madre che non ha mai conosciuto, quella madre che è morta dandolo alla luce e Uther lo odia per questo. Si chiede se i suoi capelli non ricordino a suo padre quella donna che ha amato e ora non c’è più.

Per un attimo pensa di colorarsi i capelli - crede che si possa fare, dovrebbe chiedere a Gaius - però non può (perché dopotutto l’idea di assomigliare alla sua mamma gli piace). E allora decide di fare ciò che sua madre non avrebbe mai potuto fare, diventare qualcuno di completamente differente.

Decide di diventare suo padre.

L’impugnatura della sua prima spada è gialla come i girasoli, ma non bionda come i suoi capelli. È una spada troppo pesante per lui e sente qualcuno dirgli che dovrebbe cominciare con una di legno, per abituarsi ai movimenti, per prendere confidenza con il suo corpo.

Arthur gli urla dietro che non ha tempo per queste cose (perché deve diventare un cavaliere il più in fretta possibile, deve mostrare a suo padre che non è solo figlio di quella donna che sta sotto terra e ha i capelli biondi come i suoi).

La prima settimana si fa un taglio al braccio e si sbuccia le ginocchia; la seconda settimana sbatte la testa contro un palo dello steccato e gli viene da vomitare - una leggera contusione, assicura Gaius, deve solo rimanere un paio di giorni a riposo. Il giorno dopo Arthur sta di nuovo brandendo la sua spada.

La terza settimana Arthur riesce a concludere un affondo seguito da un giro e un tondo. Quando si rende conto di cosa ha fatto, mentre la lama taglia l’aria, Arthur si sente vivo e potente e se stesso.

Dopotutto sono anche figlio di Uther Pendragon, pensa e continua a fare un fendente e poi un tondo e poi un altro affondo.

A volte sente lo sguardo di suo padre fermarsi sulla sua schiena e Arthur pensa che sta funzionando, che ha preso la decisione giusta. Uther non si ferma mai troppo, però.

Arthur ha i capelli dorati, come l’elsa della sua spada, come il drago disegnato sul suo scudo e sulla  bandiera di Camelot. Ha gli occhi chiari e limpidi, completamente diversi da quelli pieni di dubbi e paure di suo padre, simili a quelli di sua madre, gli dicono.

Arthur combatte come un leone, maneggiando la spada come una compagna. Il tuo stile ricorda così tanto quello di tuo padre, gli dicono e Arthur si allena di più, fino a che le mani non cominciano a sanguinargli.

Arthur è un adolescente che non sa chi vuole essere - se il figlio di una madre che non potrà mai abbracciare o il soldato di un Re, di un padre, che non l’ha mai voluto abbracciare. Magari un po’ di entrambi, possibilmente nessuno dei due.

Sa chi è destinato a diventare, sa quale sarà il suo ruolo - sempre e comunque, chiunque preferisca essere - e non si lamenta. Il peso dell’armatura è familiare e confortante, il titolo di cavaliere ridondante ma caldo.

Non ci va più spesso alla tomba di Ygraine e non si aspetta più nulla da suo padre. A volte si chiede se la sua vita sia destinata ad essere sempre così, a volte si chiede perché.

Non c’è nessuno che risponde, ovviamente. Sua madre è morta e non può sentire le sue domande e suo padre è troppo impegnato per prestare attenzione. Arthur non ha più sette anni, non ha più voglia di essere preso sulle ginocchia di quell’uomo, non ha più voglia di avere raccontate storie per bambini, ma non crede che riuscirà mai a smettere di inseguire l’amore di suo padre. O il fantasma di sua madre.

È un pensiero deprimente, quindi Arthur mena un altro colpo con la spada.

I capelli di Arthur sono scintillanti come gli occhi di Merlin quando fa qualche magia - non che Arthur lo sappia, ma Merlin ci pensa spesso.

Arthur è il cavaliere più forte che Camelot abbia, si muove sul campo di battaglia come se fosse nato lì e si allena più duramente di tutti. Dovrebbe odiare il mondo della magia come suo padre, ma non può - ci prova, ci prova disperatamente, perché a volte Uther lo guarda con qualcosa di simile all’affetto e Arthur non può rinunciare a quello sguardo.

A volte Arthur si addentra nei boschi, il più lontano possibile dalle mura della città - andiamo a caccia, dice a Merlin, ma non si mette nemmeno d’impegno - e continua a camminare per quelle che sembrano miglia e miglia. Pensa a come sarebbe andare via, dove nessuno lo conosce, dove non ha i capelli di qualcuno o il regno di qualcun altro. Dove è semplicemente Arthur e semplicemente se stesso.

Sono pensieri stupidi e non li rivela nemmeno a Merlin, che continua a seguirlo senza dire una parola (nonostante Arthur gli dica che, se vuole, può anche rimanere a controllare i cavalli).

Spesso si chiede cosa accadrà, chi diventerà. Cosa farà quando anche su padre morirà.

A volte chiude gli occhi e cerca di immaginare la voce di una donna che per lui non è mai esistita e il suo tocco soffice sulla sua pelle e sa che non smetterà mai di farlo.

Passa il suo tempo a pensare a cosa farebbe se suo padre fosse morto e sua madre fosse viva. A volte un poco si odia.

Però Arthur è un cavaliere di Camelot e il principe ereditario e non ha tempo per capire, non ha tempo per scappare. Non ha tempo per vivere, quindi torna ai cavalli e ordina ad Arthur di pulirgli la spada, anche se non l’ha nemmeno usata.

E Merlin ricomincia a lamentarsi e tutto torna alla normalità.

I capelli di Arthur sono dorati come la sua corona, tanti anni dopo. Arthur non è un Re come suo padre lo è stato, ma non è nemmeno compassionevole come Ygraine è stata in vita.

Arthur è se stesso e tutto quello che ha scelto di essere ed è meglio di tutto quello che ha mai immaginato.

I capelli di Arthur sono dorati come la collana al collo di Gwen, che ricade sulla sua pelle e brilla più del sole. La ama di un amore puro ed innocente, lo stesso che provava tanti anni prima. La ama per la sua forza, per il modo in cui siede accanto a lui, schiena ritta, senza abbassare lo sguardo - è la regina di cui ha bisogno, il tipo di donna che vuole avere accanto.

I capelli di Arthur sono dorati come l’anello che Merlin ha al dito, con lo stemma dei Pendragon impresso - un dono altamente inappropriato per un consigliere, gli hanno suggerito, ma lui e Merlin non hanno mai realmente avuto un rapporto normale. Merlin che continua a seguirlo ciecamente, che lotta con lui su ogni singola cosa, che urla e scalpita e lo fa riflettere e lo fa regnare bene.

I capelli di Arthur sono dorati come li orecchini di Morgana abbandonati sul suo comodino, nella stanza che nessuno tocca da anni. E non c’è giorno, non c’è minuto in cui Arthur non spera di vederla entrare nella sala del trono, i capelli neri che le ricadono sulle spalle e il sorriso malizioso che aveva sempre addosso - tanti anni prima, quando ancora Morgana gli accarezzava una guancia con la mano.

E dopo anni ed anni i capelli di Arthur sono biondi e dorati e gialli e brillanti tutti assieme. Sono quello che sono e non ricordano altro, perché Arthur ha plasmato se stesso ed è diventato quello che il suo destino gli ha promesso.

E sono gialli come il grano che sfama il suo regno e dorati come la ricchezza di cui dispone Albion e biondi come quelli di milioni di altre persone, milioni di suoi sudditi e brillanti come la magia che svolazza liberamente sotto la pelle delle persone.

Arthur ha le mani callose e perfette per tenere in mano una spada; ha le fronte piena di rughe per aver pensato a troppe strategie, per aver preso troppe dure decisioni; ha la schiena e il torso cosparse di cicatrici di battaglie infinite.

Pensa ancora alle ultime parole di suo padre, al ti voglio bene che aveva sempre sognato fin da quando era piccolo e sogna ancora il tocco di una donna che non ha mai nemmeno visto, ma quando questi pensieri lo colgono sono passeggeri e spariscono veloci come sono arrivati, lasciandolo solo leggermente malinconico.

E se a volte i suoi capelli gli sembrano troppo gialli o troppo dorati o troppo brillanti o troppo biondi gli basta chiudere gli occhi e tutto torna normale. E Arthur Pendragon torna ad essere di nuovo solamente Arthur.

!fanfiction, character: arthur pendragon, paring: arthur/gwen, *cow-t, pairing: arthur/merlin, fandom: merlin

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