Mar 25, 2013 14:51
"Similes cum similibus."
Penso spesso ad una cosa che onestamente mi fa vergognare di me.
A volte, osservando il comportamento di determinate persone che fanno parte o hanno fatto parte della mia vita in modo piuttosto massiccio, riesco a scorgere in alcune di loro atteggiamenti che mi provocano un moto di pena e compassione assurda.
Ovviamente si tratta di persone che non stimo più. Infatti, è un tipo di compassione crudele, quella pietà che nasce dalla assurdità che io debba essere fiera di essere diversa da loro.
Non posso arrivare a dire che si tratti di senso di superiorità. Perchè il punto non è essere più in alto o più in basso.
Il punto è essere lontani, diversi, ormai sani e salvi.
Mi fanno pena per le loro illusioni.
Ecco, mi fanno pena perchè sono stata attorniata da persone che illudono non solo gli altri, ma addirittura se stesse di essere migliori di ciò che sono.
Io sono un mostro a metà, perchè prendo per il culo solo gli altri.
Io so bene cosa sono dentro.
L'ipocrisia di usare una maschera verso l'esterno è qualcosa di ormai così comune nella società, che ti stupisci -al contrario- se riesci ad incontrare nel tuo cammino qualcuno che di quella maschera sembra non averne bisogno.
Però... mettere una maschera per ingannare se stessi, per convincere se stessi di essere migliori di ciò che si è, per evitare di provare rancore o -peggio- compassione e pietà per se stessi, beh... quella è una maschera pericolosa. Ed è notare quel tipo di maschera negli altri che genera in me un moto di pena assurdo.
E' difficile ammettere a se stessi che molti sentimenti e reazioni sono così profondi da essere universali. Ed è proprio questa universalità di alcune sensazioni a renderci, quando ne siamo colti, esattamente uguali agli altri.
E' tremendamente difficile ammettere a se stessi che -posta la sacrosanta unicità di ogni essere umano- per alcuni aspetti siamo assolutamente banali.
Ed è il voler fuggire via dall'ammissione di banalità che rende penosa una persona ai miei occhi.
Io queste cose, nel silenzio di molti pianti passati, le ho capite. Eppure non sono salva da molte altre rupi, no?
Un'ultima cosa.
Penso che il nostro substrato storico-culturale, che ancora si protrae seppur con nuove forme di comunicazione (penso addirittura ai Peanuts), ci abbia imposto l'assioma per cui se siamo felici dobbiamo sentirci in colpa.
A volte penso che questo assioma dovrebbe essere recitato come un mantra a chi ha un tal buon cuore da sbattere la propria felicità nei momenti meno opportuni o in faccia alle persone che invece vorrebbero conforto.
Ecco, in quei casi vorrei che esseri umani simili fossero colpiti da substrato storico culturale e Peanuts.
Ma... essere felici non dovrebbe farci sentire in colpa.
Le canzoni d'amore più belle non dovrebbero essere solo di struggimento.
In fondo... non sono maschere anche quelle?
La primavera ha sempre un profumo tutto suo, migliore di tutti le altre stagioni.
La Natura è la cosa più potente, perchè è rispettata dai credenti e non. Quindi quando la Natura si risveglia, viene in qualche modo notata, rispettata da tutti e forse aspettata da molti.
Ai simili che come capre seguono i propri simili, e a chi sta cercando di cedere alle crudeli ammissioni, a chi è felice con colpa e a chi senza, agli insensibili di cuore e a chi col cuore sorride,
Buona Primavera. :-)
myself,
friends,
love,
thinking,
me