Sep 08, 2007 23:51
Mezz'ora fa io e mia mamma abbiamo brindato alla memoria di mio padre con due bicchierini di liquore al cioccolato...
Ho sollevato il bicchiere promettendomi che quello sarebbe stato solo il primo passo per ricordarlo. Perchè arriverà un giorno in cui racconterò tutto di lui, di mia mamma, della loro incredibile storia d'amore - e non solo - a tutti coloro che vorranno ascoltarla.
Questa sera mia mamma è rimasta tre ore a raccontarmi di ciò che è stato. Non è la prima volta che lo fa, ma quando succede aggiunge sempre qualcosa in più. Nuovi dettagli, particolari, personaggi, episodi. Nuove frasi di mio padre. Nuovi colori, sfumature. E così, ogni narrazione risulta sempre più avvincente, gioiosa, dolorosa, stupefacente, triste, tanto divertente da doversi tenere le pancia ma anche commovente da far male. In questa storia c'è infatti sia il dramma (molto) che la commedia (discreta - con anche un pizzico di thriller, però), immani sacrifici e grandi sogni, sentimenti terribili di persone terribili (per fortuna non parlo dei due protagonisti di questa storia) e sentimenti meravigliosi di persone meravigliose, uniche e di grande integrità. E' una storia che sembra un film. Una cosa scritta da uno sceneggiatore, sì, ma uno di quelli bravi. Andiamo, che so, dalle premonizioni di un professore di matematica alle terribili tragedie della seconda guerra mondiale, dalle disavventure amorose di un giovane soldato fino alla sua triste condanna, amorosa ma non per amore - anzi, autoinflitta per disillusione e per un purtroppo esagerato debito di riconoscenza - fino a, per fortuna, lo scontro-incontro con la vera felicità. Ma non è mica finita qui. La strada si fa di nuovo tortuosa, ed ecco allora rispuntare lo spettro, realissimo e folle, di quel debito impossibile da dimenticare, impossibile da lasciare semplicemente alle spalle. E ancora la paura - spesso tanta, tantissima - gli anni di malattia, le cose non dette, i bocconi amari da mandare giù, un marchese che in punto di morte chiede di non vedere la figlia - per carità! disse, almeno questo momento di pace lasciatemelo! - e pure una pistola nella borsetta dello spettro folle che, guarda caso, è proprio quella figlia. Cose da romanzo, cose che non succedono di solito nella realtà. Ma che in questa storia son successe. E finalmente, poi, i piccoli miracoli... uno, due tre, cento. Mio fratello, io. Quelle persone meravigliose che avevan capito tutto di mamma e papà. Franco. Quel giorno delle firme sulle azioni. Della cessione della ditta, con quelle percentuali che nessuno avrebbe saputo fino alla fine, per proteggerci, tutti quanti. Con lei, lo spettro folle, rinchiuso fuori dalla porta, e mia mamma dentro, con lui, con papà, davanti al loro futuro. Noi che già eravamo i protagonisti, e non lo sapevamo. E mia mamma a litigare con ingegneri e colonnelli e generali al telefono, mentre mio padre era all'ospedale, da sola, senza sapere come, con la forza della disperazione. Momenti critici, momenti felici. Mio padre che le faceva sentire le avances delle donnine che ci provavano con lui, il telefono a a viva voce, con mia mamma che si vergognava e rideva, rideva, rideva. E mio padre che si sapeva far amare da tutti, e mio padre che ci consumava con lo sguardo, che ci contava le dita dei piedi e delle mani ripetendo a mia mamma 'ma li ho fatti davvero io? così perfetti? tutti io? ma proprio io, come?', e loro che sapevano dirsi 'ti amo' con un unico gesto, che conoscevano solo loro, l'uno dalla parte di un salone immenso e l'altra dall'altro. Loro che, loro che.
Per scrivere un libro, un giorno, dovrò però aver tutto a disposizione. E allora stasera ho anche strappato a mia mamma una promessa: ovvero quella di permettermi di registrare tutto su dei nastri. Tutto quello che le verrà in mente. E di ogni personaggio che comparirà nel racconto dovrà dirmi vita, morte e miracoli. Ogni suo frammento di ricordo, ogni suo piccolo e grande pensiero.
Non voglio scordare tutto questo. Perchè ascoltandolo, ogni volta e stasera più che mai, so di essere miracolo, io. Un po' perchè son davvero nata tra miliardi di avversità, perchè se soltanto un pezzo - no, un millimetro di un solo pezzo - di quel puzzle non fosse combaciato con gli altri io e mio fratello non saremmo mai nati, ma soprattutto perchè mi sembra di comprendere sempre più attentamente quanto profonda, geniale, meravigliosa, miracolosa, ironica, poetica e sorprendente possa essere questa esistenza, e che razza di storie pazzesche sia capace di creare. Siamo figli di grandi storie, tutti quanti. Storie epiche con protagonisti eroi che si son battuti strenuamente per creane altre, di storie bellissime. E questo si deve rispettare, anzi, ci si deve inchinare di fronte a questi uomini e donne, per non offendere la loro memoria e l'amore per il destino bellissimo che si son creati si può solo cercare di vivere al meglio. In questi giorni son stata un po' giù per una serie di cose, e pensieri, che non fanno altro che angosciarmi di continuo nonostante sian tutte solo ipotesi per ora e non sia ancora accaduto nulla (e mai forse accadrà). Ecco, alla fine del racconto di mia mamma ho sentito chiaramente tutta questa paura immotivata andarsene. Forse devo vivere questa vita intensamente, ascoltando tutto, provando tutto, senza paura. Alla fine è una sola, la vita, e mi è stata donata con infinito amore e infiniti sacrifici da due persone che han dato davvero tutto, superando sofferenze, dolori indicibili, e desiderandola con tutto il cuore. Chi sono quindi io, adesso, per dire 'ho paura di viverla', senza neanche aver tentato, senza nemmeno esser passata attraverso l'1% di quelle avversità?
Voglio cambiare atteggiamento. Non voglio più aver paura. Voglio vivere gli attimi, e credere in ciò che sono. Voglio essere meno egocentrica. Voglio esser curiosa fino a 90 anni. Voglio imparare, imparare e imparare. Voglio amare, e tanto, perchè l'ultima cosa con cui farò i conti, giunta alla fine, sarà il mio cuore.
E voglio scrivere questa storia. Spero un giorno di potervela davvero raccontare come merita. (a proposito, mi scusi Baricco se per l'oggetto del post gli ho fregato il titolo di uno dei suoi libri).
Mi torna in mente il libro di Jonathan Safran Foer, Ogni Cosa E' Illuminata. Dal passato. Quanto è vero.
Grazie, papà. E grazie mamma. Sei la donna più coraggiosa, umile e forte che conosca, e mi sento male se penso a tutte le volte in cui me ne sono scordata, vomitandoti addosso giudizi e sentenze così schifosamente superficiali e ingrati...
Scusate per questo lungo post, scusate se molte cose son confuse, scusate i TANTI pensieri, ma era qualcosa che sentivo di dover condividere...
cose buone,
famiglia,
accadde,
sweetmelancholy,
love,
touched,
real life,
cose ragguardevoli,
grateful,
ricordi