[Masterlist] sagra del kink - menù oriente

Nov 02, 2012 01:29


Fill per la sagra del kink di kinkmemeita - Menù Oriente (che poi era il menù dei cliché! Ugh.)

Teen Wolf (2011) || Peter Hale & Lydia Martin
Kissing, Necking || Modere & Manipolazione psicologica
Hard R
Dubious consent || Underage (15/35) || Spoiler per la seconda stagione

Un morso, un bacio

Inizia con un morso: una puntura di zanzara e il pizzico di un cucciolo giocoso. Solo che, con questo morso, i denti penetrano in profondità e il sangue si trasforma in veleno.
Lydia conosce l'espressione corretta. Tre parole: due importanti, una in lettere minuscole. Sindrome di Stoccolma: sillabe che le salgono quiete alle labbra mentre la lingua di Peter accarezza la sua.
È tutto molto semplice.
Peter le passa una mano tra i capelli e le compra nuovi vestiti. Gonne corte corte e mantelline strette strette. Un corsetto bianco e stivali appuntiti. Non la tocca mai, non per davvero.
Lydia siede al buio e aspetta che due occhi rossi si accendano dall'altra parte della stanza. Allora lotta contro le corde che le stringono polsi e caviglie e morde il bavaglio che le sigilla la bocca. Peter la guarda piangere e sorride.
Ci sono storie a luce di candela.
Peter parla e ricorda. Lydia ascolta e cerca di ricordare. Dopo un po' scopre di conoscere i nomi di persone che non ha mai incontrato e di aver dimenticato quelli di chi l'ha cresciuta.
Il morso guarisce. Piano piano, senza lasciare alcuna cicatrice.
Peter le dice che è immune. Lydia scuote la testa e dice di non essere immune a nulla.
Peter non la tocca, non per davvero. Così Lydia è costretta a prendere le sue mani tra le proprie.
Si baciano lentamente. Senza fretta. Senza paura.
Peter traccia la forma delle sue labbra con la punta dell'indice e Lydia succhia la sua lingua con la punta dei denti. Peter la fa sdraiare sul letto e le tormenta il lobo dell'orecchio, e Lydia affila le unghie e lo azzanna alla gola.
È un bacio. E una carezza. E una bugia che davvero non esiste.
Peter prende Lydia tra le braccia e la rapisce. Le dice che ha degli occhi grandi grandi e una pelle pallida pallida. La chiude in una stanza e getta via la chiave. Aspetta che la luna sia piena prima di mangiarla di nuovo. Ed è così che la fa diventare la sua bambola di porcellana.

Marvel Comics || Bucky Barnes & Tony Stark
Sesso contro i mobili || Amici di letto
R
Past Bucky/Natasha e Tony/Atri

Saltare un gradino

Non ha la benché minima idea di come sia iniziato.
Un litigio senza senso con Natasha: uno di quegli scontri verbali che si possono avere solo quando conosci una persona da troppo tempo. La porta dell'appartamento che sbatte con più forza del necessario. Poi un incontro casuale e superalcolici che si trasformano in succo d'arancia. Perché, tutto considerato, James non è lo stronzo che tutti credono.
A conti fatti, da parte sua non c'è voluto molto per capitolare. Non si è mai sentito veramente parte di questa epoca, e per tutti i rari momenti in cui ha osato fantasticare c'era sempre qualcosa pronto a riportarlo indietro. C'erano sempre dei coltelli, nascosti sotto il cuscino di Natasha. E forse è per questo che James ha fatto quel che ha fatto e detto ciò che ha detto: frustrazione, e vendetta, e il desiderio di potersi sedere sul divano e respirare.
Non è stupido: sa bene cosa ha scelto e conosce le conseguenze di questa vita (dell'unica vita che conosce); ma, di tanto in tanto, gli sembra di aver perso qualcosa lungo la via. Probabilmente tutto ciò che si può associare a una vita normale. Vallo a indovinare.
Ad ogni modo, il risultato rimane lo stesso: ha bisogno di una distrazione; di qualcosa che lo porti lontano dalla fossa in cui si è impantanato dopo il suo risveglio da Sovietlandia. Non è un dato sorprendente. Ciò che è peculiare, invece, è come Stark (ok, Tony) gli si presenti come la più logica soluzione al proprio dilemma.
Tony ha dei problemi. Tanti. E complicati. E di solito li risolve sotto le coperte, nel letto della bionda o della mora di turno. O, più recentemente, in quello di teste rosse dal temperamento fiero.
Hanno tanto in comune, lui e Tony, quando non perdono tempo a cercare di odiarsi. Arrivano al succo d'arancia, grazie ai loro comuni interessi; questo non gli è sfuggito. È il percorso dal bar a un appartamento di Manhattan che non gli è del tutto chiaro. Luci che si rincorrono; scale; ascensori; password di dodici cifre che si aggiornano ogni ora. James ricorda il loro primo incontro in frammenti di suoni e colori sfocati e quelli successivi in dettagli fin troppo precisi.
Non parlano molto, durante il sesso. Tony preferisce mordersi le labbra e chiudere gli occhi; e James... James scansa il volto e si concentra sulle piccole cose. Sul modo in cui il tavolo della cucina scricchiola quando Tony incrocia le caviglie dietro la sua schiena. Sul brusio che il televisore emette quando lui calpesta il telecomando, inginocchiandosi sul tappeto del salotto. Su ciò che lo specchio riflette quando finiscono a testa in giù, nella biblioteca, semi-sdraiati tra le poltrone ancora coperte di libri.
“Non credo ci sia un singolo mobile in questa casa che non abbiamo battezzato”.
Tony rotola sulla schiena e si copre gli occhi con il braccio. “Tavolino del caffè. Balcone. Lavatrice”, sogghigna, lascivo.
James scuote la testa. La cosa è... Tony gli piace. Hanno lo stesso senso dell'umorismo e la stessa vena cinica. Ed entrambi stanno cercando di espiare peccati che hanno commesso una vita fa. A volte crede che lui e Tony potrebbero essere amici, se non fossero tanto simili.
Si deve sforzare di alzarsi dal letto e cambiare le coperte. Sa che se cominciasse a pensare finirebbe per ritrovarsi al punto di partenza: in una stanza, solo con la sua rabbia e il suo risentimento.
Così lascia che Tony scivoli con lui nella doccia e gli accarezzi la schiena. Accoglie con buon umore la tradizione di mangiare cibo d'asporto davanti al televisore, il venerdì sera. E quando Tony varca la soglia con una nuova arma o nuovi accessori per il suo braccio meccanico, trattiene ogni obiezione e sorride come un bambino a Natale.
Non è come se si stesse innamorando o stronzate simili. Nemmeno lui può essere tanto fottuto nella testa. O così gli piace pensare.

Once Upon a Time / Peter Pan AU (*) || Captain Hook & Peter Pan
Afrodisiaci || Letto singolo
NC17
Underage (?) || PWP
(*) Indico OuaT perché ho usato 'Killian Jones' come il vero nome di Hook. Di fatto è leggibile come una Peter Pan AU

Giochi da eterni bambini

Killian Jones è un uomo dalle forti passioni. Non è il tipo che si limita a provare sentimenti punto-e-basta. Lui le sue emozioni le deve sempre portare agli estremi. Killian adora invece che amare e detesta invece che odiare. E, in questo momento, ci sono tre cose che Killian detesta.
La prima è quel coccodrillo che se ne sta in agguato nel retro della sua mente, sempre pronto a ridere delle sue disgrazie.
La seconda sono le fatine di Neverland coi loro dentini affilati e la loro polverina afrodisiaca.
La terza è il moccioso volante che gli sta slacciando la cintura.
“Non sono un moccioso”, protesta il bastardo, mordendolo giusto sotto l'orecchio sinistro, “Sono più vecchio di te”.
Tanto per farlo stare zitto, Killian si getta in avanti e gli morde la lingua. Non ha bisogno di troppi dettagli: ha la mano affondata nei pantaloni di un eterno quindicenne e tanto gli basta sapere.
Si disfa uno alla volta degli stivali e spinge il dannato ragazzino contro il muro, senza mai interrompere il contatto tra i loro corpi. “Quanto dura l'effetto di questa roba?”, chiede.
“Uhm”.
Uhm non è mai una bella risposta, specie se proviene da uno che crede di avere la soluzione a tutti i problemi del mondo. Killian infila un ginocchio tra le cosce del piccolo saccente e lo costringe ad allargare le gambe. Poi afferra la sua erezione attraverso il tessuto dei pantaloni e comanda: “Quanto, Pan?”
La puttanella squittisce e inarca la schiena, cercando la frizione del suo palmo. “Non lo so”, si dimena, “Sei ore? Sette? Non le ho mai viste così infuriate prima, e-”, lascia la frase incompleta. Senza preavviso, salta in avanti e gli avvolge le gambe attorno alla vita.
Killian quasi perde l'equilibrio. Affonda l'uncino che porta alla sinistra nella parete e sposta il peso sui talloni. Pan ne approfitta subito per mettergli umano mano sulla nuca e attirarlo verso di sé: “Avanti, Hook”, lo chiama, roco, con le labbra a un fiato dalle sue; “Non mi dirai che vuoi davvero parlare”.
Killian replica con un sapiente colpo di reni. Sente l'eccitazione dell'altro cominciare a premergli contro la coscia e sogghigna. Doveva immaginarselo che lo stronzetto avrebbe reagito come l'adolescente che è, tutto impazienza e disperazione. Non c'è da stupirsi che non riesca a tenersi stretta nemmeno la propria ombra. Una sculacciata: ecco quello che si meriterebbe. Killian fa scivolare la mano destra sui suoi glutei e, pantaloni alle caviglie, incespica sottocoperta.
Bottiglie vuote. Stracci dimenticati sulle scale. L'occasionale membro della ciurma che rimane a bocca aperta e occhi sgranati nell'istante in cui intuisce l'identità del marmocchio che gli sta succhiando il collo. Il percorso è accidentato, e i talloni di Pan che premono alla base della sua schiena non gli sono di gran aiuto a camminare in linea retta.
Killian geme, sopraffatto, e avanza finché non incontra il pomello della porta col dorso della mano. Allora aggiusta la presa sul fondoschiena del rompiscatole e preme.
Getta Pan sul letto, fermandosi solo il tempo sufficiente per riprendere fiato e liberarsi di pantaloni e calzini. È nel processo di perdere la camicia quando Pan si solleva sulle ginocchia, sul bordo del materasso, e lo afferra per il colletto. Killian cade in avanti, i muscoli privi di forza, e sbatte la porta chiusa con uno spasmo involontario delle gambe.
Il letto è piccolo anche per la sua minuscola cabina: appena sufficiente per una persona e di certo inadeguato ad ospitare le attività di due amanti. Sono sempre sul punto di cascare sul pavimento, con un piede o un gomito che urta contro il comodino e le coperte che si annodano in modi impensabili attorno alle loro caviglie.
Killian ride in disprezzo e disgusto, e la lingua di Pan traccia i suoi denti e si fa strada nel fondo della sua gola. È un duello diverso da quello che combattono di solito, ma non per questo meno ricco di passione. Si tratta pur sempre di una questione di vita o di morte.
Killian para e affonda, offende e passa al contrattacco: e Pan, per una volta, tiene per sé i suoi odiosi ritorti verbali e li sostituisce con lamenti e gemiti affannati. E che lui sia dannato se mai ha pensato a simili suoni uscire della bocca del piccolo pezzente!
Killian afferra il lembo del suo idiotico cappello (piuma rossa eretta su un orribile verde laguna) e Pan gli morde il labbro inferiore. “No”, protesta, “Non quello”.
“Scherzi”.
Pan gli tira una ginocchiata nello stomaco. Killian risponde abbassando la mano sulla sua gola e impedendogli il respiro. “Come ti pare”, ritorce, allentando la presa. Ha cose migliori da fare che mettersi a battibeccare nel bel mezzo di una scopata. La polvere di fata gli ha acceso una sgradita passione ma non gli ha oscurato la mente; anche se deve consumare il suo desiderio non ha ragione di agire come un selvaggio. Be', non del tutto; ci sono cose da cui solo i selvaggi sanno come trarre piacere.
Si prende il suo tempo. Usa l'uncino per fare a brandelli la camicia di Pan e togliere di mezzo gli ultimi strati di tessuto che li separano. Insenatura dopo insenatura, inizia ad esplorare una terra vergine. Riserva una carezza di lingua ad ogni angolo rigido e lascia impressioni di mezzaluna in ogni curva morbida. È sorpreso dalla facilità con cui il corpo di Pan gli diventa familiare in pochi e semplici gesti: fianchi squadrati; ginocchia ossute; polpacci definiti. Ciò che predilige però, sono le clavicole: due fragili dorsali esposte alla violenza dei suoi morsi e al freddo umido del suo fiato.
“Hook...”, Pan si tormenta le labbra e getta la testa all'indietro. Killian gli offre un sorriso da predatore e gli graffia il petto con la punta dell'uncino; poi si china in avanti e comincia a leccare le sue ferite finché la pelle di Pan non si è fatta rossa e scura sotto le sue carezze.
“Hook”.
“Sta' zitto”.
Il bamboccio accoglie la provocazione tornando a incrociare le gambe attorno alla sua vita.
Sono privi d'ogni indumento, adesso, e lo sfregarsi delle loro pelli nude produce un calore quasi insopportabile. Killian perde un attimo a domandarsi quanto tempo è passato dall'ultima volta che qualcuno l'ha toccato in questo modo: dall'ultima volta che mani estranee hanno sfiorato i suoi capezzoli o hanno cercato d'insinuarsi tra i suoi glutei. Indugia nel confine tra realtà e ricordi, perso in una febbre innaturale, e così rimane fino a che la voce di Pan non lo richiama indietro, urgente. Killian apre gli occhi. La visione che lo accoglie invia un getto di calore dritto dritto a sud del suo ombelico.
Sono sospesi in aria, lui e Pan: quaranta o cinquanta centimetri buoni sopra il materasso. E, se la sua espressione soddisfatta è di una qualche indicazione, lo stronzetto sta sostenendo il loro peso senza alcuna fatica. D'improvviso, Killian sente l'odio tornare a prendere possesso di ogni fibra del proprio essere. Furioso, afferra Pan per la nuca, lo costringe a incontrare il suo sguardo, ed esclama: “Non credo nelle fate”.
Il sorrisetto del rompiballe svanisce all'istante, rimpiazzato da un'orribile smorfia. Cadono sul materasso con un colpo secco, ginocchia e gomiti che si urtano in modo doloroso mentre si combattono tra le coperte di un letto troppo stretto. Sotto di lui, Pan urla e si agita come una moglie tradita: “Rimangiatelo”, sbotta, adirato, “Rimangiatelo subito”, insiste, mentre gli graffia la schiena con le unghie dei piedi.
Killian non è colpito dalla sua recita. Afferra Pan per i polsi e intrappola le sue braccia nella propria stretta, sopra le loro teste e contro la testata del letto.
Il ragazzino è più forte di quel che sembra, questo glielo concede senza problemi; ma Killian è un uomo adulto. Di più: non ha paura di dimostrarsi tale. “Non credo nelle fate”, ripete, forzando la lingua nella bocca della sua nemesi. Pan lo morde, allora: un morso profondo che lo costringe e ritrarsi con una risata tinta di rosso e che non mancherà di fargli guadagnare una nuova cicatrice. Killian infilza l'uncino nel materasso e si solleva sull'avambraccio, le sue intenzioni fin troppo chiare nella luce che gli balena nello sguardo. Pan gli sputa sul viso, crudele, e Killian decide di non attendere oltre. Spinge.
Gli piacerebbe dire che si tratta di un atto di pura violenza: di un irrefrenabile impulso di controllo; di un sadico istinto. In verità, ogni movimento è calcolato con la stessa perfezione maniacale con cui governa la sua nave. E dopo qualche minuto, nella stessa maniera di quando si trova al centro d'una tempesta, le onde cominciano a rispondere alle sue spinte.
Senza ben sapere come Killian si ritrova a testa in giù con il torso che sporge a metà fuori dal materasso e Pan seduto poco più giù del suo inguine. Prova una profonda soddisfazione nel notare che lo stramaledetto cappellino gli è scivolato dalla testa, lasciandogli i capelli scomposti e sudati. Così come dovrebbero essere.
Per istinto, torna a sollevarsi verso il centro del letto. Ma Pan è più veloce e sfrutta la loro nuova posizione per chiudere la mano attorno alla sua virilità. Emette un gemito strozzato.
“Hook”, Pan comincia a muovere la mano su e giù, in un ritmo lento e costante. Killian si fa di nuovo rigido nel suo pugno. Ma, proprio quando le cose cominciano a farsi interessanti, il movimento cessa senza alcun preavviso, sostituito da una pressione insistente.
“Che...?”
Pan digrigna i denti. “Dillo”, dice, flettendo le dita.
Killian impreca. “No”, rifiuta.
“Dillo”, ripete Pan, sollevandosi sulle ginocchia.
Killian tenta di colpirlo con la mano uncinata ma, ancora una volta, il ragazzino si dimostra più destro di lui. Gli cattura la mano sinistra e svita l'uncino dalla sua sede, lasciandolo sprovvisto della sua arma favorita; poi gli piega il braccio in un angolo innaturale e si lancia in avanti.
“Hook”, Pan cerca il suo sguardo in modo simile a quello con cui Killian ha fatto con lui solo pochi minuti prima. “Dillo”, dice una terza volta, muovendo il pollice lungo la parte più vulnerabile della sua anatomia.
Killian gli riserva un'occhiata di fuoco. “...fate”, sussurra, appena udibile. E poi, più forte, quando le unghie di Pan lo minacciano con maggior insistenza. “Credo nelle fate”, si puntella coi gomiti sul pavimento. “Che come te sono delle puttane senza onore”, aggiunge con rabbia.
Pan ricade all'indietro e ride a pieni polmoni. “Lo sono”, concorda, picchiettando il petto di Killian con la punta dell'indice. “Perché credi che le sopporti?” Non attende risposta. Invece, afferra l'uncino di Killian tra indice e medio e comincia a muoverlo lungo il proprio stomaco: tra gli addominali appena definiti e la sottile linea scura che parte poco sotto il suo ombelico.
Killian fa del suo meglio per non rabbrividire. Fallisce in modo spettacolare. E mentre Pan lo bacia di nuovo, prepotente, Killian si chiede se lo stronzetto gli abbia detto il vero riguardo alla sua età e alle creature di Neverland: se tra loro due non è davvero più rimasta nemmeno una goccia d'innocenza.
E poi Pan scende sopra di lui, caldo e avvolgente, e a Killian non importa più interrogarsi su quello in cui crede o quello in cui dovrebbe sperare. Non fino a quando, ore dopo, si è lavato via l'odore di Pan dalla pelle e il sapore di Pan dal retro della gola. Allora si riveste e torna ad amare e odiare nei modi più disperati. E così continua a fare finché, per qualche insana ragione, le fatine non lo spruzzano di nuovo con la loro stupida polverina afrodisiaca.
Pan fa spallucce mentre s'inginocchia a slacciargli i pantaloni. “Dovevo comunque restituirti l'uncino”.

Original || Pene & Preservativo
Cock Worship || Eccitazione inopportuna
R
Crack, se non si fosse capito

Star-crossed

Tutto ciò è drammaticamente inappropriato.
Tanto perché Lei ha la mano infilata nelle Mutande, non trova corretto che il Pene reagisca in questo modo indegno. Guardalo lì, a dimenarsi come la coda di un cagnolino eccitato. È così rosso e paffuto che sembra a cinque secondi dallo scoppiare.
Risatina femminile.
Il Preservativo ride nella sua gabbia di plastica. La tua inesperienza si fa notare, Pene, vorrebbe dire. Smettila di fare il verginello e passa alle cose serie!
Ma niente; quel verme arrapato non lo ascolta manco per un secondo: è tutto concentrato sul farsi accarezzare al pari d'un gattino in calore. Fa pure le fusa, tanto non ci sta con la testa.
Nuovo spasmo incontrollato. Le Dita di Lei si fanno una doccia inattesa. Ecco, figurati. Finita prima ancora di cominciare. Tanta attesa e tante speranze e poi TONF, Lui viene sbattuto fuori dall'auto senza tante cerimonie. E il Preservativo può solo rimanersene lì, accucciato nella tasca posteriore dei Jeans a preoccuparsi della data di scadenza che si avvicina.
Sono tre anni che ci prova, il Pene. Tre anni di prove e modifiche al copione volte a ottenere la miglior performance possibile. E ancora niente. Il più che è andato vicino a sfondare qualcosa è stata la volta in cui si è sentito inspiegabilmente attratto da una torta di mele calda. E, inutile dirlo, il Preservativo non aveva avuto parte in quell'atto osceno.
In ogni caso, il problema rimane: il Pene non ha idea di come tirare in porta, e Preservativo se ne rimane intoccato, come appena uscito dalla scatola.
Non si tratta manco della faccenda del Sesso Sicuro. Perché ok: qualsiasi cretino può vedere che Lui non saprebbe gestire un herpes genitale meglio di un bebé-a-sorpresa. Ma, ecco... la verità è che se il Pene gliene desse l'occasione, il Preservativo lo tratterebbe con tutto il rispetto che si merita. E non perché, in questo particolare caso, il Pene si è rivelato possedere un acume maggiore del Cervello. No. Il Preservativo adora il Pene. Lo farebbe oggetto di culto, se solo l'altro fosse d'accordo. Lo avvolgerebbe nel suo abbraccio e non lo lascerebbe mai andare. Custodirebbe ogni suo regalo e ricorderebbe ogni anniversario. Sì. Se il Preservativo avesse voce in capitolo, lui e il Pene starebbero assieme nella buona e nella cattiva sorte, nell'orgasmo e nel punto bagnato del letto, fino a che lo sciacquone non li separasse.
Ok. Chiamatelo pazzo: sta sperando da anni di entrare in una relazione abusiva. Ma il Preservativo si conosce e conosce il modo in cui il Pene agisce. E, cosa più importante, il Preservativo ha letto le istruzioni sul retro della confezione. MONOUSO, c'è scritto, in maiuscoletto. MONOUSO! Tragico, avere il tuo destino davanti agli occhi in modo così poco fraintendibile.
Però, appunto: il Preservativo ha accettato da tempo il proprio fato. E ora vuole solo consumarlo. E consumarsi a sua volta. Oh, sì: il Pene non è il solo ad essere impaziente di fare il suo ingresso nel mondo adulto. Non lo è per niente! Ma per qualche ragione il Pene sembra sempre combinare una qualche cazzata.
A onor del vero, il Preservativo sta cominciando a pensare che tutti questi 'incidenti' non siano poi tanto accidentali. Il Pene sembra aver preso gusto a risvegliare i suoi più bassi istinti nei momenti più inopportuni: in classe, durante una partita di calcio, in fila al supermercato. La situazione è talmente tragica che persino Lui, nella sua tordaggine, ha notato qualcosa di strano.
Il Preservativo comincia a pensare che il Pene abbia un problema con lui. Forse il Preservativo non è del giusto colore, o della dimensione giusta, o profuma del frutto sbagliato. È qualcosa su cui riflette a lungo e molto attentamente.
Poi salta fuori che Lui si trova nel bel mezzo d'una crisi d'identità sessuale e le sue insicurezze se ne tornano dritte dritte al mittente. Il Pene ha solo mandato di mandare un memo al Cervello, e il Cervello, da suo solito, se n'era rimasto indietro di un paio di fantasie. Ordinaria amministrazione.
Ma siccome ora abbiamo riconosciuto che L'allenatore è un gnocco da paura! il Preservativo deve pensare a una nuova strategia. Perché non esiste che lui aspetti oltre. S'è stufato di vedere il Pene sprecare ogni occasione che hanno avuto di stare finalmente assieme.
Il Preservativo passa all'azione. Durante una delle solitarie sessioni masturbatorie che sembrano tanto deliziare Lui, il Preservativo sbircia dalla tasca dei pantaloni, guarda il Pene dritto dritto nei testicoli e dice: “Smettila di fare il coglione”.
Una serie di cose succedono tutte in una volta. Lui smette di muovere la mano su e giù. Il Pene si alza a guardare la stanza dall'altezza dell'Ombelico. Il Poster della Modella di Turno appeso al Muro arriccia gli angoli con fare insultato.
È un momento catartico. Tutto sembra riarrangiarsi nel Cervello di Lui e il Pene, di conseguenza, pare acquistare una confidenza che prima gli mancava del tutto. Il Preservativo vorrebbe piangere di gioia.
E finalmente il Pene ce la fa. Lui usa le sue Manacce maldestre per aprire la confezione e srotola il Preservativo. Delizioso! Invitante! E un pochino viscido. Il Preservativo non si è mai sentito così pieno di gioia, prima.
Il suo delirio è completo e totale. Fino all'istante in cui il Pene gli scivola contro con maggior cautela e gli rivela una verità in cui il Preservativo non avrebbe mai potuto sperare. Il Pene è rosso e timido e non tanto bravo con le parole, ma ricambia i sentimenti con la stessa ardente passione. Non c'è più niente che li separi. Il Preservativo ha realizzato lo scopo a cui ha dedicato la sua esistenza, e il Pene giace spento e molle e soddisfatto dentro di lui.
Oh, se solo potessero condividere un altro momento di passione! Ma il loro amore è uno di quelli che bruciano veloci e con la più grande intensità. Lui caracolla in bagno, un grosso sorriso sul suo viso impacciato, e il Preservativo scivola, tutto umido e spiegazzato, nella tazza del water. Prima che le acque lo inghiottano, alza lo sguardo verso l'alto e saluta per un'ultima volta l'oggetto della sua passione. Ciò che rende la sua fine meno tragica è il pensiero che, presto, un nuovo Preservativo prenderà il suo posto nel Portafoglio o nel Comodino.
Il Pene non sarà mai solo.

Concrit always welcome :)

4. pairing: other m/m, 5. rating: nc17, 1. fandom: tv, 1. fandom: comics, language: italian, 0. fic, .masterlist, 2. tv: teen wolf (2011), 6. type: challenge, 4. pairing: other, 4. pairing: lydia/peter, 5. rating: r, 2. tv: once upon a time, 2. marvel: avengers, 4. pairing: bucky/tony

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