Titolo: The violence of love
Fandom: Ninkyo Helper
Pairing: Izumi Reiji x Takayama Mikiya
Rating: PG
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Alzò la testa e osservò proprio quella porta, che pochi minuti prima era stata sbattuta con violenza da Goro, aprirsi lentamente, dopo un leggero bussare.
Note: Scritta per la
think_angst con il prompt “You receive, but what you give?” e per la V Notte Bianca di
maridichallenge con il prompt “Porte che sbattono” di
nemofrommarsWordCount: 650
fiumidiparole **
Non riusciva a capire. Forse era davvero stupido, forse davvero non poteva arrivarci a quei concetti che, secondo il più grande, sembravano così semplici e lineari.
Ed era stanco di quei continui litigi. Era stanco di tutte quelle menzogne, di quelle falsità, perché sapeva di avere dei difetti, ma era sempre stato più che onesto con lui, perché provava troppo rispetto per il fidanzato per riempirlo di stronzate.
Invece lui non aveva mai avuto la stessa premura. Era sempre stato trattato come un oggetto, come un qualcosa di scontato, un po’ come un cagnolino che arriva e scodinzola quando il padrone schiocca la dita.
E ora Mikiya era stanco di quella situazione.
Era stanco di sentire le urla dell’altro che non lasciavano il suo cervello per ore e ore, era stanco di dare tutto sé stesso e di non avere mai niente indietro se non una porta chiusa in faccia.
Alzò la testa e osservò proprio quella porta, che pochi minuti prima era stata sbattuta con violenza da Goro, aprirsi lentamente, dopo un leggero bussare.
Sussultò quando vide Izumi sulla soglia, lievemente imbarazzato.
Il più grande aveva intuito da tempo come era realmente il rapporto fra Goro e Mikiya e perché il più piccolo non si preoccupò nemmeno di rivestirsi, di pulirsi dallo sperma, di nascondere i lividi o ti mostrarsi forte.
Perché era stanco, anche di mostrarsi forte. Perché faceva male fingere che Goro gli volesse bene, anche solo un quarto di quando gliene volesse Mikiya, solo per poi ritrovarsi nella solita situazioni.
Solo per rivedere sé stesso, gettato in un letto, spogliato, scopato, picchiato e abbandonato fra quelle stesse lenzuola.
Faceva male rendersi conto di quanto si è patetici e di quanto si può finire in basso solo per amore.
Il più grande si avvicinò a lui, sedendosi sul bordo del letto. Prese delle salviette umide che aveva portato, iniziando a pulire delicatamente il viso di Mikiya, cercando di non fargli male, cercando di non notare gli occhi gonfi dalle botte e dalle lacrime, di non notare lo zigomo che sanguinava o i segni delle mani di Goro sul suo collo o sulle sue braccia.
Non voleva guardare perché sapeva che non avrebbe più avuto la forza per trattenersi, che avrebbe mandato a ‘fanculo i desideri di Mikiya e lo avrebbe ucciso. Perché Goro si meritava solo la morte e nulla di più.
Mikiya sussultò lievemente e Izumi ritrasse istintivamente la mano, solo per poi accennare un lieve sorriso triste, riprendendo a pulirlo del sangue ormai secco.
« Scusa. » si limitò a dire.
« Non è colpa tua. » commentò piano l’altro.
« Miki… » mormorò allo stesso tono il più grande « È arrivata ora di lasciarlo perché questo non è più sano, lo sai vero? »
« Lo so ma… lui non era così prima. Io… ci deve essere qualcosa che non va in me, perché… » s’interruppe, non sapendo che cosa altro dire.
E Izumi era stanco di quelle scuse, perché sapeva che Mikiya era perfetto così e se Goro non sapeva comprenderlo allora non se lo meritava e Izumi sapeva, aveva imparato a capirlo, quando splendido potesse essere il sorriso del più piccolo.
Voleva solo vederlo sorridere, non gli importava se fosse accanto a lui o accanto a qualcun altro, gli bastava solo che Mikiya fosse felice, fosse sinceramente felice.
Lasciò perdere la salvietta, per stringergli poi la mano.
« Ti prego Mikiya. » sussurrò « Io… posso essere migliore di lui. »
Andava avanti in quella maniera da settimane, troppe per essere contate o per tenere il conto. E ogni volta Mikiya distoglieva gli occhi, fissava la porta sperando in un Goro migliore, diverso e ogni volta le sue aspettative venivano deluse.
Non si aspettava altro, nemmeno questa volta, ma Mikiya lo sorpresa. Annuì, stringendosi a lui, ricambiando la stretta della mano e socchiudendo gli occhi.
Izumi non sapeva che cosa pensare e si limitò a stringerlo a sé.
Andava bene così. Passo dopo passo.
Mikiya sarebbe stato felice.
Fine.