[Kakumeiki Valvrave] aren't we just rolling like mad / remember the way it was (parte 1)

Mar 04, 2017 21:41

Titolo: aren't we just rolling like mad / remember the way it was (parte 1)
Fandom: Kakumeiki Valvrave
Personaggi: Tokishima Haruto/L-Elf
Rating: SAFE
Prompt: sasso, carta, forbici [week5 / M2 - COW-T 7]
Wordcount: 2526
Avvertimenti: //
Note dell'autrice: Un applauso per me che per questioni di tempistica ho lasciato fuori la parte che fa diventare tutto angst /hurrà. E per precisare, non si tratta di una raccolta (uso i numeri solo per dividere le sezioni xD)

I.
Tokishima Haruto non è in grado di vincere a sasso-carta-forbice.
Questa è una delle prime cose che L-Elf ha capito sul suo conto. Non importa con chi giochi, non importa quanto si impegni, le sue possibilità di vittoria sono sempre e comunque nulle per un motivo che non gli è ben chiaro. È come se sistematicamente la fortuna decidesse di non dargli alcun conto.
O forse, L-Elf ipotizza, può darsi che sia solo troppo stupido per vincere. Può dargli il beneficio del dubbio su un turno soltanto, ma lungo andare gli basterebbe osservare il proprio avversario per scovare il suo pattern di scelta - perché tutti hanno un metodo di scelta ricorrente, a L-Elf bastano tre turni e può prevedere la mossa di chi gli sta contro con una probabilità di successo del 87% (5 turni e questa sale al 95%). Ma questo processo - a dir poco elementare - sembra andare al di là delle capacità di Haruto.
Un’altra cosa che L-Elf ha capito in fretta è che la sua incapacità di vittoria è conoscenza comune tra gli studenti dell’accademia Sakimori - o almeno, tra i suoi compagni di classe e quelli che possono definirsi suoi amici. E proprio perché ne sono a conoscenza, più di una volta sfruttano il gioco per ottenere qualcosa da lui. Rukino Saki scommette sempre per avere delle foto o qualsiasi altra cosa che possa tornarle utile per la sua - come le piace chiamarla - “scalata verso il successo”. Sashinami Shoko sembra pensare meno al suo tornaconto personale, visto che di solito adopera sasso-carta-forbici quando Haruto si rifiuta di fare qualcosa che possa fargli bene alla salute; o quando ancora si ostina a continuare con cose che invece sarebbero da evitare - come il restare sveglio per più di ventiquattr’ore, cosa che negli ultimi tempi il pilota fa in modo ricorrente.
Gli altri lo usano per scambiare i turni delle pulizie, farsi aiutare con qualcosa, lasciargli un incarico che loro non vogliono portare a termine. E siccome Tokishima Haruto è uno stupido onesto di buon cuore - sì, L-Elf ha notato anche questo - non si tira mai indietro e finisce per dover accettare pure la sconfitta.
L-Elf sta ancora ponderando se sia il suo quoziente intellettivo a essere relativamente basso - riesce a pilotare il Valvrave ma non a vincere a un gioco così semplice - o se si tratti davvero di una pura questione di sfortuna.

II.
Qualunque dei due casi sia, L-Elf non ha mai usato questo metodo per avere ciò che vuole da Tokishima Haruto - e in realtà, da nessun altro degli studenti o insegnanti nel modulo - perché non ne ha semplicemente bisogno. Se ha bisogno di qualcosa da lui o da chiunque altro, fa come gli è stato insegnato fare: setta una situazione che lo metta nelle condizioni di non poter rifiutare. La percentuale di possibile fallimento si riduce in modo esponenziale. È più veloce e più efficiente dell’affidarsi a un misero gioco dove la sorte ha comunque la sua parte - nonostante le probabilità di vittoria a morra cinese contro Haruto siano statisticamente del 100%.

III.
In realtà, succede a un certo punto anche a lui di usare il jankenpon con Haruto.
Portare avanti la loro causa e gestire quello che adesso è a tutti gli effetti uno stato indipendente, è agli occhi di L-Elf un compito come un altro. È parte del piano che aveva ideato da tempo - anzi, serve ad accelerare le cose - e comunque ha dovuto affrontare cose ben peggiori durante l’addestramento da soldato.
Per uno studente come Haruto però tutto questo è un peso bello grosso da portare in spalla, specialmente avendo una certa responsabilità in qualità di pilota del Valvrave. Capita così che qualche volta questo peso sia troppo da sopportare e lui torni in camera con l'aria stanca e gli occhi spenti. Si arrampica sul suo letto senza dire una parola e si lascia cadere sul materasso con un lieve scricchiolio delle molle.
È qualcosa che L-Elf non è abituato a vedere. Tokishima Haruto è sempre molto ovvio quando si tratta di esprimere le proprie emozioni. Se si sente triste piange, se è frustrato stringe i pungi e digrigna i denti. Questo tipo di vuoto è del tutto diverso e per qualche motivo, L-Elf lo trova sorprendentemente irritante. Si stupisce di capire che preferirebbe la sua versione esuberante a qualsiasi cosa sia quella lì.
Chiude il file che stava controllando e disattiva il display. Lascia che le ruote della sedia facciano il loro lavoro, mentre si spinge via dalla scrivania e si volta a osservare l’altro. Haruto continua a starsene chiuso nel suo silenzio, sdraiato sulla schiena a fissare distrattamente il soffitto - è facile accorgersi ce anche se il suo sguardo a rivolto al tetto, il moro non lo sta davvero guardando. Ha la mente da tutt’altra parte, persa tra i propri contorti pensieri.
L-Elf vaglia la situazione.
Hanno avuto un pesante attacco da parte della flotta nemica quel pomeriggio, quindi è molto probabile che ciò che affligge il pilota del Valvrave abbia a che fare con il robot stesso oppure con la maledizione - conseguente impossibilità di parlare liberamente con gli altri; chiamare Sashinami Shoko o qualche altro studente, opzione scartata.
Non ha detto una parola da quando è tornato nella loro camera - nessun desiderio di instaurare una conversazione; ricorrere agli altri piloti, opzione scartata.
Dopo qualche minuto Haruto sospira, muovendosi tra le lenzuola. Rotola su di un fianco e si infila sotto la coperta, finendo per dare le spalle ad L-Elf - indisposizione anche a parlare con lui; ignorare la cosa, opzione migliore.
Ma c'è qualcosa in quel suo modo di fare che L-Elf gli dà fastidio. Non sa dire di preciso cosa. Ma gli è ovvio che non riesce a ignorarlo. Pondera quindi altri due minuti. Poi si alza dalla sedia.
«Tokishima Haruto» lo chiama, mentre si allontana dalla scrivania.
Raggiunge la piccola scala di metallo per il letto a castello e ci si arrampica per raggiunge il letto dell’altro.
«Cosa?» è la flebile risposta che riceve.
Haruto non si muove, tira meglio la coperta sulle spalle rannicchiandosi ancora di più nel suo angolo e rimane in attesa che l’altro parli di nuovo. Quando avverte però pressione sul materasso del suo letto è costretto a voltarsi.
L-Elf poggia una mano sul muro e fa attenzione a non battere la testa sul soffitto - diventato ora troppo basso per uno della sua altezza - e si mette a sedere alla fine del letto, gambe incrociate e schiena dritta. Haruto aggrotta le sopracciglia, confuso dall’improvvisa invasione del suo spazio personale.
L-Elf non gli dà ulteriori spiegazioni. Alza davanti a sé la mano destra, chiusa in un pugno non troppo stretto - per un attimo Haruto ha il dubbio che voglia picchiarlo, ma per quanto ne sappia non ce ne sarebbe il motivo. Ha abbattuto più nemici che poteva in battaglia, ha seguito alla lettera le sue istruzioni come sempre. Per cui è abbastanza sicuro di non aver fatto nulla.
«Cosa c'è?» lo incinta quindi a parlare, intanto che alza mezzo busto facendo leva su uno dei gomiti.
«Giochiamo a sasso-carta-forbice» decreta L-Elf.
Haruto adesso è anche più disorientato di prima.
«Eh?»
«Chi vince decide cosa l'altro debba fare» continua L-Elf ignorando di proposito la confusione del pilota, il pugno ancora sospeso a mezz'aria «O può fargli quello che vuole»
Haruto sente il nervosismo cominciare a crescergli dentro veloce veloce.
«Mi stai prendendo in giro?» inizia, già sul punto di sbottare, perché non è dell’umore per stare dietro a qualsiasi maledetto trucchetto abbia in mente «Sai benissimo che perdo sempre a questo giorno, che diavolo vuoi sempre da me?»
«Forza»
L-Elf non batte ciglio, rimane fermo ad aspettare, e davanti la sua calma Haruto non sa in tutta onestà cosa fare. È sempre più sospettoso, perché l’altro riesce davvero ad adoperare ogni volta i modi più subdoli per ottenere quello vuole e il moro non ha nessuna intenzione di stargli dietro oggi. Ma L-Elf continua ad attendere, le labbra serrate in una linea inespressiva e gli occhi fissi su di lui. Haruto non riesce proprio a leggerlo - non che sia in grado di farlo con gli altri, ma L-Elf in particolare sa essere più vuoto di un foglio bianco, probabilmente qualcosa che ha imparato a fare in quando soldato.
Anche se ancora poco convinto, alla fine Haruto si tira comunque a sedere con un sospiro. Sa che l’altro può diventare molto ostinato quando ci si mette, per cui non è che abbia molto di che decidere. Si sistema pure lui a gambe incrociate, spingendosi più avanti per non mettersi sopra il cuscino. Quindi, alza anche lui il pugno.
«Okay...»
Fanno una pausa, poi scandiscono insieme le sillabe di jankenpon. L-Elf butta giù forbici, Haruto apre la mano e fa il segno di carta. Nulla di nuovo, nulla di sorprendente.
«Visto?» si lamenta Haruto con un altro sospiro, curvando la schiena e reggendosi il viso con il braccio puntato sulla coscia, lo sguardo rivolto di lato «Che vuoi che faccia? Non c'era nemmeno bisogno di perdere tempo con tutta questa farsa»
L-Elf riporta le mani in grembo. Non mostra né gioia né soddisfazione, non c’è traccia del sorrisetto di vittoria che fa di solito quando tutto va secondo i suoi piani.
Questo è ancora più sospetto, si dice Haruto - ma in fondo, si tratta di sasso-carta-forbice, con ogni probabilità l’altro aveva già dato per scontato la sua vittoria. Rimane comunque in attesa, senza dare voce ai suoi dubbi. Vuole togliersi questa cosa prima possibile e tornare a starsene per i fatti suoi, con quel senso di protezione che solo le coperte tirate fin sopra il viso ti sanno regalare - anche se per poco, anche se solo fittizio.
«Fai un sorriso» gli ordina poi L-Elf.
È una cosa totalmente dal nulla, forse la più assurda che gli abbia mai sentito tirar fuori. Haruto lo fissa - probabile come un pesce lesso - per diversi secondi, perché non è nemmeno sicuro di aver capito bene.
«...cosa?»
«Fai un sorriso» ripete l’altro calmo «L'azione di esprimere sentimenti di gioia attraverso l'espressione del viso, se non avessi ben capito»
«Lo so cos’è un sorriso!» gli urla Haruto. Okay che le sue capacità intellettive non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle di L-Elf, ma non è ancora tanto scemo da non sapere cosa sia un sorriso. Non intendeva quello con la sua domanda.
«Vorrei capire perché dovrei farlo»
«Ho vinto io, quindi devi fare come voglio»
Haruto gli scocca un'occhiata a metà ancora tra il sospettoso e il confuso «Che diavolo di spiegazione sarebbe quella?»
Ma L-Elf non si spreca ulteriormente. Si chiude di nuovo nel suo silenzio esigente, in attesa che il pilota faccia come gli è stato chiesto. Haruto non riesce proprio a capire dove l'altro voglia andare a parare. Prova a osservarlo ma la faccia di L-Elf è il solito muro inespressivo che non lascia trasparire nulla. Decide che sia meglio lasciar perdere a priori.
Sospira, a quanto pare non gli resta che seguire l'ordine. Arriccia gli angoli della bocca, mostrando appena i denti e chiudendo gli occhi. È forzato, lo sente da solo che il suo non è un sorriso sincero, ma per l'umore che ha non può proprio fare di meglio. Spera solo che L-Elf non lo noti troppo e glielo dia comunque per buono senza fare troppo il pignolo.
«Così va bene?» gli domanda un paio di minuti dopo, quando decide di avere “sorriso” abbastanza.
L-Elf sembra pensarci su un attimo.
«Uhm, passabile» commenta con una scrollata di spalle
Era decisamente troppo sperare che non se ne accorgesse. Ad Haruto però non importa, è stato al suo gioco già a sufficienza. Sospira e fa per voltarsi.
«Contento?» gli dice, prestando più attenzione al cuscino su cui ha tutta l’intenzione di rimettere la testa «Adesso puoi tornare alla scrivania a sbrigare qualsiasi cosa stessi facendo»
«Un altro turno»
Haruto si ferma a metà, neanche con le mani sul guanciale, e torna a fissarlo incredulo.
«Stai scherzando?? Che vuoi ancora? Lo sai che tanto vincerai lo stesso tu!»
«Un altro turno» ripete solenne, il pugno già pronto a rimarcare il fatto che non accetterà alcun rifiuto. Haruto sbuffa esasperato perché Dio mio quant'è complicato avere a che fare con questo tipo.
Se ne ritorna al suo posto, si sistema meglio sul materasso e fanno di nuovo il jankenpon.
Haruto questa volta ha sasso, L-Elf rimane sulle sue forbici. Il pilota sbatte le palpebre più volte, guardando le loro mani, e gli ci voglio ben più di due minuti pieni per realizzare che - per la prima volta in assoluto - ha vinto a morra cinese.
Quando lo capisce, L-Elf lo vede letteralmente accendersi. Il sorriso soddisfatto che fa è appena percettibile. Obiettivo raggiunto.
«Sembra che tu mi abbia battuto, in modo onesto e leale e seguendo le specifiche regole di questo gioco» decreta con un finto tono di sconfitta che non fregherebbe nemmeno un bambino. Ma Haruto è troppo impegnato ad agitarsi e urlare come non possa crederci - «Quanto vorrei che Shoko e Inuzuka-senpai lo avessero visto! Tu sei testimone, quando glielo dirò non azzardarti a dire che non è vero!!» - per fare caso al fatto che sia palese oltre ogni decenza che L-Elf abbia solo perso di proposito. Non sarà lui ovviamente a farglielo notare, anche questo era parte integrante del suo piano.
«Bene, Tokishima Haruto, cosa vuoi che faccia?» gli chiede quando l’altro sembra essersi calmato almeno un po'.
Haruto ha ora questo sorrisetto contento sulle labbra e L-Elf non può non sentirsi quasi orgoglioso della cosa - ma ricaccia via con prontezza qualsiasi cosa sia quella strana sensazione che gli fa rigirare lo stomaco quando guarda l’altro. Il pilota intanto sembra pensarci per bene, prima di dare la sua risposta.
«Fai una faccia buffa»
L-Elf è pronto a rimangiarsi tutto «...mi auguro che tu stia scherzando»
La sua faccia continua a essere bianca come prima, ma Haruto nota eccome lo sguardo omicida che i suoi occhi sembrano emanare. Sente un brivido corrergli lungo la schiena - forse dovrebbe chiedere qualcos’altro adesso che è ancora in tempo - ma decide di ignorare la cosa.
«Una vittoria è una vittoria!» gli ribatte, cercando di sembrare il più convinto possibile «Io ho sorriso prima, ora è il tuo turno!»
L-Elf lo fissa per qualche attimo, senza dire o fare nulla e Haruto si chiede se non sia andato troppo oltre e non stia per essere brutalmente ucciso a coltellate nel suo stesso letto - per poi ritornare in vita poco dopo, ma questo è un dettaglio irrilevante.
Poi l’altro fa questa faccia, questa sorta di cosa che non sa come definire e Haruto ride talmente tanto che quasi cade giù dal letto a castello. L-Elf si dice che aveva calcolato tutti i rischi - ma questa Tokishima Haruto gliela pagherà eccome. Mette bene in chiaro che se ne farà parola con anima viva, si ritroverà ancorato al fondo di un lago per il resto dei suoi giorni.
Tenendosi ancora la pancia per i crampi, Haruto gli chiede un altro turno.

!iniziativa: cow-t 7, !fandom: kakumeiki valvrave

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