P0rn Fest #2 - parte nona

Feb 07, 2009 03:21

Continua la mia follia degenerativa sui due simpatici trombatori. E iniziano anche a piovere i sentimenti, mannaggiazza schifida. Odio, odio quando inizio a caratterizzare i personaggi coi sentimenti, poi inizia la tragggggedia...
Onde comprendere ciò che segue vi indirizzo su questa fotina, che tanto ha fatto alla mia psiche già labile.

Titolo: DI CUOCHI E BALLERINI
Rating: NC17
Fandom: RPS
Pairing: Massimiliano Neri/Roberto Bolle
Avvertimenti: Utilizzo non convenzionale del pavimento del salotto. Uomini che si sparpugnano indecentemente.
Prompt: RPF, Massimiliano Neri/Roberto Bolle, stretching.



DI CUOCHI E BALLERINI

Massimiliano sbadiglia e si rigira pigramente nel letto. Stende un braccio a occhi chiusi, cercando il corpo del compagno al suo fianco, ma trova solo le lenzuola e un cuscino ormai freddo. Sbatte le palpebre, mettendo lentamente a fuoco i numeri a led della sveglia posta sul comodino. Le 09:50. Che cosa ci faccio, si chiede incuriosito, mettendosi faticosamente a sedere, a letto da solo, quando non sono nemmeno le dieci del mattino? Dov’è Roberto?
Si sono addormentati tardi ed è accaduto per pura esaustione, almeno da parte di Massimiliano. Non sa nemmeno come ha fatto a svegliarsi così presto. Sbadiglia di nuovo e si strofina vigorosamente il viso con le mani. Rimane immobile, tendendo l’orecchio, ma non riesce a catturare alcun rumore che riveli la presenza di Roberto nella casa. Allora si alza e, passato per il bagno, si dirige verso la cucina, a metà tra la ricerca di cibo e quella dell’uomo che l’ha abbandonato nel sonno. Sciabatterebbe, se non fosse a piedi nudi.
Non arriva mai, però, alla meta. Si pianta invece in mezzo all’ingresso del salotto, sgranando gli occhi. A terra, al centro della stanza, c’è Roberto. In spaccata frontale. È completamente riverso in avanti, il petto coperto dalla canotta che sfiora il pavimento e le lunghe gambe muscolose tese di lato, le punte tirate. È così aperto e allungato che i pantaloncini non coprono praticamente niente delle forme piene e perfettamente tornite dei suoi glutei. Fa male agli occhi e un po’ anche al cuore, di mattina così presto.
Ci mette un po’, quindi, a riprendersi e a domandargli “Che stai facendo?”
Roberto non si muove, non si alza nemmeno. Solo, sostenendosi con le braccia in una posizione che non fa che accentuarne i bicipiti, gira la testa e gli sorride.
“Ciao,” lo saluta come se niente fosse. “Facevo un po’ di stretching.”
Massimiliano lo fissa, incapace di formulare una risposta a tono di fronte a tanta naturalezza.
“Alle dieci del mattino?” borbotta alla fine.
“Mi sono svegliato. Lo sai che non posso permettermi di fermarmi del tutto, anche se sono in vacanza…”
“Ma se avevi bisogno di stretcharti ci pensavo io,” ribatte Massimiliano, avvicinandosi finalmente a lui.
Si accovaccia dietro di lui e lentamente fa scivolare una mano sotto la canottiera, risalendo la sua schiena calda lungo la spina dorsale. Roberto sorride e chiude gli occhi. Si lascia andare in avanti fino a che il suo petto aderisce completamente al pavimento; poi risale incurvando la schiena come un gatto. Massimiliano sente i muscoli contrarsi mano a mano che il suo tocco si sposta verso l’alto; le scapole si allargano e, quando le sue dita sbucano oltre il collo della maglietta e gli accarezzano la nuca, Roberto reclina finalmente il capo all’indietro. Massimiliano lascia che appoggi la testa nel palmo della sua mano, sostenendola mentre si china a baciargli la gola esposta. Assapora il collo, che si offre così lungo e flessuoso alle sue labbra e ai suoi denti, tanto che non può trattenersi dal morderlo delicatamente, attento a non fargli male e a non lasciare segni sulla sua pelle bianca. Roberto sospira e alza un braccio, trattenendolo contro di sé, così da prolungare i momenti in cui la lingua di Massimiliano esplora la curva del suo collo. Una mano dell’altro, intanto, ha già afferrato l’orlo della sua canottiera e la tira lentamente verso l’alto; Roberto si lascia spogliare e abbandona infine la propria posizione per voltarsi tra le braccia di Massimiliano e godersi il primo bacio del mattino.
“Mi stai distraendo…” bisbiglia Roberto sulle sue labbra, approfittando del fatto che l’altro si sia seduto sul pavimento per accavallare le proprie gambe aperte alle sue e stringerglisi di più addosso. “Poi mi raffreddo e devo ricominciare da capo…”
“Ti raffreddi?” domanda a mezza voce Massimiliano, baciandogli le guance, le labbra e il mento. “Tu mi hai lasciato tutto da solo nel letto e dici a me che ti raffreddi?”
Roberto gli passa le braccia attorno alle spalle, cercando di nuovo la sua lingua e affondando in quel familiare calore con impazienza. Massimiliano sente il petto del compagno premere contro il proprio e i suoi capezzoli solleticarlo appena. Geme nella sua bocca, accarezzando in modo frenetico la sua schiena nuda e desiderando sopra ogni altra cosa di essere ancora nel letto, comodamente adagiati su un materasso comodo e con ogni agio a portata di mano. Lo stenderebbe lì, sul pavimento del salotto, e lo prenderebbe senza troppi problemi né remore, ma non è con aggressività che gli piace iniziare una giornata e, potendoselo permettere, ne farebbe a meno. E poi non ha ancora fatto colazione: il pensiero dello sforzo fisico che schiacciarlo sotto di sé gli costerebbe fa crollare i suoi livelli di zuccheri in caduta verticale.
Il desiderio di Roberto si fa presto imperante, annebbiandogli la mente, e l’eccitazione nel suo basso ventre preme per essere alleviata. Si fa strada allora tra i loro corpi e, mentre le mani dell’altro si stringono sui suoi glutei, insinua le dita al di sotto dei pantaloncini di Roberto, chiudendole attorno alla sua erezione. Lui sospira, interrompendo per un secondo il bacio, e Massimiliano scosta in malo modo gli indumenti, iniziando a masturbarlo velocemente. Aspetta di sentirlo pulsare nel proprio palmo, duro come il marmo e bollente, poi rallenta, così da farlo gemere contrariato; nel frattempo si infila l’altra mano nelle mutande e libera la propria erezione. La sensazione dell’aria sulla punta già umida lo fa tremare leggermente; Roberto sembra quasi accorgersene, perché gli si stringe maggiormente addosso, cercando la sua bocca con ancor più foga. Non è facile per Massimiliano chiudere entrambi i membri nel proprio palmo e ricominciare a muovere il polso, ma lo sfregamento tra i loro corpi è così appagante da fargli dimenticare le carezze riuscite a metà. Riesce a passare il pollice lungo la vena pulsante dell’erezione di Roberto, seguendola su e giù, e subito aumenta il ritmo. Annega i propri gemiti nella bocca del compagno mentre sente l’orgasmo avvicinarsi velocemente. Attribuisce la colpa di tanta giovanile irruenza alla necessità mattutina e alla sconvolgente posa in cui aveva scovato il compagno poco prima - l’immagine è ancora vivida e indelebile dietro alle sue palpebre chiuse, e Massimiliano crede che lo rimarrà ancora a lungo, soprattutto se associata al pavimento di casa propria - ma la colpa, se di colpa si può poi parlare, è dell’odore della pelle di Roberto, delle sue cosce perfette che si serrano via via con maggior forza attorno ai suoi fianchi, della sua lingua straordinaria e di quegli occhi verdi che in questo momento Massimiliano non può vedere, ma che brillano nel profondo della sua mente in ogni istante, come un ricordo penetrato in un angolo ben più prezioso del suo cervello.
È in questi momenti che vorrebbe dirgli quanto gli manca quando non c’è e quanto vorrebbe che potessero incontrarsi più spesso, invece di accontentarsi di fugaci notti d’amore tra un’esibizione e un viaggio di lavoro e di qualche settimana di vacanza una volta l’anno. Le parole gli frullano nella mente e premono per uscire, ma la barriera delle sue labbra rimane chiusa contro la bocca di Roberto e presto, persino troppo, tutti i pensieri vengono spazzati via dall’ondata di piacere che lo attraversa e lo scuote mentre viene nella propria mano.
È una sensazione strana quella del suo membro che lentamente va rilassandosi premuto contro quello dell’altro, schiacciato nel proprio palmo con sempre maggior forza. Avverte perfettamente il momento in cui l’erezione di Roberto si ingrossa ulteriormente sussultando quasi, e un attimo dopo sente il suo orgasmo caldo e denso bagnargli le dita e mischiarsi al proprio. Gli mordicchia il labbro e lo rilascia succhiandolo, ascoltando rapito il suo respiro affannoso. Lo sente muovere le gambe piano, quasi ad accarezzarlo con quelle cosce possenti e coi polpacci, e sorride inconsciamente. Riapre gli occhi, incontrando quelli verdi del compagno ancora socchiusi. Sì, si dice in un moto di sincerità, è colpa degli occhi.
“Hai fatto colazione?” domanda sottovoce, facendo scivolare la mente a lidi più sicuri.
Roberto sorride, avvolgendolo in un abbraccio che gli rende un po’ più pesante il respiro.
“Aspettavo il cuoco,” risponde innocente. “Sai che non sono granchè in cucina.”
Massimiliano pensa di dirgli che in verità in cucina ci starebbe benissimo sempre, specie se piegato a 90° sul tavolo, ma si zittisce e gode del suo momento di protagonismo.
“Lo so. Come fai quando non ci sono io…”
Roberto continua a sorridere, poggiando la testa sulla sua spalla. Massimiliano dovrebbe alzarsi, ma rimane seduto sul pavimento ancora un po’. La colazione, in fondo, non scappa.

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