[ Fic ] [ Spn ] [ Nc17 ] Fine della via

Nov 02, 2011 12:07

Autore: iridania
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean
Pairings: Dean/OC, (Dean/Castiel)
Rating: NC17
Genere: introspettivo
Spoilers: fino all’episodio 7x06
Avvertimenti: sesso, possibile misoginia, possibile omofobia
Conteggio Parole: ~2500
Disclaimers: se fossero miei la sesta stagione non sarebbe stata afflitta da tutti quei plothole. /seria
Riassunto: Dean Winchester è una fottuta checca. È una rivelazione piuttosto strana da avere mentre si abbraccia la tavoletta del cesso.


- - -

Fine della via

Succede per caso, una di quelle notti in cui Sam non può sopportare la sua presenza e Bobby è rintanato nel suo covo, perso in qualche oscura ricerca. Dean siede al bancone di un bar di terza categoria in un buco di città dimenticato da dio: tavoli da biliardo alla sua sinistra, un juke-box scassato appoggiato ai muri scartavetrati alla sua destra. Ha cinque gin nello stomaco, un sesto appoggiato alle labbra, e un mal di testa che non ha nulla a che fare con le irrequiete ore di sonno che si è concesso nell’ultima settimana. Si chiede se prima o poi gli incubi si trasformeranno in allucinazioni; se, dopo tutto, quello di Sam sia l’unico muro che sta crollando.

L’alcool gli scivola giù per la gola, facile e leggero, e una risata roca gli solletica le orecchie. Dean sposta lo sguardo verso la brunetta allegra seduta al centro della sala: gambe nude, scollatura generosa, e labbra arricciate attorno a una cannuccia di vetro; il suo tipo - il tipo di tutti. Grandioso.

Dean ordina un secondo bicchiere e si sfrega i palmi umidi nel tessuto consumato dei jeans. È nervoso. Non che sia affetto da ansia da prestazione o cazzate simili, ma l’ultima volta che ha provato a sfogare un po’ di tensione un dio egiziano aveva deciso di mettergli i bastoni tra le ruote.

È a un passo dal tavolo della brunetta, il suo miglior sorriso adescatore pronto all’uso, quando nota qualcosa con la coda dell’occhio. È un’ombra indefinita: una macchia di colori di cui non distingue né il volto né l’età; ma c’è qualcosa in lei - una familiarità ignota, un’aria di mistero, che lo attira come una falena alla fiamma. Le sue gambe gli fanno superare il tavolo della brunetta senza la minima esitazione e rifiutano di vacillare quando lei gli punta due occhi indignati contro la schiena. Dean è sorpreso di quell’incuranza; e, ancor di più, da come il suo sorriso si faccia più aperto e sincero, mentre si fa strada verso il divano sul fondo del locale.

Il ghiaccio nei bicchieri comincia a sciogliersi. Dean si inumidisce le labbra con la punta della lingua e si schiarisce la gola. Sa che è una brutta idea: quanto sta per fare è terribilmente stupido e terribilmente inappropriato - al punto, forse, di guadagnargli un occhio nero e un pugno nei reni. Non c’è niente che suggerisca la possibilità che il suo interesse possa essere ricambiato - niente, se non una brama segreta che gli riempie lo stomaco e implora: Si, si, si e, Per favore.

La lotta è breve; e, anche da sobrio, Dean non avrebbe avuto alcuna possibilità di vittoria. “Ehi”, dice, facendo oscillare uno dei bicchieri al di sopra del tavolino. “Io sono Dean”.

L’uomo inclina la testa di lato, pensieroso; il suo volto è ancora nascosto nell’ombra quando stacca la schiena dal muro e si sporge in avanti, l’espressione impassibile, e accetta il bicchiere dalla mano di Dean. Gli angoli della sua bocca si piegano in una smorfia divertita, e la sua voce è appena percepibile sopra la musica del locale.

Dean è preso dalle vertigini. Questo, pensa, irresponsabile, questo è quello che ha sempre voluto.

Non arrivano al letto coi vestiti intonsi. Dean rinuncia a camicia e t-shirt da qualche parte tra il parcheggio dell’hotel e la porta della camera; i suoi pantaloni sono slacciati, stretti al cavallo, e qualcosa, sotto la sua pelle, sta pregando di essere lasciata libera.

Tira le coperte di lato e si sbarazza di scarpe e calze. Via anche i jeans, assieme a quanto resta della sua inesistente indecisione. Quando arriva alla biancheria, solleva i fianchi e lascia che l’altro lo prema contro il letto, le dita intrecciate nei suoi capelli e la bocca affondata nel suo collo. Agli infissi, le linee di sale sono rotte.

Fa caldo, un caldo febbricitante da cui Dean non riesce a trovare sfogo o rifugio: un’afa che desidera e che gli fa desiderare. Derek (o forse era Robert, o Alex, o Grant), gli accarezza le cosce e scende a baciare la marca sottile del suo inguine. Dean getta la testa indietro, in palpitante attesa. Perso nel delirio del proprio respiro, chiude gli occhi, immagina, e lascia che il calore cresca e si accumuli nei suoi lombi.

Jonathan lecca la vena che corre lungo la linea rigida del suo pene e s’inabissa tra le pieghe irregolari della sua pelle. È una fame frenetica, incontenibile, figlia di quella frenesia che Famine non è mai riuscito a suscitare in lui. Dean si morde il labbro inferiore e soffoca in una risata. Non sarebbe fottutamente ironico se l’altro si rivelasse essere un Leviatano? Non saprebbe immaginare morte più dignitosa: divorato da quelle stesse labbra che ora ingurgitano ogni suo sussulto.

“Cristo”. Perlomeno, in questo momento il suo mondo è libero da demoni.

Sonny mormora qualcosa al suo orecchio e Dean torna alla luce; rotola sul fianco e apre il cassetto del comodino. Lubrificante e preservativi. Per un istante, Dean si sente come una puttana dal trucco pesante e l’aria facile. Non gl’interessa. Consapevole, piega le ginocchia e stringe le cosce attorno ai fianchi di Mark; puntella i gomiti nel materasso e inarca la schiena. Bacia ogni centimetro di pelle che gli viene offerto, affamato del sudore che tinge il corpo dell’altro. Il tempo è un’illusione scandita da un infinito susseguirsi di gemiti e dall’inconfondibile fruscio delle coperte. Dean si perde in quell’eternità, e decide di donarsi al vuoto. Poi, un’erezione calda e umida comincia a premere lungo la linea dei suoi glutei, ed è come se qualcuno avesse premuto un interruttore.

Guidato da un’inaspettata lucidità, Dean afferra i polsi di Chris e inverte le loro posizioni. Seduto sulle ginocchia dell’altro, affonda nella sua carne esposta, morde, e consuma. Il sapore salino del sangue lo eccita più delle convulsioni e dei gemiti che animano il corpo intrappolato sotto di lui. Dean lecca la ferita fino a che non è di nuovo pulita; sposta il proprio peso sui talloni e comincia a muoversi avanti e indietro, sfregando la propria eccitazione contro quella dell’altro. Per tutto il tempo, David si ribella alle sue attenzioni: scalcia, e solleva i fianchi alla ricerca di più contatto e più frizione, tentando di liberarsi dalla presa che lo costringe supino. Dean non gli concede il minimo vantaggio; invece, fa scorrere la mano sinistra sulle loro erezioni congiunte e gioca con la linfa vischiosa che ricopre le fessure cavillose situate alle loro sommità.

È così diverso da quanto ha mai fatto con una donna che non riesce nemmeno a pensare a un metro di paragone. Angoli invece di curve, rigidità invece di morbidezza, luce, buio… e tutti quei luoghi comuni a cui si è sempre sforzato di non prestare attenzione; nessuno di essi è sufficiente a descrivere la complessità con cui le sue mani accarezzano uno stomaco ricco d’insenature spigolose, o la disperazione con cui i suoi capezzoli cercano l’attrito di dita callose. Ma la dinamica è la stessa, il principio immutabile, e Dean non necessita di alcuna direzione per perdersi in un corpo maschile: è l’atto più naturale che abbia mai compiuto.

Il movimento dei suoi fianchi, quando affonda e di nuovo si ritrae, alla ricerca di una sensazione più completa, non ha bisogno di essere aggiustato: è una spinta, un desiderio represso che Dean asseconda con tutto sé stesso. Le sue mani si soffermano ai lati di un volto invisibile ai suoi occhi; i suoi piedi affondano nel materasso; i suoi fianchi tentano di allinearsi a quelli di un altro. Dean è incapace di pensare ad altro che alla fiamma che gli arde nei lombi, alle labbra che cercano le sue, ai muscoli lo circondano e che si contraggono attorno a lui. Quando la luce arriva e lo rapisce nel suo stato di grazia è più di un semplice orgasmo: è la fine di un’attesa; è una verità rivelata; è una fottuta benedizione.

Riprende coscienza a quello che confonde col rumore della pioggia. L’aria ristagna di sudore e sesso, e l’ombra che si muove dietro la porta del bagno è troppo irrequieta per calmare la sua emicrania. Dean maledice l’alcool e si copre gli occhi con l’avambraccio sinistro. Rimane immobile, steso al centro del letto, le gambe coperte a metà dalla trapunta e il resto del corpo esposto al fiato gelido dell’aria condizionata. I muscoli ancora intorpiditi, fa scorrere la mano dal petto allo stomaco, fermandosi a tormentare le croste che stanno asciugando contro la sua pelle. È solo quando scivola più in basso che ricorda che non si è ancora sbarazzato del preservativo. “Figlio di…”, impreca, gettando le braccia all’indietro, oltre la testa e ai lati di una pila di cuscini. Non ha la forza di muoversi. Esausto, chiude gli occhi e tenta di non pensare al buco nero che gli cresce nel ventre.

Le cose con Lisa non avrebbero mai potuto funzionare.

Il preservativo lo libera della propria presenza con un rumore plastico che rimbalza sul pavimento. Dean si ricorda troppo tardi dei vestiti ai piedi del letto. “Cristo”.

Dieci, quindici minuti dopo, l’acqua della doccia smette di scorrere e la porta del bagno si apre con un cigolio appena accennato. Dean strizza le palpebre e tenta di ignorare i movimenti calcolati dell’altra persona nella stanza. (Calze, biancheria, maglione, pantaloni…); una goccia d’acqua o due cadono sulla sua guancia. Craig (si, il nome potrebbe essere Craig) getta un asciugamano bagnato ai piedi del letto e si rinfila le scarpe; ma, quando la porta si chiude alle sue spalle, sono le voci di Sam e Cas che ringraziano Dean per la serata.

Si tira a sedere sul materasso e deglutisce, il pugno davanti alla bocca. L’odore di quanto è ancora rimasto appiccicato alle sue dita spinge la sua nausea al limite. Non c’è molto altro che alcool e noccioline nel suo stomaco, e in qualche modo ciò rende il sapore della bile ancora più acido al suo palato. Al terzo conato ha la gola in fiamme e le sue labbra hanno perso ogni sensibilità; una parte irrazionale di sé è preoccupata che i denti possano seguire il vomito giù per lo sciacquone. Dean ride, isterico, e qualcosa di simile alle lacrime gli riempie gli occhi.

Prima di stanotte, non aveva mai baciato un uomo, non aveva mai toccato un uomo, e di sicuro non aveva mai nemmeno pensato di scoparsi un uomo. Eccezion fatta per tutte le volte che era già accaduto. Si ricorda di un momento come questo - di anni che ha vissuto senza realmente viverli, intrappolato in qualcosa che non era altro che desiderio e frenesia. Altrove. E forse l’Inferno era solo un desiderio perverso o un impulso a cui non era mai riuscito a dare un nome e una forma - ma Dean ha avuto troppo tempo per riflettere sui suoi piaceri per non saper distinguere tra quanto era suo e quanto ispirato dalla volontà di prendere e possedere.

Accanto a Sam, tu e Bobby siete la cosa più simile a una famiglia che io abbia.

Dean sta scappando da troppo tempo. Nel suo stato più vulnerabile, incapace di fidarsi se non del proprio istinto, ha preso il coltello che Cas gli ha infilato nella schiena solo per rivoltarlo contro Sam e contro se stesso. Investire qualcuno di un’umanità che non gli apparteneva e permettergli di avvicinarsi a lui era un errore che non voleva commettere di nuovo. O almeno, questo è quanto aveva creduto fino a che non aveva premuto il suo corpo contro quello di un estraneo. La realtà era che era un codardo.

Fratello, pensa, sprezzante. Fratello.

Dean è inerme sul pavimento freddo del bagno: infreddolito e coperto di fluidi che non vuole identificare. È il momento peggiore per capire che non ha mai conosciuto il significato di una parola che ha sempre associato a un feroce istinto di protezione. Non ne ha mai conosciuta altra e così non era stato in grado di distinguerne le sfumature. O le incongruenze.

Dean Winchester è una fottuta checca. È una rivelazione piuttosto strana da avere mentre si abbraccia la tavoletta del cesso.

Si costringe ad alzarsi in piedi, i muscoli tremanti, e l’acqua della doccia cade, calda e apprensiva, sul suo corpo nudo. Si pulisce cosce, petto, e stomaco, fino a che le unghie non penetrano la carne e lasciano graffi sottili e profondi contro la pelle arrossata. Dean scivola a terra, sottraendo appena la testa al getto della doccia, le braccia incrociate al petto. L’acqua ristagna nella piattaforma; mezzo centimetro o poco più: onde bianche che si confondono a ombre nere, polvere, e sudore. È quanto basta per ricordargli dell’impermeabile appallottolato nel bagagliaio dell’Impala, tra il diario di suo padre e un album di fotografie che potrebbe essere esposto in un obitorio.

Dean trattiene a stento un singhiozzo.

La sua vita si sta ripetendo in cerchio. È come con Sam, di nuovo, e in modo peggiore. Perché Sam era stato intrappolato in una gabbia che poteva essere aperta, ma Cas é perso da qualche parte, in se stesso, pronto a diventare qualcosa che non è più Castiel, ma solo un’ombra, un ricordo, e una tortura. Senonché questa volta, solo questa volta, Dean non può e non vuole sentirsi responsabile di quanto è accaduto.

Un bambino che tasta l’oscurità ad occhi chiusi, senza seguire consigli: un bambino che gioca col fuoco e non capisce che cosa sono le vesciche sulle sue dita. Una voce che tenta ancora di incolparlo e di farlo sentire colpevole di una volontà che non è la sua. Questo era Castiel. Ho fatto tutto per te, sussurra nella sua testa, instancabile - Sempre, per te.

Dean torna a rabbrividire sotto l’acqua bollente. Vorrebbe urlare e liberarsi del nodo che gli stringe la gola; vorrebbe dimenticare che la famiglia è più del sangue e del destino. Ma la delusione e il risentimento lo bloccano al suolo, impotente e incapace di prende una decisione. L’unica cosa che gli è chiara è che può rinunciare al pensiero di Castiel. La costante è sempre la stessa: proteggere la sua famiglia - proteggere suo fratello. Anche quando ha dimenticato cosa quelle parole dovrebbero significare.

L’acqua gli sigilla le palpebre, e Dean solleva lo sguardo dalla marea orrenda in cui siede. Nel riflesso appannato del vetro scorge un nome e un numero di telefono. “Nick”, mormora, incredulo. Nick come un inconsapevole strumento del diavolo e come il canto di una sirena. Furioso, Dean scatta in piedi e muove la mano contro il vetro fino a che ogni lettera è cancellata e il massaggio è reso irriconoscibile. Fino a che l’estraneo in cui si è perso non è di nuovo un’ombra che torna a confondersi nel desiderio di Castiel.

Dean deve ancora trovare un nome al proprio tormento; ma non tornerà ad ignorarlo. Non finché non vedrà l’impronta delle sue ali impressa nel terreno e le loro ceneri non si saranno disperse al vento. E anche allora non è sicuro che riuscirà a lasciarlo andare.

5. rating: nc17, 1. fandom: tv, language: italian, 3. character: dean winchester, 6. type: oneshot, 2. tv: supernatural, 0. fic, 4. pairing: castiel/dean, 4. pairing: dean/other

Previous post Next post
Up