Careless Whisper

Jan 07, 2012 23:42

TITOLO: Careless Whisper
AUTORE: seleraf
GRUPPO: Arashi
PERSONAGGI: Masaki Aiba, Sho Sakurai
COPPIA: Masaki Aiba/Sho Sakurai; Sho Sakurai/OC (accennato)
SONG: Careless Whisper - George Micheal
RATING: R
GENERE: Erotico. Introspettivo. Romantico.
AVVERTIMENTI: Oneshot. Slash. AU.
RIASSUNTO: Sho lo ha incontrato per caso. Masaki per caso gli ha insegnato a ballare.
DEDICATA A: londyna che me l'ha chiesta tempo fa :3
GRAZIE A: ily_chan as usual ♥
DISCLAIMER: Non sono miei: appartengono soltanto a loro stessi. Tutto quello che è scritto è pura finzione per cui non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere e dell’orientamento sessuale di queste persone, né offenderle in alcun modo.

I feel so unsure
As I take your hand and lead you to the dance floor
As the music dies something in your eyes
Calls to mind a silver screen and all its sad goodbyes

Masaki rise prendendogli la mano: Sho incespicava sui propri passi e si rifiutava categoricamente di allontanarsi dal calore delle lenzuola del divano letto; provò a tirare con sé il più piccolo, ma la volontà di Aiba era molto più forte e, a dirla tutta, i suoi grandi occhi castani che brillavano di felicità e aspettative erano capaci di far cedere Sho, capaci di farlo ballare come se avesse vinto una medaglia d’oro in un concorso di ballo di coppia e come se non fosse un tronco di legno.
Si lasciò trascinare e non si sentì affatto uno stupido quando lasciò che Masaki gli circondasse la vita con un braccio e gli stringesse con la mano libera una delle sue, intrecciando le dita tra di loro e sorridendo - in quel momento era Masaki ad avere il controllo della situazione.
Lo fece volteggiare nel salotto al ritmo della musica con un sorriso fiducioso e annuendo leggermente, come a voler rassicurare il più grande che, sì, stava andando bene e, no, non era un totale schifo come sempre ripeteva; Sho sentì di avere la testa leggera come se avesse bevuto migliaia di cocktail e ora fosse totalmente ubriaco, solo che lui non aveva bevuto e tutto ciò che gli faceva svuotare la testa era l’odore della pelle dell’altro e i suoi sorrisi e i suoi sguardi.

Sho Sakurai aveva incontrato Masaki Aiba in un locale: non sapeva davvero come fossero finiti insieme in così poco tempo - Masaki aveva preso confidenza da subito e lui aveva accettato quel «Sho-chan, Sho-chan» forse già dalla prima volta che le labbra dell’altro l’avevano urlato.

Sentì di essere arrossito per l’imbarazzo quando pestò un piede di Masaki, che sorrise divertito e continuò a guidarlo come se nulla fosse successo.
I loro petti si scontrarono quando Aiba lo tirò di più a sé e poté avvertire il proprio cuore battere forte, come se volesse esplodere, come se dentro di sé ci fosse un’intera banda musicale, oppure una di quelle scimmie giocattolo che suonano i piatti e ad un tratto sentì quel rumore incessante nelle orecchie e… - il modo in cui Aiba lo guardò, gli fece supporre che aveva avvertito quel rumore contro la sua pelle, che il cuore di Sho pareva rumoroso anche a lui e che… Dio, si sentiva un vero stupido.

Quando avevano ballato la prima volta?
Forse proprio quella prima sera, in quel locale, in quella pista, sotto il pallone lucente anni ’70 e in mezzo alla calca di gente che sembrava osservarli come se non avessero mai visto nessuno ballare in vita loro, come se fossero la cosa più spettacolare del mondo. Sho non era mai stato un grande ballerino, ma la carica travolgente di Masaki lo aveva fatto diventare tale per cinque interminabili minuti e, senza saperne il perché, Sho si sentì come se fosse una ragazzina che balla con il ragazzo per cui ha una cotta: solo che lui era un uomo di venticinque anni e quell’Aiba Masaki l’aveva visto per la prima volta quella sera.

All’improvviso, la mano di Masaki lasciò la sua e scese lentamente fino all’altro fianco: adesso entrambe le braccia lo cullavano al ritmo della musica e Sakurai non poté far altro che posare le proprie intorno al collo del più alto. Un solo sorriso e Aiba gli aveva già catturato le labbra in un bacio lento, ma appassionato come la canzone su cui stavano ballando. Anche Sho sorrise e intrecciò le dita con le ciocche dell’altro e i loro petti si scontrarono di nuovo, così come i loro addomi e i loro fianchi e le loro lingue.

Il primo bacio era stato in quello stesso salotto, sul divano e Sho ricordava di non aver mai baciato un estraneo così alla leggera, di non aver mai fatto sesso con un estraneo così alla leggera.

Non trovava più strano il modo in cui Aiba continuasse a ondeggiare mentre si baciavano, né il modo in cui all’improvviso pareva aver preso lui il controllo di tutto, lasciando le labbra di Masaki e cominciando a baciargli la mascella e succhiargli il mento e mordicchiargli il collo e… - le mani di Aiba si chiusero a coppa intorno al suo sedere, stringendolo, carezzandolo…
I denti di Sakurai gli catturarono il labbro inferiore e Aiba ansimò, camminando all’indietro e trascinandolo verso il divano letto.

I'm never gonna dance again
Guilty feet have got no rhythm
Though it's easy to pretend
I know you're not a fool
…ed era strano come tutto si svolgesse con una lentezza ed una dolcezza estenuanti.
Benché ci fosse passione, benché si sentisse come se stesse correndo una maratona infinita… i tocchi erano gentili, i baci erano calmi, il modo in cui i loro fianchi di muovevano era sincronizzato e lento.
Tutto si spezzò quando Masaki fremette e gemette e gli si mise sopra, riprendendo il controllo che aveva perso. In un muto consenso, Sho accolse il cambiamento di ritmo e di posizione: la mano di Aiba gli percorreva il torace leggermente scolpito e poi l’addome e si mordeva un labbro, strusciandosi contro di lui. Quel luccichio negli occhi di Masaki, quell’impazienza che traspariva nei suoi gesti…

Ricordava ancora la prima volta che era stato in lui, la prima volta in cui l’altro si era stretto in modo quasi doloroso intorno al suo membro, il modo in cui aveva scosso il capo e aveva stretto il lenzuolo tra le dita e aveva aperto un po’ più le gambe, inarcando la schiena e tremando per la maniera in cui la mano dell’altro lo accarezzava, lo stringeva, lo muoveva, lo…

Un gemito basso gli uscì direttamente dalla gola, mentre spingeva in maniera estenuante nell’altro come se non accettasse che ogni cosa era finita, che l’esplosione che aveva fatto sì che il suo cuore pompasse sempre più sangue fosse appena accaduta. Aiba si lasciò cadere dalla posizione a carponi in cui era - il freddo delle lenzuola contro il suo corpo accaldato - e gemette piano quando sentì il peso di Sho sulla propria schiena.
«Sho-chan» mormorò con tono stanco e Sho gli baciò la nuca, uscendo da lui e voltandosi per stendersi al suo fianco.
«Mi piace ballare con te» ansimò il più grande con un sorriso stupido disegnato sul viso. Masaki si voltò per stendersi di schiena e stiracchiarsi.
«Piace anche a me» sorrise sornione e fece quasi le fusa quando l’altro gli accarezzò l’addome prima di sfilargli il preservativo. Si alzò e lo buttò nel sacchetto dei rifiuti, mentre Masaki restava lì ad occhi chiusi.

Sakurai lo osservò e sorrise, tornando a stendersi accanto a lui: il più piccolo si avvicinò a lui e gli si rannicchiò contro.

*

I should have known better than to cheat a friend
And waste a chance that I'd been given
So I'm never gonna dance again
The way I danced with you

Aiba si alzò dal divano, guardandosi intorno insicuro: la casa sembrava così vuota, ma gli pareva giusto esserci andato quando si sarebbe trovato da solo.
Strinse tra le mani l’invito che aveva trovato poco tempo prima tra i documenti di Sho: si mormorò «stupido» e sospirò.
Chiuse gli occhi sentendo ancora nella mente le note di quella canzone e d’un tratto sembrò essere tornato indietro - avvertiva ancora il corpo dell’altro contro il suo mentre lo guidava durante il ballo, osservando il suo viso che arrossiva appena quando sbagliava un passo o gli pestava un piede.
Sorrise appena, volteggiando a braccia aperte per poi fermarsi di scatto e osservare il viso assente della persona appena entrata: il viso di Sho sembrava il ritratto dello stupore.
Masaki annuì in segno di saluto e lanciò la carta che aveva in mano, ormai appallottolata, sul divano; strinse poi in una mano il manico del trolley da viaggio e se lo trascinò dietro, arrivando davanti all’altro.

«Sho-chan quindi» sorrise il ragazzo e lui scosse il capo.
«Sakurai-san» sottolineò il “-san”, bevendo un altro goccio di birra. La persona affianco a lui parve pensarci, poi scosse il capo e sorrise ancora.
«Meglio Sho-chan» dichiarò convinto e poi si alzò dallo sgabello, come se volesse andarsene. «Vuoi ballare Sho-chan?» domandò porgendogli la mano e inchinandosi. Sho lo prese per pazzo e rise.
«Non so ballare» si rifiutò e ordinò un'altra birra. Si ritrovò, senza sapere come, trascinato in pista da quello strano individuo.
«Non importa: ballerai lo stesso» e nel momento esatto in cui lo disse, una melodia lenta cominciò.

Il trolley rosso era appoggiato contro la porta, mentre la mano di Aiba stringeva un fianco di Sho.
Il più grande aveva gli occhi chiusi come se stesse cercando di ricordare qualcosa, mentre Masaki lo faceva ancora ballare, volteggiare.
«È l’ultima occasione che ho per ballare con lo sposo» sentì il più alto mormorare e quando aprì gli occhi per guardarlo in viso, Aiba gli fece fare un casquè. Non gli aveva mai fatto fare un casquè.
Quando Sakurai tornò in piedi, la bocca di Masaki si scontrò con la sua per un bacio disperato e febbrile: le sue mani afferrarono il viso di Sho, mentre approfondiva il bacio e pregava che finisse il più tardi possibile. Il più grande si aggrappò a lui, baciandolo con gli stessi sentimenti.

«La ami?» domandò ansimando Aiba e Sho deglutì guardandolo senza riuscire a parlare. La… amava? Sì, la amava, vero?
Masaki sorrise e gli posò un baciò a stampo sulle labbra, allontanandosi da lui. «Spero tu sia felice» fu quello che disse prima di andare verso la porta e afferrare il trolley.
L’altro fece un passo in avanti, ma poi si bloccò sfiorandosi le labbra con due dita.

Aiba uscì dalla sua vita così come ne era entrato: in modo frenetico, stupendolo e lasciandolo ad osservarlo fare in modo passivo e con un’espressione stupida.

We could have been so good together
We could have lived this dance forever
But now, who's gonna dance with me?
Please stay*

Forse era un brutto scherzo o forse no.
La scena sembrava la stessa: la calca di gente che lo osservava aspettando che ballasse, lui in mezzo alla pista.
Solo che… quello non era un locale qualsiasi, quella non era una sera qualsiasi, la sua fidanzata non era… la sua fidanzata non era…
Lei gli sorrise e lo guardò speranzosa - il suo bel vestitino argentato che mostrava le gambe lunghe e le forme non esagerate.
Sho abbozzò un sorriso e fece un passo avanti verso di lei: le prese la mano e le circondò la vita con un braccio, guardandola negli occhi - una sola maledizione a sua madre che aveva voluto organizzare la festa di fidanzamento. Si mosse quando la canzone cominciò.
Ricordò di nuovo, ricordò come le sue gambe si muovevano solo perché incantato dagli occhi di Masaki, ricordò perché aveva ballato, ricordò come ballavano i loro corpi, amò ricordare ogni cosa.
«Sho-kun?!» fu la voce della sua ragazza che gli fece capire di essersi fermato, di avere i piedi inchiodati al pavimento da quando le prime note si erano perse nell’aria.
E all’improvviso pensò a come potesse essere la sua vita con lei e non con lui, pensò a come potesse riuscire a ballare senza pensare a lui, a come potesse riuscire a muoversi senza pensare a lui.
…e si sentì stupido.

«Non posso» disse ad alta voce e si inchinò profondamente, prima di farsi strada e correre via dal locale.

*

Time can never mend
The careless whispers of a good friend
To the heart and mind ignorance is kind
There's no comfort in the truth, pain is that all you'll find

Masaki era lì, seduto al bancone con una birra tra le mani e lo sguardo attaccato alla televisione osservando per nulla interessato gli highlights dell’ultima partita dei Giants.
Alzò una mano per chiedere un’altra birra e sospirò quando gli arrivò dopo un bel po’ di tempo; la bevve tutta d’un colpo e non notò l’uomo che gli si sedette accanto.
«Serata nera?» Sho mise su un sorrisetto divertito quando lo chiese: Aiba alzò le spalle e continuò a bere. Per Sho fu un déjà-vu al contrario.
«Possiamo dire di sì» l’espressione di Masaki quasi non mostrava la sua sorpresa, se non fosse stato per i suoi occhi Sho avrebbe potuto dire che se l'aspettava.
«Piacere, mi chiamo Sho Sakurai» aveva sorriso, spostando il boccale di birra che Aiba aveva ordinato e prendendo la mano dell’altro tra le sue. «Mi chiamano Sho-kun, ma puoi chiamarmi Sho-chan»
Aiba ridacchiò appena e scosse il capo. «Aiba Masaki»
«Ma-chan, quindi» il più piccolo prese il boccale tra le mani e bevve ancora. Scrollò le spalle.
«Aiba-san» i suoi occhi sorridevano. «Sakurai-san non dovresti essere ad una festa di fidanzamento ora?» Sho si alzò e lo osservò.
«Ti chiamerò Ma-chan, ti si addice di più» ignorò la domanda e gli porse la mano. «Vuoi ballare Masaki?» domandò e l’altro sospirò.
«Tu non sai ballare» ricordò, ma il più grande rise soltanto e lo prese per mano.
«Mi hanno insegnato a ballare» gli disse e lo trascinò al centro della pista. Si fece circondare la vita dalle braccia di Masaki, mentre lui strinse le sue intorno al suo collo.
«Mi sono accorto che…» e la canzone partì, inaspettata. «Non riesco a ballare senza te»
Masaki sorrise e guardò in alto come per recuperare la forza necessaria per poterlo guardare negli occhi. «Sho-chan» i suoi occhi brillavano e il suo sorriso era grande e bello. «…senza di me non potresti neanche muovere un piede. Non soltanto ballare»
Sho rise e sembrò tutto così semplice e facile. «Insegnami tu allora»
Un bacio a stampo e si ritrovò a volteggiare ancora.

So I'm never gonna dance again
The way I danced with you…

FINE.

x: slash, p: masaki aiba/sho sakurai, rp: masaki aiba, g: introspettivo, rp: sho sakurai, p: sho sakurai/oc, #one shot, +fan fiction, x: oc, r: r, x: au, g: erotico, artist: arashi, g: romantico

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