Titolo: XVIII sec. - Omicidio a Palazzo Marino
Fandom: The soft Nightmare
Personaggio/Coppia: Elehim/Davide, Septienne
Prompt: Sangue per la
bingo_italiaRating: Nc17
Avvertimenti: violenza descrittiva, sesso descrittivo, vampirismo
Genere: dark, erotico
Conteggio Parole: 2201
Riassunto: Con un unico veloce movimento, la sinistra scagliò un pugnale dritto al petto del burocrate e la destro afferrò il collo del nuovo venuto, stringendo forte la presa e scagliandolo contro il muro più vicino.
Note: Elehim(che non ha un nome in questo racconto) è un mio personaggio, mentre Davide e Septienne sono di
queenseptienna. Spero che i suoi personaggi risultino IC... non so...
*Leli si dispera un po' confusa dalla febbre*
A voi tutti che passate di qui,
BUONA LETTURA
Edit 20/09/10: gli ho dato una riletta e ho corretto un po' di errorucci sparsi. Nel caso vi rendiateconto che ancora non fila, non fatevi scrupoli e avvisatemi ^^
Sangue
La spada penetrò la carne come se fosse burro e un'altra guardia crollò a terra senza vita. La luna piena illuminava una notte tinta del rosso scarlatto del sangue; dieci cadaveri tutt'attorno sventrati dall'acciaio di una lama che portava solo morte. La preda, premuta contro la parete di dura pietra abbellita da fregi di legno e stucchi, della stanza più sicura di quel palazzo in Milano, aveva i lunghi capelli biondi appiccicati alla fronte da uno strato di sudore freddo e la paura disegnata con perizia in quegli occhi scuri.
L'assassino aveva una veste nera, attillata, senza alcun tipo di decorazione, eppure della fattura più fine, macchiata del sangue di decine di vittime che quella notte di morte aveva riversato sul marmo di Palazzo Marino. Di quel piccolo burocrate era stata decretata la morte e lui gliel'avrebbe servita su un piatto d'argento.
"Io non lo farei."
La voce lo raggiunse inattesa, la spada già pronta a sferrare l'affondo mortale, e gli occhi della vittima si spostarono immediatamente sul nuovo venuto, come a cercar di capire se quella fosse o meno la sua salvezza.
La figura in nero si fermò un istante colpita dal suono di quella voce. Una voce interessante. Una voce che scava nel corpo a lasciare una segno indelebile del suo passaggio. Una voce per lui assolutamente identica a tutte le altre. Un lampo velocissimo passò negli occhi dell'assassino e il corpo si irrigidì, come in risposta ad un ordine.
"Ora rinfodera la spada e voltati lentamente." proseguì la voce ed il sicario fece come ordinatogli.
Davanti a lui c'era un uomo - o meglio un ragazzo - dai corti capelli castani arricciati secondo la moda e dagli occhi marroni, vestito di tutto punto delle scure tonalità del blu. I tacchi delle sue scarpe non avevano fatto alcun rumore e le calze azzurre gli donavano un'aura spettrale. La pelle illuminata dall'intensa luce lunare, per contrasto con il soprabito riccamente istoriato, sembrava splendere pallida ed irreale.
Il burocrate, oltre le spalle del sicario, s'accasciò contro la parete, il fiato spezzato gli usciva dalla gola esposta in rantoli di paura e l'intruso si fece immediatamente vicino, troppo sicuro di sé.
"Ora dimmi chi ti ha pagato." ordinò a distanza di un braccio dall'assassino. Era convinto di averlo in pugno e che nulla avrebbe potuto mai metterlo in pericolo.
Non sapeva quanto si sbagliasse.
Con un unico veloce movimento, la sinistra lanciò un pugnale dritto al petto del burocrate e la destro afferrò il collo del nuovo venuto, stringendo forte la presa e scagliandolo contro il muro più vicino.
Stelle accecanti gli offuscarono la vista e le gambe non lo ressero in piedi mentre il gemito sibilato del biondo soffocava in un rantolo di morte ai margini della propria coscienza, sapore di sangue a invadergli la bocca. La forza e la velocità di quell'umano erano impareggiabili per i suoi nuovi poteri, eppure non gli era mai successo di incontrare qualcuno tanto forte da metterlo in seria difficoltà, non ne aveva incontrate nemmeno coi veterani più robusti. Inoltre l'odore penetrante del sangue che permeava quella stanza gli stava dando alla testa troppo velocemente: era convinto di aver più controllo.
Davanti a lui la figura nera gli puntava alla gola la lama d'acciaio che solo in quel momento s'accorse esser bagnata d'argento.
La voce dello sconosciuto arrivò improvvisa, roca come se non venisse usata di frequente "Vampiro, non aver la presunzione d'esser invincibile." un gesto imperioso del capo lo obbligò ad alzarsi, i suoi occhi marroni si fissarono in quelli dell'altro e dovette reprimere un brivido.
Quelli erano gli occhi di un morto.
Bellissimi persino di notte, luminosi alla luce della luna piena, ma vuoti di ogni sentimento, mare immobile e profondissimo come tomba fredda per la sua anima.
"Implorami."
Il vampiro non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni. La sua vita era nelle mani di quell'essere. Non era un Demone, o l'avrebbe riconosciuto. Non era un altro Vampiro. Ma era più forte di lui.
"Non uccidermi."
Il sottile sopracciglio nero s'inarcò mentre la testa s'inclinava leggermente verso sinistra. Effettivamente poteva far meglio di così, ma non era da lui implorare. Aveva voluto seguire il destino di suo fratello Septienne, venduto la sua anima solo per impedirgli di essere il più forte. Che senso aveva se ora implorava uno sconosciuto di aver salva la vita? Ma che senso avrebbe avuto la sua morte? Perché il suo potere non aveva presa su di lui?
Vagliò attentamente tutte le sue possibilità nella frazione di secondo che servì alla lama per premere leggermente sul suo collo fino ad intaccare la pelle, spandendo nell'aria un odore di carne bruciata.
No, non aveva scelta.
"Ti prego, non uccidermi." ecco, quella era decisamente una supplica.
Un nuovo lampo attraversò le iridi verdi, increspando appena la superficie della propria tomba d'acqua marina, troppo veloce per potergli attribuire un significato.
L'assassino si fece avanti, portando indietro la destra in modo che la lama non si spostasse nemmeno di un millimetro dalla sua posizione, insinuando la sinistra tra il gilet e la camicia di seta leggerissima, proprio sopra l'ombelico.
Un brivido d'eccitazione percorse il corpo del vampiro.
Così vicino, l'odore di quell'umano speziato dal sapore forte del sangue delle sue vittime era dannatamente eccitante. Così come era eccitante non aver il minimo controllo della situazione.
"Implorami."
"Ti supplico, toccami..." non cercò nemmeno di opporsi, i suoi sensi erano tesi fino allo spasmo, inebriati dal profumo forte del sangue, di quel corpo così vicino a lui, così caldo nonostante la freddezza degli occhi, immerso in un mare di piacere dato dall'odore intenso della carneficina.
Il ghigno predatorio che incurvò le labbra del sicario provocò un brivido d'anticipazione, ma il corpo caldo si allontanò da lui. Il vampiro rimase immobile, spiazzato. Un istante dopo la lama argentata scivolava sulle sue vesti, dilaniandole al suo passaggio senza mai impigliarsi. Quella spada aveva un filo eccezionale, lavoro sicuramente di uno specialista. Anche la bagnatura in argento era perfetta.
La lama mise in mostra il torace glabro e bianco, lasciandolo senza nemmeno un graffio a memoria del suo passaggio. Quell'umano era decisamente uno che sapeva come si maneggiava una spada. Nuovamente la punta si posizionò sulla carotide del vampiro mentre il corpo dell'assassino si avvicinava. La sinistra si posò calda sul petto, coprendo immediatamente un capezzolo rosa, la testa si abbassò appena e le labbra si posarono tra il collo e la mandibola, a sentire pulsare quelle vene morte. Il sangue scorreva in quel corpo di ghiaccio, pompato da un cuore che non voleva cessare di battere, nemmeno dopo la morte.
Così simili eppure così diversi.
La mano scivolò appena e le dita s'incagliarono nel bottoncino rosa, iniziando a giocare e a stuzzicarlo. La bocca rimase lì, immobile. La destra non spostò la lama, assecondando però il movimento della testa del vampiro, quando la stimolazione lo fece contorcere.
"Di più... per piacere, ti supplico di più!"
I denti del sicario affondarono nella pelle fredda prprio sopra la carotide, mentre la destra conficcava la lama nel legno di una cornice a mezzo millimetro dal collo del vampiro. Una gamba si fece spazio tra quelle ammantate di azzurro prima che entrambe le mani scendessero a posarsi sull'epidermide del torace, saggiandone la consistenza.
Le mani del vampiro finirono tra i capelli dell'assassino, scivolarono sul velluto nero della veste, cercando, nel delirio dei sensi, un modo per togliergliela.
Una mano del moro scese alle sue braghe, infilandosi nella stoffa pregiata, trovando la consistenza soda delle sue natiche.
Il vampiro boccheggiò spingendosi contro l'altrui bacino ed entrando in collisione con l'erezione del suo aguzzino. Sentiva l'oscurità addensarsi attorno alle proprie mani, il gelo di quelle carezze calde che gli sbottonavano i pantaloni annichilirgli i sensi, il potere di quell'uomo frustargli le membra ad ogni tocco. No, quello non era un uomo. Non poteva essere solo un uomo!
Le braghe finirono arrotolate a terra scoprendo cosce lunghe e muscolose e un pube dai folti riccioli scuri col pene già eretto.
Il vampiro si sentiva tanto più nudo quanto l'altro era ancora vestito. Obbedì quando gli sollevò una gamba, facendo in modo che la allacciasse alla sua vita, e gemette forte quando gli inserì un dito nell'apertura bollente. Tanto freddo fuori quanto caldo dentro.
Il sicario scansò il volto l'attimo prima che i canini affilati si impossessassero della propria carotide. Nuovamente una scintilla attraversò il mare di quegli occhi vuoti e brillanti al contempo.
"Implorami."
Le dita entravano e uscivano dalla sua buco abusato, allargandolo, mentre le punte del piede sinistro mantenevano il corpo del vampiro in equilibrio. Si sentiva tornato umano tra quelle braccia, nonostante sentisse tutta la forza della belva ruggire dentro di lui. E la belva voleva il suo sangue quanto l'uomo voleva il suo cazzo.
"Dammelo! Ti supplico ne ho bisogno!" si contorse quando quelle dita sfiorarono la sua prostata "Dammelo ti prego, dammelo!" implorò spingendosi ad intermittenza verso l'erezione e verso il collo.
Con una mano l'assassino liberò il proprio membro turgido dalla costrizione delle braghe, le dita ancora sprofondate in quel calore inebriante. Tolse le dita e spinse il membro in quel buco ancora così stretto, un centimetro alla volta, ondeggiando lievemente e finendo per intrecciare le dita a quei capelli ricci. Solo quando fu completamente in lui permise ai canini di avvicinarsi al suo collo per succhiare il suo sangue.
Il vampiro si sentì pieno: l'erezione di quell'umano spingeva sulla sua prostata ad ogni affondo, facendolo gemere sul collo serico mentre quel sangue dal sapore paradisiaco si faceva largo in lui, incendiando ogni terminazione nervosa di puro piacere.
Non si accorse nemmeno di essersi abbarbicato con entrambe le gambe alla vita sottile dell'altro, che le mani dell'assassino si fossero arpionate ai suoi glutei, o di aver lasciato il suo collo per appropriarsi di quelle labbra rosse, stringendo il volto dei lineamenti delicati in entrambi i palmi.
"Più forte..." sospirò sulle sue labbra "Ti prego più forte!" supplicò facendo forza sulle gambe e andando incontro ad ogni spinta, mentre il muro si conficcava nelle sue scapole e la spada oscillava pigra accanto al suo orecchio, monito inquietante della pericolosità di quell'amante occasionale.
Il sicario lo accontentò immediatamente, mentre una parte del suo cervello registrava la presenza di un secondo vampiro, subito fuori la stanza.
"Ti prego... ti prego... ti prego..." una litania, una preghiera, un'invocazione. Incurante del mondo esterno.
Venne violentemente, senza esser mai stato toccato, stringendosi spasmodicamente attorno a quell'intrusione che gli scavava il corpo. L'assassino continuò a spingersi in lui, ancora e ancora, finché anche il suo orgasmo non esplose violentemente nel corpo ormai privo di forze ancora abbarbicato a lui.
Aspettò un attimo per riprendere fiato poi si sfilò e, sentendolo teso e rigido, si voltò verso il nuovo venuto che guardava attraverso la finestra chiusa, gli occhi di ghiaccio fissi e colmi di una furia.
L'assassino sorrise in un modo atroce che gli deformò il volto in una maschera grottesca senza sentimento alcuno. La mano destra si riappropriò della spada, scivolando vicino al viso stanco ma granitico del vampiro, senza lasciar segno. Il vampiro tra le sue braccia guardava l'altro alla finestra, gli occhi dapprima sgranati in un'espressione sorpresa e colpevole, si accesero poi d'odio furente.
Quello sguardo di fuoco riuscì a non farlo sembrare patetico nemmeno in quella situazione, coi vestiti strappati e il pene esposto. Il sicario era alla sua destra, l'arma stretta in pugno, la sinistra appoggiata al muro accanto alla propria testa e gli occhi fissi su Septienne.
La finestra si ruppe in una miriade di schegge mentre il secondo vampiro faceva il suo ingresso nella stanza.
"Hai imparato ad implorare, Davide." la voce carica d'ironia sferzò l'aria con la forza di una frustata.
"Non sono affari tuoi, Septienne." attutì il colpo con lo stessi sibilo nella voce "Chi supplico lo decido io e puoi star certo che non sarai mai tu."
L'assassino rifoderò con eleganza l'arma distogliendo lo sguardo da entrambi ed allontanandosi con passo lento.
"Scappi?" ruggì Septienne, assumendo una posizione d'attacco.
L'umano non si voltò nemmeno, ci pensò Davide a frapporsi tra loro "Non è alla tua portata."
Septienne sgranò gli occhi "Hai bevuto il suo sangue?!"
"Non è per questo che t'impedisco d'attaccarlo." puntualizzò, senza negare né spostarsi di un passo, mentre il lieve rumore degli stivali del sicario si perdeva nei corridoi e la figura nera iniziava a sbiadire inghiottita dalle tenebre della notte "Per quale motivo pensi non l'abbia ucciso io? Il mio compito era proteggere quell'uomo," disse indicando il biondo riverso a terra in una pozza di sangue "ma non ci sono riuscito. E, mi dispiace deluderti, tu non sei più forte di me!" il sorriso di Davide incurvò le labbra piene "Quindi vedi di sparire e di non pensare assolutamente di andarlo ad attaccare. Per cosa poi? Perché mi ha scopato? Non mi ricordavo d'esser una tua proprietà."
Septienne fece un passo indietro, stizzito, prima di sibilare "Ti ha ferito." fissandogli la piccola bruciatura sul collo "E solo io posso lasciarti marchi simili. Tu sei il mio nemico." ringhiò prima di uscire così com'era entrato.
Davide scosse la testa, cercando le sue braghe in quel mare di sangue "È davvero possessivo." ghignò. Poi si guardò attorno scuotendo la testa "E ora come la spiego questa mattanza?" i suoi superiori non sarebbero stati contenti. Proprio no.