- Io vi fornisco una lista di fandom e pairing; - Voi ne scegliete uno dieci centomila e mi richiedete una drabble sulla coppia scelta
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Tony, d'altra parte, si era atteso questo e molto peggio. Primo perché è cresciuto con le storie di suo padre, e da Howard ha appreso quanto Steve Rogers può essere testardo. Secondo perché i fatti hanno dimostrato che, pisolino nel ghiaccio o meno, Steve Rogers è sempre stato un uomo fuori dal tempo. Nozione semplice, di per sé, ma che tutti sembrano dimenticare o ignorare con scoraggiante facilità. Steve non ha nessuno: tutti i suoi amici sono morti o scomparsi senza lasciare traccia; la sua città natale è stata ingoiata da chili di cemento e un nuvolo di locali a luci rosse; e la ragazza che avrebbe dovuto insegnargli a ballare era una fragile novantenne in lotta con il cancro e il fantasma di due matrimoni falliti. E poi c'è 'Mr Stark': un ritratto distorto di quell'Howard per cui Steve ancora prova un rispettoso affetto. A volte, quand'è sovrappensiero o fa ritorno da una lunga missione, Steve si dimentica per un istante in che anno si trovano. Questione di un battito di ciglia, e dallo strategico 'Mr Stark' scivola in un distratto 'Howard'. Tony fa finta di non aver inteso quello scambio d'identità e ingoia la bile: 'Howard' è tutto ciò che non ha mai voluto essere e tutto ciò a cui è incapace di confrontarsi. Eppure, per qualche strana ragione 'Howard' è tutto quanto Steve riconosce in Tony. Irritante è dire poco. "Mr Stark", si riprende Steve. "Capitano", lo ignora Tony. È così che vivono, lui e Steve: indugiano sul confine di due mondi che hanno perduto e riempiono di odio il vuoto che li separa, come poli di carica opposta che si oppongono al formare un legame inscindibile. E Tony è sempre stato bravo a sfruttare in suo favore le leggi della fisica. "È tutto un gioco per te?" "Solo quando è divertente".
Steve non ha nessuno: tutti i suoi amici sono morti o scomparsi senza lasciare traccia; la sua città natale è stata ingoiata da chili di cemento e un nuvolo di locali a luci rosse; e la ragazza che avrebbe dovuto insegnargli a ballare era una fragile novantenne in lotta con il cancro e il fantasma di due matrimoni falliti. E poi c'è 'Mr Stark': un ritratto distorto di quell'Howard per cui Steve ancora prova un rispettoso affetto.
A volte, quand'è sovrappensiero o fa ritorno da una lunga missione, Steve si dimentica per un istante in che anno si trovano. Questione di un battito di ciglia, e dallo strategico 'Mr Stark' scivola in un distratto 'Howard'. Tony fa finta di non aver inteso quello scambio d'identità e ingoia la bile: 'Howard' è tutto ciò che non ha mai voluto essere e tutto ciò a cui è incapace di confrontarsi. Eppure, per qualche strana ragione 'Howard' è tutto quanto Steve riconosce in Tony. Irritante è dire poco.
"Mr Stark", si riprende Steve.
"Capitano", lo ignora Tony.
È così che vivono, lui e Steve: indugiano sul confine di due mondi che hanno perduto e riempiono di odio il vuoto che li separa, come poli di carica opposta che si oppongono al formare un legame inscindibile. E Tony è sempre stato bravo a sfruttare in suo favore le leggi della fisica.
"È tutto un gioco per te?"
"Solo quando è divertente".
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