[The Phantom of the Opera] La tentazione del sequel

Sep 14, 2019 18:06

Fandom: The Phantom of the Opera (musical)
Titolo: La tentazione del sequel
Personaggi: Tutti
Note: Necessaria la conoscenza del seguito ufficiale del musical, "Love never dies" (oltre che un profondo disprezzo per esso)

Capitolo I

Dove vanno i personaggi, dopo che li abbiamo inventati? È una domanda che angoscia molti. Di sicuro non aveva mai angosciato il grande compositore e autore di musical che, in quei giorni, era molto preso dalla preparazione della prima mondiale del suo nuovo lavoro. Il fatto che la questione non lo toccasse non significava che non fosse importante, però.
Dove vanno i personaggi, dopo che li abbiamo inventati? Le teorie sono molte. Questa storia ne segue una, che immagina un posto irraggiungibile nel quale quelle entità immaginarie hanno una loro vita. Si tratterebbe di un luogo sospeso in mezzo a un mare mentale, formato dalle immaginazioni congiunte di tutti coloro che mai hanno inventato una storia. Un’isola onirica che ospita un mondo pronto a ingrandirsi ogni volta che l’ennesima narrazione prende vita, viene diffusa e diventa carburante per alimentare la fantasia dei lettori o degli spettatori.
Spostiamoci su quell’isola, e poi, da lì, dirigiamoci in un luogo simile. Coney Island. Non quella che potremmo visitare se andassimo a New York, ma la specifica Coney Island immaginata da una grande mente, un genio della musica, un pilastro della storia del musical. Andiamo al Luna Park, così come l’ha immaginato il nostro autore, proprio nel giorno in cui i personaggi del suo musical vivranno per la prima volta la storia da lui raccontata e musicata.

«Si va in scena!» annunciò dietro le quinte Madame Giry, con il solito amabile ghigno. Il corpo di ballo scattò sull’attenti, come di consueto. Certo, rispetto alle antiche glorie dell’Opera di Parigi c’era stata una bella trasformazione, nel corpo di ballo, ma del resto, i tempi erano cambiati. Adesso erano ballerine di varietà al Luna Park di Coney Island. Un bel cambiamento. Ma non un cambiamento bello.
«Esattamente cosa ci facciamo, vestite così?» domandò una delle ragazze a Meg, agitando le piume spelacchiate e i lustrini che minacciavano di staccarsi dal pacchiano costume che indossava.
«Non ne ho idea. La storia sta per svolgersi per la prima volta, quindi presumo che tra poco lo scopriremo.»
«Una volta avevamo una dignità, lo sai.»
«Lo so. Aspettiamo di vedere dove ci conduce la storia. Magari avremo qualche sorpresa.»
Il sipario si aprì su un pubblico vociante e confusionario, tutt’altra cosa rispetto ai frequentatori dell’Opera.
«Spero che questo essere caduti in disgrazia abbia un senso nella trama» sospirò Madame Giry. Nessuno le rispose, se non l’eco di una risata lontana.
Le poche certezze dei personaggi cominciarono a cadere una a una via via che la trama si dipanava.
«Perlomeno io ho conservato la mia voce prodigiosa e sono ancora sposata con Raoul» disse Christine, appena sbarcata sul suolo americano.
«Cara, non so perché, ma improvvisamente avverto la necessità di sfondarmi di alcol» le confessò il marito.
«Questa è la cosa più out of character che tu mi abbia detto in dieci anni di matrimonio…»
«Magari è solo stanchezza da viaggio.»
«Ma sì, ma sì…» lo confortò Christine, ma dentro di sé avvertì il primo brivido di stranezza. Il marito alcolizzato era un pessimo cliché da fanfiction brutta, e di solito veniva usato per rendere negativo un personaggio e cancellarlo dall’equazione amorosa, lasciando la strada libera per un altro pairing…
Christine sospirò, cacciando quegli orribili pensieri. Le fanfiction mettevano alla prova i personaggi, ma almeno non erano il canon. Quelle servivano agli appassionati per stringere il loro legame con l’opera, e per quanto assurdo fosse scoprire che nella mente dei fan si era ben diversi dalla realtà (o si era capaci di performance sessuali fuori da ogni cognizione della fisica e della biologia), perlomeno la sicurezza dei confini tracciati dall’autore non veniva toccata.
«Mamma, che cos’è quel coso pacchiano?» domandò il piccolo Gustave, il frutto dell’amore di Christine e Raoul.
Christine guardò nella direzione indicata dal figlio e i suoi occhi si posarono su una cosa a metà tra un carro allegorico del carnevale e un elaborato carro funebre: un carrozzone di cristalli neri che si era fermato proprio davanti a loro tre.
«Temo che la trama ci imponga di salirci.»
«Ma io non ci voglio salire! È palese che porti sfiga! Mamma, papà, ma perché non ce ne siamo stati a Parigi?»
«Me lo chiedo pure io» rispose Raoul, sorseggiando qualcosa da una fiaschetta di metallo che gli era comparsa tra le mani.

«Non ci credo! Facciamo gli spogliarelli per sopravvivere?»
«Lo spogliarello è una nobile arte.»
«Mamma, ma che cazzo dici?» Meg si strappò di dosso l’imbarazzante costume da bagno piumato e luccicante. «Ma com’è possibile che siamo finiti in questa storia?»
«Non lo so, cara, ma il succo è che se abbiamo un lavoro è per gentile concessione del Fantasma.»
«Non l’avrei mai detto, visto che questo posto si chiama Phantasma… Un nome originale… No, davvero, poi è proprio difficile capire chi ci sia dietro.»
«Beh, non puoi negare che sia un bel capolavoro di ingegneria.»
«È uno schifo fatiscente e noi facciamo soldi grazie agli spogliarelli. E comunque, cos’è questa storia che io sono innamorata del Fantasma? Ma stiamo scherzando?»
«Un po’ fissata con lui lo sei sempre stata. Insomma, nel musical il 94% delle tue battute si riduce a Is there the Phantom of the Opera?»
«Ma era un tentativo di evitare guai a quella svampita di Christine! Ma tu guarda, uno cerca di fare del bene alla propria migliore amica e si ritrova innamorata di uno stalker!»
«Cara, questo è lo script.»
«Bello script di…»
«Non possiamo opporci.»
«Ma come no? Dai, questa non può essere altro che una fanfiction!»
«No, tesoro. È il canon.»
«Il canon, questo schifo? No, mi rifiuto!»
«… e non hai ancora visto il finale…»

«Christine!»
«Tu? Ci sei tu, dietro a tutto questo? Non l’avrei mai detto, a giudicare dal gusto pacchiano del carrozzone nero…»
«Che bello rivederti!»
«Che ci fai a Coney Island? Non è proprio nel tuo stile.»
«… effettivamente me lo chiedo anch’io.»
«Credo che il copione ci inviti a rimembrare quella notte…»
«Quale notte?» gli domandò lui.
Lei sospirò.
«Quella in cui ho messo un bel palco di corna a Raoul e ho concepito con te Gustave.»
L’aria attorno a loro si riempì di musica. Una musica così noiosa e ripetitiva che il Fantasma perse ogni baldanza all’idea che questo nuovo canon lo avesse consacrato all’amore con Christine. Insomma, quella storia non stava andando da nessuna parte e lui non ci provava alcun gusto. Era uno stalker squilibrato, ma aveva abbastanza buon gusto letterario e sapeva come si scriveva una storia. Sì, avrebbe voluto avere Christine, ma non in quel modo.
«And I caught you
And I kissed you
And I took you
And I begged you…»
«Sono io che ti prego: basta con questa lagna!» esclamò Christine all’improvviso. «Era meglio il tuo Don Juan, con tutte quelle note discordanti!»
«And now
How can you talk of now?
For us, there is no now»
La musica finalmente s’interruppe e i due si guardarono negli occhi.
«Il mio cuore si strugge dal desiderio di qualcosa che non mi è concesso…» mormorò il Fantasma.
«No, ti prego, non farti contagiare da questo schifo!»
«E sai cos’è? La possibilità di lincenziarmi da questo sequel immondo.»

Fine prima parte

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