[Hey!Say!Jump] A sacrifice of love

Jan 24, 2013 18:40

Titolo: A sacrifice of love
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Takaki Yuya x Chinen Yuri.
Rating: NC17
Avvertenze: Slash AU! (per altre informazioni sul 'verse yakuza vai a * questo* link)
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Yuya si portò lentamente una mano al fianco e osservò il sangue scivolare lungo le sue dita. Osservò la pelle che si macchiava, secondo dopo secondo, mentre la camicia era intrisa di sangue.
Note: Scritta per la 500themes_ita con il prompt “38. Chiudi gli occhi” e per il COW-T3 di maridichallenge con il prompt “Guerra”
WordCount: 3974 fiumidiparole

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Yuya si portò lentamente una mano al fianco e osservò il sangue scivolare lungo le sue dita. Osservò la pelle che si macchiava, secondo dopo secondo, mentre la camicia era intrisa di sangue.
Udì un colpo di pistola e poi un dolore lancinante alla coscia. Si portò la mano già sporca sulla gamba, desiderando intensamente di poter muovere il polso destro, rotto ormai già una manciata di minuti prima.
Socchiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Non era la prima volta che soffriva così tanto, né che si trovava sull’orlo della morte. Doveva solo calmarsi, fare un ultimo sforzo e tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Per un secondo desiderò aver dato retta a Yuri quando gli diceva che c’erano facce nuove nel quartiere, desiderò non averlo ignorato né preso in giro dicendogli che era paranoia la sua e Kabuki-cho era assolutamente sicura, né aver peccato così tanto di arroganza dicendo che nel quartiere non si muoveva nemmeno una foglia senza il suo consenso.
Prese un nuovo respiro. Doveva assolutamente uscire fuori da quella situazione oppure avrebbe perso molto di più della vita e non era più sua intenzione chinare la testa davanti a niente e a nessuno.

**

Yuri quella mattina si svegliò stranito. Accanto a lui il letto era vuoto e ancora quasi intatto, segno che Yuya non era tornato a casa a dormire. Non era strano che passasse la notte fuori casa, a lavoro o semplicemente ad ubriacarsi con i suoi shatei, ma di solito lo avvertiva perché così non sprecava il cibo per la sua cena.
La sera prima invece aveva cucinato come sempre e aveva aspettato un paio d’ore, ore in cui aveva tempestato di chiamate e di messaggi in segreteria il numero di Yuya, senza nessuna risposta. Aveva provato a chiamare anche Kota, ma nemmeno lui sapeva dove trovarlo. Lo aveva sentito abbastanza tranquillo, quindi alla fine si era deciso ad andare a letto, aspettando il suo risveglio, senza successo.
Si aggirò per casa, non trovando nulla da sistemare perché Yuya non aveva fatto casino da nessuna parte. Si lavò rapidamente e poi infilò un paio di jeans e una felpa. Aveva il frigorifero vuoto ed era sicuro che a pranzo Yuya sarebbe tornato a casa con una fame da lupi e se non avesse trovato pronto una tavola da re se la sarebbe rifatta su di lui.
Nella borsa a tracolla infilò la busta di plastica che usava sempre per fare la spesa, controllò per l’ennesima volta il cellulare o se c’erano messaggi in segreteria e poi scese in strada.
Vide più movimento del solito, gruppetti di shatei stavano discutendo a voce alta, tutti intorno a Kota. Si avvicinò lentamente dato che nessuno lo aveva visto uscire di casa e si sistemò dietro un cassonetto per continuare a rimanere nell’anonimato.
Kota stava parlando a tutti i suoi sottoposti, ma a causa del vociare non riusciva a sentire bene.
« Yuya dovrebbe essere ancora a Kabuki-cho. » stava dicendo « Non dovrebbero averlo portato fuori oppure sarebbero stati ripresi dalle telecamere dei vari palazzi o dei nostri negozi. Se fosse morto avremo già ricevuto delle comunicazioni dalla famiglia rivale quindi possiamo ben sperare che sia ancora vivo. »
Fu a quel punto che un paio di shatei notarono Yuri e lo trascinarono in mezzo a loro.
« Ehi, tu non sai mica dov’è Yuya, vero? Non è che hai preso contatti con quei bastati dell’Akai Chou, vero? » fu strattonato più al centro e Yuri vide l’amico sgomitarsi verso di lui.
« Yuri, vieni qua. » Kota lo afferrò per un braccio, tirandolo dietro di sé, come per proteggerlo « E’ impossibile che Yuri abbia tradito Yuya. Non conosce i nostri palazzi, né le nostre attività, né altro. Sarebbe stato pressoché inutile per chiunque. »
« Yuya è nei guai? » sussurrò piano.
« Forse. Ma tranquillo, lo troveremo. »
« Ma… Cos’è successo? » domandò ancora, quasi senza parole.
« E’ scomparso. Crediamo che sia stato rapito dall’Akai Chou. » lo spintonò verso il conbini « Ora vai a comprare le cose che devi comprare e poi torna a casa e non uscirci per nessuna ragione. »
« Ma Yuya… »
« Starà benissimo, credimi. Ora vai. E mi raccomando, non uscire. »
Yuri gli obbedì. Fece la spesa con la testa completamente vuota. Non riusciva a credere che Yuya, solitamente così arrogantemente gradasso e altezzoso, potesse davvero morire in una guerra fra famiglie.
Non aveva idea di quello che sarebbe successo a Kabuki-cho se davvero Yuya, uno dei tenenti del boss, fosse morto. Forse il tranquillo quartiere della famiglia sarebbe stato messo a ferro e fuoco e chissà a lui che cosa sarebbe successo.
Tornò in casa a passo di lumaca, lentamente. Sistemò il cibo, chiedendosi se Yuya fosse mai riuscito a tornare a casa.
Si chiese anche perché fosse così terrorizzato dall’idea di rimanere da solo. Anche se le cose fra loro due erano migliorate, anche se Yuya ultimamente sembrava più umano del solito nei suoi confronti, di certo non era la storia d’amore del secolo.
Forse ci avrebbe solo guadagnato dalla sua morte, ma di certo non era molto intenzionato di scoprirlo.
Per la società e lo stato giapponese lui era morto ormai quattro anni prima. Al momento della sua vendita i genitori aveva inscenato un patetico funerale e quindi aveva firmato tutti i documenti che certificavano la sua scomparsa.
Per la legge, Chinen Yuri era semplicemente un fantasma.
Passò il pomeriggio a non fare assolutamente nulla. Vagò per casa, guardò un paio di film e poi fece del tristissimo zapping. Kota non lo aveva più chiamato e di Yuya, ovviamente, nessuna traccia.
Aprì la porta finestra che dava sul balcone e osservò dall’alto la vita di Kabuki-cho. Lo faceva spesso quando rimaneva da solo, specialmente durante il pomeriggio. Osservava le viuzze che si riempivano e poi si svuotavano, che si animavano durante le ore più calde del giorno per poi tornare vuote al momento di cena.
Respirò un po’ di aria pura da lassù, così lontano dal traffico tanto erano alti nel grattacielo e rimase fermo per qualche minuto, ad ascoltare, tanto era il silenzio, il battito del proprio cuore.
Poi rientrò, lievemente infreddolito e tornò di nuovo nel silenzio della propria casa. Si guardò intorno e si morse un labbro. Sapeva bene che Kota gli aveva detto di non uscire, che era pericoloso, eppure stare là senza fare nulla proprio non gli riusciva.
Afferrò il cappotto e tornò in camera da letto, frugando nel comò di Yuya. Da sotto le magliette e i maglioni tirò fuori una pistola, che lo yakuza teneva nascosta per ogni eventualità.
Yuri aveva imparato a sparare un paio d’anni prima, quando aveva poi assassinato i propri genitori e controllò velocemente che fosse carica. Prese dalla scatola un paio di manciate di proiettili che infilò in tasca e, sistemata la pistola con la sicura nell’altra tasca, uscì di casa.

**

Subito fuori dal portone Yuri si guardò intorno. Non sapeva esattamente dove andare a cercare, ma di sicuro conosceva un paio di vie che molti shatei di Yuya credevano praticamente disabitate.
Lui le aveva scoperte un paio di mesi dopo essere stato comprato, quando aveva tentato la fuga ed era stato riportato miseramente a casa. Per sfuggire alla ricerca degli shatei Yuri aveva scoperto molti posti e così decise di iniziare là la propria ricerca.
Stringendo le mani in tasca e specialmente il calcio della pistola nella mano destra, il ragazzino si avventurò nel buio, cercando di moderare la propria paura e il proprio respiro accelerato.
Doveva essere silenzioso anche perché altrimenti non sarebbe stato di alcun aiuto a Yuya, anzi.
Camminò per quella che avrebbe definito mezz’ora, prima di sentire un urlo apocalittico e atroce e con un certo terrore scoprì che assomigliava alla voce di Yuya. Non aveva mai sentito Yuya gridare, né mostrare paura.
Non gli piaceva vederlo vulnerabile, perché altrimenti lui stesso si sarebbe sentito nella stessa maniera e la sua maschera di cinismo sarebbe crollato, lasciandolo alla disponibilità più totale dello yakuza ed era una eventualità che Yuri aveva sempre cercato di evitare.
I suoi passi si fecero più leggeri via via che si avvicinava all’entrata in metallo, spaventato dal fatto che qualcuno potesse sentirlo. Le sue dita si strinsero con ancora più forza intorno alla pistola, pronto a far fuoco su chiunque tentasse di attaccarlo. Si accostò contro il muro, tentando di rimanere nell’ombra e poi piegò leggermente la testa verso l’interno. Trattenne il fiato quando vide Yuya sospeso a una decina di centimetri dal suolo appeso per una catena solo per un polso. Sanguinava e Yuri si chiedeva da quanto si trovava in quello stato.
Prese il telefono, mandando immediatamente una mail a Kota per dirgli dove si trovava quando all’improvviso un’ombra calo su di lui. Yuri alzò lentamente la testa, ritrovandosi faccia a faccia con un altro yakuza.
« Guarda guarda chi abbiamo qua. Un curiosone, eh? » sibilò afferrandolo per il colletto della giacca « Allora, chi sei? » ringhiò spintonandolo dentro al magazzino.
Davanti a lui c’erano altri cinque uomini e Yuri inghiottì la poca saliva che aveva in gola, osservando Yuya, incosciente, dietro di loro.
« Io… abito qua vicino. » mentì « Stavo tornando a casa, questa è una scorciatoia che uso spesso. » si limitò a dire.
Fu a quel punto che Yuya aprì leggermente gli occhi, per sbarrarli poi quando lo riconobbe.
« Non volevo interrompervi. Abito qua da abbastanza anni da aver imparato a farmi gli affari miei. Quindi adesso dovrei proprio andare… »
« E no ragazzino. » lo fermò uno di loro circondandogli le spalle con un braccio « Perché non ci fai un po’ compagnia? Abbiamo dell’ottimo sakè con noi. »
« Grazie, ma non bevo. » sibilò Yuri tentando di liberarsi, senza successo, della presa del ragazzo.
« Su, non fare il difficile. Sai, è qualche giorni che siamo qua e non abbiamo potuto svagarci come volevamo… » si interruppe, allusivo, sfiorandogli una guancia.
« E per questo vi rifate sui ragazzi? Pervertiti. » ringhiò Yuri schiaffeggiandogli la mano.
Lo schiaffo che lo fece rotolare a terra lo raggiunse all’improvviso. Il ragazzino sentì solo un dolore lancinante partirgli dallo zigomo, liberandosi poi lungo il resto del volto, costringendolo a mordersi un labbro a sangue tanto era forte il dolore.
Infilò lentamente una mano in tasca, strisciando in direzione di Yuya, ma uno di loro si mise sopra di lui, afferrandolo per i capelli e costringendolo ad alzare il volto verso di lui.
« Non ti conviene fare il furbo con noi. »
Yuri accennò un sorriso ironico e poi tirò fuori la pistola dalla tasca, sparandogli a bruciapelo. L’uomo barcollò all’indietro, colpito nello stomaco, scivolando poi a terra e il momento che gli yakuza impiegarono per comprendere esattamente che cosa fosse successo, Yuri lo utilizzò per rialzarsi in piedi e pararsi davanti a Yuya, puntando la pistola su di loro.
« Fermi o sparo a tutti quanti. » tentò di minacciarli, conscio di quanto poco timore potesse incutere.
Infatti due o tre di loro ridacchiarono, lanciando di tanto in tanto delle occhiate fugaci al compagno ancora steso a terra.
« Yuri… » ringhiò Yuya in un mormorio appena udibile.
« Zitto Yuya. » sibilò altrettanto piano il più piccolo.
Le mani gli tremavano e sentiva che stava per svenire da un momento all’altro. Non era molto sicuro di poter fare qualcosa di realmente utile per Yuya, ma ormai era là e tanto vale giocarsi tutto quello che aveva.
Serrò gli occhi per abituarli alla luce soffusa del magazzino, mentre il fiato si condensava in piccole nuvole davanti alla sua bocca. Si morse un labbro, via via sempre più forte ogni volta che uno di loro si avvicinava.
Uno di loro tirò fuori a sua volta una pistola, puntandola su di lui.
« Allora ragazzino? Cosa abbiamo intenzione di fare? Se vieni qua ti promettiamo di essere gentili. »
Yuri rimase in silenzio e poi accennò un sorrisetto, abbassando lentamente la pistola, senza però rimetterla in tasca.
« Mh… » mugolò « Voi di che famiglia fate parte? » chiese, muovendo un passo verso di loro.
« Akai Chou. » rispose uno di loro, senza staccargli gli occhi da dosso.
« E avete anche voi un quartiere vostro? Come Kabuki-cho? »
« Certo. Ed è mille volte meglio di questo buco di periferia, fidati. Abitiamo vicino Shinjuku. »
Yuri si leccò le labbra, avvicinandosi ancora.
« Vorresti venire con noi? Ti pagheremo bene se ci fai prima testare la merce. » il più grande si avvicinò a lui, sfiorandogli di nuovo il volto.
« Perché no? Kabuki-cho iniziava a starmi troppo piccola in effetti. Sempre le stesse facce, sempre gli stessi luoghi, sempre gli stessi… » Yuri alzò una mano, accarezzandogli quasi casualmente una coscia «… sempre gli stessi giochi. Voi avete molta più fantasia, vero? » bisbigliò sulla bocca dell’uomo, alzandosi in punta di piedi.
« Oh sì ragazzino, decisamente sì. » esclamò l’uomo cingendogli la vita con un braccia, stringendolo a sé e poi gettandolo a terra.
Gli montò quasi immediatamente sopra, iniziando a toccarlo e fu a quel punto che partì un primo sparo, a cui ne seguì un secondo e un terzo.
La mano di Yuri continuava a tremare e il ragazzino si chiese come avesse fatto a colpirli tutti e tre. Ma la sua fortuna doveva essersi esaurita. Il quarto uomo rimasto in piedi gli puntava la pistola alla testa e Yuri non credeva di essere così abile e veloce che sparargli prima di rimanere ucciso.
« Sei una piccola puttanella arrogante. Vedrai, ti calmerai dopo un paio di notte nella nostra famiglia. »
« Farai meglio ad uccidermi ora, perché non ci riuscirete mai. » ringhiò Yuri, nonostante il tono di voce che tremava.
« Bene, allora sono costretto ad… »
Nell’aria si udì solo una raffica di spari e Yuri sentì schizzi di sangue sporcargli il viso e poi il corpo dell’uomo che gli cadeva addosso. Gemette di dolore e poi con fatica riuscì a liberarsi.
Alzò la testa, in tempo per vedere Kota che correva verso di lui e lo aiutava ad alzarsi in piedi, mentre gli altri shatei liberavano Yuya. Riusciva ancora a camminava e forse non era in pericolo di vita come aveva immaginato al momento dei suo arrivo.
« Stai bene Yuri? » si accertò Kota.
« S-Sì, io… » non riuscì a finire la frase, che Yuya si avvicinò a loro « C-Come stai? »
Ma come unica risposta ottenne solo uno schiaffo.
« Yuya! » esclamò Kota a voce alta nascondendolo di nuovo dietro di sé « Sei impazzito? E’ grazie a lui se ti abbiamo trovato e… »
« Vattene a casa. » ringhiò Yuya senza spostare gli occhi da Yuri « E non uscire fino a che non torno, idiota. »
« Va bene. » esclamò Yuri con gli occhi lucidi, la mano su una guancia « Spero che ti uccidano, idiota yakuza che non sei altro. » si liberò della stretta di Kota e poi scappò via, sgomitando fra la massa di shatei che erano presenti al magazzino.

**
Quando Yuya rientrò a casa era ormai pomeriggio. Yuri era rimasto chiuso in casa così come gli era stato detto, ma senza muoversi dal divano.
« Sono a casa. » biascicò lo yakuza.
« Bentornato. » si limitò a dire Yuri, continuando a fare zapping in televisione.
« Non c’è nulla di preparato per pranzo? »
« No. Sono le quattro del pomeriggio e ho cucinato solo per me. Cucino adesso se proprio vuoi mangiare. » concluse il più piccolo alzandosi dal divano e dirigendosi in cucina, osservando Yuya a braccia conserte.
« Cucina qualcosa senza essere troppo irritante. Sono stanco morto e voglio solo mangiare qualcosa. »
Yuri sbuffò e aprì il frigorifero, cucinando qualcosa di veloce ma avrebbe fatto stare zitto il più grande, poi si sedette di nuovo sul divano, aspettando che finisse di mangiare. Nel complesso Yuya aveva solo una ferita alla gamba, un polso rotto e la spalla slogata, nel giro di un mese si sarebbe rimesso quasi del tutto.
Ma a Yuri quello che bruciava più di tutto era il fatto di non aver ricevuto nemmeno un “grazie” come risposta. Aveva rischiato la sua vita quando poteva lasciarlo morire come un cane e aveva ucciso quattro persone per lui.
Stava ancora pensando a quanto odiasse Yuya quando il più grande si sistemò accanto a lui sul divano.
« Cosa guardi? »
« Non lo so. Non sto guardando, l’ho accesa solo per non stare nel silenzio. » risposte brusco.
« Yuri, non saresti dovuto uscire di casa. » lo riprese Yuya « Era pericoloso e se Kota non fosse arrivato in tempo ti avrebbero ucciso o stuprato. »
« E allora? » Yuri si alzò in piedi « Da quando ti interessa quello che mi succede? Se fossi morto sarebbe stata una mia scelta. E per quello che mi hai fatto in questi anni, per tutto il dolore che ho dovuto subire, dovresti solo ringraziarmi per averti salvato e averlo detto a Kota. » urlò alzandosi in piedi.
Stava per andarsene quando Yuya lo afferrò per un polso, tirandolo su di sé e Yuri si ritrovò con il proprio viso a pochi centimetri da quello di Yuya.
« Ero preoccupato, tutto qua. » mormorò sulle sue labbra.
« N-Non dovresti. So quello che faccio. » sussurrò Yuri sistemandosi meglio per evitare di perdere nuovamente l’equilibrio.
« E tu eri preoccupato? » chiese piano lo yakuza, stringendogli la vita con il braccio sano.
« No ovviamente. » mentì l’altro con voce malferma « Sei adulto e vaccinato, l’hai scelta te questa vita, sei addestrato. » continuò a dire mentre la mano di Yuya scivolava sotto la sua maglietta « Mi dovevo preoccupare? »
« Sono vivo, no? » rispose l’altro con un’altra domanda alzandogli la maglietta, sfiorandogli la pelle, avvicinando il proprio viso a quello di Yuri.
« Mh. Sembra di sì. » mormorò.
« Yuri… baciami. » chiese con un sospiro roco il più grande.
Yuri non sembrava attendere oltre e sedutosi sul suo inguine con le gambe ai suoi lati si piegò su di lui, baciandolo e ricambiando quasi immediatamente al bacio di Yuya, litigando con la sua lingua come se stessero combattendo una guerra e solo uno di loro avrebbe vinto.
Le mani di Yuya si artigliarono sui suoi fianchi e Yuri gemette nella sua bocca, muovendosi istintivamente sopra di lui, ignorando il suo cervello che continuava a dirgli che tutto quello era sbagliato, che doveva solo andarsene, lasciandosi finalmente andare dopo anni, decidendo di fidarsi di Yuya, almeno per una volta.
Continuò a baciarlo, azzardandosi per la prima volta ad appoggiare le proprie mani sul suo petto, continuando poi a farle scendere, lentamente, sotto la sua maglietta.
La pelle di Yuya era calda e Yuri scivolò con la lingua sul suo collo, baciandolo e mordendolo con forza, provando piacere nel sentire i gemiti di Yuya bacio dopo bacio e desiderando continuare a sentirli.
La mano dello yakuza si arpionò fra i suoi capelli, tirandogli indietro la testa, lasciando scoperta la zona del collo, che Yuya si affrettò a mordicchiare e fu una delle prime volte che Yuri gemette per davvero, eccitato da quelle attenzioni.
Mosse di nuovo il bacino contro l’inguine di Yuya e lo sentì mugolare di nuovo. Fu a quel punto che si tolse la maglietta, aiutando il più grande a fare lo stesso, slacciandogli poi i pantaloni e tirandoli via.
Afferrò la sua erezione già dura, muovendo la mano in maniera lenta e regolare, leccando di tanto in tanto la punta o percorrendo con la lingua il percorso tracciato dalle vene, alternando così sensazioni più forti a più deboli, fino a che Yuri non giudicò che Yuya fosse ormai pronto.
Avvolse la sua lunghezza con tutta la bocca, beandosi del lungo gemito roco che uscì dalle sue labbra, iniziando a muovere la testa allo stesso ritmo delle spinte di Yuya dentro la bocca, senza fermarsi.
Yuri sapeva riconoscere bene i segni dell’imminente orgasmo di Yuya e quindi si allontanò poco prima di farcelo arrivare. Si tolse gli ultimi indumenti che aveva addosso e montò di nuovo sopra lo yakuza.
Riprese l’erezione di Yuya, appoggiandola alla propria apertura e poi, arpionandosi alle spalle dello yakuza, iniziò a spingersi contro la sua lunghezza, fino a che non la sentì completamente dentro di sé.
Yuya gemeva ormai in maniera irregolare e Yuri poteva sentire quando fosse eccitate da come stringeva le dita intorno ai suoi fianco o alla sua vita, muovendogli il bacino allo stesso ritmo delle sue spinte dentro di lui.
A stupirlo, oltre alla più totale assenza di violenza, furono le dita di Yuya che si strinsero intorno alla sua di erezione, muovendo la mano in maniera irregolare fino a che non raggiunse l’orgasmo, venendo sopra il suo stomaco.
Poco dopo, anche Yuya gemette in maniera più forte e roca, venendo dentro di lui e fu solo in quel momenti che Yuri si lasciò andare contro di lui, ansimando.
Rimasero in silenzio per minuti che parvero interminabili, fino a che non fu Yuri stesso a muoversi per allontanarsi, infilandosi di nuovo i vestiti e senza guardare il più grande negli occhi.
« Io… dovresti riposarti Yuya. Vado a letto, non rimanere sveglio troppo a lungo altrimenti il dottore si arrabbia, va bene? »
« S-Sì, va bene. »
Yuya stesso non lo stava guardando e quello un po’ ferì il più piccolo, ma decise di lasciar perdere. Si chiuse la porta della stanza da letto alle spalle, desiderando solo addormentarsi. Provò a chiudere gli occhi, ma rimase ugualmente sveglio, fingendo però di dormire quando, due ore dopo, Yuya lo raggiunse per addormentarsi a sua volta.
Lo sentì sospirare e imprecare sommessamente contro la canottiera, optando poi per indossare semplicemente il pantalone del pigiama. Si stese accanto a lui e rimasero immobili per dei minuti lunghissimi, fino a che Yuya non si avvicinò a lui, cingendogli la vita con un braccio e tirandolo contro il suo petto, stringendolo a sé.
« Che fai Yuya? » sussurrò piano.
« Avevo voglia di dormire così. » si limitò a rispondere l’altro.
« E perché prima abbiamo fatto sesso in quel modo? »
« Mi sembrava un buon modo per ringraziarti. Hai ragione, avresti potuto lasciarmi là a morire invece di aiutarmi. »
« Tutto qua? Solo per questo lo hai fatto? » mormorò Yuri inghiottì la saliva, sentendo gli occhi lucidi.
Sapeva che Yuya non avrebbe mai potuto amarlo, non come lo amava lui per lo meno, ma fino a quel momento si era sempre trincerato dietro la sua barriera di protezione, dicendosi giorno dopo giorno che tutto quello un giorno sarebbe cambiato, che Yuya sarebbe cambiato.
« Volevo vedere se potevo essere diverso. »
« Diverso da cosa? »
« Dall’animale che sono Yuu. » rispose in un mormorio Yuya.
« Beh, la risposta è sì. Puoi essere diverso se tu lo vuoi. »
Yuya rimase in silenzio, appoggiando poi la fronte contro la sua nuca, prendendo profondi respiri.
« Posso provarci. Ma non ti assicuro nulla Yuu. »
Yuri scosse le spalle stringendosi di più contro il petto di Yuya.
« Va bene così. E’ il pensiero che conta, no? »
« Forse. Non lo so. E’ la prima volta che ci penso. »
Yuri ridacchiò, passando il proprio braccio su quello della yakuza, intrecciando le loro dita.
« Hai le mani grandi e calde. Sono più morbide di quello che pensi. »
« Smetti di dire così. Mi imbarazzi. »
« Ma è vero. » ridacchiò di nuovo Yuri « E’ un lato di te che mi piace molto. »
« Mh. Ora forse dovremo dormire. Su, chiudi gli occhi e riposati, sono state ore molto pesanti, no? »
« Sì, un po’. » confermo il più piccolo « Ma non mi pento di nulla, sai? Ti ho salvato perché volevo salvarti, non perché mi trovavo là per caso. »
« Lo so. Grazie. » sussurrò.
« Le cose ora andranno bene quindi? »
« Spero di sì. Non voglio deluderti. » mormorò Yuya
« Non lo farai. Buonanotte Yuu. »
« Buonanotte Yuri. »
Socchiuse gli occhi, finalmente calmo. Forse le cose potevano davvero cambiare, forse quello per cui aveva pregato dal primo giorno che aveva messo piede la dentro stava per compiersi.
Aveva paura. Paura di rimanere ferito, ma allo stesso tempo di sentiva bene, come in pace con sé stesso.
Quando sentì il respiro di Yuya, sentiva che tutto sarebbe andato bene, doveva solo continuare a lottare. Si addormentò, senza rendersene conto, sorridendo.

challenge: cow-t3, challenge: 500themes ita, fandom: hey!say!jump, pairing: takaki x chinen

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