Nerdpocalypse, but not so nerd

Oct 22, 2012 22:13

Titolo: Nerdpocalypse, but not so nerd.
Fandom: Originale
Capitolo: 1/1
Rating: Pg13
Conteggio parole: 1247
Avvertimenti: humor and fullo of craps :D 
Note: Prerchè mi sembrava divertente e perchè volevo riempire un po' la mia neo-culocard... oltretutto un personaggio sfigato mi mancava ancora (è senza nome ma a chi interessa?) Senza pretese eh! I REGRET NOTHING!



Mamma mi ha sempre detto che sono un fortunato bastardo. 
Fortunato sicuramente e bastardo un po’ meno, almeno spero. Non sono di indole cattiva, tutt’altro: quindi quelle infelici uscite, mi facevano pensare all’altro significato della parola, che mi preoccupava di più.
Non che mia madre abbia mai avuto una relazione extraconiugale, almeno da quello che lei afferma, ma qualche dubbio ti può sorgere se l’idraulico viene più volte a casa tua quando il rubinetto non perde oramai da quattro mesi.
Lasciando stare questo discorso, mia madre continuava a ripetermi questa cosa. O almeno fino a quando zia Christina non le a staccato la giugulare a morsi dopo aver avuto un attacco violento di “Virus Z”, zombite per gli amici, mentre era da noi per il tè e biscotti del santo venerdì pomeriggio. 
Santo perché, mia madre con zia Christina, mentre smangiucchiavano biscotti dietetici, discutevano di grandi temi teologici, fingendo di essere delle brave donne di chiesa. 
Come abbia avuto la forza di tradire mio padre non lo capirò mai … 
Dalla mia stanza si potevano sentire, quindi, tutti gli Ave Maria che recitavano e i problemi della salvezza dell’anima dall’inferno mentre io mi facevo una sega davanti a You Porn. 
Ho sviluppato un certo kink per le preghiere ripetitive e le suore.
A questo punto dovrei anche spiegare perché mi definiva fortunato e la nostra (la mia) storia parte proprio da qui. 
Avevo appena finito di impostare il tempo di cottura dei rimasugli delle lasagne del giorno prima nel microonde, quando improvvisamente vedo mia zia, nel suo squallido tailleur rosa sulla soglia della porta, digrignante e sporca di sangue. 
Ora vi sfido a non dirmi che sono fortunato.
Mentre mia zia si avvicinava, il microonde iniziò a produrre strani suoni e sfrigolii, io preso dal panico mi tuffai vicino al tavolo trascinandomi dietro la tovaglia in plastica. In quel preciso istante la ciotola di coccio piena di latte posizionata sul tavolo, per qualche strana legge della fisica, andò a sbattere contro il microonde, rompendo la finestrella in vetro e facendolo esplodere. I pezzi di vetro per l’onda d’urto schizzarono da tutte le parti e, mentre io ero protetto dal tavolo, il cranio di mia zia venne trapassato da un pezzo di vetro con qualche rimasuglio di lasagne. 
Solo dopo mi accorsi che il contenitore era in alluminio. Mai mettere l’alluminio nel microonde, a meno che non sta affrontando tua zia in un tailleur rosa, zombificata. 
Ancora scosso, ma preparato, per l’evenienza che il “Virus Z” contagiasse anche la mia povera cittadina, situata in un angolo sperduto dell’America, corsi in camera mia.
A scuola negli ultimi giorni ci avevano preparato bene così mi era capitato di ascoltare quelle lezioni sulla sicurezza tra una partita di Temple Run e un’altra.  
Raccattai tutti gli oggetti di vitale importanza (comprese le mutande con Captain America, e sì! Si possono avere le mutande di Captain America a 21 anni! Non c’è legge che lo vieti tranne quella del buon senso, ma nessuno ci fa più caso oramai) e scesi le scale, deciso ad andare in garage, prendere la macchina e salvare mia nonna, che abitava dall’altro lato della città.
Non feci in tempo a uscire dalla mia camera che mia madre era lì ad aspettarmi, gorgogliante di sangue. Feci qualche passo indietro e sbattei contro la scrivania.
Io ve lo ripeto: sono veramente fortunato.
Trovai la tastiera e l’afferrai disperato. I fili si ruppero, sfilacciarti dal mio criceto bastardo Tony Stark, e colpii la testa di mia madre con la mia tastiera nera ergonomica Trust, rompendola a metà e staccando la testa della mia genitrice già in precario equilibrio sul collo.
Solo a distanza di tempo, mentre in macchina sorpassavo il Mac Donald in fiamme che emanava un dolce profumo di patatine fritte e hamburger, mi accorsi che avevo appena ucciso mia zia e mia madre. Non è che mi dispiacque poi così tanto.  
Non era molto legato a quelle malefiche donne; a mio padre invece sì, pace all’anima sua, morto d’infarto quando una sera entrò nella camera da letto. Non capirono mai che cosa seriamente successe, però mi sembrò di ricordare che vennero coinvolti mia madre, l’idraulico e il macellaio.
Ora, comunque, il problema cruciale era trovare mia nonna e portarla in salvo. 
La gente si chiederà perché ho così tanta fretta di trovare mia nonna, invece di cercare i miei amici e scappare con un autobus, mentre fornichiamo e facciamo orge stile High School of Dead. 
Diciamo che ci sono due motivi del perché non lo faccio:
In primis, io non ho amici. Ho passato troppo tempo a sbavare dietro al culo stretto in un aderentissima tutina nera di Scarlett Jhoansson, mentre interpretava Black Widow, e a giocare a No More Heroes, spasimando su tutti i personaggini femminili vestiti unicamente da qualche metro di filo interdentale.
In secundis (si dice così vero?) non posso lasciare mia nonna di 78 anni con il suo pseudo fidanzato Raul, un brasiliano di 31 anni che gira per casa in perizoma leopardato, a difendersi da sola dall’orda zombie incombente. 
Riuscì ad arrivare a casa di mia nonna ed entrai dalla porta d’ingresso spalancata. Inutile dire che tutte le peggiori premonizioni si affollarono nel mio cervello già di per sé sovraccarico.
Sfortunatamente erano tutte avverate più qualche bonus. 
Non voglio sapere per quale motivo o per quale strano scherzo del destino dovetti assistere a quello spettacolo, ma appena varcai la soglia del salotto trovai mia nonna, in un osceno babydoll rosso che le copriva a malapena le cosce, a combattere con la sua amata lampada “Marylin Monroe” contro un Raul nudo, ricoperto di olio e zombificato.
Il mio istinto di sopravvivenza si risvegliò, o semplicemente il mio cervello decise di spostare lo sguardo da quell’osceno teatrino, e presi il posacenere a forma di … Dio solo sa che forma aveva, rompendolo sulla testa dell’ex-fidanzato di mia nonna. 
Funzionò poco, forse la mia fortuna mi aveva abbandonato, ma neanche il tempo di formulare mentalmente quella frase che mia nonna, aiutata dalla distrazione di zombie-Raul gli trapassò la gola con la lampada “Marylin Monroe” (43 $ su E-bay).
“Oh! Raul! Quanto mi dispiace!” era una gran donna, sempre a scusarsi quando uccideva la versione zombie del suo fidanzato. 
“Nonna! Per l’amor di Dio vestiti e andiamocene da qui!” urlai tra il disperato e l’isterico. 
Isterico per l’apocalisse zombie. 
Disperato per aver visto mia nonna in un babydoll rosso.
Lei aveva dei gusti giovanili nel vestirsi, quindi divenni ancora più disperato quando si presentò davanti a me vestita come Lara Croft nei suoi giorni di gloria sulla Ps2. Mi sforzai di lasciar perdere.
Ci munimmo di coltelli, batticarne e un ferro da stiro (“Perché anche in un apocalisse zombie devi avere le mutande stirate!” giustificò Lara Croft Senior).
Non era seria quella situazione e non la stavo trattando neanche con la dovuta serità, ma almeno stavo sopravvivendo. Non i miei occhi alla vista della nonna, ma il cervello girava ancora.
Afferrai il coperchio della spazzatura in ferro, portandolo al petto e posizionandomi di fronte alla porta, mia nonna dietro con gli zaini pieni. Le stradine si erano già riempite di zombie ondeggianti. Ci saremmo dovuti fare strada tra loro per raggiungere la macchina.
Mi sarei fatto spazio come Captain America, meno muscoloso, figo e con gli occhiali da nerd, ma era lo stesso. 
Non serve essere dei gran fighi o dei bell’imbusti, basta solo avere un po’ di fortuna.  

rating: pg13, !fanfiction, originale, /one shot

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