Capitolo 7 Naturalmente non fecero alcunché quella notte, né la successiva. Albus sapeva perfettamente che non bastava la verità e un colpo di bacchetta per far tornare tutto bello e splendente. La psiche di Scorpius era stata massacrata per anni e gli ci sarebbe voluto tempo e una gran forza di volontà per tornare ad avere una vita sessuale normale. In tutto questo processo Albus si ripromise di non fargli pressione e di lasciare che Scorpius progredisse di sua spontanea volontà, un po’ alla volta. Giusto per giocarsi qualche carta, Albus decise che sarebbe rimasto a dormire da lui qualche notte in più rispetto a prima, nella speranza che una maggiore intimità favorisse le cose.
In compenso Albus mostrò immediatamente i miglioramenti. Lo stato più disteso e rilassato del suo animo gli fece tornare il buonumore e la voglia di scherzare e sorridere senza una ragione apparente. Il cambiamento repentino fu accolto in casa con cori angelici di gioia ed elogi alla grandezza dell’intervento benefico del fato. Albus si limitò a ridere, di fronte a tanto sollievo, e ad approfittarne per chiedere a sua madre di stare fuori più del solito.
I ricordi della Notte degli Arditi furono restituiti al proprietario con grande profusione di ringraziamenti e inviti a cena. Quando questi rifiutò Albus si spinse fino a offrire somme di denaro e compensi materiali di vario genere, ma Sean era un ragazzo dalla forte integrità morale, quando si trattava di stronzate giovanili, e, avendo già infranto la promessa di non rivelare mai a nessuno la propria identità di Guardiano, si rifiutò di accettare compensi per questo.
Anche sul lavoro i miglioramenti, già comparsi in precedenza, si fecero sempre più netti. I suoi colleghi ritrovarono il compagnone di una volta, i suoi superiori ripresero a elogiarlo e ad affidargli i compiti più delicati all’interno delle missioni e suo padre lo fece partecipare alla conclusione dell’affare goblin con sempre maggior assiduità, fino a quando, una decina di giorni più tardi, il responsabile di tutta quella storia fu colto con le mani nel sacco e arrestato.
“Wilkinson?” esclamò Scorpius, smettendo di succhiare, per l’occasione, il bastoncino di cioccolata alla menta che teneva in mano. “Non è possibile!”
“Te lo giuro,” confermò tranquillamente Albus, rimestando i fagioli in umido che stava cucinando.
“Ma è il mio capo!” insisté Scorpius. “Mi ha mandato lui ad aiutarti col caso.”
“Era il tuo capo,” lo corresse Albus. “E si vede che aveva intuito che avremmo passato più tempo a scopare che a lavorare. A quanto pare i goblin gli hanno mandato un fratello sul lastrico e quello si è suicidato, o qualcosa del genere, così lui ha deciso di vendicarsi. Assaggia un po’.”
Scorpius leccò il cucchiaio che gli porgeva, attento a non scottarsi.
“Mmm… Manca un po’ di sale. Per il resto sono a posto,” disse, infilandosi di nuovo il cioccolato in bocca.
“Perfetto,” mormorò Albus, aggiungendo una presa di sale ai fagioli e girandoli nella pentola un’ultima volta. “Ora dobbiamo solo far andare gli hamburger, ma per quelli ci vuole un attimo.”
“Aspetta un po’, allora…” borbottò Scorpius, tirandoselo dietro per una manica e spostandosi verso il centro della sala. “Beviamoci una cosa, prima.”
Albus si lasciò guidare fino al divano e si sedette ubbidiente.
“Cosa vuoi?” chiese Scorpius, trafficando con gli alcolici.
Albus si perse a fissargli il fondoschiena.
“Devo scegliere per forza un liquore?”
Scorpius si voltò e lo guardò malizioso.
“Sento un’aria ironica che preannuncia un netto ritardo sull’ora di cena…” disse, abbandonando a se stesse le bottiglie degli alcolici e tornando verso il divano. Si piegò oltre la spalliera, baciando Albus a testa in giù. Questi gli accarezzò il viso con entrambe le mani, poi scoppiò a ridere.
“Parti prevenuto nei miei confronti,” replicò, voltandosi a guardarlo mentre aggirava il divano e andava a sedersi accanto a lui.
Scorpius appoggiò i piedi nudi sulle sue cosce e sospirò, succhiando il bastoncino di cioccolato che andava consumandosi velocemente tra le sue labbra.
“Non è vero. Lo so perfettamente che sei una bestiola innocua. Non hai spirito di iniziativa,” lo schernì bonario.
“Allora mi sottovaluti…” mormorò Albus, sogghignando. Afferrò la bacchetta con un guizzo fulmineo, fece scattare il polso verso l’alto e nella sua mente risuonò chiaramente la parola Levicorpus.
Scorpius si ritrovò a testa in giù, sospeso ad un paio di metri dal divano. Albus osservò la maglia leggera che indossava scivolare verso il petto, scoprendo la pancia candida e i capezzoli rosati, e un secondo dopo la barretta di cioccolato cadde su uno dei cuscini, macchiandolo.
“Idiota! Mettimi giù!” sbraitò Scorpius, dimenandosi. “Guarda che hai fatto! Il mio divano! Chi lo pulisce ora quello?”
Albus rise.
“Rilassati, tanto non l’avresti pulito tu comunque,” lo rabbonì.
“Non è questo il punto!” sbottò l’altro risentito. “Mettimi giù.”
“Ho un’idea migliore…” mormorò Albus, ghignando segretamente.
Scorpius smise di agitarsi e incrociò le braccia sul petto, fissandolo con sguardo truce. Era assolutamente ridicolo, coi capelli all’aria e il viso paonazzo ma quell’espressione cupa e compita in volto. Riusciva a fingersi una persona seria nelle situazioni più impensabili.
“Sarebbe?”
“Ti metterò…su,” rispose sibillino Albus.
Scorpius stava per ribattere, ma si ritrovò a sfrecciare, guidato dai movimenti della bacchetta del compagno, più in alto e su, verso il soppalco. Lanciò un gridolino poco virile quando la morsa magica che gli stringeva la caviglia si sciolse, lasciandolo ricadere sano e salvo sul letto.
“Tu sei…un imbecille!” gli sibilò contro quando Albus fece capolino al piano di sopra, salendo le scale. Si aggiustò i capelli e si tirò giù la maglia, sbuffando, così da finire di ricomporsi esattamente un secondo prima che Albus gli fosse addosso, schiacciandolo sul letto. “Vattene,” gli intimò, respingendolo senza forza.
Albus gli baciò il collo, ridacchiando.
“Quante storie… Sei bello anche a testa in giù,” gli mormorò all’orecchio, mordendogli piano il lobo.
“Sei l’essere più infantile che conosca…” borbottò Scorpius, ma nella sua voce c’era l’increspatura dell’eccitazione che Albus aveva imparato a riconoscere al volo. Per questo represse l’ennesimo sogghigno contro la sua pelle candida.
“Oh, sì… Ho giusto l’idea per un gioco…” gongolò, facendo lo scemo al meglio delle proprie capacità.
Infatti Scorpius si mise a ridere.
“Giuro che piuttosto che aspettare ancora che tu mi cucini la cena accetto quell’invito di tua madre!” esclamò bonario, affondandogli le dita tra i capelli e stringendoselo addosso. “Mi fai solo perdere tempo…” aggiunse, abbassando la voce a un sussurro mentre Albus sollevava il viso dal suo collo e si avvicinava alle sue labbra.
“Sì,” mormorò Albus con gli occhi che già si serravano e la bocca che si schiudeva, andando incontro a quella del compagno.
Si baciarono con trasporto, in profondità, respirandosi e abbandonandosi alla morbidezza del materasso sotto di loro. Quando Albus riaprì gli occhi, indagando il volto di Scorpius sotto di sé, lo trovò rilassato ed eccitato al contempo, colorito dal naturale rossore che accompagnava le effusioni d’amore, e qualcosa trillò nel suo petto e poi più giù, nelle profondità del suo ventre.
“Scorpius…” sussurrò, leccandosi le labbra per nascondere l’incertezza.
“Sssh…” lo fermò l’altro, sollevando la testa dal materasso per baciarlo brevemente sulle labbra. “Non mi chiedere niente. Fa’ ciò che vuoi e vediamo che succede…”
Albus fece come gli era stato detto. Si spogliò di fretta, buttando i vestiti giù dal letto - e nella foga anche dal soppalco, con gran divertimento di Scorpius - e inscenò una strenua lotta contro il compagno per tirar via anche i suoi. Lo baciò a lungo, con calma, accarezzandolo e fermandosi, qua e là, a mordicchiare la sua pelle, così bianca e per questo così incline ad arrossarsi. Scorpius aprì le gambe al suo passaggio, lasciando che le sue mani vagassero più giù, sulla sua erezione, sui suoi testicoli e oltre, lungo il sensibile tratto di pelle che conduceva al solco fra le sue natiche. Ansimò quando le sue dita lo sfiorarono, lentamente, tastando con cautela la pelle tesa e le grinze leggere.
Quando allungò il braccio verso il cassetto del comodino dovette racimolare tutta la propria forza per non tremare. Scorpius, sotto il primo tocco delle sue dita coperte di lubrificante, si ritrasse, irrigidendosi, ma Albus lo baciò e gli allargò le gambe, insistendo dolcemente e facendo scivolare con calma, finalmente, un dito dentro di lui. Avvertì i suoi muscoli contrarsi con forza, le cosce resistere a malapena all’istinto di allontanarlo, ma Albus lo baciò ancora, piano, sulle guance, sul collo, e accostando la bocca al suo orecchio gli sussurrò “Respira.”
Scorpius inspirò davvero, a fondo, e qualcosa parve smuoversi. La tensione si sciolse leggermente, tanto da permettere ad Albus di muovere l’indice dentro di lui, poi il medio, preparandolo veramente per la prima volta da quando lo conosceva. Albus sentì i suoi muscoli rilassarsi e accoglierlo, i suoi fianchi andargli incontro ad ogni movimento, alimentando i primi sospiri. Era così bello, così incredibile e simile a ciò che aveva solo sognato per mesi da parergli persino irreale.
“Scorpius…” mormorò, tornando a baciarlo. “Lo sai che sarò troppo eccitato e farò un casino, vero?”
Le labbra di Scorpius si allungarono in un sorriso di cuore.
“Sì, lo so, ma sarò paziente e non te lo farò pesare,” rispose, reggendogli il gioco.
Albus lo baciò di nuovo, a fondo, cercando la sua lingua con foga. Le sue dita scivolarono fuori dal suo corpo e andarono ad avvolgersi attorno alla propria erezione, accarezzandola con decisione. Si chiese se fosse il caso di aggiungere un altro po’ di lubrificante, se non stesse correndo troppo, se non avrebbe dovuto lasciar prendere l’iniziativa a lui; tuttavia Scorpius lo osservava, nervoso ma sorridente, ed era così bello e i suoi occhi così limpidi che seppe di non poter rimandare oltre. Si accostò a lui, facendo scorrere la punta del proprio membro tra i suoi glutei, e quando fu certo di aver trovato l’angolo giusto spinse.
Il corpo di Scorpius si tese e Albus serrò i denti, aspettando, limitando la pressione, trattenendo il respiro. Temette per qualche istante che non ce l’avrebbe fatta, che Scorpius l’avrebbe rifiutato. Invece le mani di Scorpius si posarono sulle sue braccia e Albus vide che aveva chiuso gli occhi. Lo osservò deglutire, prendere un altro profondo respiro, e il suo corpo cedette, lasciandolo affondare dentro di lui. Albus strizzò gli occhi, dando voce a un gemito rauco, e mosse appena i fianchi, avanti e indietro, scivolando dentro di lui e generando il meraviglioso attrito che già gli faceva vedere le stelle.
“Fantastico…” ansimò, chinandosi per baciarlo. Si mosse in avanti, penetrando un altro po’, e Scorpius gemette forte.
“Albus…” lo chiamò, puntandogli le mani sul petto. “Albus…”
Albus riaprì gli occhi, sforzandosi di sostenere il suo sguardo, di scrutare le linee del suo volto per accertarsi che tutto andasse bene. Scorpius lo fissava con un’aria un po’ spersa, respirando velocemente attraverso le labbra dischiuse, ma Albus fu sollevato nel non riconoscere l’espressione di puro panico che aveva visto su di lui la prima volta che era entrato nel suo letto.
“Va tutto bene,” sussurrò, scostando le mani che gli premevano sul petto e guidandole sui propri fianchi. “Niente male, per essere solo la tua seconda volta,” aggiunse, sogghignando scherzoso.
Forse fu quella frase sciocca, o forse i tempi, semplicemente, erano maturi. Albus si piegò a baciare il compagno, ritrovando la sua lingua voluttuosa e le sue labbra morbide. Quando le dita di Scorpius si strinsero bisognose attorno alle sue anche espirò, spingendosi completamente dentro di lui, e Scorpius, gemendo di piacere, non oppose resistenza alcuna.