Summary: Gli accarezzo piano i capelli e nascondo la faccia tra il suo collo e la clavicola, annusandogli di nascosto la pelle e allargando un pochino il mio sorriso riconoscendo traccia del mio stesso odore addosso a lui.
Words: 1.238
Genre: Fluff, Introspective, Slice Of Life
Pairing: Robert Downey Jr./Jude Law
Rating: PG-13
Warnings: Anthology, Missing Moments, One Shot, Slash
Notes: Terza shot per la
RDJude Challange, sul prompt numero due, "Caffè", della tabella "Coccole & Zucchero A Velo". Il titolo di questa parte viene ovviamente
dalla canzone Paradise dei Coldplay (che ringrazio dal profondo del cuore per avermelo fornito al volo mentre scrivevo, cosa che mi ha permesso di risparmiare tipo un'ora per cercarne uno).
Part Three: This Could Be Paradise
Tutto è silenzio attorno a me. Non riesco a percepire suono alcuno, neanche il più piccolo e banale, e sulle prime penso che sto ancora dormendo in realtà, e che magari nel sonno sono immerso in un’enorme bolla d’aria che non fa entrare niente dall’esterno. E non voglio aprire gli occhi, non ancora, per non correre il rischio di svegliarmi a forza, e perdere per sempre quel bellissimo torpore che mi avvolge, catapultandomi in questa dimensione senza tempo né spazio.
Poi un leggerissimo, appena percettibile struscio di un tallone contro la pianta del mio piede mi fa capire che quello non è un sogno, sono sveglio e sono nel nostro letto, non in una bolla impenetrabile. E per un paio di brevissimi secondi rimango un po’ deluso, ma questa sensazione dura troppo poco, semplicemente perché non ha motivo di essere. L’attimo dopo infatti una gioia profonda e silenziosa si fa largo dentro di me, spingendomi ad aprire infine gli occhi per posarli sulla creatura ancora del tutto addormentata tra le mie braccia. Un sorriso si disegna piano sulle mie labbra senza che io quasi me ne avverta, dandomi un breve senso di vertigine e una serie di piccoli brividi che si dipanano lungo tutto il mio corpo. E nonostante ogni volta - ogni mattina, ad essere sinceri - una minuscola parte di me non possa fare a meno di sentirsi idiota e ridicola per quell’effetto spontaneo che ritrovarlo vicino al mio corpo porta con sé, altresì non riesco a non esserne felice, e ad impedirmi di ripetere la stessa esperienza, ad ogni risveglio ancora di più.
Gli accarezzo piano i capelli e nascondo la faccia tra il suo collo e la clavicola, annusandogli di nascosto la pelle e allargando un pochino il mio sorriso riconoscendo traccia del mio stesso odore addosso a lui. E per un attimo mi tornano in mente quelle prime volte, quando mi obbligava a fare la doccia subito dopo, perché qualcuno avvertire il suo sul mio corpo, e allora sarebbero stati guai. O almeno così credeva lui. A me non importava, avrei trovato una scusa, qualunque cosa pur di trattenerlo ancora per qualche secondo al mio fianco. Per non lasciare andare quel momento.
Così adesso che tutto è diverso e mi posso permettere questo lusso che allora non credevo avrei mai potuto raggiungere non mi vergogno per tutte queste sensazioni forse infantili che mi colgono ogni volta con intensità probabilmente maggiore, quasi come se non potessi ancora credere che le nostre vite sono finalmente destinate ad essersi intrecciate e a continuare come fossero una soltanto. E presto lo saranno anche ufficialmente, non solo dentro di noi.
Il solo pensiero mi trasmette una nuova scarica di emozione per tutto il corpo, e istintivamente traggo il suo corpo più vicino al mio, stringendolo forte e lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia, chiudendo gli occhi per qualche secondo e deglutendo una sensazione dolciastra mista ad un piccolo colpo al cuore, all’immaginare un piccolo chiosco bianco con un altare sotto, tanto verde tutto intorno e noi due vestiti in completo nero.
Lo sento cominciare a muoversi contro di me, piano e svogliatamente, e so di averlo svegliato per metà con quel mio abbraccio un po’ strozzato; allento un po’ la presa e alzo gli occhi al soffitto, per leggerci l’ora proiettata su. Sono quasi le nove, posso lasciarlo dormire ancora per qualche minuto prima che diventi tardi. Mio padre ci aspetta giù a New York per aiutarlo con le decorazioni del Ringraziamento, e il volo prende un’ora e mezza, da Boston.
Rimango a fissarlo per qualche momento ancora, come imprigionato in un incantesimo che non mi permette di alzarmi da lì, lasciandolo solo anche se per poco, cercando di convincermi della bontà di ciò che voglio fare; quando alla fine riesco a vincere, gli lascio un altro, piccolo bacio tra i capelli e scivolo silenziosamente fuori dalle coperte, infilandomi vestaglia e pantofole e sgattaiolando in punta di piedi fuori dalla stanza da letto, e poi giù in cucina, cominciando a correre a metà strada per evitare che i nostri due husky comincino ad abbaiare per salutarmi, rovinando miseramente ogni mio sforzo.
Accendo il gas e metto su l’acqua a bollire, dando ai miei due inseguitori la loro pappa mattutina nel frattempo che aspetto e riuscendo miracolosamente a farli filare via in giardino a giocare senza che un singolo e minimo suono venga fuori dalle loro bocche durante l’intero processo.
Mezz’ora più tardi è tutto pronto, uova e bacon compresi, e ben sistemato su un largo vassoio, pronto per essere servito. Risalgo le scale alla stessa, furtiva maniera con cui le avevo scese, e una volta al piano superiore faccio una brevissima sosta al bagno, solo per lavarmi i denti, prima di tornare nella stanza da letto, poggiare silenziosamente la colazione sul comodino e riprendere il mio posto al fianco del mio amore, avvolgendolo tra le mie braccia e rimanendo lì fermo per una manciata di minuti prima di cominciare a baciare piano la sua faccia, ancora una volta chiudendo gli occhi ed inspirando il nostro odore, mischiato assieme in maniera indelebile ormai.
‹‹ ... I smell coffee, and you’re kissing me. What is this, a dream? ›› sussurra dopo pochissimo, e quando dischiudo gli occhi vedo che sta già sorridendo, mentre cerca la mia mano alla cieca, tenendo i suoi ancora serrati, forse vittima dello stesso incantesimo che mi aveva colpito al risveglio. Quando la trova la stringe forte, baciandola e facendomi rabbrividire di gioia per l’ennesima volta in poco tempo.
‹‹ I don’t know what it is, to be honest... ›› gli rispondo, tenendolo più forte contro il mio corpo e baciandogli la guancia, abbassando lo sguardo ed intrecciando le nostre dita insieme. Se il tempo si potesse fermare, questo sarebbe il momento perfetto per farlo.
‹‹ Well, it has to be... It’s even silent, not a car, not an ambulance, or a police car... And there are two of the things I love the most in the world, waiting right for me… I was really missing this place, you know… I was missingour home… ›› sottolinea, consapevole di quanto piacere mi faccia sentire il suono di quelle due parole accostate vicine, come fossero anche loro parte di una cosa unitaria, totale.
Si gira verso di me ed è solo in quel momento che si decide ad aprire gli occhi infine, trovando immediatamente i miei e fissandoli intensamente, trasmettendomi in quel modo silenzioso e segreto le stesse emozioni che anch’io sto provando, inconsapevolmente.
‹‹ Goodmorning... ›› sussurro allora, avvicinando la bocca alle sua e continuando a specchiarmi nei suoi occhi, che non lasciano neanche per un attimo i miei.
‹‹ Morning baby... ›› mi fa di rimando, spostando la testa ancor più vicino alla mia, così che solo pochissimi, inutili centimetri separino le nostre labbra dal toccarsi.
E quando finalmente rompo ogni restante indugio e comincio a baciarlo piano, chiudendo gli occhi e abbandonandomi a tutta la gioia e l’amore che quel semplice gesto porta con sé, invadendo ogni singolo pezzetto del mio corpo e trasportandomi in un piano al di fuori di ogni logica, spiegazione e realtà, in quel momento so di aver trovato la risposta a quella domanda che continuava a ronzarmi in testa fin dal primo momento della mattina.
Cerco i suoi occhi di nuovo, subito dopo, sorrido e, stringendogli forte la mano sussurro sulle sue labbra: ‹‹ You know, this could be paradise. ››