Vivere
E' passato tanto tempo
Vivere
E' un ricordo senza tempo
Vivere
E' un pò come perder tempo
Vivere
E sorridere dei guai
Cosi come non hai fatto mai
E poi pensare che domani sarà sempre meglio
Vivere
E sperare di star meglio
Vivere
E non essere mai contento
Vivere
Anche se sei morto dentro
Vivere
E devi essere sempre contento
Vivere
O sopravvivere
Senza perdersi d'animo mai
E combattere e lottare contro tutto contro...
Nei giorni successivi alla scomparsa del mio Mathias, mi resi conto di quanto, a volte, le canzoni portano a degli insegnamenti di vita. Amore, questa ti piaceva tanto. Parole di una canzone che riaffiora. Il ricordo di te mi batte ancora dentro. Il cuore mi palpita ogni volta che ripenso ai tuoi sorrisi, al giorno che ci siamo incontrati, a quando ci siamo rivisti. E torno indietro con la mente. A quei mille giorni fa, quando mi chiedesti di diventare tua moglie, quando ti dissi di essere incinta.
E una lacrima solca ancora le mie guance e scende verso la bocca e...ha il tuo sapore.
Ho pianto a lungo per te. Piango ancora oggi a distanza di cosi tanto tempo. Sono passati quasi 10 mesi da quando te ne sei andato. 10 mesi dall'ultima volta che ti ho visto, da quell'abbraccio tra il pianto, da quell'ultimo bacio.
Sul mio volto sono ancora vivi i segni di un' enorme sofferenza. Non riesco a guardare avanti. Senza di te la vita non ha più senso. E di questo me ne vergogno. Perchè ora cè Mary. Dovresti vederla. Ogni giorno che passa assomiglia sempre di più a te. Quando la guardo rivedo il tuo sorriso e quell'espressione buffa che facevi spesso.
Maledetta guerra! Maledetti aerei! Perchè?! Dimmi solo perchè?! Se mi stai ascoltando Dio, dimmi perchè?!
Dicono che il tempo rimargina tutte le ferite. Si,ma quanto ne sarebbe dovuto passare perchè si rimarginasse la mia?! Avevo uno spacco sul cuore che difficilmente poteva guarire.
I primi periodi dopo la notizia non facevo altro che stare sdraiata nel letto. Mary era stata affidata alle cure di mia sorella, che lasciò i corsi solo per potermi stare accanto.
Certi giorni provavo ad alzarmi dal letto,ma il pensiero che lui fosse morto era come se mi venisse scaricato addosso dalla bocca d'un cannone che mi trucidava.
Non potevo più vivere con quel peso enorme per l'intera giornata. Cosi una sera feci l'errore più grande. Presi la sua auto e guidai fino in centro. Mi fermai in un locale di gioco d'azzardo e affogai i miei dispiaceri tra alcol e partite a poker.
Ormai frequentavo quel posto da mesi. Mia sorella tentò più volte di fermarmi. I suoi sforzi furono invani. Una sera la colpii al volto con un pugno, tanto ero ubriaca. Lei non fece nulla. Si rialzò e se ne andò in camera sua. Katrina, mi dispiace. Non avrei voluto farlo. L'alcol mi stava divorando dall'interno e, benchè fingessi che le cose andavano meglio, non potevo mentire a me stessa.
Più andavo in quel locale, più bevevo. Ogni volta di più. Alcol, poker, canzoni al karaoke e uomini che mi facevano avances, alle quali io, nella maggior parte dei casi, non rifiutavo.
Passò la primavera di fiori e api. Giunse l'estate col suo caldo asfissiante.
Mary stava per compiere 1 anno ed io mi stavo perdendo le tappe più importanti della sua infanzia.
Smisi di andare in quello stupido locale. Smisi, con fatica, di bere. Volevo solo recuperare il tempo perduto con mia figlia.
Amore della mamma! Sono stata una stupida. Ho sbagliato tutto con te. Hai già perso tuo padre. Non voglio che tu perda anche la tua mamma. Perdonami se puoi.
Quegli occhioni mi guardarono un pò stupefatti e un pò arrabbiati mentre le parlavo. Ma quando la strinsi forte e le baciai la testa, la sentii sorridere felice. Aveva di nuovo la sua mamma e, per nessuna ragione al mondo, l'avrebbe mai piu perduta.
Da quel giorno, mi resi conto che avrei potuto cavarmela da sola in casa. Mi scusai con Katrina per essere stata una pessima sorella e la esortai a riprendere gli studi in storia. Mi salutò restituendomi lo schiaffo di quella notte. Poi, ridendo, mi strinse a se e se ne andò.
Cominciai a dedicare tutta me stessa alla mia bambina. Era sempre allegra e attiva. Le piaceva giocare con i miei capelli e si arrabbiava se ero io a darle il biberon. Stava crescendo cosi in fretta. Sembrava ieri quando la tenevo per la prima volta tra le mie braccia. Ed era già quasi 1 anno ormai che era nata.
Mat, guarda la tua piccola stella. Non trovi che sia bellissima?!
Qualche giorno prima del suo compleanno, ricevetti una telefonata inaspettata.
"Pronto, Ale?!"
"Si...chi parla?!"
"Sono Danny. Come stai?!"
Danny?! Oh, Daniel.
"Ciao. Come vuoi che stia...mi sto riprendendo la mia vita..."
Parlammo per un pò al telefono, finchè lui non esordi dicendo:
"Senti, so che non ci conosciamo neppure, però...Ti andrebbe di uscire insieme qualche volta?!"
E' vero.Non lo conoscevo per niente.Sapevo soltanto il suo nome e per quale motivo conosceva Mat. Eppure, nel profondo del mio cuore, sentii che uscire con lui era come rivivere il mio Mat.
"Uhm...senti,ti posso richiamare più tardi?!Ho la bambina che piange e devo correre da lei."
Mentii, ma d'altra parte volevo chiedere consiglio a Katrina.
Cosi attaccai velocemente il telefono e, riprendendolo, composi il numero del cellulare di mia sorella. Rispose quasi subito. Intorno a lei c'era un gran casino. Quella matta era ad una festa.
"Tu non dovresti studiare invece di andartene in giro per feste?!"
"Eddai sorellina. E' la classica festa che organizzano ogni tanto qui al campus. Piuttosto tu dimmi il motivo di questa telefonata."
Le raccontai tutto. Lei mi ascoltò senza dire nulla. Era brava in questo. Un'ottima ascoltatrice...ma una pessima consigliera.
"E che aspetti scusa?! E' un figo da paura. Vai e scopaci mi raccomando!"
"Kat fa la seria per favore."
"Eddai sorellina. Fatti una risata!"
"Ahahahah sto ridendo!" finsi.
"Ale, Mat ha mandato il suo migliore amico per dirtelo, per voltare pagina ed essere di nuovo felice!"
Alla fine decisi di seguire il consiglio di Kat. Cominciai ad uscire con Danny. Passavo piacevoli giornate con lui. Ridevo, scherzavo e per farlo non avevo più bisogno dell'alcol. Stare con lui mi fece tornare la voglia di vivere.
Certe notti rimaneva a dormire da me, ma in genere trascorrevamo tutta la notte a parlare. Mi raccontò di quando conobbe Mat e di tutte le cose bizzarre che avevano fatto insieme durante il servizio militare.
Col passare del tempo l'amicizia tra me e Danny si fece sempre più salda. Uscivamo più spesso insieme a Mary. E sembravamo la classica famiglia felice.
Una sera come le altre successe qualcosa tra di noi. Quel qualcosa di inaspettato, ma desiderato a lungo.
Li, illuminati dalla luna in una normalissima notte d'agosto, con il parco come cornice, ci baciammo. Fu un bacio lungo, caldo, desiderato. E mi sentii bene. Mi sentii felice. Non mi sentivo in colpa. In fondo, non stavo facendo nulla di sbagliato. Ero una ragazza madre, rimasta vedova ancor prima di sposarsi.
E forse spinta da quei pensieri, mi lasciai completamente andare con lui.
Fu bello. Non meraviglioso. Ma bello. Le sensazioni che provai con Danny non erano minimamente paragonabili a quelle che avevo provato più volte con Mat. Ma lui ora non c'era più e avrei dovuto smetterla di pensarci. Danny era il presente. Mat doveva cominciare a far parte del passato.
Ormai non potevo negare di stare con Danny e di volerlo. Cosi, lo feci trasferire da me e diventammo una vera famiglia.
Fu con lui che festeggiammo il compleanno della mia piccola Mary.
Mat, guardala com'è felice. Guardarmi. Sto tornando a sorridere. Non essere arrabbiato con me. Sono sicura che è quello che avresti voluto per me, per noi. Siamo in buone mani. Mi mancherai Mat, ma ora devo dirti addio. Non posso continuare a vivere nel passato. Non posso continuare a sognare il tuo ritorno. Non tornerai. Mai più.
Addio, Mat...
La guerra, intanto, era finita. Molti furono i morti, tanti i dispersi, ancor più i sopravvissuti. Quando tornata la calma ci guardiamo indietro, alcune cose ci appaiono più chiare, altre meno. Il corpo di Mat non fu mai ritrovato, cosi come tanti altri. La guerra aveva spezzato non solo le vite dei soldati, ma anche i sogni e le speranze di chi a casa, li aspettava tornare.
L'anno appena conclusosi, rimase nella mia mente come uno dei peggiori che avessi mai vissuto. Avevo perso l'unico uomo che avessi mai amato con tutta me stessa. Avevo perso il mio più caro amico, futuro marito e il padre di mia figlia. La guerra aveva distrutto tanti miei sogni.
Festeggiammo all'anno nuovo nell'augurio di essere sempre felici e non soffrire mai più.
A mezzanotte, Danny non fu con me. Era di turno al lavoro e non sarebbe arrivato prima dell'alba.
E proprio mentre brindavo al nuovo anno con Katrina, una candida neve di bianco splendore scese dal cielo. E mentre i fuochi illuminavano tutto intorno il paesaggio imbiancato, e la gente urlava di gioia, qualcuno nell'ombra, infreddolito dalla neve, camminava in direzione della mia porta...
FINE QUARTA PARTE