[kanjani8] Yasuda Shota - Bitter Smiles

Oct 14, 2011 13:09

Titolo: Never Care for Games They Play
Fandom: Kanjani8
Personaggi: Yasuda Shota, Nishikido Ryo
Riassunto: Yasuda non sa dove andare, cosa fare. I pensieri si accavallano nella sua tesa, e su di essi uno spicca: è finita.
Rating: PG-13
Genere: Malinconico, Introspettivo
Avvertimenti: One Shot
Prompt: Nothing Else Matters (Metallica)
Disclaimer: Né Yasuda Shota né nessun altro dei Kanjani8 è di mia proprietà, purtroppo.
Conteggio parole: 629
Link alla tabella: http://vogue91.livejournal.com/779.html

Never Care for Games they Play

Yasuda Shota POV

“So close no matter how far
Couldn't be much more from the heart
Forever trust in who we are
No, nothing else matters&rdquo

Cammino.
Lentamente, non ho fretta.
Né un posto dove andare.
Ad un certo punto mi fermo, prendendomi il viso tra le mani. Non so ancora spiegarmi che cosa sia successo, ma so che in parte sono fiero di me per essere riuscito ad andarmene.
Solo, mi sentirei meglio se riuscissi ad ignorare il dolore che brucia all’altezza del petto.
Alzo nuovamente lo sguardo, mordendomi un labbro. So dove vorrei andare, ma ho anche la consapevolezza che mi farei ancora più del male.
Chiudo gli occhi brevemente, prima di riaprirli e riprendere a camminare.
Non impiego molto ad arrivare a destinazione, ma vorrei solo tornare indietro.
Titubante, suono il campanello e attendo, quasi sperando che non venga ad aprire alla porta.
Invano.
“Yassan?”
“Ciao Ryo” mormoro. Rimaniamo a fissarci per qualche attimo, prima che lui mi faccia cenno di entrare. Mi chiudo la porta alle spalle e mi volto verso di lui.
È sulle spine, lo vedo. Si morde le labbra e si fissa i piedi, mentre non riesce a frenare il tremito della gamba, un tic che ha spesso quando è nervoso.
Quasi mi dispiace per lui. Quasi.
“Suppongo che tu sappia perché sono qui” gli dico, senza il coraggio di guardarlo in faccia. La situazione è opprimente per me quanto per lui.
Ryo alza gli occhi al cielo, poi li porta su di me.
“Mi dispiace” dice soltanto, con la voce assai più roca del solito.
Ho dimenticato la ragione per cui sono venuto.
Che cosa dovrei dirgli?
Ha commesso un errore madornale, ma sia io che lui rientriamo nel novero di persone che Subaru è stato in grado di ferire.
Perché Ryo è ferito, lo vedo nel suo sguardo. Non so cosa sia accaduto, non so cosa sperasse di ottenere, ma so che sta soffrendo. Per me, per Baru. Per se stesso.
Siamo due pedine e nulla di più. È un gioco infernale.
“Lo so che ti dispiace, Ryo. Lo so” gli dico soltanto. Mi sembra quasi sul punto di piangere, ma già so che non lo farà. Ha ancora un orgoglio, e quasi lo invidio per questo.
“Io so che Baru è... beh, tuo e...” biascica, e a me viene da ridere. Lo fermo, con un gesto della mano.
“Subaru appartiene solo a se stesso, Ryo, non t’illudere” la mia voce lascia trasparire tutta la stanchezza, la frustrazione che provo.
Non riesco più a stare nella sua stessa stanza, a sentire il peso del suo senso di colpa. Mi sento soffocare.
“Sarà meglio che vada, adesso” concludo, uscendo dalla porta senza dargli il tempo di reagire.
Ritorno a camminare, ed è come se facesse più freddo di prima.
Che cosa avevo sperato?
Sarebbe stato così maledettamente facile incolpare Ryo di quello che era accaduto, ma non posso mentire a me stesso in questo modo.
Sento Subaru lontano come non mai, e so che vorrei averlo ancora vicino a me, nonostante tutto. E se sono scappato non è per orgoglio, ma per mera sopravvivenza.
Avrei voluto chiudere gli occhi. Fingere di non vedere il suo sguardo, fingere di non capire, e continuare ad andare avanti alla cieca, lasciandomi guidare dalle sue infinite menzogne.
Avremmo sofferto entrambi, come stiamo soffrendo adesso, ma almeno saremmo stati insieme.
Comincia a piovere, e insieme alle gocce leggere riesco a percepire lo stato di totale abbandono in cui mi trovo.
Vorrei piangere, ma è come se ormai con Subaru avessi sprecato tutte le mie lacrime.
Non mi sono mai fidato, eppure ho creduto in noi. Ma gli uomini non cambiano quello che sono, nemmeno per amore, reale o presunto che sia.
È durato fin troppo, e io adesso non so come fare ad andare avanti, quando la strada dietro di me è un richiamo così dannatamente allettante.
È finita.
Nient’altro ha importanza.

set "bemolle", real person: shibutani/yasuda/nishikido

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