Titolo: Forse cerco solo un modo per dirti addio
Fandom: Criminal Minds
Personaggio: Aaron "Hotch" Hotchner
Rating: verde
Prompt: 040. Vista @
fanfic100_ita Conteggio parole: 552 (W), oneshot
Note: Basato su ciò che accade nella terza stagione.
Disclaimer: L'allegra famiglia Hotchner non è mia ma del buon Jeff Davis e di chi ci ha messo la grana. Nessuno mi ha pagato, mi paga o mi pagherà.
Tabella:
qui Hotchner si rese conto che tra lui e Haley era tutto finito quando, cercando un paio di calzini blu nell'armadio, trovò l'album con le foto del loro matrimonio. Haley non se ne sarebbe mai separata se avesse avuto intenzione di ricucire lo strappo tra loro.
Era stato quello e non la notifica a fargli aprire gli occhi.
L'aveva lasciato sul tavolo della sala per qualche settimana. Non che lo avesse sempre davanti agli occhi, ormai da solo non usava più quella stanza, però capitava che ci passasse e l'album, con la sua copertina rigida avorio e con le sue pagine spesse, gli ricordava la fine del matrimonio.
Una sera che era arrivato presto a casa, si buttò sul divano facendo zapping tra i canali in cerca di qualcosa che gli lasciasse il meno tempo possibile per fermarsi a pensare.
In un momento di pubblicità il suo sguardo vagò per la stanza e si appuntò sull'album, ricordandogli per l'ennesima volta la fine della sua vita con Haley.
Si alzò e lo prese in mano, accarezzandolo delicatamente, come Haley gli aveva sempre detto di fare. - Non sciuparlo, deve durare per sempre, deve ricordarci per sempre il giorno più bello della nostra vita, l'inizio del nostro matrimonio. - Era buffo che adesso gli ricordasse solo il termine della loro storia.
Si risedette su divano e cominciò a sfogliarlo.
Rivide Haley con il suo abito bianco "Com'era tremendamente anni novanta!" e gli occhi scintillanti di gioia.
Andò avanti per qualche pagina osservando le foto degli invitati, tra cui scorse suo fratello Sean, con gli immancabili capelli lunghi; Jessica, l'amica di Haley che la stava ospitando e tante altre persone che ormai non facevano più parte della sua vita.
Rivide lo scambio delle fedi, il tremore delle loro mani nascosto dalla staticità della foto.
Rivide il momento del bacio, sembravano destinati a stare insieme per sempre, come nelle favole che aveva raccontato a Jack quelle poche volte che era arrivato in tempo per farlo addormentare.
Rivide il loro primo ballo come marito e moglie; aveva odiato quel momento, l'aveva temuto per tutta la cerimonia. Non sopportava l'idea di dover ballare da soli in mezzo alla pista sotto gli occhi di tutti. Eppure lei l'aveva preso per mano e tutti i timori erano spariti.
Ormai sapeva che quella sensazione non sarebbe tornata mai più, non si sarebbe mai più sentito così invincibile e sicuro di sè come in quell'attimo in cui l'aveva stretta tra le braccia e avevano iniziato a scivolare sul quel pavimento talemente lustro da potercisi specchiare.
Niente sarebbe più stato come allora. Erano passati anni eppure ricordava quelle sensazioni come se fossero trascorsi solo pochi attimi. Forse avrebbe dovuto dirle quello che sentiva prima che arrivassero a quel punto. Ma sapeva che nulla avrebbe potuto cambiare i fatti: lui non c'era abbastanza per lei e lei non era riuscita ad accettare il suo lavoro.
Arrivò all'ultima pagina su cui era incollata un foto di loro due sorridenti, era facile sorridere allora, stanchi e felici. Rivide quello che aveva perso eppure per la prima volta da giorni, si sentì più leggero, come se fosse riuscito a fare i conti con se stesso e il suo disprezzo per aver fallito.
Riguardò la foto e dentro di sè capì di essere riuscito a dire addio ad Haley.
***
Sono tristerrima.
E non perché Horatio Caine non è morto (no
dalimice , togli quel coltello dalla mia carotide!) ma perché ho scoperto che la biblioteca della circoscrizione in cui sono finita è infima. E' piccola! La letteratura italiana occupa un solo scaffale! (fronte-retro ok, ma solo uno!) Premetto che la mia amatissima biblioteca di provenienza mi aveva abituato bene, tanti volumi anche appena usciti, possibilità di consultare il catalogo da casa e di prenotare sempre via internet ciò che mancava senza neanche passare dal via! E adesso... adesso mi ritrovo a dover fare lo spelling del nome dell'autore ad una bibliotecaria sorda. Settimana prossima vado nella biblioteca centrale a vedere se la situazione è migliore, ma per adesso sono ancora in lutto.
E sono anche incazzata perché gli operai che lavorano nella casa di fronte, soprattutto il loro capo spocchioso che non fa un emerito da mane a sera, continuano a guardarmi in casa. E io sono stufa di dover chiudere le finestre anche se fa caldo perché altrimenti non posso muovere un passo senza che loro guardino e commentino... che nervoso!