Fic: Gotta see what tomorrow brings

Feb 18, 2013 23:53

Titolo: Gotta see what tomorrow brings
Autore: p-will
Fandom: RPF My Chemical Romance
Personaggi/pairings: band, Grace (Mikey/Gabe molto vago)
Rating: PG13
Avvertimenti: Killjoys!AU, slashino, (canon?) character death e non
Conteggio parole: 950 (FDP)
Disclaimer: Nope.
Note: Per il prompt maschera del COW-T #3 @ maridichallenge.
NON RILETTA NEMMANCO PER IL CAZZO OMG PER FAVORE NON GIUDICATE DOMANI SISTEMO.

Jet non ha una maschera, perchè è una persona pratica. Sono in fuga e sono in guerra, e sotto le radiazioni e con il vento che ti frusta la faccia una maschera non serve a niente. Un casco, invece, è tutto un altro conto.

Ogni volta che lo toglie Poison lo guarda con un mezzo sorrisetto e gli chiede se abbia bisogno di un pettine, come se lui potesse permettersi di parlare, ma Grace ride e infila le sue piccole mani tra i suoi capelli, per ravvivarli, e Jet sarebbe disposto a qualsiasi cosa per vederla sempre sorridere a quel modo.

Poison, nella sua prima vita, non aveva una maschera. Non devo nascondermi, diceva, con gli occhi accesi di vendetta e i capelli che sembravano fiamme nella luce tossica del deserto, non voglio nascondermi.

Poi si era preso una pallottola dritta nella croce degli occhi.

Ci è voluta una fottuta settimana a resuscitarlo - il Dottor D ancora lo insulta per la sua idiozia - ma quando era tornato, aveva convenuto di aver bisogno di una protezione.

E si è messo una mascherina di cartone.

Kid dice che è un simbolo, Fun che è un idiota, ma Poison sa che non è nessuna delle due, e un po' lo sono entrambe; sa che la carta non vince contro i laser e i pugni, ma i colori sono più forti di qualsiasi cosa, e sa che le cose a cui tieni sono quelle per cui vale sempre la pena tornare.

La sua maschera, con i triangoli neri sugli occhi e i cerchi di glitter che ancora, dopo tanti anni, gli macchiano le mani di polvere impalpabile, è un regalo di Grace.

Quello che non sanno Fun, Jet o Grace, è che Kid non ha sempre avuto la stessa maschera.

Quando erano solo lui e Poison - quando il mondo era già andato a puttane ma ancora ogni tanto gli sfuggivano i loro vecchi nomi dalle labbra, quando erano piccoli e spaventati e potevano contare solo uno sull'altro, sfidando la vita ogni giorno a pistole spianate schiena contro schiena, e sfidando ogni notte stretti attorno ad un fuoco che non scaldava -, così tanto tempo fa che dovrebbe averlo dimenticato, come ha dimenticato tutto il resto, se solo il ricordo non fosse marchiato a fuoco nella sua stessa anima, Kid aveva un altra maschera.

Quella, sì, l'ha dimenticata; ma è un dettaglio inutile, uno come tanti, qualcosa che non gli appartiene più. Qualcosa che non è più.

Lui, invece, lo ricorderà finchè avrà fiato in corpo.

Lui, che quando Poison era scomparso l'ha accudito, l'ha addestrato, che gli ha coperto le spalle e l'ha baciato quando tutto il mondo attorno a loro fischiava di proiettili e imprecazioni, lui con il suo sorriso e la sua risata e i suoi occhi, lui che gli ha restituito il suo braccio quando credeva fosse perduto per sempre, e lui che tra le sue braccia è morto.

Lui che gli ha dato il suo nome, e quando Poison è tornato, Kid era un'altra persona.

Il casco è il suo. Jet scherza che c'è almeno qualcuno in questo gruppo che gli dà retta, e Kid sorride appena, china il capo, non dice niente.

Passa le dita sul vetro freddo della visiera, G O O D L U C K, e ci crede.

Della sua vecchia vita, a Fun è rimasto solo uno scatolone. È stato tutto quello che è riuscito a portare via, quando sono venuti a prenderlo, ed è tutto quello che ha - un paio di dischi, ormai fusi dal sole e dalle radiazioni, la maglia di una band ormai dimenticata il cui logo è scomparso da tempo, quaderni e fumetti e fotografie spiegazzate, e la maschera di un compleanno di tanti anni fa.

"Bella maschera," dice il tipo con i capelli fosforescenti che lo tiene sotto tiro, e lui sorride e preme di più la propria pistola contro l'incavo candido della sua gola. "Grazie," risponde, "bei capelli."

Il tizio fa un sorriso che brilla più dell'inferno radioattivo sopra le loro teste, la pistola scompare e al suo posto compare una mano tesa. Il suo cervello gli strilla che non deve fidarsi, ma c'è qualcosa in quel sorriso che gli fa abbassare la pistola a sua volta, gli fa alzare la maschera, gli fa stringere la mano che gli è offerta.

Le dita dello sconosciuto sono calde e ruvide e sanno di casa.

"Io sono Poison," dice, stringendo forte e sicuro. "Come ti fai chiamare?"

Nessuno gliel'aveva mai chiesto. Pensa alla sua vecchia vita, alla sua stanza e a sua madre e alla sua famiglia, a tutto quello che era e ora non è più, mentre la maschera gli pesa sulla fronte come un'ombra rassicurante. "Ghoul," dice, poi ridacchia. "Fun Ghoul."

Poison scoppia a ridere, e Fun s'innamora un po'.

"Anch'io voglio una maschera," dice Grace, gonfiando le guance e incrociando le braccia al petto, rannicchiata sul sedile posteriore della TransAm.

"Sei troppo piccola," cantilena Jet, dal sedile davanti al suo, sporgendosi indietro per scompigliarle i capelli. Grace lo guarda male e si allontana e si arrampica in grembo a Fun, che le passa subito le braccia attorno alla vita. È troppo grande per essere tenuta in gambe, ma le piace quando lo fa.

"Ma Show ha detto -"

"Lo sai che Show ti prende sempre in giro."

"Show ha detto che mi serve una maschera," ripete, cocciuta. "E io ne voglio una."

"Presto, tesoro," le dice Poison, ed è la centomillesima volta che lo dice, ma Grace gli crede anche questa volta. Poi Fun le fa cadere la propria maschera sugli occhi, e Kid ridacchia piano quando quella le scivola, troppo grande, fin sotto il mento, e Grace fa la linguaccia a tutti quanti.

(La verità è che stanno cercando di creare un mondo in cui non ci sarà più bisogno di maschere.)
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