Titolo: on this train, at the last minute
Fandom: Bungou Stray Dogs
Personaggi: Akutagawa Ryunosuke, Nakajima Atsushi
Rating: SAFE
Prompt: all'ultimo secondo [week4 / M3 - COW-T 7]
Wordcount: 1011
Avvertimenti: AU scolastica
Note dell'autrice: //
Ogni mattina, c'è un ragazzo che prende il suo stesso treno proprio all'ultimo minuto. Corre veloce veloce lungo il corridoio della stazione che porta al binario e riesce a infilarsi sul treno un attimo prima che si chiudano le porte. È sempre tutto trafelato, con il fiato corto per la corsa e la divisa un po’ scompigliata. Akutagawa lo ha adocchiato
Dopo qualche minuto di grossi respiri, il ragazzo si tira su e annuisce con forza, con un sorriso sulle labbra - sembra quasi dirsi "Bravo! Anche oggi ce l'hai fatta!". Poi si guarda attorno, cerca un posto e si mette a sedere. Se il treno è pieno rimane in piedi di lato, vicino la porta, dondolandosi e canticchiando di tanto in tanto. Fa così tutte le mattine.
È un po' strano, ma alla fine non sta ad Akutagawa giudicare. E non è che la cosa gli interessi poi molto.
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Il ragazzo, si è accorto, sale tre fermate dopo la sua e scende a quella prima. È stato facile notarlo sin da subito perché i suoi inusuali capelli bianchi spiccano anche in mezzo alla folla. La divisa che porta invece è nera, simile a quella di Akutagawa ma con la forma della giacca tutta diversa. È uno studente come lui - anche se non ha modo di capire di che anno sia.
Capita che i loro sguardi si incrocino durante il tragitto, quelle poche volte che Akutagawa alza gli occhi dal suo libro. Il ragazzo sembra sempre tentennare qualche attimo - il motivo di questo gli è sconosciuto, ma molti gli hanno detto che tende a essere parecchio intimidatorio. Alla fine, l’altro gli sorride lievemente. La sua reazione spontanea è distogliere lo sguardo, tornare a concentrarsi sul piccolo volume che tiene tra le mani. Con la coda dell'occhio nota che anche il ragazzo si volta veloce da un’altra parte - forse per imbarazzo, forse per qualcosa che Akutagawa non capisce.
È proprio strano. Ma di nuovo, non è nulla che gli interessi.
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Una mattina, non c’è la solita, familiare maratona lungo la banchina quando il treno accosta per far salire i passeggeri. E non è che Akutagawa si preoccupi o qualcosa del genere. Solo, gli viene naturale ormai incuriosirsi sul perché quello zelo quotidiano oggi è venuto a mancare. Potrebbero esserci mille ragioni. Magari è malato, magari ha deciso di non prendere il treno. O magari per una volta è semplicemente in ritardo -e si intende più del solito, ovvio.
Akutagawa si ammonisce mentalmente. Non è affare suo e non gli interessa. Il treno tanto sta pure per ripartire.
Poi, eccolo che spunta. Ancora più trafelato del solito, il ragazzo sfreccia disperatamente giù dalle scale della stazione. Ha la tracolla della borsa mal messa per la fretta, la divisa tutta scompigliata. Deve aver fatto tardi.
Per quanto però possa correre, Akutagawa è sicuro che non arriverà in tempo. Il treno ha già sostato abbastanza. E anche il ragazzo lo sa, ma nonostante questo non si ferma. Cerca di accelerare il passo stringendo i denti per un ultimo sprint finale. Il bip bip del treno indica che le porte si stanno per chiudere. Akutagawa sospira, perché dovrebbe smetterla di distrarsi dalla lettura per cose del genere.
Alla fine, si alza comunque per passare una mano davanti al sensore delle porte scorrevoli. Il segnale smette di suonare. In questo modo, il meccanismo delle porte entra in pausa per qualche minuto, il tempo necessario per permettere al ragazzo di raggiungere il treno e salirci sopra. Ecco a quel punto che le porte si chiudono senza problemi.
Il ragazzo si regge a malapena in piedi, si piega in avanti e cerca di riprendere più possibile aria, il respiro corto e pesante per lo sforzo.
Akutagawa ritorna al suo posto senza dire nient’altro - in fondo ha già fatto abbastanza così.
Il ragazzo alza appena la testa quando gli passa accanto, balbettando un "grazie mille" tra un sospiro e l'altro. Akutagawa si limita a fare spallucce. Riprende in mano il libro, apre la pagina segnata e si decide a continuare una volta per tutte.
O almeno ci prova.
Qualche attimo dopo, il ragazzo gli si avvicina di nuovo. Ha le braccia strette ai fianchi e si rigira le dita delle mani.
«S-scusa» balbetta con un filo di voce «Posso sedermi qui?»
Akutagawa guarda il posto libero vicino a lui, poi l’altro e infine ritorna sul suo libro.
«Sei libero di sederti dove ti pare»
A quelle parole, il ragazzo sembra accendersi. Gli regala un sorriso raggiante e si lascia cadere sul posto accanto a lui.
«Grazie!»
Per il resto del viaggio non si dicono altro. Akutagawa si aspettava che l'altro avrebbe cercato di intavolare un'altra discussione - sembrava il tipo di persona socievole che cerca di fare amicizia - ma con sua sorpresa, il ragazzo rimane in silenzio, gli occhi che vagano da una parte all'altra del treno. Forse lo fa per rispetto, dato che sta leggendo. O forse non è interessato a parlare con lui, tutto qui. In entrambi i casi, non è importante. Può finalmente smetterla di rileggere la stessa identica riga dieci volte a furia di essere interrotto.
Arriva la fermata prima della sua e il ragazzo fa per alzarsi. Controlla che tutto sia a posto, che non sta dimenticando nulla, e poi si avvia per scendere dal treno. Alla porta però si ferma. Rimane sulla soglia facendo avanti e indietro di qualche passo, come se fosse indeciso sul fare qualcosa o no.
Akutagawa corruga la fronte e alza di poco un sopracciglio - ma che sta facendo?
Lo vede voltarsi e guardare proprio lui. Ha le guance imporporate e le mani strette sulla tracolla della borsa.
«Ci vediamo domani!» gli dice a voce alta, con tono quasi solenne, prima di voltarsi e andarsene.
Akutagawa rimane in silenzio a fissarlo correre via, fino a quando le porte non si richiudono e la stazione sparisce dal suo campo visivo. Poi si schiarisce la voce, si risistema sul suo posto e ricomincia - per l’ennesima volta - dal punto in cui aveva lasciato.
«...A domani»