Summary: Chris Evans riceve una visita e un regalo a sorpresa per il proprio compleanno sul set degli Avengers.
Words: 1184
Fandom: RPF
Sub-fandom: MCU Cast
Genre: Comedy
Pairing: Chris Evans/Robert Downey Jr.
Rating: PG
Warnings: Missing Moments, One Shot, Slice Of Life
Notes: Se ve lo steste finanche chiedendo, il motivo di questa flash - che credo sia flash, ma non avendo il computo delle parole qui sull'iPad non ne sono sicura - sta nel fatto che il cast degli Avengers è tra le cose più slashabili di questo mondo, e se non ve ne eravate accorti prima, be', sono qui per farvelo notare u_u Questo per dire che nei prossimi mesi ci scriverò su un sacco, quindi ecco, preparatevi a venirne contagiati. u_u
In particolare, questa fic è nata ieri pomeriggio in maniera del tutto casuale e non programmata, quando io e Fra' abbiamo realizzato che era il compleanno di Chris Evans (che in caso foste ancora ignoranti sull'argomento, è Captain America nell'universo cinematografico targato Marvel - the one and only.
Quindi questa è tutta per Fra', con doppia dedica e per dirle grazie, di tutto <3
Peace out, and support The Avengers!
Quando si era finalmente deciso a firmare quel maledetto contratto - dopo un cospicuo ammontare di notti spese a fissare il soffitto di hotel sempre diversi - l'aveva fatto con la consapevolezza - e diciamo la verità, anche con quella punta di ansia che lo accompagnava sempre - che stava imprimendo una svolta alla sua vita, oltre che ovviamente alla sua carriera. Ed era soprattutto per questo se aveva tergiversato tanto prima di dare una risposta definitiva al progetto. Nonostante il suo agente lo chiamasse praticamente due volte al giorno - quando era fortunato - per scongiurarlo di smetterla con tutti quei dubbi e quelle ansie, e di decidersi, come l'aveva messa lui, a "salire una buona volta sulla limousine per il paradiso terrestre con sede ad Hollywood. Non lo capiva, ma forse il suo compito non era quello, in fin dei conti.
Fatto sta che non appena aveva apposto quella cavolo di firma sul fondo dell'ultimo foglio, mentre tutti quanti intorno a lui si affrettavano a scambiarsi sorrisi e strette di mano - con una fiducia nelle sue capacità che lui per primo non sapeva da dove caspita derivasse - lui si era limitato a lasciarsi andare contro lo schienale appiccicoso della sedia e guardare dritto davanti a sé, per la precisione ad una cartina - come fosse un segno del destino, guarda un po' - degli Stati Uniti D'America. E una voce fin troppo acuta gli era poi risuonata sinistra nella testa, preceduta da una risata ancora più inquietante, se è possibile. Capitan America, certo. Come no. Chi altri se non me per un ruolo che più iconico non si può? Perfetto.
Ripensarci adesso ride di nuovo, ma stavolta più sereno, e senza accompagnamento minaccioso e canzonatorio dietro. Si guarda distrattamente nello specchio mentre si passa piano una mano tra i capelli tagliati corti, chiedendosi da un anno a questa parte che ne sarà di lui, e di questa folle avventura in cui ora è completamente immerso, e che forse non è in grado di giudicare rimanendo completamente imparziale, cosa che invece di solito gli riesce e anche bene. È un attore, sì, ma non tutti sono pieni di sé e fuori di testa come il pubblico crede. Gli piace pensare di essere... misurato, in una qualche maniera. E tra l'altro non deve andare troppo lontano per ricevere conferma di quanto qualche suo collega possa essere completamente senza controllo. Scuote la testa e ridacchia. No, non gli risulta proprio difficile. L'ha intravisto giusto qualche minuto fa, di sfuggita, mentre si faceva largo tra le mille attrezzature e la cinquantina di tecnici vari per arrivare al proprio trailer. Gli occhiali rosso fuoco, il ghigno a metà, i capelli cortini e leggermente spettinati all'indietro. Ci lavora accanto da un mese e mezzo, più o meno, e ancora ci si deve abituare. Quell'uomo è semplicemente troppo da starci vicino, anche in condizioni normali. È capace di rincretinirti la testa semplicemente con l'enfasi che ci mette in ogni singola parola. E ogni volta a lui tocca starlo a sentire, se lo blocca a metà strada e non ci sono Renner o Mark nei paraggi per svincolarsi mentre loro lo stanno pazientemente a sentire. Sicuramente ci riescono meglio di lui, e più volentieri anche. Ma quando ci si ritrova da solo, deve solo armarsi di buona pazienza e prestargli orecchio, sperando che l'altro non lo coinvolga in quelle astruse conversazioni su quanto figo sia il nuovo modello di Audi che Kevin Feige gli ha regalato giusto per l'anniversario dell'uscita del secondo Iron Man. O peggio, su quanto moderna e all'avanguardia sia la nuova armatura che indossa ORA. Leggi: puro CGI, all'incirca. E lui ogni volta non può fare a meno di chiedersi se per caso non lo stai pigliando per il culo. Ma poi gli basta guardarlo negli occhi per qualche secondo per convincersi che no, è dannatamente serio, e sì, è davvero orgoglioso della nuova "armatura". Mark VII, si chiama.
Fatto sta che ha cominciato a camminare più veloce per ridurre il rischio di ritrovarselo davanti a tradimento, e a prendere la strada più corta possibile per arrivare al suo trailer, anche a costo di incappare in cavi e oggetti non meglio identificati pendenti minacciosamente sulla propria testa. Non che sia particolarmente servito, in fondo, perché per un motivo o per l'altro riesce sempre a fregarlo. E a quel punto tutto quel che può fare è armarsi di pazienza e sorbirselo, ogni volta tentando di convincersi che magari, nel marasma di informazioni inutili che l'altro si sente di condividere con lui - non è nemmeno riuscito a capirne il motivo, in fin dei conti perché mai gli dovrebbe importare qualcosa di un ragazzino? - potrebbe cavarne qualcosa di buono. Metti che s-
<< Hello? Is there anybody alive in there? >>
Si acciglia e si volta verso la porta, tentando di capire cosa diavolo stia succedendo. Ha riconosciuto la voce, certo - come non potrei? - ed è proprio per questo che mantiene questa espressione di mezzo sconcerto. Non era mai capitato prima d'ora, e in cuor suo si augurava che non capitasse mai.
<< Yeah... Yes, I'm here... >> sospira, alzandosi e costringendosi ad andare ad aprire la porta. Quel che gli si para davanti poi lo lascia, se possibile, ancor più senza parole. Downey Jr. è lì, che sfodera il miglior ghigno del proprio personaggio - ma ormai ha rinunciato a distinguere le due cose, o se per questo a stabilire chi sia venuta prima - e, dettaglio ancor più inquietante, ha in mano quella che solo ad una più attenta analisi realizza essere un'enorme torta a forma di scudo di Capitan America. In una posa orribilmente da fumetto, sente la propria mascella slogarsi verso il basso, e le sopracciglia inarcarsi ancora di più.
<< What the hell...? >> articola allora, più o meno, facendosi da parte per farlo entrare. Ed è solo in quel momento che si accorge che non è da solo, ma in compagnia di mezzo cast, che dandogli gran pacche sulle spalle si impadronisce ben presto di tutta la stanza, accomodandosi sui divani e cominciando a chiacchierare come nulla fosse.
<< Happy birthday, Steve! >> si sente gridare nell'orecchio, e fa giusto in tempo a girarsi in quella direzione prima di ritrovarsi tra le braccia di Downey, che lo dondola un po' senza mostrare il minimo cenno di volerlo lasciare andare.
<< How you even knew it was my birthday today? >> riesce a mormorare appena quello molla un po' la presa intorno al suo corpo. Tutto quello che riceve in cambio è un sorriso se possibile ancor più largo.
<< Don't be' silly, Steve. I've got Jarvis, remember? >>
... Jarvis. Ovviamente. Lo guarda per una manciata di secondi ancora prima di annuire suo malgrado, improvvisamente colpito da quel gesto. Alla fine l'ha pensato, non importa per quale motivo, né che quello strano tipo sembri vivere in un mondo tutto suo, dove è davvero un miliardario con la passione del supereroe.
<< Of course, Tony. Of course. >> gli risponde allora, prima di sorridergli a sua volta, ricambiando l'abbraccio.