It Takes A Leap Of Faith To Get Things Going

Feb 20, 2011 00:33

PREMESSA: Una volta avevo un blog (quando ancora non scrivevo fanfic). Ogni tanto ci scrivevo delle riflessioni su come mi andava la vita, o cose così. Era d'aiuto, lo sapevo, ma quando cominciai a smettere (sì, cominciare, perché la cosa è avvenuta per gradi) non pensavo mi sarebbe mancato. Invece però riconsiderando la cosa mi sono resa conto che in effetti ne ho davvero bisogno. Perché al posto di rimanermene così a far niente davanti al pc riesco a rendere un servizio utile anche a me stessa. Tutto questo per dire che da ora in poi, di tanto in tanto, troverete anche post di carattere personale.

Oggi pomeriggio, per la prima volta da credo un anno, sono andata a casa di una mia amica. Sì, mi rendo conto che l'attacco suona tipo diario da bambina alle medie, però prego di notare l'eccezionalità dell'accaduto. Un anno. Non è un qualcosa che mi capita di solito, almeno da quando ho finito il liceo (e sono passati quasi tre anni, rendiamoci conto). Certo, questo non vuol dire che era da un anno che non uscivo o cosa (almeno, non esclusivamente). Qualche volta è capitato di andare al cinema insieme, però insomma, era tutto lì.
Mentre me ne stavo tornando a casa, di colpo un pensiero mi ha attraversato il cervello. Per un paio di ore, sono tornata a quella che era la mia vita quando andavo al liceo. E la cosa "strana" è che è stato un bel pomeriggio, fatto di chiacchiere (nell'accezione positiva del termine), di yogurt greco con le noci e di video su youtube.
Il che mi ha portato ad una semplice conclusione. Cercando di non cadere nella banalità del "stavamo meglio quando stavamo peggio", ed altre stonzate simili, la verità è che l'UNICA COSA che vorrei riavere indietro di quel periodo è l'avere una scusa per vedersi il pomeriggio. E so che teoricamente non ci dovrebbe esser bisogno di un motivo per vedersi, ma insomma, per come sono io (leggi, con scarsa abilità comunicativa) quelle cinque ore seduti al banco di scuola servivano per fare un po' di attività sociale, e per passare qualche pomeriggio fuori di casa.
Ora è logico, è tutto diverso, e la colpa, molto semplicemente, non è di nessuno. Nemmeno di internet. Banalmente, si cresce. E la scusa dello studio non esiste più. Ed è una soluzione che va accettata, senza farne drammi gratuiti, o rimpiangere il passato, ché non serve a niente.
Anche perché è tutto il resto, ad essere cambiato intorno. Il mio buonumore è durato per tutto il tempo che mi ci è voluto per tornare a casa. Perché nel momento esatto in cui ho aperto la porta, la vita o come volete chiamarla è tornata a farsi sentire, con mio padre e mia madre che parlavano al telefono su qualcosa che non ho ben capito, ma che detto in modo semplice significa solo una cosa: problemi. Altri problemi. Come se non fossero già abbastanza tutti quelli che abbiamo già, tutti quanti. E allora ho capito anche qualcos'altro.
Potrete ridermi dietro, e prendermi in giro, e dirmi che non sono normale (il che sarebbe anche parzialmente vero, comunque), ma io ci credo veramente a quel che sto dicendo, e vi dirò anche il perché.
Benedetto, ma davvero benedetto, il giorno in cui Manu ed io abbiamo deciso di cominciare. Perché al di là di recenti (e assai stupidi) episodi, il roleplay è una cosa assai positiva, o almeno lo è per me. Negli ultimi nove mesi a questa parte la mia vita è andata, detto proprio onestamente, a rotoli. E prima di iniziare a ruolare, arrivavo a sera che mi veniva voglia di buttare per terra la scrivania e tirare calci alle cose. Non scherzo. Invece poi, nonostante le cose siano anche peggiorate (presente il detto "Non c'è limite al peggio"? Ecco.), almeno avevo una valvola di sfogo. Può sembrare una stronzata, o un voler sfuggire alla realtà, ma io mi chiedo che differenza ci sia tra il ruolare e il, mettiamo, tirare pugni ad un sacco. La risposta è: nessuna. O meglio: c'è una differenza, ma è solo di tipo pratico. Il tirare pugni ad un sacco è un'attività fisica, il roleplay è un'attività intellettuale. Ma non per questo è da meno. Anzi, dirò di più. Secondo me il roleplay fatto bene è un esercizio di sceneggiatura quasi perfetto. Perché spinge la mente ad adattarsi, ad impegnarsi per trovare una risposta, ad immaginare scenari alternativi ad una data situazione. Non è un semplice gioco. Da quando ho cominciato a ruolare mi viene notevolmente più semplice progettare storie, curarle nei dettagli. Ho la mente sempre o quasi impegnata, e questo non può in alcun modo essere un male. Nessuno mi convincerà del contrario. Il roleplay mi ha aiutato a superare, in un certo senso, la morte della persona più importante della mia vita, perché mi ha tenuto la mente occupata altrove. Senza di esso, probabilmente avrei avuto una crisi depressiva. Sono stata malissimo, ho pianto come mai prima nella mia vita, anche perché mi sentivo terribilmente in colpa (ma questa è un'altra storia). Il roleplay mi ha "dato la forza" per sostenere un esame avendo studiato il tutto solo in cinque giorni, per la prima volta prendendo un esame alla leggera, andandolo a provare giusto così. Ed è andata bene, ho preso 28, un risultato che normalmente avrei ottenuto solo dopo un mese di studio ininterrotto, perché la testa di cazzo che mi ritrovo non riesce a non crearsi problemi anche quando non servirebbe.
Quindi ecco, grazie socia, non solo per il roleplay, ma soprattutto per sopportarmi ogni giorno. Hopefully le cose andranno meglio, un giorno. Perché almeno in certe cose bisogna essere ottimisti, giusto? Altrimenti non se ne esce più, e dio sa se in questi mesi più di una volta ho pensato di non farcela. Certi giorni sono meglio di altri, è vero. Ma credo sia importante ricordarsi, anche nei giorni peggiori, che arriva sempre il momento di mettersi a letto, spegnere la luce e addormentarsi. E l'alba chissà, magari porterà buone nuove. 

personal: it's my life, personal: leap of faith

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