Titolo: "Disturbo?"
Fandom: Naruto
Pairing: Shikamaru/Temari
Rating: NC17
Word Count: 2260
Avvertimenti: Sesso etero descrittivo, probabile OOC da parte di entrambi i personaggi.
Note: Storia scritta per il
P0rn Fest, terza edizione. Il prompt che mi ha istigata è: Naruto, Shikamaru/Temari, ufficio Hokage e ringrazio caldamente chi l'ha proposto (e so chi è). La trama di questa fic è in parte sua, quindi mando anche un bacino. ♥
In teoria si tratta di una PWP con risvolti comici. Non credo faccia molto ridere ma prendetela per quel che è: p0rn. Spero sia di vostro gradimento, il sesso etero mi mette sempre in difficoltà.
Shikamaru bussa, ma dall’interno dell’ufficio non giunge alcun rumore. Sbuffa, insistendo. Nulla. Abbandonando gli scrupoli e le formalità apre la porta di uno spiraglio e mette dentro la testa.
“Posso?” domanda all’ufficio vuoto.
Shikamaru si sente sprofondare. Storcendo le labbra in un’espressione scocciata apre del tutto la porta ed entra, chiudendosela alle spalle. È stato in piedi fino alle tre per preparare quei dannati rapporti perché, a quanto pare, sono questione di vita o di morte e ora quel depravato dell’Hokage non c’è. E dire che sono già le otto, pensa controllando l’orologio sul muro. Il pensiero di essere in piedi già da un’ora lo assale, insieme alla consapevolezza di dover tener duro per altre sei o sette ore almeno, se sarà una giornata tranquilla. Shikamaru geme, posando il pacco di fogli che porta con sé sulla scrivania ingombra.
Fa cadere l’occhio su alcuni dei documenti impilati. Apparentemente l’Hokage ci ha lavorato fino a tardi, la notte precedente, perché quando se n’è andato non ce n’era traccia. Con un certo orrore adocchia un plico che pare proprio destinato a lui. Allunga la mano, tremando interiormente all’idea della prossima logorante missione. Non fa in tempo ad aprirlo, però, che qualcuno bussa alla porta.
“Avanti,” borbotta, ricomponendosi.
Temari entra decisa, iniziando a parlare senza nemmeno aver alzato lo sguardo.
“Sono arrivati questi da Suna. Il Kazekage chiede se posso… Oh!” Si blocca, trovandosi davanti Shikamaru. “Che ci fai tu qui?”
Shikamaru alza gli occhi al cielo, paziente.
“Mi hanno promosso a Hokage durante la notte,” risponde ironico.
Temari sbuffa.
“Almeno…” mormora, guardandosi attorno. “Dov’è l’Hokage?”
“Non c’è. Non è ancora arrivato,” la informa Shikamaru, infilandosi le mani in tasca.
“A quest’ora?” chiede Temari, sconcertata.
Shikamaru scrolla le spalle.
“Sai com’è…” biascica indolente.
Temari sospira.
“Be’, tornerò più tardi allora,” annuncia, girando sui tacchi.
“Che cosa ha chiesto Gaara?” le domanda Shikamaru prima che raggiunga la porta.
Temari lo guarda da sopra la propria spalla.
“Queste sono informazioni riservate, Nara,” risponde beffarda.
Shikamaru la fissa con estrema tolleranza.
“Ti ricordi che mi hai sposato, sì?” replica poi, mentre un sorrisetto gli fa capolino sulle labbra.
“Purtroppo…” mugugna Temari. “Niente di che,” risponde però, soddisfacendo finalmente la sua curiosità. “Dovrei fare una capatina nel Paese degli Uccelli, ma non dovrebbe prendermi più di un paio di giorni.”
“Più il viaggio,” le rammenta Shikamaru, a voce così bassa che pare intenzionato a ricordarlo a se stesso più che a lei.
“Ovviamente.”
Shikamaru sospira.
“Senti, hai un’idea di quando l’Hokage potrebbe degnarsi di presentarsi al lavoro? C’è una missiva sigillata che pare importante, non l’ho aperta nemmeno io.”
“Non ne ho la più pallida idea,” risponde sincero Shikamaru. “Conoscendolo, sarà ancora a letto o perso nei suoi giri…” Quasi a sottolineare quanto anche lui preferirebbe starsene ancora a letto, si concede un lungo sbadiglio.
L’espressione sul viso di Temari si incupisce leggermente.
“A che ora sei venuto a letto stanotte?” chiede, avvicinandosi al marito. “Non ti ho sentito.”
“Ho cercato di non svegliarti, erano le tre passate,” borbotta Shikamaru. “Dovevo finire questi,” spiega indicando i rapporti che giacciono sulla scrivania. “Urgentissimi.”
“Vedo…” constata Temari. Si ferma di fronte a lui e si appoggia con un fianco alla scrivania, gettando un’occhiata scocciata alla sedia vuota.
“E quando partiresti?” cambia discorso Shikamaru. Con nonchalance allunga una mano, posandola sul fianco di Temari.
“Oggi stesso, credo. Domani al massimo,” risponde lei, lasciandolo fare con altrettanta noncuranza.
“Che gran favore mi fa il Kazekage, a liberarmi di mia moglie per qualche giorno,” mormora Shikamaru scherzoso, ma con voce velata da un pizzico di amarezza. “Ero appena riuscito a star via quasi una settimana intera…” La sua mano si chiude sulla curva morbida del suo fianco, subendone il richiamo voluttuoso e difficilmente ignorabile.
Temari fa un passo avanti e Shikamaru ne approfitta per farle scivolare un braccio attorno alla vita, attirandola a sé. La giovane si volge a guardare fuori dalle grandi finestre dell’ufficio, come se si aspettasse di scoprire che qualcuno li sta spiando.
“Non è proprio il momento,” sussurra all’orecchio di Shikamaru quando è certa che siano soli. Ciononostante le sue mani si aggrappano all’estremità inferiore del giubbino di Shikamaru, tirandolo verso di lei.
“Mmm…” mugugna lui, chinandosi ad appoggiare le proprie labbra sulle sue.
Baciarla in quel modo all’interno dell’ufficio dell’Hokage non è esattamente ciò che aveva in programma, ma le labbra di Temari sono calde e il corpo tra le sue braccia decisamente troppo profumato per trattenersi. D’altronde, si dice Shikamaru, non riesce a godersi un momento di intimità con sua moglie da una settimana: è anche naturale e meritato un minimo di appagamento, altrimenti perché sposarsi e accettare di accollarsi una donna - specie una iena come quella che si è scelto - per tutta la vita?
Si lascia trasportare dal bacio quindi, approfondendolo, aumentando il contatto tra il suo corpo e quello di Temari fino a intrappolarla tra sé e la scrivania dell’Hokage. Dell’Hokage, si ripete, cercando di riacquistare lucidità e trovare la forza di allontanarsi dalle sue labbra. Ma la forza non è mai stata la sua qualità di spicco e Shikamaru si arrende alla carezza lenta e morbida della lingua di Temari, accettando senza remore che sia lei a porre fine a quella breve parentesi infuocata e a rimetterlo in riga.
Si deve ricredere pochi istanti più tardi quando, avvertendo il tocco abile delle mani di sua moglie sulla chiusura dei pantaloni, è lui stesso a interrompere il bacio.
“Temari… Che fai?” sussurra incerto, mentre lei porta a termine la delicata operazione appena intrapresa e fa scivolare una mano tra i lembi di tessuto.
“A che ora arriva di solito?” domanda Temari al suo orecchio, chiudendo il palmo attorno alla sua nascente erezione. Alla carezza che segue Shikamaru sibila di piacere, facendogli perdere per un po’ il controllo delle sue famigerate facoltà mentali.
“In giorni come…oggi… Alle…nove, suppongo,” smozzica, affondando il viso nel collo bianco di Temari e inspirando il profumo dei suoi capelli biondi.
La mano di Temari si muove su di lui a ritmo sostenuto e Shikamaru la interpreta come un’esortazione a darsi una mossa. Ed è bene tenere a mente che, quando Temari palesa la propria volontà, si tratta di un ordine mascherato da gentile richiesta, e non il contrario. Non c’è molto che possa fare per opporsi, quindi, soprattutto in quella condizione. Ciononostante tenta di investire le ultime gocce di sangue rimaste al suo cervello in un gesto esageratamente nobile e totalmente folle.
“Però se…entrasse qualcuno… Non pensi che sarebbe…poco rispettoso?” balbetta, ormai sopraffatto al punto da doversi sostenere appoggiandosi al bordo della scrivania.
Temari, per tutta risposta, reclina la testa, sfoggiando il ghigno esaltato che le ha visto fare solo in un’occasione, al di fuori dei loro incontri intimi: dopo aver massacrato qualche sventurato nemico. Sente un brivido scendergli lungo la spina dorsale e la sua eccitazione - quella maledetta perversa - esplodere alla massima potenza.
“Ma smettila!” lo zittisce. “Quando ci ricapita?”
La domanda è lecita, si dice Shikamaru, infilando una mano tra la superficie di legno della scrivania e il suo sedere. Bello, sodo e rotondo, constata, anche più di quanto ricordasse. È sempre così, la sua memoria tende a sminuire un po’ la bellezza di Temari, ogni volta che stanno lontani per qualche tempo. Probabilmente è un meccanismo di difesa.
La fissa inerme mentre quella, nel frattempo, pesca dalla borsa legata al fianco un kunai e lo lancia con precisione chirurgica contro la porta, bloccandone la maniglia.
“Nessuno può entrare, ora,” annuncia pratica, squadrandolo maliziosa con i grandi occhi verdi. “Se ti muovi, potremmo anche evitare di farci beccare.”
Shikamaru avverte il pericolo, l’adrenalina che lo mette in guardia come di fronte a una mossa azzardata a shogi, ma finisce per confondersi con l’eccitazione che gli scorre nelle vene e lo ignora. Temari si siede sulla scrivania, vi si sdraia e gli arpiona le cosce con le caviglie, costringendolo a chinarsi su di lei per baciarla di nuovo. Le cose, da lì in poi, possono solo svolgersi in fretta. Shikamaru non è un fan della velocità in generale, ma ci sono situazioni in cui nemmeno lui può sottrarsi. Le infila le mani sotto il vestito alla cieca, mentre si perde sempre più nel suo bacio, e incontrando la stoffa dei suoi slip li strattona con poco garbo, scostandoli per potersi fare strada al di sotto. Temari geme nella sua bocca, mentre le sue dita scorrono sulle labbra gonfie e bagnate. Cede all’istinto di affondarvi indice e medio una, due, tre volte, e gli sembra che quel calore umido e intossicante risalga inarrestabile lungo il suo braccio, come un’ondata bollente che si diffonde in ogni parte del suo corpo. Temari si contorce, ruotando i fianchi e stringendo i muscoli attorno alle sue dita, per poi rilasciarli e soffocare un ansito contro le sue labbra. È già pronta per essere presa e anche Shikamaru è decisamente oltre ogni capacità di temporeggiare.
Quando sente le mani di Temari scendere sui suoi fianchi e abbassargli di qualche centimetro i pantaloni, dunque, Shikamaru raddrizza la schiena e, tenendole da parte con due dita gli slip, guida la propria erezione dentro di lei. Chiude gli occhi, accasciandosi in avanti per un secondo, per poi serrare le mascelle e prendere a spingersi più a fondo, fino a penetrare completamente. Temari inarca la schiena, puntandogli i talloni calzati dai sandali nella schiena, e Shikamaru le tappa la bocca con una mano giusto un secondo prima che gema, a voce decisamente troppo alta per non attirare l’attenzione di chi passeggia per i corridoi del palazzo.
“Ssshh…”sibila, sostituendo la propria mano con le labbra e ricominciando a muoversi dentro di lei con forza.
Ogni spinta decisa strappa a Temari un mugolio e la fa scivolare all’indietro sulla superficie liscia della scrivania. Qualcosa cade, ma Shikamaru non vi fa caso, troppo impegnato a tenerla per i fianchi, ora, e a non cedere al piacere troppo presto. La sente contrarsi con forza attorno a lui ad ogni spinta e boccheggia, imponendosi di tener duro ancora un po’, ancora una, più forte, più veloce…
“Shikamaru…” ansima ad un tratto Temari, aggrappandosi ai suoi capelli e tirandogli la coda con forza, mentre i brividi dell’orgasmo la scuotono.
Shikamaru lascia cadere la testa all’indietro e strizza gli occhi, il dolore dello strattone che si mischia al piacere che gli romba nelle orecchie mentre lo travolge. Viene sussultando, aggrappandosi ai fianchi ormai inerti di Temari come un naufrago al relitto della propria nave; poi la spossatezza lo travolge tutta insieme e Shikamaru si accascia sul petto della moglie, lasciandosi cullare dal salire e scendere del suo respiro accelerato. Resta così per qualche secondo, molle e abbandonato come un pupazzo tra le sue braccia, ansimando sul suo seno morbido nascosto, ahimè, da un paio di strati di tessuto; infine apre gli occhi e…si blocca, raggelato.
“Che c’è?” domanda Temari, la cui voce ancora languida per il rapporto si tinge immediatamente di preoccupazione.
Un colpo di tosse, seguito da un imbarazzato schiarirsi di voce, giunge dalla finestra alla loro destra, su cui è accovacciato Kakashi.
“Yo,” li saluta, sorridendo e alzando un braccio, così da sventolare vagamente il cappello da Hokage che tiene in mano. “Buongiorno!”
Shikamaru rimane immobile, pietrificato dall’imbarazzo. Non è situazione da cui ci si possa cavare aggiustandosi un po’ i vestiti, questa. Non sa nemmeno da quanto tempo è lì.
“Non volevo interrompervi,” si affretta a specificare Kakashi, il tono sempre svagato, come se non ci fosse nulla di strano in quella scena surreale. “Anzi, fate finta di non avermi visto,” aggiunge, per poi saltare all’indietro e sparire dalla visuale.
Shikamaru, che di fronte all’Hokage è diventato pallido come un cencio, sente ora il proprio viso avvampare. Per un istante ha il nefasto presentimento che, se Kakashi mai dovesse decidersi a scrivere un libro sullo stile di Jiraya, lui e Temari vi faranno una comparsata.
“Ci ha visti,” mormora Temari, riportandolo alla realtà. Shikamaru si ricorda solo in quel momento che è ancora lì, discinta e distesa sulla scrivania sotto di lui. Non osa voltarsi a guardarla negli occhi.
“Così pare…” biascica.
“Be’, intendi rimanere lì impalato tutto il giorno?”
Il tono è di nuovo quello perentorio e intransigente della moglie-generale. Shikamaru si scosta da lei, scivolando fuori da quel calore che l’aveva accolto con tanto entusiasmo fino a pochi secondi prima. Sospira dolente, riallacciandosi i pantaloni.
Temari scivola giù dalla scrivania e si aggiusta i vestiti senza dire una parola. Quando si piega per raccogliere i fogli caduti per il troppo impeto della loro passione a Shikamaru cade l’occhio sul suo fondoschiena e una vocina nella sua testa vorrebbe già ricominciare, magari approfittando ancora una volta della scrivania di fronte a sé. Il trauma di essere stati scoperti in modo così eclatante, però, inibisce al momento - e Shikamaru teme che lo farà per i prossimi dieci anni almeno - ogni minima pulsione.
“Bella figura mi hai fatto fare,” sibila Temari, irritata. “Io, la sorella del Kazekage.”
Shikamaru l’osserva mentre ancora gli dà la schiena, senza saper che dire.
“Veramente sei stata tu che…” inizia a difendersi, senza troppa convinzione, ma le parole gli muoiono in bocca quando si accorge che le spalle di Temari hanno iniziato a tremare. “Temari?” la chiama, confuso e preoccupato.
Temari si volta di scatto e Shikamaru resta senza parole, accorgendosi che si sta trattenendo a stento dal ridere.
“Non se l’è neanche presa,” bofonchia lei, sempre più ilare.
Shikamaru sbuffa, scrollando la testa. Donne… Non le avrebbe capite proprio mai. Ma finché non lo metteva nei guai…
“Dovremmo rifarlo nell’ufficio di Gaara, la prossima volta che andiamo a Suna.”
Appunto.