In questi giorni di vacanza dovrei fare una marea di compiti, specialmente storia e filosofia nonostante sia all'ultimo anno di un liceo scientifico. Ovviamente però, più cose ho da fare più ne aggiungo: così visto che la
Maritombola di
Mari di Challenge è stata posticipata ho avuto ovviamente la bella idea di partecipare... Lo so, lo so, non avrei dovuto! >__< Però la cosa mi ha attratta troppo, decisamente troppo!
Come prima storia ho scritto un'original (sono in fissa in questo periodo!) sul prompt del numero 85, che era la foto qua sotto.
Titolo: Only a stupid picture
Fandom: Originale
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono alla sottoscritta
Note: scritta per la "Maritombola"
Prompt: 85 (la foto che segue)
ONLY A (STUPID) PICTURE
Mia madre sostiene che non posso ricordare il giorno in cui è stata scattata questa foto: era inverno ed avevo appena compiuto due anni. Ero troppo piccola. Eppure io sono certa che le sensazioni che provo dentro di me ripensando a quel giorno sono vere, e non solo ricordi costruiti a posteriori osservando quest'immagine.
Mamma era sola in quel periodo, non aveva nessun fidanzato che mi prendesse fra le braccia per farmi volare o fingesse di essere mio padre. Così per tenermi sotto controllo quando cucinava mi metteva davanti alla portafinestra, per terra, e mi circondava con una specie di barriera mobile, in modo che fossi lontana dagli schizzi di salsa e dalle padelle bollenti. Una gabbia, insomma.
Per quanto possa capire che forse era effettivamente l'unica possibilità, ora, a venticinque anni, provo un po' di repulsione all'idea di tenere un bambino così, come se fosse un animale allo zoo. Ma allora non me ne rendevo conto e tra l'altro amavo andare allo zoo: i miei preferiti erano i panda, seguiti dalle giraffe dal collo lungo. Quand'ero un po' più grande amavo girare per casa in punta di piedi e col collo teso, imitandole.
Avevo dei giocattoli nel mio recinto: di sicuro c'era Camilla, la palla di stoffa colorata, poi quel gatto nero di peluche senza di cui non dormivo la notte ed anche altri, che però non ricordo. Ma io non ci giocavo. Mai. Passavo quelle che mi sembravano ore intere e che ora so essere semplicemente il tempo di cucinare una pasta con la faccia premuta contro il vetro - e il freddo, me lo ricordo, altrochè! - a guardare il mondo.
Non so cosa potesse esserci di così tanto interessante la fuori, da catturare la mia attenzione così a lungo. Nulla di più di qualche signore a passeggio col cane, qualche mamma col bimbo in carrozzina, forse il cielo con le nuvole che corrono rapide... Non ricordo, non riesco proprio a ricordare perchè stessi sempre lì, cosa tentavo di guardare e di capire in quei momenti della mia infanzia... però se devo spiegare come mi sento adesso, il modo più semplice che ho è far vedere quella foto di quando ero ancora una bambina spensierata. Guardavo il mondo con curiosità, probabilmente avrei voluto uscire ma non potevo perchè c'era quel vetro a bloccarmi la strada, e a proteggermi. Ed ora è lo stesso, perchè io vorrei vivere ma non me la sento: continuo ad essere una spettatrice silenziosa che non ha il coraggio di infrangere la barriera invisibile che le sta difronte. Un vetro rotto taglia e io non sono abbastanza coraggiosa da affrontare le ferite che potrei ricevere, anche se poi sarei davvero felice. Certo, potrei aprire la portafinestra, ma come da bambina ero troppo piccola e non arrivavo alla maniglia, anche adesso non so dove cercare la maniglia senza l'aiuto di qualcuno. Ma sono tutti troppo impegnati per rendersi conto che io vorrei uscire ma non ci riesco.
Così continuo a guardare la vita delle altre persone con occhi supplichevoli, sperando che qualcuno si accorga del mio dolore e venga finalmente ad aprire la portafinestra per portarmi per mano alla scoperta del mondo.