Titolo: Se si potesse chiudere quella ferita profonda... { Takaki Yuya - Kumo no Ito}
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Arioka Daiki x Yamada Ryosuke ; Arioka Daiki x Takaki Yuya
Rating: R
Avvertenze: Slash, Death!Fic
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: « Perché? » ripeté piano « Cosa non ho fatto per te? »
Note: Scritta per la community
khorakhane_ita con il prompt “Hanno tutti un amore sulla cattiva strada.” e per la Zodiac!Challenge di
fiumidiparole con il prompt "Bad ending"
WordCount: 3161 @
fiumidiparole *°*
Daiki uscì di casa di corsa, era in ritardo per il suo appuntamento. Corse verso la strada principale si fermò all'angolo, poi svoltò verso sinistra, per allontanarsi leggermente dall'incrocio.
Corse un altro centinaio di metri e poi si fermò, aspettando un taxi.
Mentre teneva gli occhi fissi sulla strada, sentì un brivido lungo la schiena e si voltò di scatto, con la sensazione che qualcuno lo stesse osservando.
Eppure nessuno dei passanti sembrava particolarmente interessato a lui, se non un paio di ragazzine, lontane metri, che si era fermate e lo indicavano.
Ma a parte loro, tutti gli altri sembravano indaffarati nella loro vita. Sospirò, dicendosi che era solo la stanchezza dato che era il periodo del tour e fermò il primo taxi.
Entrò e si allontanò da casa, senza che quella strana, quasi viscida, sensazione lo abbandonasse.
**
Rientrò in casa. Aveva avuto non poche difficoltà ad infilare la chiave nella toppa di casa dato che sentiva le mani di Yuya, il suo fidanzato, su tutto il corpo.
Cercò di trattenere i gemiti, fino a che non chiuse a chiave la porta dietro di sé. Afferrò Yuya per un polso, trascinandolo in camera da letto, tirandolo sopra di sé.
La bocca di Yuya lo attaccò sul collo e lui si strinse ancora di più al corpo bollente del più grande e si lasciò toccare con ancora più passione.
Mentre Yuya lo torturava, stringendogli un capezzolo fra due dita e leccando il secondo, Daiki spostò casualmente lo sguardo verso la finestra.
La tenda era aperta e ciò gli risultò strano. Lui la teneva sempre chiusa. Scostò nervosamente Yuya e si avvicinò alla finestra. Sul balcone non c'era niente fuori posto e guardò i palazzi vicini, ma non vide niente di particolarmente anormale.
Solo un brillio dalla cima del palazzo davanti al suo, ma probabilmente era l'antenna, una delle miliardi di antenne che si trovavano su ogni tetto di Tokyo, a riflette la luce del sole.
Sentì Yuya prendergli la mano e si voltò verso di lui, accennando un sorriso.
« Tutto bene? » domandò piano l'altro.
« S-Sì... credo di sì. » chiuse le tende con un gesto secco e le guardò per un'ultima volta, per poi gettare di nuovo Yuya sul letto e salendo sopra di lui, sensuale.
Le mani del più grande si strinsero sui suoi fianchi per poi salire lungo il petto e Daiki smise di pensare, per lasciarsi completamente andare a quella passione travolgente.
**
Uscito dalla doccia Daiki sentiva nell'aria il profumo del tamagoyaki e della zuppa di miso.
Aveva una fame tremenda.
La sera prima dopo aver fatto sesso per del tempo che sembrava infinito, lui e Yuya si erano addormentati e quella mattina era il turno del più grande di cucinare. Tornò in camera per cambiarsi e vide sul letto un paio di jeans, una maglietta a tinta unita e una camicia a quadri a maniche corte.
Quel giorno dovevano girare un promotional video e l'agenzia gli aveva detto che potevano vestirsi a proprio gusto personale.
Sorrise nel vedere i vestiti già pronti. Yuya era sempre stato amorevole e premuroso nei suoi confronti, anche prima di mettersi insieme.
Si vestì e poi entrò in cucina. Yuya era già vestito e si era lavato prima di lui, approfittando del fatto che dormisse.
« Ah! Ho una fame tremenda! » esclamò sedendosi.
Yuya rise e gli preparò le porzioni per la colazione, prima di dargli un bacio sulla guancia e sorridergli ancora.
« Non ho avuto tanto tempo, quindi dovremo prendere qualcosa da mangiare durante la strada. » commentò un po' rattristato Yuya, sedendosi al suo fianco.
« Nessun problema. » replicò Daiki iniziando a mangiare di gusto « Anzi, mi fa piacere. » aggiunse continuando a sorridere.
« Bene. La macchina sarà qua sotto fra meno di mezz'ora. »
Daiki annuì e per un secondo gli sembrò di aver dimenticato quella sgradevole sensazione che lo aveva colpito appena era entrato in camera.
Quando era uscito la camera era immersa nel buio e quando era tornato dal bagno aveva visto la luce del comodino accesa.
Aveva pensato che probabilmente l'aveva accesa Yuya per prendergli i vestiti, ma non era il tipo da dimenticarsi anche di spegnerla.
Alzò lo sguardo su di lui e lo vide che mangiava di gusto, sereno, mentre guardava la televisione e decise di rimanere in silenzio.
Non aveva senso spaventarlo per delle sue paranoie prive di fondamento.
**
Al lavoro tutto sembrava essere normale. Le telecamere per girare il making of dovevano ancora arrivare quindi nella sala di attesa trovò Yabu e Kei seduto vicini sullo stesso divano. Kei era accoccolato contro Yabu, mentre si faceva accarezzare la testa e Yabu semplicemente lo guardava sorridendo.
Dall'altra parte Hikaru e Yuto, già attivi e svegli di prima mattina, stavano organizzando qualche scherzo ai danni di Keito. Chinen stava leggendo un libro al tavolo, da solo, come sempre.
Mancava solo Yamada, che, stranamente, era in ritardo.
« Buongiorno! » esclamò Yuya avvicinandosi ai due ragazzi seduti sul divano a agli altri due in piedi.
Si tolse la borsa a tracolla e la poggiò su una sedia, gettandoci sopra la sua giacca e, come sempre, iniziò a parlare con gli altri ragazzi.
Daiki salutò in maniera meno calorosa gli altri e si sedette vicino a Chinen.
« Yama - chan? » domandò al più piccolo.
L'altro non si prese nemmeno la briga di alzare la testa e scosse le spalle.
« Non avrà sentito la sveglia immagino. » borbottò l'altro.
« Stai ancora studiando? Ormai la cerimonia dei diplomi è vicina, no? »
« Ci sono ancora i test di fine anno la settimana prossima. E sono rimasto indietro su alcuni argomenti. » commentò, sempre distrattamente, iniziando a fare degli esercizi.
Daiki si alzò, sorridendo, lasciandolo al suo lavoro e si limitò a scuotergli la testa. Yuri come sempre, cercò di scostare la testa dalla mano del più grande, senza riuscirci.
Poco dopo entrò Yamada.
Aveva il fiatone e sembrava aver corso per chilometri prima di arrivare là.
« Scusate il ritardo. Non abbiamo ancora iniziato, vero? » domandò gettandosi su un secondo divanetto.
« No, tranquillo! » replicò Yuto « Mancano ancora venti minuti all'inizio effettivo delle riprese. »
Yamada annuì e bevve un lungo sorso dalla bottiglietta d'acqua, poi si fermò a guardare Daiki.
Il più grande cercò di sostenere lo sguardo, sorridendogli e cercando di far scemare la tensione che lo aveva colpito allo stomaco al suo arrivo, fallendo. Si voltò verso Yabu e Kei, sentendo comunque gli occhi di Yamada puntati sulla schiena.
Prese un profondo respiro.
Non aveva senso agitarsi per delle sciocchezze, mormorò dentro la sua testa.
Daiki si tolse finalmente la giacca, appoggiandola ordinatamente sopra quella di Yuya e attaccò la propria borsa, con i cambi per la fine della giornata alla sedia stessa.
Si grattò nervosamente il collo, mentre sentiva che la stessa sensazione sgradevole della mattina lo logorava.
Non aveva senso agitarsi per delle sciocchezze, si ripeté di nuovo.
**
Finirono di girare il promotional video che era tardi. Nella sala di aspetto lo raggiunsero Yabu, Chinen e Yuto.
Gli altri avevano finito prima le parti individuali. Yuya aveva insistito perché lo aspettasse là dentro, ma Daiki invece preferiva che andasse a casa a risposarsi e, dopo un po', era riuscito a farlo cedere.
Nella stanza adesso erano rimasti solo lui e Yabu, impegnato a mandare delle mail, probabilmente a Kei per dirgli che stava per lasciare il set del promotional video. Prese la sua giacca, adesso appoggiata tranquillamente allo schienale della sedia e, istintivamente mise le mani nelle tasche, cercando il cellulare per leggere eventuali mail di Yuya.
Dentro la tasca destra però ci trovò solo un pezzo di carta, stropicciato.
Ieri come è andato il tuo appuntamento?
Daiki sentì il fiato mozzarglisi in gola e sbiancò, senza riuscire a dire nulla. Yabu gli si avvicinò, incuriosito.
« Dai - chan, tutto bene? » domandò andandogli vicino.
« Ah... Io... ho trovato questo nella tasca. » rispose piano passandogli il biglietto che aveva trovato nella tasca.
Yabu lo lesse e alzò un sopracciglio, perplesso.
« Sei uscito con Yuyan? » domandò poi guardandolo.
« Sì ma... è stata una cosa improvvisa. Ieri Yuya in teoria doveva andare ad Osaka e tornare in serata, ma poi alla fine, quando era già sul treno, sua madre lo ha chiamato dicendogli che c'era stato un imprevisto e che non potevano passare la giornata insieme. Quindi è tornato indietro dopo pranzo e siamo usciti insieme. Ma ecco... lo sapevamo solo io e lui. »
Il più grande rimase in silenzio. Continuò ad osservare il pezzo di carta stropicciato. Non potevano nemmeno cercare di capire di chi era la calligrafia dato che era stato scritto al computer.
« E' la prima volta? » chiese ancora.
« Sì. Per i biglietti intendo. E' un po' che mi sento seguito e osservato. E ieri... ho trovato la tenda della camera aperta e io la lascio sempre chiusa. » sentì un brivido percorrergli la schiena e rabbrividì « Ecco... forse è solo uno scherzo. Magari è uno di quegli scherzi idioti di Hikaru e Yuto. » commentò cercando di auto convincersi.
« Ma dell'appuntamento lo sapevate solo tu e Yuyan. Quindi loro come avrebbero potuto lasciarti questo biglietto? »
Daiki rimase in silenzio, senza sapere che altro aggiungere.
« Yabucchi... so che è stupido chiedertelo ma... »
« Cosa? »
« Potresti accompagnarmi a casa? Se vuoi parlo io con Kei, ti pago anche il taxi per il ritorno oppure tu e Kei potreste venire a cena da noi... »
Yabu lo interruppe, posandogli le mani sulle spalle e sorridendogli.
« Tranquillo. Ti accompagno e non c'è bisogno che mi paghi il taxi. E poi se spiego a Kei la situazione, capirà tranquillamente. »
« Va bene. Grazie. » mormorò grato « Ah! Un'ultima cosa. Puoi non dire nulla a Yuya? Non posso farlo preoccupare. »
« Certo. Ma... dovresti dirglielo. Non è una cosa da prendere sotto gamba. »
« Gliene parlerò al più presto. »
Daiki finì di vestirsi e all'uscita, per quanto si stringesse dentro al cappotto, continuava a sentire un brivido lungo la schiena.
**
Daiki sentiva lo stomaco chiuso quella sera. Avrebbe voluto parlare a Yuya di quello che stava succedendo, ma tutte le volte che ci provava sentiva la gola secca e le parole gli morivano in bocca.
Si riprometteva ogni volta di dirglielo all'occasione successiva, ma senza successo.
Ad un certo punto Yuya alzò lo sguardo dal piatto di curry e lo fissò.
« I vestiti ti stavano davvero bene oggi. Pensavo di saresti messo qualche altra cosa. »
« Oh, grazie a te che li hai tirati fuori dall'armadio mentre ero sotto la doccia. Mi è piaciuta la scelta che hai fatto. »
« Mh... Dai - chan... io non ti ho preso i vestiti. Sono stato tutto il tempo in cucina a preparare la colazione. »
Daiki sentì di nuovo lo stomaco contorcersi e il fiato mancargli. Era assolutamente sicuro di non averli lasciati là la sera prima e di non averli presi prima di andare in bagno. Se non era stato Yuya allora voleva dire che qualcuno era entrato in casa sua mentre entrambi ci stavano dentro, aveva frugato nel suo armadio e gli aveva scelto i vestiti.
Abbozzò un sorriso e gli diede un colpetto sulla spalla.
« Ah già! Li ho tirati fuori io prima di andare a fare la doccia. Con tutti questi concerti, non riesco proprio a ricordarmi le cose. » mentì senza guardarlo.
« Sicuro? Magari dovresti dormire un po' di più. Effettivamente non dormiamo molto ultimamente. » commentò Yuya arrossendo senza alcun motivo.
Daiki sorrise un po' più sinceramente davanti alla timidezza di Yuya e gli diede un leggero bacio sulle labbra.
« Tranquillo. Va bene così. E' stata solo una svista. »
Yuya annuì, lentamente, poco convinto. Poi, senza dire altro, tornò a mangiare.
**
Passò più di una settimana e la questione secondo Daiki stava prendendo pieghe veramente sgradevoli.
Ogni volta che era da solo a casa il telefono di casa squillava ripetutamente e tutte le volte che andava a rispondere all'altro capo della linea non rispondeva nessuno e riusciva a sentire solo il fiato pesante di chi lo aveva chiamato.
Erano iniziati poi i messaggi anonimi e non riusciva più a fare niente per tenerlo nascosto a Yuya.
Era una cosa che doveva risolvere, senza metterlo in mezzo.
Chiamò Yabu, una mattina, pregandolo di andare da lui per parlargli.
Gli spiegò tutto quanto, gli mostrò i biglietti e le lettere. Yabu rimase in silenzio, guardando tutto più e più volte, in cerca di qualcosa che potesse essere collegato a qualcuno di loro.
Daiki aveva ormai eliminato ogni sospetto su persone sconosciute dato che le lettere si riferivano a fatti che erano sempre avvenuti quando era con gli altri ragazzi o su cose di cui ne aveva parlato solo con loro.
« Dobbiamo andare dalla polizia Dai - chan. » disse solo Yabu « Questa cosa ci sta sfuggendo di mano... è pericolosa. Le lettere sono piuttosto minacciose e poi le telefonate... » lo guardò, serio « E' pericoloso. » ripeté.
Daiki annuì, senza sapere che altro fare.
« Ci andremo domani. Mi accompagni? »
« Ovvio che ti accompagno. Vuoi che ti lasci da solo in un momento come questo? » commentò accennando un sorriso.
Si alzarono in piedi e Daiki lo accompagnò fino alla porta, senza smettere di guardarsi intorno, come terrorizzato.
« Dai - chan, vuoi che mi fermi qua con te? Non mi fido a lasciarti qua da solo. Almeno fino a che non torna Yuyan. Faccio venire Kei, così... ci fa un po' di compagnia. » concluse senza sapere che altro dire.
Sentiva solo che nemmeno lui si trovava a suo agio in quella casa, che comunque era identica a tutte le altre volte.
Forse era la mancanza di Yuyan, oppure semplicemente l'atmosfera. Sentiva solo che con Kei accanto, magari, l'aria si sarebbe alleggerita.
**
Daiki chiamò la mattina dopo Yabu al telefono. Era in ritardo e non era da lui una cosa del genere, solitamente così pignolo.
Al telefono rispose Kei.
« Dai - chan? »
« Kei - chan? Scusa se chiamo, ma... Io e Yabu dovevamo vederci questa mattina e... »
« Siamo in ospedale. » esclamò Kei interrompendolo « Questa mattina eravamo usciti per fare delle spese prima di raggiungerti e hanno spinto Yabu in mezzo alla strada. Fortunatamente un ragazzo ha avuto i riflessi per tirarlo indietro, solo che Yabu è caduto e ha sbattuto contro il marciapiede e si è rotto un braccio. » gli spiegò tutto d'un fiato il più grande.
Daiki poteva sentire l'apprensione nella sua voce e il terrore perché quell'incidente poteva trasformarsi in qualcosa di molto più pericoloso che un braccio fratturato.
« Vi raggiungo in ospedale. » mormorò piano.
Quando uscì di casa davanti alla porta trovò un altro biglietto.
Accadrà molto peggio a Yabu Kota se vai dalla polizia. E dopo di lui, toccherà a Takaki Yuya.
Terrorizzato, Daiki infilò il foglio in tasca e corse verso l'ospedale.
**
Al rientro Daiki era da solo. Aveva spedito con una scusa qualsiasi Yuya ad Osaka, ordinandogli di rimanerci il più tempo possibile adesso che non erano poi così impegnati con il lavoro.
Quando accese le luci dell'appartamento, Daiki sobbalzò.
Sul divano, che fissava il muro davanti a lui, c'era Yamada.
« Yama - chan! Che ci fai qua dentro? Come sei entrato? » esclamò rimanendo sulla soglia di casa.
L'altro si voltò verso di lui, sorridendogli. Daiki ne fu terrorizzato. Era un sorriso diabolico quello che il più piccolo aveva sulle labbra e faceva presagire solo cose altrettanto terribili.
Yamada si alzò in piedi e lo fissò.
« E' tanto che aspettavo questo momento, lo sai? » sussurrò « Il momento in cui saremo rimasti solo tu ed io. So che anche tu lo vuoi. Lo sento, lo percepisco. Io e te abbiamo un legame ed è giunta l'ora che gli altri si facciano da parte. »
« Yamada, che cosa stai dicendo? Perché... tutto questo? »
« Perché io e te stiamo insieme. Io sono un tipo paziente. Ho sopportato i tuoi tradimenti con Yuya per tutto questo tempo perché ti amo, ma Yabu... con Yabu hai oltrepassato il limite. Non ti bastavo io? » urlò poi.
Lo vide portarsi una mano alla testa, mentre piangeva.
« Non ti è mai bastato il mio amore? Perché mi fai tutto questo Daiki? Perché mi tratti così? Io mi sono sempre impegnato, ho sempre cercato di fare il meglio per te. Io... io... ti amo così tanto che non hai idea della rabbia che tutto questo mi provoca. »
« Cosa stai dicendo? Io e te non stiamo insieme. E Yabu... sei stato tu che lo hai spinto in mezzo alla strada? Poteva morire! »
« Sarebbe stata la sua giusta punizione. Ma è stato molto più doloroso sentire te che mi tradivi con Yuya, ma mi facevo forza. Ogni volta tu tornavi da me, come sempre e ho deciso di chiudere un occhio. »
« Cosa stai dicendo? »
« Ti sono piaciuti i vestiti? E' stato bello l'appuntamento con Yuya? Ti sei divertito a prendere un tè con Kei ieri pomeriggio? Io so tutto Daiki. » si avvicinò alla libreria e prese un piccolo quadratino « Ecco. Ti ho ascoltato tutti i giorni, tutto il giorno. E ho sentito anche di come Yabu ha cercato di... di farti cose senza senso. » sussurrò livido dalla rabbia.
« Yamada, tu sei un folle. Un pazzo! Io e te non siamo ma stati insieme, mai! Tu ti sta immaginando tutto questo. »
Lo sguardo di Yamada a questo punto mutò. Da folle comprensione a follia omicida. Da una tasca tirò fuori un coltello e si avventò su Daiki, che non fu abbastanza veloce a spostarsi.
Rimase ferito da un braccio, anche se in maniera solo superficiale. Daiki gli afferrò i polsi, cercando di bloccare gli affondi impazziti di Yamada.
Lo spinse da un lato contro il muro del corridoio, ma Yamada sembrava immune al dolore e tornò all'attacco.
All'improvviso, Daiki non seppe spiegare esattamente che cosa fosse successo, sentì il corpo di Yamada cadergli addosso a lui e un liquido vischioso scivolargli fra le dita.
Si scostò, terrorizzato e vide che il coltello che impugnava Yamada era piantato nello stomaco del più piccolo.
Scivolò a terra, mentre arretrava, e mentre non riusciva a staccare gli occhi da quelli di Yamada, morente davanti a lui.
« Perché? » ripeté piano Yamada « Cosa non ho fatto per te? »
Daiki rimase in silenzio, troppo sconvolto per dire qualunque cosa. Osservò Yamada allungare la mano verso di lui, sporca del suo stesso sangue, poi lentamente osservò i suoi occhi, che si chiudevano.
Yamada si accasciò a terra, in una pozza di sangue. Daiki rimase immobile per minuti interi, poi si alzò in piedi.
Si sentiva male.
Terribilmente. Corse in bagno a vomitare, poi scoppiò improvvisamente a piangere.
Sarebbe stato difficile riuscire a dimenticare quell'esperienza, ma di una cosa era sicuro:
non avrebbe mai dimenticato come gli occhi di Yamada, pieni di un amore folle, si chiudevano, morendo davanti a lui.
Avrebbe sognato e ricordato sempre quella mano piena di sangue arrancare verso di lui, i suoi gemiti di sofferenza, la sua follia che lo aveva spinto a tutto quello.
No. Avrebbe potuto cambiare casa, cambiare vita, cambiare tutto, ma quegli occhi e quella mano non li avrebbe mai scordati e lo avrebbe perseguito finché sarebbe stato in vita.
Fine.