Fandom: Kanjani8
Pairing: Ohkura Tadayoshi x Nishikido Ryo [Kanjani8]
Rating: G - NC17
Avvertimenti: Slash
Note: Scritta per la challenge "Nomi, cose e città" di
maridichallengeWordcount totale: 1930
fiumidiparole Lettera T
Tomohisa
Ohkura odiava essere geloso. Comportava un dispendio di energie fisiche e mentali che non era molto sicuro di voler spendere perché era di natura una persona pigra. Avrebbe potuto stare sdraiato sul divano quel giorno, oppure rintanarsi sotto al kotatsu a mangiare, oppure poteva dormire o guardare un film.
Avrebbe potuto fare un sacco di cose Ohkura e invece non stava facendo nulla di tutto quello. Era là, con un brutto capello da baseball in testa e degli occhiali orribili a seguire il suo fidanzato. Si odiava per un certo verso Ohkura, eppure era più forte di lui e di certo nemmeno Ryo facilitava il suo compito. Per tutto il periodo in cui era rimasto con i NEWS, non era stato altro che un continuo fan service con YamaPi e per quanto sapesse che fra lui e Tomohisa c’era solo una forte amicizia, si sentiva sempre in difetto.
Quindi li aveva seguiti e, fondamentalmente, non stava accadendo nulla che potesse attirare la sua attenzione. Anzi. Si stava quasi annoiando e non faceva che rimpiangere quella decisione.
Ryo stava facendo delle spese folli e ogni volta che entrava in un negozio ne usciva con una borsa e Tomo non sembrava essere da meno e si rese ben presto conto che quello non era altro che un altro degli stupidi pomeriggi di shopping del fidanzato Sbuffò, dopo più di un’ora di pedinamento e decise finalmente di tornare a casa.
Doveva avere un po’ di tempo per preparasi a fingere un’espressione sorpresa nel vedere i vestiti di Ryo.
Ma quello non era un problema. Lo faceva praticamente sempre.
Tavolo
Una delle cose che Ohkura adorava più di tutte, forse anche più del cibo, era scoparsi Ryo contro il tavolo del salotto. Era un mobile abbastanza alto adatto a loro e quando lo aveva visto al negozio si era subito immaginato quella scena e non aveva resistito alla tentazione di comprarlo.
Si era rivelato fin da subito un buon acquisto, poco ma sicuro, come in quel momento. Osservava la schiena di Ryo e non desiderava altro che morderla e graffiarla, cosa che era molto gradita al più grande. Spingeva velocemente Ohkura, perché ormai non riusciva più nemmeno a contenere le proprie spinte per torturare un altro po’ Ryo.
Vedeva i muscoli tesi delle spalle e delle braccia del fidanzato e continuò a muoversi, ormai al limite della propria resistenza quando venne dentro di lui, trattenendo un gemito roco e animalesco.
Ryo si lasciò andare con un mugolio altrettanto soddisfatto contro la superficie del tavolo, prima di raggiungere il più piccolo sul divano.
Beh, decisamente, quello era stato l’acquisto più saggio di tutti.
Tokyo
Tokyo era una città enorme, molto più complicata di Osaka. Quando Ohkura ci mise piede per la prima volta fu per uno spettacolo teatrale con la Jimusho e non faceva altro che guardarsi intorno e avere la testa piantata in aria. Non che Osaka fosse un villaggio di paese, tutt’altro, ma nella sua città natale c’era un’aria più tranquilla e familiare che nella capitale mancava completamente.
E ricordava quei momento, nonostante il piacere della visita e dello stage play, un po’ con rabbia perché era stato in quel momento che aveva visto Ryo per la prima volta. Era più piccolo di lui, nonostante fosse il più grande, aveva la faccia da ragazzino malizioso e non la smetteva di muoversi intorno a Yamashita e a Yoko e ogni volta che lo guardava aveva sempre un odioso sorrisetto di supponenza sulle labbra.
Eppure Ohkura aveva anche un ricordo piacevole di quella città. In fondo era stato a Tokyo che si era innamorato a prima vista del suo fidanzato, l’indolente e malizioso Nishikido Ryo.
Tartaruga
Ryo non piacevano gli animali in casa. Era cresciuto in una casa fuori Osaka abbastanza grande, con un ampio giardino e tutti i suoi cani, gatti, pappagalli e altro erano lasciati all’aria aperta, liberi di muoversi senza alcun problema. Per quello quando il suo ragazzo gli aveva chiesto se potevano prendere un animale, un cane di piccola taglia o un gattino, si era rifiutato. Non era abituato a vedere degli animali costretti al chiuso.
Ohkura sembrava aver compreso il motivo del suo rifiuto e forse in parte lo accettava senza problemi, eppure da quel giorno ogni volta che camminavano per le strade e trovavano un negozio di animali si fermava sempre per osservare le vetrine.
Per l’ennesima volta Ryo lo osservò rimanere in contemplazione degli animaletti e si morse un labbro, pensieroso e intristito.
Il giorno dopo, approfittando del lavoro del più piccolo, Ryo entrò in un negozio, iniziando a camminare per i corridoi, fino a che non si fermò davanti alla vasca delle tartarughe. Dondolò un po’ sui talloni, indeciso. Era piccolo, poteva stare in casa e non avrebbe sofferto eccessivamente dell’aria da appartamento.
Quella sera Ohkura era così emozionato e felice che Ryo si disse che era davvero orgoglioso di essere riuscita nella sua impresa, anche se a volte sospettava che l’intero merito dovesse andare solo ed esclusivamente alla piccola tartaruga.
Tulipano
Ryo non era mai stato una persona eccessivamente romantica, né giudicava Ohkura un tipo altrettanto romantico eppure doveva ammettere che, almeno nel momento della sua dichiarazione, era riuscito a stupirlo.
A dir la verità Ryo aveva quasi perso le speranze di vedere il più piccolo avvicinarsi a lui per dirgli che lo amava e quindi si stava già ingegnando in qualche maniera per tentare di approcciarsi a lui e di sembrare il meno stupido e arrabbiato possibile quando, rientrando nei camerini, sulla sua postazione non aveva trovato una strana composizione floreale.
Si era avvicinato un po’ titubante e solo quando aveva visto il mittente si era sentito più sollevato e incredibilmente felice. Il giorno prima, mentre registravano la puntata del “Janiben” una delle ospiti aveva parlato del significato dei fiori e Ryo ricordava bene che i tulipani rossi rappresentano una dichiarazione d’amore.
Perciò non si stupì nemmeno si voltò, notando Ohkura sulla soglia, che si fissava le scarpe imbarazzato. Ryo non si era mai sentito così felice e anche in quel momento, dopo tutti quegli anni passati insieme, il più grande sorrideva sempre quando sul tavolino all’ingresso vedeva un mazzo di tigli freschi, segno di amore coniugale.
Turchese
Quando Ryo entrò dentro lo studio che divideva con il fidanzato, appena adiacente alla loro stanza da letto, il ragazzo pensò di trovarsi in una dimensione parallela. Chiuse gli occhi per una secondo, contando fino a dieci, convincendosi che poco dopo tutto sarebbe tornato come conosceva.
Alla riapertura però, lo studio appariva ancora come prima. La solita vernice color crema che prima ricopriva le pareti era scomparse e al suo posto c’era un color turchese talmente acceso che quasi gli feriva gli occhi.
Continuò a guardarsi intorno, notando che tutto il resto era esattamente come l’aveva lasciato tre giorni prima, prima di partire per una piccola vacanza all’onsen con altri membri del gruppo, lasciando Ohkura da solo a casa perché doveva lavorare.
« Tacchon! » urlò poi dirigendosi in cucina, trovando il fidanzato che stava tranquillamente mangiando del ramen « Cosa è successo allo studio? »
« L’ho tinteggiato. » ingoiò il brodo « Cioè. Ho assunto degli operai, io dovevo lavorare. » spiegò poi.
« Ma… perché? »
« Mi stavo annoiando. »
Ryo rimase a bocca aperta di fronte all’assoluta tranquillità dell’altro. Sospirò, passandosi una mano sulle tempie, ridacchiando.
« Sei assurdo, lo sai? »
« Perché? Non ti piace il colore che ho scelto? » continuò il più piccolo rivolgendo di nuovo la sua attenzione alla ciotola di ramen.
« E’ bellissimo. » mentì Ryo baciandolo « Vado a farmi una doccia. Dopo usciamo? »
« Mh. Forse. » replicò alzando le spalle.
Ryo ridacchiò ancora, dirigendosi in bagno. Stando con Ohkura, di certo non c’era il rischio di annoiarsi.
TV Host
Di certo quello del presentatore non era un lavoro che Ohkura avrebbe mai fatto. Non si sentiva particolarmente a suo agio quando doveva parlare, né quando sentiva tutta l’attenzione su di sé.
Un conto era un concerto, un promotional video, un’intervista, ma lavorare così come facevano Yoko o Maru non era assolutamente alla sua portata.
Si imbarazzava sempre con un niente e la cosa che lo metteva ancora più a disagio era il fatto che i suoi compagni di gruppo, fidanzato incluso, si divertissero sempre a metterlo al centro dell’attenzione, rendendolo ridicolo.
Certo che cose di quel tipo non lo aiutavano poi così tanto.
Eppure c’erano cose che avrebbe dovuto fare per forza, perché era il suo lavoro e non poteva sottrarsi. Si lasciò andare contro il sedile della macchina, facendo cadere la testa sulla spalla Ryo.
Quel giorno durante le registrazioni si erano massacrati, ma si sentiva felice. Gli piaceva il suo lavoro, gli piaceva la sua vita, gli piaceva il suo ragazzo e non c’era niente altro che avrebbe voluto di più.
Stava bene così e in fondo, anche fare il TV host non era poi così tragico.
Torn
Ohkura prese un profondo respiro quella mattina quando uscì dal camerino per le riprese del promotional video. Era nervoso perché non sapeva quello a cui sarebbe andato intorno e sapeva che nulla di quello che si poteva aspettare dall’imprevedibilità.
Ryo lo aspettava già sul set e lo sguardo che gli lanciò non gli piacque nemmeno un po’. Erano occhi che conosceva bene perché erano pieni di voglia di farlo impazzire e Ohkura non sapeva se era pronto per quelle riprese.
Avrebbe voluto prendere, tornare nei camerini e chiudersi dentro, inalare qualche droga e tornare di là.
Ovviamente non poteva farlo. Ne avrebbe permesso di dare a Ryo quella soddisfazione. Torn era la loro canzone, quella che li aveva uniti, resi più vicini, mentre la linea sottile fra fan service e amore sul palco veniva costantemente varcata.
Rimase fermo però, davanti a Ryo, ricambiando il suo sguardo e accennò un sorriso malizioso.
Certo, avrebbe faticato nel rendergli pan per focaccia, ma di certo non si sarebbe arreso.
Almeno per una volta, Ryo non avrebbe vinto.
Torre
Ohkura si adagiò con la sedia, sospirando e bevendo un sorso del suo drink preferito dalla cannuccia. Sistemò gli occhiali da sole sul naso, stendendosi per bene al sole. Non aveva poi molto altro da fare rinchiuso in quella torre, se non prendere il sole e suonare la batteria, poi guardò l’orologio.
Il suo principe azzurro sarebbe arrivato da lì a poco e non si sarebbe di certo fatto trovare impreparato. Il trucco era sistemato, i capelli lunghi e fluenti anche e i vestiti erano solo in attesa di essere indossati.
Certo. Il suo principe azzurro non era poi così fedele al classico cliché del principe. Bello, senza dubbio. Ma fuori da ogni altra previsione. Alto, aitante, capelli neri e pelle abbronzata.
Lo aveva visto solo in foto, quando gli era arrivata la comunicazione che finalmente qualcuno lo avrebbe liberato quando iniziava a perdere ogni speranza. A volte il servizio postale dell’ “Associazione Principi E Principesse In Pericolo” non era molto efficiente nel fargli sapere chi stava arrivando, ma bisognava farci l’abitudine.
Sentì un rumore di zoccoli in lontananza e si scapicollò nella sua stanza, infilò in fretta e furia il suo vestito più bello e poi si affacciò al balcone.
Il principe era là, stava salendo le scale e aveva già sconfitto il drago malvagio, preso la chiave segreta dalla strega maligna, superato i primi dieci indovinelli, si era rifatto il capello perché anche lui non poteva sfigurare e finalmente entrò nella sua stanza.
Ohkura si lanciò fra le braccia del principe Ryo e stava per baciarlo quando…
Il ragazzo aprì gli occhi infastidito, lanciando con un gesto nervoso della mano la sveglia giù dal comodino, probabilmente rompendola.
Al diavolo il lavoro. Si voltò verso Ryo, ancora addormentato, di sicuro meno aulico e prosaico della versione del suo sogno, ma certamente più pratico.
Ma in fondo era stato un bene essersi svegliato.
Il vestito che aveva scelto in quel sogno, era veramente brutto.