Titolo: Anata wa watashi ga kekkon suru?
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Inoo Kei
Rating: G
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Kei aveva sempre sognato, fin da quando si era fidanzato, il giorno in cui Kota gli avrebbe chiesto di sposarlo.
Note: Scritta per la
diecielode con il prompt “Matrimonio”
WordCount: 517
fiumidiparole **
Kei aveva sempre sognato, fin da quando si era fidanzato, il giorno in cui Kota gli avrebbe chiesto di sposarlo.
Crescendo, nel corpo degli anni, Kei si era reso che quel giorno non sarebbe mai arrivato, sia per questioni di agenzia, sia perché Kota sembrava felice anche solo con quella convivenza e non gli era mai parso interessato nemmeno ad una cerimonia simbolica.
Kei si rendeva conto che anche quella cerimonia era solo un capriccio, una sciocchezza, perché loro si consideravano già un coppia, già sposati.
Eppure c’erano giorni in cui avrebbe voluto che Kota glielo dicesse a voce alta, che glielo dimostrasse davvero ciò che pensava del loro rapporto.
Sbuffò, abbassando il finestrino della macchina e iniziando a fumare. Stava scomodo nei vestiti eleganti e non comprendeva perché aveva dovuto accompagnare anche lui Kota al matrimonio di sua cugina.
« Ho sonno. Invece che andare fino a Shimoda avrei potuto godermi il mio meritato riposo post laurea. E poi dov’è Shimoda? Giuro che non esiste. Solo qualcuno della tua famiglia poteva sposarsi in un posto che non esiste. » borbottò.
Kota rise, ignorando il malumore del fidanzato.
« Esiste, è una città sul mare e si trovava nella prefettura di Shizuoka. E’ molto bella e romantica. Il matrimonio di mia cugina sarà sulla spiaggia. A te non piaceva i matrimoni sulla spiaggia? »
« Sì, molto. Ma avrei preferito che fosse il mio. » borbottò ancora di cattivo umore Kei gettando la cicca della sigaretta fuori dal finestrino.
Attese una risposta da Kota, che non arrivò e quindi, ancora più nervoso, si accese una seconda sigaretta e passò il resto del viaggio in silenzio, ignorando i tentativi di Kota di fare conversazione.
Quando arrivarono a destinazione Kei si sbatté la portiera alle spalle e si voltò verso l’oceano, inspirando l’odore salmastro del mare e osservando in lontananza l’arco e l’altare fiorito dove si sarebbe svolto il matrimonio, le sedie e poco più lontano il buffet coperto per proteggerlo dalla sabbia.
C’era un po’ di vento, ma a Kei non importava. Era bello il mare.
Camminò accanto a Kota per qualche metro, affondando nella sabbia, fino a che il più grande non si fermò davanti a lui. Poi, stupito, Kei lo vide inginocchiarsi davanti a lui, prendendogli una mano fra le sue.
« Inoo Kei, posso avere l’onore e il piacere di prenderti in sposo come mio marito? » sussurrò con la voce che gli tremava.
« Cosa…? Ma… che dici? »
« Se tu lo vorrai questo è il nostro matrimonio. L’ho organizzato io di nascosto, per farti una sorpresa. »
« E tua cugina? Il matrimonio sulla spiaggia, le bomboniere che mi hai fatto vedere e tutto il resto? »
Kota rise, stringendogli di più le mani.
« Mia cugina ha sei anni e di certo non sarà lei a sposarsi oggi. »
Kei afferrò le mani del più grande, tirandolo in piedi e saltandogli in collo, abbracciandolo con forza, baciandolo più e più volte.
« Sì che lo voglio Kota. Lo voglio, lo voglio, lo voglio. » mormorò fra i baci e le lacrime di gioia.
Era proprio vero quando sentiva dire che il matrimonio è il giorno più bello di ogni coppia.