Titolo: Prima Volta
Autore: Slayer87
Fandom: Criminal Minds
Pairing: Morgan/Reid
Rating: NC17
WordCount: 2737 (fdp)
Avvertimenti: slash, fluff
Note: scritta per il WWF fest @fiumidiparole, l’avvertimento era fluff e il prompt da me scelto è p0rn!fluff.
Dedica: dedicata a Narcissa63 che mi ha (minacciato) chiesto di scriverla, visto che si è appassionata al pairing per colpa mia. Spero ti piaccia carissima.
Ringraziamenti: devo assolutamente ringraziare
cuorefreddo , che mi ha sopportato durante tutta la stesura, mandandomi mail ricche di osservazioni e consigli. Ovviamente siccome sono anch’io un pigro gatto grasso non sono riuscita a farla avere tutta prima di oggi, quindi l’ultima parte non me l’ha riguardata, purtroppo. Ma it’s all my fault! Per cui la ringrazio di nuovo per sopportarmi così stoicamente. Come farei senza di te, micia mia bella? Un bacione grande e tante coccole!
Infine un piccolo consiglio, se volete aumentare l’atmosfera tenerosa, leggete mentre ascoltate q
uesto, l’effetto è assicurato!
Prima Volta
Quella volta Derek era andato molto vicino a perderlo.
Dannatamente troppo vicino. Quel ragazzino era entrato nella casa del Soggetto Ignoto e per poche, terribili ore aveva seriamente temuto di non rivederlo più. La paura che aveva provato in quegli istanti era bastata a fargli superare, in blocco, qualsiasi timore avesse sul fatto di avere una storia con un collega e altre assurdità del genere. In tutta onestà, non si era mai fatto un problema sul fatto di essere bisessuale, ed invece, puntualmente, non riusciva a gestire l’idea di stare con Reid. Si era detto per anni che se gli stava accanto era solo per guidarlo, perché quel bambino cresciuto troppo in fretta doveva pur avere una persona che lo spingesse nella giusta direzione, che gli insegnasse a fare i conti con la vita di tutti i giorni, ma a conti fatti, in tutto quel tempo, aveva mentito solo a se stesso.
E questo lui l’aveva capito solo in quel momento. Derek era un uomo più di azione che di parola, e dentro di sé prese la decisione che, una volta finito tutto, Reid sarebbe stato suo. Aspettare, e rischiare magari di perderlo un’altra volta, non era più una delle opzioni da prendere in considerazione. Sapeva che per tutto quel tempo non era stato lucido, preoccupandosi fin troppo per il collega. Sospettava che Hochner avesse capito tutto, almeno a giudicare dall’occhiata di rimprovero che gli aveva rivolto in quell’occasione, ma avrebbe mandato a quel tal paese il diavolo in persona, se questi gli avesse impedito di stare vicino al suo amico. Per fortuna, quel genio di Spencer aveva trovato anche l’antidoto, e così lui si era un poco risollevato. Aveva atteso pazientemente che Reid si svegliasse, e che si ristabilisse completamente, prima di mettere in atto la sua opera di “circonvenzione di incapace”, come l’aveva ironicamente chiamata fra sé. Aspettò di avere almeno due giorni liberi, e poi si presentò sotto casa di Reid:
«Buongiorno ragazzino, come va? »
Esordì, con un tono che voleva essere brillante, ma che invece a lui era sembrato quasi insicuro. Spencer non diede segno di aver notato stranezze, e rispose alla domanda mentre lo faceva entrare in casa:
«Tutto bene. Che ci fai qui? »
Derek voleva arrivare al punto con calma, girandoci attorno come se quello fosse un interrogatorio, ma la domanda diretta di Spencer l’aveva portato a decidere per l’azione fulminea, che, di certo, aveva dalla sua l’effetto sorpresa.
Così, non rispose, attendendo pazientemente che l’altro chiudesse la porta per poi avvicinarsi cauto, senza farsi sentire, fino a trovarsi ad un passo da Reid. A quel punto aspettò solo che l’amico si girasse, e se lo ritrovasse di fronte. Spencer si spaventò, come Derek aveva previsto. Ridacchiò impunemente, poi scostò una ciocca di capelli dal volto di lui e sussurrò: «Scusa, non ho resistito… ma voglio farmi perdonare», e, senza attendere oltre, prese possesso di quelle labbra. All’inizio ebbe la reazione che si aspettava: sorpresa, un certo grado di timore e forse anche un iniziale moto di repulsione. In seguito, però, successe qualcosa che andava ben oltre le sue più rosee aspettative, perché Reid, spiazzandolo completamente, prese a rispondere a quel bacio.
Il suo era un tocco esitante, ma man mano che approfondivano il contatto anche il bacio diventava più sicuro, lasciandoli entrambi con appena l’ossigeno sufficiente per respirare. Si ritrovarono, senza nemmeno sapere come, sulla poltrona del salotto, Reid a cavalcioni di Derek, le mani che correvano sui loro corpi ancora vestiti mentre le lingue si intrecciavano senza sosta. Morgan aveva paura a far terminare quel bacio: conosceva il suo genio, e sapeva che una volta passato l’attimo, lui si sarebbe aggrappato alla sua intelligenza per scappare, una volta di più, da quello che aveva da offrirgli.
Egli sapeva, per esperienza, che le persone come Reid (o, perlomeno, simili a lui), tendevano ad avere timore degli atti fatti d’istinto, e temeva che Spencer, una volta resosi conto di cosa stava facendo, si sarebbe ritirato nel suo mondo privato dove lui non era mai riuscito ad entrare. Per quel motivo Derek decise di non attendere oltre, stringendo a sé il corpo magro, ancora leggermente debilitato dopo la malattia e quindi più leggero del solito, e se lo tenne stretto in un abbraccio mentre li conduceva entrambi verso la camera da letto, senza mai smettere di baciare il viso del suo ragazzino. Se lo strinse ancora di più mentre lo adagiava sul materasso, e si maledisse per non aver chiuso la porta non appena erano entrati. Ora doveva staccarsi e quella era proprio l’ultima cosa che voleva fare.
Beh, alla fine quella conversazione sarebbe arrivata comunque. Meglio prima che dopo: in fondo, Reid gli aveva dimostrato di non essergli indifferente, e lui avrebbe potuto usare la cosa a suo vantaggio. Cercò di fare il più in fretta possibile, ma quando tornò a letto capì che era successo quello che temeva: Spencer ci stava rimuginando su.
Doveva assolutamente interrompere quella sequenza di pensieri che avrebbero solo rovinato tutta l’atmosfera. Decise di riprovare con l’effetto sorpresa: difficile che funzionasse una seconda volta, ma poteva essere, dato che Reid aveva dimostrato di gradire i suoi baci.
Quando catturò nuovamente le sue labbra, Derek non attese oltre per infilare le mani sotto i vestiti dell’altro ragazzo ed accarezzare quanta più pelle riuscisse a toccare. Doveva assuefarlo di sensazioni, solo così avrebbe vinto la resistenza di quel cervello sempre in movimento. Cercò di spogliarsi rapidamente mentre continuava a baciarlo. Sembrava che quello fosse una distrazione sufficiente per il giovane profiler, e lui non ne poteva essere più contento. Si liberò di tutti gli indumenti lasciando ancora su solamente l’intimo. D’accordo distrarlo, ma aveva tutta l’intenzione di fare le cose per bene e soprattutto con calma. Ora che finalmente lui era quasi nudo poteva dedicarsi a spogliare il corpo dell’altro. Benedisse il fatto che Reid avesse su una camicia, così da poterla slacciare agevolmente mentre copriva di baci e succhiotti quel collo pallido che si era sognato per notti intere. Arrivati ai pantaloni, Morgan si diede da fare ma venne bloccato sul punto dalla voce di Spencer:
«A - Aspetta, che…»
Non doveva permettergli di mettere in moto quella macchina quasi sovraumana che era il suo cervello, o sarebbe stata la fine.
«Shh piccolo. Non ti preoccupare».
Sperava che le sue parole servissero a calmarlo, e in parte fu veramente così: Morgan cercò nuovamente di slacciargli i pantaloni, e questa volta ebbe successo. Non andò oltre nemmeno con lui, preferendo rilassarlo ancora un po’, in modo da poter portare le cose ad un livello superiore. Aveva pochi dubbi riguardo l’orientamento di Spencer: il linguaggio del suo corpo, e la sua erezione, che Derek sentiva premere contro la coscia, parlavano per lui; era quasi certo che l'altro fosse gay. C’era qualcosa che però non andava, una tensione che prima non aveva avvertito, così si arrischiò a guardarlo negli occhi. Il ragazzo aveva gli occhi sgranati, ed era chiaramente terrorizzato da quanto stava succedendo. Morgan abbandonò allora i piani di attacco, e si mise di fianco a lui, stringendoselo addosso per fargli capire quanto lo desiderava. Accarezzò la schiena di lui con i polpastrelli, lento e dolce, e poi con un dito gli alzò il volto, che Reid aveva sempre tenuto basso, quasi pudico, e gli disse, seppur a malincuore, «Scusami ragazzino. Sono andato troppo in fretta. Facciamo le cose con calma».
Forse dopotutto poteva anche essersi sbagliato. Non era di certo infallibile.
Prese quel volto tra le mani e chiese, in un sussurro, «Vuoi che mi fermi?»
«No. Lo voglio anch'io. Ma... »
Enormemente sollevato, tirò un piccolo sospiro di sollievo,e lo baciò ancora, eppure percepiva ancora un po' di quella tensione era ancora presente nell'altro.
A quel punto non voleva smettere di baciarlo, assolutamente, ma se era questo che serviva a Spencer lui l’avrebbe fatto e senza battere ciglio.
«Cosa c'è, ragazzino? Hai paura?» Derek sperava di no, ma non voleva ferire in alcun modo il suo piccolo genio.
«Non è questo, Derek. È solo… non capisco… c’è un sovraffollamento di pensieri ed emozioni nel mio cervello e non riesco a districarmi. Insomma, non voglio che tu smetta ma…»
A Morgan era bastata quell’ultima frase per convincerlo a riprendere a baciarlo. Lento, questa volta, quasi impercettibile, eppure consistente abbastanza da far mugolare leggermente Reid. Quello era un suono che poteva veramente portarlo alla pazzia, decise Derek, mentre riprendeva il suo posto sopra il bacino di Reid:
«Ok Reid, con calma, va bene? Fermami quando vuoi e senza farti problemi, d’accordo?»
La sfumatura rossa che aveva riempito istantaneamente le guance di Spencer era qualcosa che lui, con tutta probabilità, mai avrebbe scordato.
Visto che si era imposto la calma, decise che per ora l’intimo poteva rimanere al suo posto, mentre scendeva con le mani ad esplorare ancora meglio il corpo di quel giovane ragazzo. Reid per il momento assecondava i movimenti, senza azzardarsi a fare nulla, se non gemere piano, o ansimare di tanto in tanto, quando lo coglieva di sorpresa. Aveva passato gli ultimi dieci minuti ad esplorare ogni zona del petto di Spencer, e ormai era arrivato alla decisione di portar le cose un po’ più in la, quando sentì una mano scorrere piano su tutta la sua colonna vertebrale, facendo partire un brivido che lo scosse nell’anima, oltre che nel fisico. Guardando Reid negli occhi, vide la sua silenziosa richiesta e altrettanto in silenzio acconsentì, sdraiandosi e permettendo al suo piccolo genio di mettersi comodo sopra di lui.
Gli batteva forte il cuore solo al pensiero delle mani di Spencer sul suo corpo, che lo accarezzavano e lo tormentavano, le sentiva vagare su di sé, quasi tremanti, mentre prendeva confidenza con quel territorio sconosciuto. Sembrava gli piacesse far scorrere il dorso della mano sul fianco, e poi salire lungo il petto, dove stuzzicava i suoi capezzoli bruni con un’insistenza che lo stava facendo diventare matto. Derek si era imposto di non far nulla, per non spaventarlo, però era un uomo e aveva i suoi limiti.
Ad un certo punto ribaltò le posizioni e con una presa decisa tolse anche i boxer, guardandolo negli occhi come per chiedere una conferma, poi levò anche il suo intimo, e gli aprì leggermente le gambe con il ginocchio. Non voleva fare nulla di troppo spinto, solo una leggera strusciatina, per così dire: lo baciò ancora, sembrava non averne mai abbastanza di quello, e si mosse leggermente con il bacino in via sperimentale. Il gemito con cui Reid lo ricompensò lo fece sorridere: lo prese tra le braccia allora, e si mosse ancora, ripetendo il movimento di prima. Non sapeva perché, ma con Reid gli veniva naturale essere così… tenero… forse era quella costituzione così magra, o forse era il modo in cui quegli occhi lo guardavano mentre scoprivano il sesso. A volte, mentre lavoravano ad un caso, Spencer faceva certe espressioni che gli facevano venir voglia di mangiarselo… forse era quello, Derek non poteva dirlo con certezza, sapeva solo che non voleva ferire in alcun modo quella creatura tra le sue braccia, ora come ora impegnata a gemere in una maniera che avrebbe dovuto essere dichiarata illegale. Decise di non portare entrambi oltre il limite, perché aveva ancora timore che Spencer ci ripensasse, e così scivolò dolcemente sul quel corpo pallido fino all’erezione che svettava, in attesa che qualcuno prendesse in mano la situazione.
Lui non si fece attendere prendendola in mano e anche in bocca, quella situazione, con l’immediata reazione a bocca aperta da parte di Reid che collassò sul materasso, apparentemente senza fiato, annaspando in cerca d’aria.
Le mani di Spencer erano aggrappate alla lenzuola, e Morgan prese una di quelle mani sottili, da pianista, intrecciando le dita con quella. Sembrava un gesto così intimo, quello, che gli si strinse un nodo allo stomaco per l’emozione, mentre con la bocca lavorava ancora sull’uccello di Reid. Con uno schiocco rilasciò la presa, e fece per baciare l’altro, quando Spencer, una volta di più quella sera, lo colse di sorpresa ribaltando le posizioni.
Uno sguardo languido di Spencer gli fece capire cosa voleva e le sue paure. Senza dire nulla, sciolse le loro mani ancora intrecciate e spinse quella di Reid giù fino alla propria erezione, con una carezza appena percettibile ma incredibilmente erotica.
Morgan non riuscì a credere a quello che stava per succedere finché non si sentì avvolgere il glande dalla punta della lingua del compagno. A quel punto, smise semplicemente di respirare, perchè Reid aveva iniziato a succhiarlo come se fossero anni che si dedicava a quella pratica, mentre in realtà Derek sapeva benissimo che era la prima volta che Reid faceva un pompino a qualcuno. Il suo doveva essere un talento naturale: impossibile altrimenti spiegare quella bravura; sembrava sapere per istinto cosa piacesse a Morgan, e lui non poté di certo lamentarsene. Allargò le gambe per permettere a Reid di accomodarsi meglio, e non si azzardò a guardare in basso, o sarebbe venuto. Spencer si stava rivelando sotto i suoi occhi in un modo che non aveva mai neanche pensato potesse succedere.
Chissà per quale assurdo motivo aveva immaginato che il suo collega sarebbe stato molto più restio, che ci sarebbero voluti giorni se non settimane prima di arrivare a quel punto. Stava succedendo tutto così in fretta che era parecchio frastornato - o forse quello era solo l'effetto di Spencer Reid impegnato in un pompino dir poco spettacolare.
Quando sentì la bocca di Reid staccarsi da lui, aprì bruscamente gli occhi, che neanche si era accorto di aver chiuso, e vide il volto di Spencer arrossire in una maniera che poteva solo essere definita come adorabile.
«Scusami, è solo che... », Morgan non rise solo perché pensava che Reid avrebbe interpretato la sua risata in maniera sbagliata, preferendo scuotere la testa per dirgli che andava tutto bene.
Derek non sapeva come aveva fatto a resistere fino a quel momento, contenendo il desiderio che lo stava facendo bruciare. Si mise a sedere e sfruttò la posizione di vantaggio così ottenuta per portare Reid sotto di sé. Aveva un gran bisogno di baciare quelle labbra rosse e gonfie, e così fece, mentre con un ginocchio spingeva Spencer ad aprire le gambe.
Accarezzò quel corpo pallido e magro di cui, ormai lo sapeva, non avrebbe più potuto farne a meno, e solo dopo aver sussurrato al suo orecchio «Sei pronto?». A quel punto Derek si bagnò le dita con la propria saliva, ghignando quasi quando vide gli occhi del compagno dilatarsi per lo stupore e l’eccitazione. Portò quelle dita proprio sul bordo dell’apertura di Spencer, il quale cercò di rilassarsi il più possibile, pur essendo ancora piuttosto agitato. Morgan non poteva dire di non capirlo: di certo si trattava della sua prima volta con un uomo, se non della sua prima volta in assoluto.
Quel pensiero gli fece scivolare addosso un senso di tenerezza per il giovane uomo che era sotto di lui, tanto da spingerlo a chinarsi per baciarlo su tutto il viso mentre entrava dentro di lui con un dito. Lo sentì tendersi attorno a quella intrusione e allora, con l’altra mano, scese per stuzzicargli l’erezione. Sperava di non pesargli troppo, ma non aveva alcune intenzione di smettere di coccolarlo.
Si sollevò da lui solo dopo aver inserito anche il secondo e il terzo dito e essersi assicurato che fosse più che rilassato. Tolse le dita e iniziò a penetrarlo, un centimetro alla volta, lentamente, per consentirgli di abituarsi alla sua presenza. Poi, non appena fu sicuro che Spencer fosse pronto a continuare, iniziò a spingere. All’inizio prese un ritmo lento e poco profondo, accelerando solo quando il compagno iniziò a gemere piano. Dio se quel maledetto ragazzino era eccitante. E magari lui neanche se ne rendeva conto. Ansimava e gemeva chiedendo di più senza remore, e quel suo candore mischiato all’eccitazione che sentiva montare lo stava mandando completamente fuori di testa. Quando sentì che era ad un passo dal venire riprese possesso, ancora una volta, di quella bocca che l’aveva stregato.
Vennero a breve distanza l’uno dall’altro, e Derek fece parecchia fatica per scostarsi e sdraiarsi sul letto, stretto al suo piccolo genio. Si girò di lato, e non si sorprese di trovarlo già addormentato. A vederlo così fragile e rilassato gli venne una piccola stretta al cuore. Gli scostò i capelli dal volto, proprio mentre Reid, girandosi nel sonno, lo abbracciò inconsapevolmente. Derek sorrise e si lasciò abbracciare, tenendosi Reid stretto a sè. Aveva fatto bene ad andare a casa di Reid, si disse, prima di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo.
The End