TITOLO: My December
AUTORE: Akane
SERIE: RPF - Linkin Park
TIPO: one shot, pre-slash
GENERE: malinconico
RATING: x tutti
PAIRING: Mike e Chester dei Linkin Park (bennoda)
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma di loro stesi, scrivo usando solo la mia fantasia e non faccio niente di male. Nulla di tutto ciò è vero.
NOTE: questa si colloca all’inizio della loro conoscenza, Chester era arrivato non da molto nel gruppo e stavano facendo il primo album, Hybrid Theory. Non so se la storia dietro a My december pubblicata su una versione limitata dell’album sopra citato sia esattamente questa, però avevo un’idea precisa e cercando cercando, questa canzone è quella che si prestava meglio, così l’ho usata in questo modo. Che altro dire? Qua non si mettono insieme ma nei miei piani diciamo che è una sorta di inizio. Ne arriveranno altre.
Quello che riguarda il passato di Chester è purtroppo vero, anche se non sono andata nei dettagli e non ho detto tutto.
Ringrazio chi vorrà leggere e commentare.
Buona lettura. Baci Akane
PS: non riesco a selezionare i tag... ma penso di essere io a non aver ancora capito bene come funzionano sti cosi... ç_ç
MY DECEMBER
- Quali sono queste parti buie? - Alla domanda quasi brusca di Mike, Chester lo guardò come un gatto randagio colto da un estraneo a fare qualcosa di discutibile e segreto. Il ragazzo dai lineamenti lievemente orientali lo guardò rendendosi conto dello stato difensivo e corresse la domanda per non essere frainteso: - Intendo nella canzone… - Mise le mani avanti cominciando a giocare con la penna.
Smise di guardare il foglio per scriverci qualcosa sopra e fissò con occhi neri e attenti il giovane che aveva davanti.
Non era la prima canzone che scrivevano insieme ma fino a quel momento erano stati espressi concetti piuttosto chiari e comuni, in un certo senso, come i sentimenti di un rapporto difficile o totalmente disastroso.
Ma quella volta era diverso.
Chester aveva esordito dicendo che voleva parlare di parti buie e così gli era sorta spontanea la domanda…
Lo vide accendersi nervoso una sigaretta e guardarsi intorno a disagio e seccato, come se fosse sotto torchio e avesse fatto qualcosa di terribile.
“Ok, “ Si disse Mike pronto: “Ci siamo… questa è autobiografica!”
Lo capì subito dallo stato d’animo di quel ragazzo irascibile che non sapeva mai trattenere le proprie contrarietà.
- Non serve specificarlo. Ognuno ha le sue, non voglio andare nei particolari. Solo parlare di parti buie. Tutti ne hanno. -
Disse infine brusco tagliando corto, incrociando le braccia sul tavolo e appoggiandovi il mento mentre stringeva la sigaretta fra le labbra. Il fumo si disperdeva nell’aria ingrigendola leggermente e Mike per un momento vi si perdette ad osservarlo, quindi si riprese e tornò sul compagno che aspettava scrivesse qualcosa a riguardo.
Mike di norma aveva una pazienza fuori dal comune e sopportava di tutto, ma in quell’occasione se ne stizzì e lasciando cadere la penna con un gesto secco, incrociò a sua volte la braccia sul tavolo proprio come Chester e lo fissò intenzionato a non tirare fuori nemmeno un verso.
Per chi lo prendeva?
Voleva fare qualcosa di autobiografico e pretendeva che con quelle poche informazioni lo accontentasse con uno schiocco di dita?
Non sapeva un bel nulla di lui ed anche se fino a quel momento non avevano avuto problemi a comporre insieme ed era sempre stato collaborativo, il fatto che ora pretendesse una cosa personale senza però aprirsi, la trovava assurda.
Qualche anno più tardi se la sarebbe scritta direttamente da solo ma all’epoca era difficile che Mike gli permettesse di mettere mano totalmente da solo ad una canzone, anche perché le prime le cantavano sempre in due.
Chester notò che era seccato e non avendolo mai visto così alzò le sopracciglia spaesato:
- Bé? - Chiese stranito e arrogante allo stesso tempo.
- Mi dispiace, ma non riesco a tirare fuori niente da un ‘parliamo di parti buie’! Per chi mi prendi? L’idea è tua e non dice molto! - Il tono sostenuto era comunque sempre contenuto rispetto a quello più alterato di Chester che invece si alzò dalla sedia e cominciando a gesticolare infiammato, parlò liberamente arrabbiato:
- Dannazione, cosa c’è di complicato? Ognuno ha le sue parti buie, i periodi oscuri, le proprie tenebre. Cose che forse superano, forse no, ma che comunque tormentano e non lasciano in pace. Parliamo di queste cose ma senza andare nello specifico! - Ancora un’obiezione e l’avrebbe buttato giù dalla sedia!
Mike però non era contento e del tutto disturbato, senza alzarsi, si raddrizzò e gli spostò carta e penna dove prima era messo lui, poi scocciato e quasi maleducato come non era ancora stato col ragazzo, disse:
- Fa pure, accomodati! Fammi un esempio di ciò che intendi! Butta tu giù qualcosa! -
Chester esasperato si fermò davanti a lui, al di là del tavolo, e piegato lo fissò come se fosse un mentecatto, quindi gli gridò domando a stento l’insano istinto di prenderlo a pugni.
Quel tipo cominciava a farlo irritare davvero!
- IO NON POSSO, FINIREI PER ESSERE TROPPO SPECIFICO! -
Allora straordinariamente urlò anche Mike che di solito aveva un ottimo autocontrollo, quindi alzò gli occhi puntandoli senza il minimo timore in quelli infiammati dell’altro:
- E CHE MALE C’E’? -
- NON VOGLIO! -
- MA PERCHE’?! - Si alzò esasperato, battendo le mani sul tavolo e appoggiandosi ad esso; non riusciva a capire dove fosse il problema. Se voleva parlare di qualcosa che gli era capitata poteva anche farlo, le canzoni servivano a quello…
Chester strinse le labbra e si fece quasi sanguinare il piercing, quindi batté a sua volta sul tavolino ma senza dire niente si girò non riuscendo più a guardarlo con la paura di dire qualcosa di troppo. Qualcosa su sé stesso.
Come poteva sapere se fidarsi di quello lì?
Non è che lo conoscesse molto…
E poi non voleva.
Non voleva condividere certe cose così private… così dolorose… così vergognose… nemmeno in una canzone.
Non poteva fidarsi di nessuno.
- CHESTER! - Lo chiamò a gran voce intenzionato a cavarne almeno un ragno dal buco. Il cantante ancora non rispose, così Mike riprovò e all’ennesimo tentativo andato a vuoto, guardando la sua schiena, gli si avvicinò da dietro e tuonò fuori di sé: - CHE CAZZO DI PROBLEMA C’HAI?! NON SAI PIU’ COME SI SCRIVONO LE CANZONI? - Perché se uno non voleva esprimere sé stesso in ciò che componeva non era più in grado di fare canzoni.
Il punto era quello.
E se Chester non capiva quello non aveva nemmeno avuto senso il suo prenderlo nel gruppo.
A quello Chester finalmente si girò di scatto e in un faccia a faccia ravvicinato sputò fuori tutto quello che aveva, in realtà solo una breve e incisiva frase che tagliò davvero corto perché più chiara di così non poteva essere.
- C’E’ CHE CERTE COSE FANNO TROPPO MALE PERFINO DA METTERE NELLE CANZONI! - Mika trattenne il fiato e sgranò gli occhi nel fissarlo da vicino, nel rendersi conto che la sua furia era solo dolore e difesa, riluttanza a tirare tutte quelle sue parti oscure che anno dopo anno l’avevano divorato fino a consumarlo.
Quel ragazzo ne aveva di cose da mettere, in quelle dannate canzoni, invece!
Rimasero un lungo istante fermi a fissarsi straniti, uno infuriato che ancora non si rendeva di averlo detto, l’altro shockato perché non si capacitava di averglielo fatto dire.
In teoria poteva essere un passo in avanti ma l’istante dopo vide Chester ritirarsi a riccio e afflosciarsi nel divano dell’appartamento di Mike, dove si erano ritrovati per scrivere.
Si prese il viso fra le mani nascondendoselo, quindi appoggiato coi gomiti alle ginocchia, tutto piegato su sé stesso, non disse nulla per un altro lungo istante.
L’altro si sedette silenzioso accanto e lo guardò con accuratezza e mortificazione, senza sapere davvero cosa dire e fare.
Eppure di solito era lui quello che sapeva tirar fuori le cose giuste al momento giusto, quello delle frasi ad effetto, insomma.
- Chez… - Era la prima volta che lo chiamava in quel modo e lo fece con dolcezza. Il litigio di poco prima estremamente lontano.
Poi l’accarezzò impacciato con una mano, a lui piaceva il contatto fisico ma non sapeva se l’altro apprezzava.
Non lo scacciò, così continuò a passare la mano sulla sua schiena con gentilezza.
- Non voglio sapere cosa hai passato, cosa ti è successo, quali sono le tue parti buie, ma solo cosa vuoi esprimere nella canzone. Parlare di oscurità è troppo generico. Se ne può parlare in così tanti modi… -
Ancora silenzio.
Eppure era delicato nella maniera giusta.
A Chester non dava più fastidio sentirlo parlare, lo riteneva addirittura appropriato ed in un istante si chiese se in realtà lui e solo lui potesse capirlo.
Così, prima ancora di rendersene conto, cominciò ad aprirsi e parlare sommessamente, con un filo di voce, spompato.
Le sue tenebre l’avvolgevano come una spirale senza pietà e a Mike parve proprio di vederle.
Gli si strinse il cuore capendo che doveva averne dovute passare un po’ troppe.
- Ci sono cose nella mia vita di cui non riesco a parlare, cose che poi mi hanno spinto a cercare un fottutissimo sollievo nella droga. A fare cose di cui non andrò mai fiero, ma che ora sono morte e sepolte. E sai… non so nemmeno scegliere, fra quelle che mi sono successe, quali sono le più brutte. Non saprei proprio fare la classifica della peggiore merda, sai? Assistere al suicidio dei miei amici? Il divorzio dei miei genitori? Venire violentato? Però quello che mi brucia più di tutto è proprio quello che ho fatto io di mia volontà. Drogarmi. È quello che mi divora ancora oggi. Non sono cose di cui vado fiero. Sono cose buie e fredde. -
La voce gli morì in gola alla sola idea di essere più specifico, ma dopo aver detto quelle cose ci pensò e si rese conto di averle espresse ad alta voce e non solo pensate.
Sentì ancora la presenza di Mike accanto che non lo giudicava e non tentava di dire qualche maledetta parola di consolazione o qualcosa ad effetto.
Non diceva nulla, ma stava lì.
Rimase a lungo con la mano sulla sua schiena stretta in una canottiera nera, dopo di che, quando sentì il suo respiro placarsi un po’, si allungò al tavolo prendendo carta e penna, quindi appoggiandosi in un sostegno di fortuna, completamente scomodo, cominciò a scrivere dicendo sommessamente, di tanto in tanto, qualcosa come a chiedergli conferma.
Come se stesse solo leggendo nella sua mente. Senza nemmeno guardarlo in viso o staccare gli occhi dal foglio su cui scriveva,
- Senti freddo? -
- Sì… -
- E’ inverno? -
- Sì… -
- Dicembre? -
- Sì… -
- Cosa vuoi? -
- Non pensare. -
- Non pensare a cosa? -
- A quello che non ho mai detto a nessuno. Quello che nascondo. -
- Ed io non volevo fartele dire a tutti i costi. -
- Volevo solo un posto dove tornare. -
- Una casa? -
- Sì… -
- Una persona? -
- Sì… che mi capisca. Che mi aspetti. -
- La neve ricopre questi tuoi sogni. -
- Sono io che fingo che quello che ho sia tutto ciò che mi serve. -
- In che mese sei? -
- E’ ancora dicembre. -
- E cosa sta succedendo? -
- Nevica… -
- E cosa vorresti? -
- Un posto per me. Una persona che mi capisse. Qualcuno accanto. -
Dopo di questo ci fu silenzio, Mike smise di parlare e Chester di rispondere quasi in automatico, senza mai pensare, dicendo quello che gli veniva sul momento.
Solo dopo si rese conto di cosa era successo e di quanto Mike l’avesse capito a fondo, dalle sue domande precise e particolari, quasi pilotate in un certo senso.
I due allora si guardarono e mentre fra le mani di Mike c’era il testo di una nuova canzone nata in maniera singolare, non seppero cosa dirsi ma non riuscirono a staccare gli occhi l’uno dall’altro.
Incollati da quel sentimento intimo, intenso e profondo che li aveva scossi entrambi.
Ecco il modo di Mike di consolare e di essere vicino agli altri.
Niente consigli, solo lui che andava dritto all’animo dando vita esattamente a ciò che chiedeva di essere creato.
E Chester prima ancora di leggere il testo sapeva che era perfetto e lo ringraziò in un modo che all’epoca non era certo da lui e che nemmeno dopo lo sarebbe stato.
- Grazie… - Un lieve sussurro ma non imbarazzato, solo stanco.
La voce di qualcuno che per la prima volta cercava di liberarsi davvero dei propri fantasmi e che sapeva che aveva trovato chi l’avrebbe aiutato a farlo, con calma e fermezza.
Il sorriso di Mike fu quanto di più delicato avesse mai visto e si lasciò cingere dal suo braccio che gli nascondeva il viso contro il suo collo in un gesto protettivo e sicuro.
A Chester parve assurdo sentirsi così bene dopo essere stato così male, ma non combatté quello stato di beatitudine, anzi vi si abbandonò.
Sapeva che comunque sarebbe rimasto sempre tutto fra di loro.
Quello segnò la svolta nel loro rapporto.
Questo è il mio dicembre
questo è il mio periodo dell'anno
Questo è il mio dicembre
Tutto questo è così chiaro
Questo è il mio dicembre
Questa è la mia casa coperta di neve
Questo è il mio dicembre
questo sono io, da solo
Ed io
desidero solo non pensare
come se ci fosse qualcosa che ho omesso
Ed io
ritiro le cose che ho detto
per farti sentire così
Ed io
desidero solo non sentire
come se ci fosse qualcosa che ho omesso
Ed io
ritiro le cose che ti ho detto
Ed io darei via tutto
solamente per avere un posto dove andare
Darei via tutto
per avere qualcuno da cui tornare a casa
Questo è il mio dicembre
Questi sono i miei sogni ricoperti di neve
Questo sono io che fingo
Questo è tutto quello di cui ho bisogno Ed io darei via tutto
solamente per avere un posto dove andare
Darei via tutto
per avere qualcuno da cui tornare a casa
FINE