[Fanfic] Cambiamenti

Mar 24, 2012 19:11


Titolo: Cambiamenti
Fandom: RPF - Attori 
Pairing: RDJude
Genere: mboh. Introspettivo.
Avvertimenti: Grimm!AU (Blutbad!Robert, Grimm!Jude), razzismo (?)
Rating: PG13
Conteggio parole: 889 (fiumidiparole)
Note: Partecipa alla ultima settimana @ rdjudefic_ita con tema AU e prompt fandom!AU.
Essendo una Grimm!AU ci sono riferimenti Nick/Monroe perché sì.
Fa schifo. Cioè, era cominciata in modo carino ma non sapevo come finirla e ho fretta come al solito ed è l'ultima settimana quindi l'ho voluta pubblicare lo stesso ;_;



Il vento gelido sferzava la pelle di Robert, ma non sentiva freddo. Correva a quattro zampe, veloce, lasciandosi dietro una scia insanguinata.

Arrivato in uno dei punti più profondi del bosco, chiuse gli occhi ed assaporò l’aria: corteccia, muschio, erba, qualche coniglio - dove esserci una tana dietro la grossa quercia -, residui di un falò di qualche giorno prima; nessun odore di creature più grandi di un cerbiatto. Trovò un ruscello nelle vicinanze, di poco più a ovest di quanto ricordasse, così poté bere e lavarsi; si rifugiò in una concavità di un albero per la notte.

Aprì gli occhi di scatto, destato da un rumore stonante coi placidi scricchiolii e versi notturni. Allargò le narici e fu investito da un forte odore di umano - come aveva potuto non accorgersene?

Rapido si lasciò scivolare nell’acqua con un leggero tonfo, deciso a non farsi vedere per quanto più tempo possibile; voleva evitare lo scontro.

Non seppe come, ma si ritrovò braccato da dietro. Voleva urlare, voleva divincolarsi, voleva mordere; tutto quello che fece fu bloccare il respiro (davvero, non aveva bisogno di altri inviti per lasciarsi andare) ed immobilizzarsi.

Sentì di non farcela, l’istinto di attaccare gli elettrizzava le vene. Diede uno strattone alle braccia che lo stavano stringendo tanto da mozzargli il fiato e si allontanò di parecchi metri.

Guardò l’avversario.

Da quello che poteva vedere e un umano fatto e finito - non che il suo olfatto gli dicesse il contrario - dai capelli biondo sporco e le gli arti muscolosi. Si allontanò ancora un po’, la bestia dentro di lui che scalpitava frustrata nel tentativo di liberarsi. Mancava poco, così poco.

L’uomo uscì dall’acqua e un raggio di luce gli colpì la faccia pallida; «Blutbad», sputò fuori con disprezzo.

Robert rimase paralizzato ancora una volta, il cervello che lavorava freneticamente nel tentativo di capire quando, di preciso, la sfortuna aveva deciso di maledirlo.

«Un Grimm?», c’era un misto di ironia, incredulità e paura nella sua voce.

Assunse la posizione di difesa.

«Oh, fai bene ad aver paura. Ma qualunque tua mossa non servirà a niente, assolutamente niente. Ti ucciderò comunque. E sarà piacevole, credimi».

«Ti stai sbagliando di grosso. Non sono chi pensi». Nel mentre che parlavano avevano preso a percorre una sorta di cerchio, studiandosi.

«So esattamente chi sei. Un Blutbad, della peggior specie. E hai ucciso mia zia, anche. In più, sono un Grimm. Non credi che ho già abbastanza motivi per ucciderti?». Aveva una voce sottile che pareva riprendere il filo di luce che lo sfiorava.

Robert congelò. Suo fratello, il suo idiota, dannatissimo fratello. Possibile? Sì, rispose una vocina nella sua testa, e lo sai benissimo.

Devo uscire da questa orribile situazione. E poi ammazzare quel cretino.

Mostrò i palmi delle mani: «Per favore, ascoltami. Stai commettendo un errore. Io sono, beh... sono un Blutbad vegetariano. Non mangio carne - quasi mai. Una volta al mese, con la luna piena, il richiamo del mio lato animalesco è troppo forte. Così vengo nei boschi, lontano da tutti, e mi nutro di animaletti. Conigli, per lo più. Vedi, non sono offensivo».

«Menti».

«Non pensi che se così non fosse ti avrei già ucciso?»

«Non ci saresti riuscito».

«Ma ci avrei provato», in realtà pensava di poterlo fare, ma non fu particolarmente ansioso di farglielo sapere.

L’uomo sembrò esitare un momento. Possibile che... no. Zia Marie è morta per colpa sua. E se non fosse stato lui? Ma in fondo chi se ne importa, se non l’ha fatto lui è stato uno della sua razza, meritano tutti di morire. Magari hanno anche festeggiato la loro vittoria. Stupidi. Bestie. Dovrei ucciderlo comunque e mettere fine a questa peste, a questa malattia. Sono in mezzo a noi ed è mio dovere fermarli.

Robert vide i cambiamenti nei suoi occhi e poi farsi largo sul suo viso. Seppe che non poteva farci niente. Iniziò a correre.

Era il più veloce, ma l’uomo era disperato, perciò lo raggiunse.

La lotte fu feroce e si consumò in fretta; Robert lo atterrò e gli puntò i denti alla gola.

Vide il collo contrarsi - la salivazione aumentata esponenzialmente - e dovette ricorrere ad anni di autocontrollo per non squarciare come burro quel corpo fragile.

«Come ti chiami?»

«Jude».

«È mio fratello. È stato mio fratello».

«Non cambia niente, ti ucciderò lo stesso».

«Ne dubito. Non siamo tutti così, comunque».

«Devo uccidere. Devo vendicare mia zia. Devo sterminare la vostra razza».

Fece pressione sul petto e scricchiolarono le ossa, «Non. Siamo. Tutti. Uguali».

Jude sbuffò.

«Ho famiglia, vivo una vita normale e controllata. Perché al mondo dovrei essere diverso da chiunque altro umano? Non uccido persone. Mai».

«Io... mai? Mai ucciso?».

«Mai».

Lentamente diminuì la presa su Jude e si mise seduto al suo fianco.

Jude lo guardò in silenzio per parecchi minuti - poteva distintamente sentire il suono del cervello che lavorava.

«Vai via».

«Come?»

«Vattene. Fuggi. Scappa. Corri. Allontanati da me e dalla mia vista».

Robert sembrò confuso, «perché?».

«Non posso accettare il fatto che non è in mio potere fare qualcosa, il fatto che è morta e basta, il fatto che tu abbia una famiglia normale. Perciò vattene, perché voglio ucciderti e non posso farlo».

Robert se ne andò.

***

Si incontrarono nuovamente dopo due anni e mezzo, per caso, in un bar.

Robert stava sorseggiando caffè mentre Jude era entrato, nella sua pausa pranzo.

Bastò un sguardo lungo un millesimo di secondo e si sentì mancare la terra sotto i piedi.

Parlarono per ore e Jude si dimenticò di tornare al lavoro - a quanto pareva, da un paio d’anni si dedicava al sostegno dei pari diritti.

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