Titolo: Sherlock Holmes and the Surprise Party (that actually isn't that surprising).
Autore:
chibi_saru11Beta: Un-Betated
Fandom: Sherlock(BBC)
Personaggio: Sherlock Holmes, John Watson
Paring: John/Sherlock
Rating: PG
Warning: WHUT? IDK. LA FOLLIA? - Slash, Crack
Parole: 1139 (FiDiPua)
Riassunto: Sherlock ha un problema, Google potrebbe avere la soluzione. Forse anche Wikipedia, ma Sherlock non ha mai avuto un buon rapporto con Wikipedia.
Note:
1. Boh. NON LO SO. Volevo scrivere qualcosa di fluffoso in cui Sherlock festeggia John ma è un DORK assurdo e gli esce non esattamente come vorrebbe. E' uscito questo... immaggino di essere anche io un pò dork *facepalm*
Disclaimer: Sherlock BBC è proprietà di chiunque sia (Moffat, BBC, whatever), io ci scrivo solo perchè sono malata. E perchè Martin Freeman è troppo adorabile per essere vero.
Sherlock aveva un problema, un problema di non facile risoluzione, oltretutto.
Gli ci erano voluti esattamente quattro giorni, sedici minuti e ventisette secondi prima di capire che la questione orbitava in un campo che gli era così estraneo che sarebbe stato impossibile per lui trovare una soluzione efficiente senza aiuto esterno.
Gli ci erano voluti due minuti e tre secondi per eliminare chiunque conoscesse dalla lista dei possibili candidati a prestargli aiuto.
A quel punto Sherlock decise di affidarsi ad Internet.
Internet era stato certamente un’invenzione che aveva rivoluzionato il mondo, certo, ma a volte lo confondeva. Specialmente google o wikipedia, con tutte quelle informazioni assolutamente errate che giravano nella mente inferiore delle altre persone (una volta aveva modificato una pagina di Wikipedia in modo che risultasse, finalmente, scientificamente corretta sotto ogni punto di vista. Quindici minuti e cinquantasei secondi dopo la pagina era ritornata alla sua situazione iniziale).
Quella, però, era un’emergenza.
Aprì google e scrisse “Festa di compleanno” e poi premette invio.
Il primo link recitava “Come organizzare una festa di compleanno” e Sherlock pensò, per un secondo, di aver sottovalutato l’utilità di questo google, dopotutto.
Palloncini, a quanto pare, erano necessari. Sherlock, però, non aveva alcuna intenzione di gonfiarli. Avrebbe trovato qualcuno che l’avrebbe fatto per lui. O avrebbe potuto costruire una pompa con qualcuno dei resti dei suoi precedenti esperimenti.
Una torta… avrebbe dovuto dire alla Signora Hudson di pensarci lei, perché Sherlock non avrebbe certamente mai cucinato.
Serviva loro un luogo: avrebbe potuto fare la festa a casa loro, certo, ma non sarebbe stato saggio. Secondo i suoi calcoli, invitando tutti i conoscenti di John e, possibilmente, alcune delle sue passate fiamme che erano rimaste in contatto con lui in quei mesi ci sarebbero state all’incirca una ventina di persone, il loro appartamento non era certamente ampio abbastanza per contenerle tutte.
In più avrebbero rischiato di rovinare il processo di mummificazione della mano che giaceva, ora, sotto il divano. Sherlock ne sarebbe stato parecchio dispiaciuto. Avrebbe potuto chiedere ad Angelo di affittare loro il locale, sarebbe probabilmente stata la soluzione più conveniente.
A quanto pare erano richiesti anche animatori per intrattenere gli ospiti. Sherlock, però, non era certo di come l’impressa “Bolle e Bimbi” potesse aiutarlo a tenere intrattenute la quantità di persone che sarebbero venute alla festa: il loro sito non riusciva nemmeno ad intrattenere lui per più di qualche secondo.
Però Sherlock aveva una mente superiore a quella di tutti gli altri, forse le altre persone non l’avrebbero pensata come lui? Ah, essere diverso dagli altri a volte rendeva il tutto più complicato.
Registrò i passi di John che si avvicinavano alla porta di casa distrattamente, mentre apriva una pagina che parlava di decorazioni di carta (che aveva lasciato Sherlock quasi cieco per la cacofonia di colori che vi era impressa).
«Sherlock, sono a casa, vuoi un po’ di tè?» chiese John, andando in cucina a posare le borse della spesa.
Sherlock soppesò l’idea: da un lato la tazza di tè l’avrebbe probabilmente aiutato a sostenere altre ricerche di quegli orribili giochini che apparentemente era consuetudine organizzare alle feste, dall’altro il suo cervello non aveva certo bisogno di altre stimolazioni per essere sconvolto. Apparentemente era rimasto in silenzio troppo a lungo, però, capitava a volte.
«Sherlock? Tutto bene? Cosa stai facendo?» John entrò in salotto, guardando Sherlock seduto alla scrivania con un’espressione di preoccupazione - John si preoccupava davvero troppo facilmente, come se Sherlock non fosse capace di badare a sé stesso - «stai di nuovo cercando il negozio di animali esotici più vicino? Ti ripeto, Sherlock, non prenderemo un serpente, non importa quanto il suo veleno potrebbe aiutarti nelle tue ricerche…»
L’insistenza con cui John continuava a negargli l’acquisto del serpente era assolutamente incomprensibile per Sherlock - non sarebbe certo stato pericoloso per loro, dopotutto, - ma ora come ora non era questo il suo problema.
«Ti sto organizzando una festa a sorpresa,» l’informò quindi, chiudendo una pagina piena di palloncini e di bambini e… «sì, credo di avere bisogno di quella tazza di tè ora, John, queste feste di compleanno sono realmente orripilanti…»
«Tu… mi stai organizzando una… una fest-» John stava balbettando e non gli stava andando a fare il tè. A volte Sherlock dimenticava quanto John fosse lento in certe occasioni, eppure gli sembrava di averlo spiegato bene.
«Il tuo compleanno è tra una settimana no, John? Ho sentito che è usanza organizzare una festa in queste occasioni - anche se davvero non ho la minima idea del perché, sembrano eventi noiosi e decisamente terrificanti,» spiegò, sperando, ora, di poter avere il suo tè. Non fu abbastanza fortunato.
«Una festa a sorpresa… ti rendi conto che per essere a sorpresa dovrebbe essere una beh, sorpresa? » chiese John, dimostrandosi ancora una volta un attento osservatore dell’ovvio.
«Ovviamente, John,» lo seguì però Sherlock, sperando che questo avrebbe accelerato la preparazione di quel tè.
«Ma tu me lo stai dicendo…» continuò John, portando alla sua attenzione un altro fatto incredibilmente ovvio. Sherlock sperava questa conversazione arrivasse da qualche parte «perché? »
«Perché, mio caro John,» disse, voltandosi verso lo schermo e poi rivoltandosi verso l’altro per evitare tutto quel rosa «ritengo questa usanza assurda. Non vedo come possa essere divertente questa barbaria.»
«Però me la stai organizzando lo stesso,» disse John a quel punto e Sherlock sospirò.
«Anche questo mi pare abbastanza ovvio come ho già precedentemente spiegato. John, questo nostro scambio di battute potrebbe essere decisamente più sopportabile con quel tè,» si decise infine a dire, sperando che John si muovesse dalla porta e tornasse in cucina.
John non lo fece, purtroppo. Rimase fermo a guardarlo per qualche secondo e Sherlock perse presto interesse, voltandosi di nuovo verso il computer.
Fu solo quando John gli piantò una mano sul mento facendogli reclinare la testa all’indietro e baciandolo che Sherlock si rese conto che John era rimasto piacevolmente colpito dal suo gesto (tutta questa faccenda delle emozioni lo lasciava ancora confuso, a volte, ma John fortunatamente era un uomo facile da comprendere a volte).
Quando John lo lasciò andare (anche se Sherlock aveva calcolato che il bacio sarebbe potuto andare avanti per ancora un cinque minuti prima che la posizione diventasse irrimediabilmente scomoda per il suo collo) Sherlock cercò di riprendere il filo del discorso.
«Quindi molti palloncini?» chiese, perché il numero esatto era un dettaglio oscuro per lui (probabilmente sarebbe stato meglio un due palloncini a persona. Due punto cinque per andare sul sicuro, comunque, se si calcolava la grandezza del ristorante di Angelo e la densità di persone).
John rise, tornando in cucina a preparare finalmente il tè «Che ne dici se della festa a sorpresa me ne occupo io? » urlò e Sherlock avrebbe potuto dire che non sarebbe stato conforme alla tradizione, certo, ma Sherlock trovava la tradizione assolutamente stupida.
Il che però lo riportava al problema principale: cosa avrebbe potuto regalare a John per il suo compleanno se non la festa?
Aprì google e si mise a cercare nuovamente. La prima volta, dopotutto, non era andata poi tanto male.