Wa, io ci provo. Le cose angstiose e la sottoscritta non vanno molto daccordo, anzi, io preferirei rotolarmi in un mondo di crack e fumo [scommetto che le canne ricavate usando manga delle clamp al posto del tabacco sono piuttosto potenti] mentre i personaggi su cui scrivo, per quanto siano dannatamente angst nel manga/anime/videogame da cui provengono, si rilassano beatamente.
Ma ci provo o.o
Dedico la mia mezza tabella maledetta a
michiru_kaiou7 che, nonostante sia una seisuba convinta, mi ha spronata a tentare lo stesso e mi si è offerta come beta; povera stellina. *hugga*
In ogni caso non prendetevela con lei se io arriverò a sfornare 50 fanfiction 'urende' kamuisubaru, neh °_°
mezza_tabella Potrete recuperare più comodamente le varie fanfiction dal mio profilo o su questo blog in cui raccolgo ciò che scrivo ^^
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#Addio
Fu quando posò le proprie labbra su quelle di Kotori che ebbe la piena percezione di ciò che era realmente accaduto. La pelle della ragazza era gelida ed i suoi occhi socchiusi, quelle splendide iridi color oro che tanto amava, sembravano quasi guardarlo con astio.
Era perfettamente conscio che questa era unicamente una sua illusione, la testa di un defunto non aveva vita e, a testimoniare il fatto che Kotori non era più al suo fianco, né poteva dimostrar il suo rancore nei suoi confronti, vi era un fastidioso olezzo proveniente da quei miseri resti umani e le macchie di sangue rappreso che ancora coloravano le lenzuola.
Lei era bella, lei era gentile, lei profumava di fiori e la sua semplice presenza era in grado di riscaldare il cuore delle persone;
era.
Quello che rimaneva di lei, invece, era freddo, sgradevole e gli trasmetteva unicamente, un forte senso di angoscia, mentre le grida che avrebbe voluto rivolgere a quel fottutissimo 'destino' gli morivano in gola, andandogli poi a stringere lo stomaco.
A cosa era servito isolarsi dalla realtà? Era solo riuscito a rinchiudersi in un incubo per poi scoprire, al risveglio, che la realtà era ben peggiore di come ricordasse.
Sentì mormorare il proprio nome e si voltò lentamente verso la porta, notando la figura di Nokoru che si muoveva verso il suo letto con un panno tra le mani; portò quindi nuovamente lo sguardo su Kotori ed annuì, porgendo all'uomo tutto ciò che restava della ragazza, l'unica con cui avrebbe voluto condividere la propria vita.
Era giusto così: quella non era Kotori, non più.
Tutto ciò che poteva darle, il poco che era in suo potere, era una degna sepoltura e, in nome principalmente suo, tentare in ogni modo di salvare Fuuma.
Destino, vero?
Era proprio destino che Kotori, la sua Kotori, morisse in quel modo? Beh, se la risposta era sì... allora chiunque stesse scrivendo per lui il copione della sua vita non poteva che essere un ineguagliabile bastardo.
Aveva tentato in ogni modo di non coinvolgerli, non i membri della famiglia Monou, non nella consapevolezza di esser responsabile della morte di Saya, non essendo conscio di quanto pericolo la sua presenza avrebbe rappresentato per loro. Oh, ma lei era così bella, così solare, l'aveva attratto a sé con la sua innocenza senza nemmeno saperlo e lui, forse cedendo al suo lato infantile che ancora pretendeva di aggrapparsi a false speranze, non aveva resistito alla tentazione di avvicinarsi nuovamente alla sua seconda famiglia.
Sentì la porta della stanza chiudersi e, poco dopo, una mano si appoggiò delicatamente sulla sua, ancora$ sporca di sangue, con estrema delicatezza, forse per paura di far del male.
"Subaru..."
Sì voltò ad osservare lo sciamano che, seduto su una sedia accanto al letto, ora gli sorrideva e, non comprendendo ancora che quell'espressione serviva più a consolare il Sumeragi stesso che lui, socchiuse gli occhi intrecciando le dita con quelle dell'altro, accennando a sua volta un mesto sorriso. Nonostante si sentisse avvolgere da un'aria gelida, nonostante provasse un'incredibile desiderio di isolarsi nuovamente dentro la sua mente, magari cullandosi in un sogno in cui lui, Kotori e Fuuma erano ancora felici ed insieme, quell'uomo era lì a tenerlo ancorato alla realtà e fargli forza.
Non aveva più sua madre, non aveva più nessuno, ma Subaru era vivo ed era al suo fianco ed al momento gli bastava potersi concentrare su questo per alleviare un minimo il dolore. Chiuse gli occhi ed, infine, riuscì ad addormentarsi.