[Cook/Freddie/J.J.] Lo scrigno dei tumori e dei tuoi quaranta cuori.

Mar 28, 2010 16:16

Titolo: Lo scrigno dei tumori e dei tuoi quaranta cuori
Autore: S. (changingroom ~ chiododabara ~ zeroschiuma);
Lettori: bollino arancione;
Capitoli: 1;
Personaggi: Skins ~ Cook, Freddie, J.J.;
Pairing: slash ~ Cook/Freddie e Cook/Freddie/J.J.;
Caratteristiche: one-shot;
Trama: quando è solo, Freddie si rende conto di quanto J.J. e Cook siano importanti.
Disclaimer: i personaggi di cui parlo non mi appartengono (ma fondamentalmente chi li vuole?) Il lavoro del ficwriter è quello di fantasticare, no?, just for fun.
Citazione: - Amico mio, nelle ultime ore ho solo una cosa in mente - disse, avvicinandosi al generatore di corrente elettrica.



Le loro serate si protraevano fino a notte fonda; il tempo sembrava dilatarsi all'infinito, nel capanno, sin da quand'erano bambini. Non era un caso se, quando veniva loro chiesto da quanto si conoscessero, non sapessero dare una risposta precisa.
Quando andavano via, quando la mamma di J.J. smetteva di chiedere a che ora sarebbe rientrato ed alzava la voce imponendogli di tornare e cioé proprio nell'esatto istante nel quale Cook aveva appena finito di pisciare nel flacone d'emergenza - allora e solo allora, quando restava completamente solo con lo stereo ancora acceso, le carte da gioco sparse sul tavolino da caffé ed i fiammiferi e le cartine a casaccio sul pavimento, Freddie ci pensava.
Come sarebbe stata la sua vita senza di loro?

Non era l'odore che avresti attribuito a quello di una donna. Non è l'odore che vorresti stringerti al petto fino al mattino. Non sembrava neanche l'odore di un essere umano, a pensarci bene.
Era animalesco e sensuale insieme, quasi raffinato e grazioso ed allo stesso tempo brutale, virile. Tra i suoi capelli e mordendo le sue spalle ossute, discendendo lentamente nell'incavo soffice dell'ombelico, nelle pieghe chiare delle cosce tonde e nella carne violenta delle sue natiche piene: ovunque Freddie si posasse, l'odore di quel corpo riusciva a stordirlo e confonderlo, a turbarlo.
Ed ogni volta come fosse la prima avrebbe ripetuto tra i baci:
- Mi credi? Il tuo odore dà dipendenza.
- Tossico schifoso - sarebbe stata la risposta.

Nel tardo pomeriggio il sole entrava dalle finestre del capanno come una sfida, sorprendeva J.J. addormentato sul divano sporco di mousse al cioccolato e lubrificante, le bottiglie di birra vuote posate sul pavimento, le lancette dell'orologio fermo sulle sei e dieci da anni, il corno rosso portafortuna, souvenir di un viaggio scolastico di una vita passata; soprendeva il corpo di Cook disteso su un tappeto accanto alla libreria, una foto di un Halloween passato a vegliare i suoi sogni ad occhi aperti; sorprendeva gli occhi di Freddie arrossati dal fumo, le sue mani posate sulle ginocchia. Il sovraffollamento insostenibile di pensieri astratti nella sua testa.
C'era sul tavolino da caffé l'aborto di un arcobaleno fatto da cannucce di plastica, quelle per le bibite che si danno ai bambini alle feste ed al Mc Donald; J.J. era quel tipo di persona che, potendo, può costruire qualsiasi cosa con qualsiasi materiale. Ed allo stesso modo può distruggere qualsiasi cosa col solo ausilio di quelle stesse mani. Cook si alzò, quell'ironia cattiva ed ingenua insieme - spaventosa - negli occhi da bimbo.
- Amico mio, nelle ultime ore ho solo una cosa in mente - disse, avvicinandosi al generatore di corrente elettrica. Gli bastò azionare una piccola leva affinché lo stereo smettesse di rimandare la voce di Kelly Jones alle loro orecchie. Il sole sarebbe calato a breve e tutto intorno la stanza si era già immersa in un blu violaceo quasi accecante - quel luogo sembrava quasi bello, nella penombra, il sorriso metallico di J.J. a prendersi gioco dei loro movimenti. Ed ancora quantità infinite di pensieri ad affollarsi, impazziti claustrofobici ossessivi perversi, nella mente di Freddie.
- Mi dici cosa succede? - azzardò: a Cook non si fanno domande, specialmente se a pelle si temono le risposte.
- Ho un piano - sussurrò.
Gli diede un morso sulle labbra, come volesse mangiarlo.

E mani e pelle e quell'odore e l'esattezza concreta delle unghie nella carne e degli spasmi e poi l'orgasmo, arancione, un fiore dorato ad esplodere tra i pensieri di Freddie. E gli occhi di J.J., ora aperti, a cercare nel buio del capanno l'origine dei sospiri e dei morsi e degli schiaffi e del suono quasi imbarazzante di testicoli che sbattono contro natiche e denti che deformano la carne e baci che tornano affamati da ogni movimento del bacino di Cook che si prende il corpo di Freddie.
Che improvvisamente smette di pensare.

- Penso di aver assunto praticamente ogni sostanza stupefacente sintetica e naturale in commercio: questo è meglio.
- Secondo voi è sbagliato? - dice la voce di J.J.
- Certo che no, Gay J. - sussurrò una bocca nel buio, con la voce di Cook.
- Dicevo, perché se dovesse finire, ecco, sì, mi mancherebbe.
- Ed ecco a voi le cazzate romantiche di Doppia J.!
- Ne abbiamo parlato miliardi di volte, J.J. - disse Freddie, inseguendo un pensiero - questo è sesso. E' ciò che noi facciamo. Quello che proviamo, invece, è affetto. Noi siamo amici. E questo finirà, J.J., è ovvio che finirà.
In quel preciso istante, ecco, dal gomitolo dei pensieri di Freddie emergeva, spaventosa, la paura di aver appena detto qualcosa in cui, a conti fatti, non credeva.
Tra le sue mani i membri delle due persone che amava di più al mondo pulsavano prossimi all'acme - ed era tutto ciò che avesse mai desiderato.
- Vi amo.
Reclinò il capo, J.J., quasi pentito di ciò che aveva appena detto, riabilitando la centrale elettrica ed accendendo la luce sui loro corpi nudi a metà.
- Sei gay, J.J., vedi di rassegnarti e ci piscino pure addosso gli angeli e i conoscenti morti negli incidenti - rise Cook, accendendo una sigaretta, i pantaloni calati fino alle caviglie.

Ci pensa quando vanno via.
Come farebbe senza di loro? Come farà senza di loro? Quando Cook sarà stanco del loro gioco preferito, quando J.J. troverà una dolce intelligente ragazza da amare per sempre? Come farà?

Notesse: cieo! Le note mi annoiano, fuck it, ma c'è bisogno che io dica una cosa su questa one-shot: chiarezza trasparenza cose.
Uno, ho appena vinto un premio letterario e sono happy shalalà, ma scrivere questa storia è stato un parto, perché M. (cieo, 'more!) mi aveva espressamente richiesto (a mo' di assegno, LOL) che all'interno della narrazione ci fossero i seguenti elementi: un corniciello portafortuna, un generatore di corrente elettrica ed un arcobaleno fatto di cannucce. Inutile dire che mi sono divertita come 'na scema alle elementari, ma ok. E' la prima volta che scrivo per il fandom di Skins series 3-4: prima, quando ero chiododaBara, scrivevo sul pairing Tony/Maxxie; poi abbandonai il fandom, non ricordo esattamente perché (o forse sì?). Ad ogni modo, l'OT3 qui è d'obbligo. Non è un caso che io stia (da tempo immemore, LOL) scrivendo un romanzo sulle cose a tre, impegno a tempo pieno che mi prende fantasia e voglia di vivere. Ma passiamo alle cose serie, fine del papiello.
Il titolo ed una delle frasi pronunciate da Cook sono citazioni dal (mirabile) pezzo Stagnola di Vasco Brondi alias Luci della centrale elettrica - vorrei dirvi che c'è un motivo per cui ho scelto proprio questo testo, ma direi una bugia quindi, ehi, fatemi sapere cosa ne pensate ed have a nice day! Adieu
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