Titolo: 030. Morte
Pair: America/England
Numero capitoli: 18/100
Generi: slice of life, triste, storico
Avvertimenti: shonen ai
Rating: verde
Numero parole: 1203
A Seishiro, il mio cane-fratello di sempre. A Mrvica, la mia briciolina con tanta voglia di vivere. A Lucifero, un vero stronzo dal cuore d'oro. Ad Ayame, la mia coniglietta randagia. A Jacky, Nicky e Willy, i conigli da allevamento più coccolosi di sempre. A Vanja, la gattina più coraggiosa che abbia mai visto.
Boston, 16**
Si ricordava che una volta Alfred gli si era avvicinato piangendo. Si era spaventato e aveva subito preso in braccio il bambino che, continuando a piangere, gli aveva chiesto di non morire mai. Gli ci vollero giorni per capire da dove venisse quest'improvvisa paura, e poi si rese conto di essere stata lui la causa, quando gli aveva raccontato della fine dell'Impero Romano. Non aveva pensato alle conseguenze che questo avrebbe causato nella mente di un bambino. Certo, il suo Alfred era una nazione, ma era anche un bambino, e come tale di certo non riusciva a capire la morte. Dio, non che lui la capisse. Ancora soffriva per la morte di un'umana che era morta molti decenni prima. Ancora si recava alla sua tomba, sulla quale portava delle rose e restava a parlare con lei per ore. Le raccontava delle cose di tutti i giorni, poi le parlava degli affari di Stato, e le parlava sempre anche di Alfred. Già, anche ad Elizabeth piaceva quel bambino che viveva dall'altra parte dell'oceano.
Avrebbe tanto desiderato che anche Elizabeth fosse stata immortale, così non avrebbe mai dovuto guardarla morire, e non si sarebbe ridotto a parlare con una tomba.
Sospirò mentre usciva in giardino e notava Alfred sotto un albero, che gli dava la schiena. Lentamente gli si avvicinò, osservando quelle piccole spalle che tremavano. E quando gli fu vicino, sentì degli singhiozzi. Perché il suo Alfred stava piangendo?
Mosse ancora un passo verso di lui, e quando stava per parlare, notò il motivo di quelle lacrime. Alfred accarezzava una morbida pelliccia bianca. Accarezzava il corpicino del suo animaletto domestico. Del suo coniglio, che aveva chiamato semplicemente Bunny.
- Sta solo dormendo... Tra un attimo si sveglierà... Vero? - continuava a guardare quel corpicino ormai freddo, senza smettere di accarezzarlo. Bunny si sarebbe svegliato. Stava solo dormendo. Sì, stava dormendo.
Si era inginocchiato accanto al ragazzino che continuava a piangere. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma davvero non sapeva come avrebbe reagito Alfred.
- No... Non si sveglierà... Ora continuerà a riposare per sempre - accarezzò i capelli di Alfred, che ora piangeva ancora più forte. Si rendeva conto che per il ragazzino era una perdita grave. Quel coniglio era un compagno di giochi davvero importante per lui. Allietava le sue ore di solitudine. Di notte gli teneva compagnia finché non si addormentava. La mattina lo svegliava. Era sempre con lui. Lo era stato per anni. Finché non era invecchiato. Una cosa che a loro non sarebbe ma successa. Ma a quel piccolo coniglio era successo. Era diventato vecchio. E purtroppo, i mortali lasciano questa Terra prima o poi...
- Vieni... Gli prepariamo una bella tomba... - cercò di farlo alzare, ma Alfred scosse la testa, piangendo più forte.
- Non è morto! Non può essere morto! Non può... - voltò il viso verso l'Inglese, e ad Arthur fece male il cuore a vederlo così. Amare qualcuno e perderlo non era mai facile, che fosse umano o animale.
- Alfred... - gli accarezzò una guancia, guardando quegli occhi occhi tutti arrossati - Bunny ha avuto una vita lunga e felice accanto a te. Gli hai dato tutto l'amore di cui eri capace, e gli sei sempre stato accanto... - vide il ragazzino voltare la testa verso il coniglio, e riprendere a piangere - Alfred, lui è morto felice. E non è morto da solo. Probabilmente ora ti guarda da lassù e non capisce perché tu stia piangendo...
- ...perché mi ha lasciato... - singhiozzò senza smettere di accarezzare quel pelo morbido che per tanti anni aveva toccato.
Annuì e guardò anche lui il coniglietto: - Ti capisco... Non è facile da accettare - si alzò, guardando ancora il ragazzino - Questo è il posto in cui giocavate spesso, no? - vide il ragazzino annuire - Allora lo faremo riposare qui, e tu potrei venire a trovarlo ogni giorno.
Sospirò mentre si allontanava per andare a prendere una pala. Sapeva che quel coniglio prima o poi avrebbe lasciato il suo piccolo Alfred. E sapeva che Alfred ne avrebbe sofferto. Era normale soffrirne. Sapeva che Alfred avrebbe negato a se stesso cos'era successo. Lo aveva fatto anche lui con Elizabeth. Successivamente se l'era presa con Dio. Poi aveva cercato di ragionare, ma non ci era riuscito. Lui aveva amato molto quella donna. L'aveva vista nascere e crescere. L'aveva vista diventare la donna più potente d'Europa. L'aveva vista portare lui alla gloria. E gli aveva fatto trovare Alfred. L'aveva amata davvero quella donna, che diceva di essere sposata con il proprio Stato.
Ma lui non era mai invecchiato, mentre lei si. E non ha potuto fare altro che piangere la sua morte. Aveva anche desiderato seguirla, ma questo non era mai successo. Beh, ora ne era anche felice, perché aveva trovato in Alfred un motivo per vivere. E sperava che il suo motivo di vita non dovesse mai soffrire così per la perdita di un umano. Sospirò, certo, Alfred aveva già adorato un'umana, ma grazie al Cielo era troppo piccolo quando lei era morta. E non aveva sofferto quando Pocahontas era morta. Aveva chiesto di lei per qualche tempo, ma poi era andato avanti.
Invece ora piangeva per il suo piccolo amico. Ecco, questo non sarebbe stato altrettanto semplice da superare.
Scavò un buco accanto all'albero che era stato protagonista dei loro interminabili giochi, sotto il quale avevano riposato, o si erano nascosti aspettando che smettesse di piovere.
Depositò con cura l'amico prezioso del suo protetto nella piccola buca e lo guardò: - Se vuoi, puoi dire una preghiera. Non credo che Dio si adirerà per questo...
Alfred lo guardò e poi abbassò lo sguardo sulla buca accanto alla quale era inginocchiato. Allungò una mano e lo accarezzò ancora. Si rendeva conto che quella era l'ultima che lo faceva. Non gli importava se ora era freddo, lui lo avrebbe ricordato per sempre caldo. Caldo e morbido. Sempre accanto a lui. Un amico fedele, che lo amava. Un amico che gli era stato prezioso. Un amico che avrebbe portato per sempre nel cuore.
Pronunciò lentamente una preghiera, sperando che a questo modo anche Bunny potesse andare in paradiso, e così non fosse mai solo.
Arthur aspettò che finisse, e poi, inginocchiatogli accanto, iniziò a riempire la buca con la terra, utilizzando solo le mani.
Il ragazzino lo imitò, non riuscendo però a controllare le lacrime. Ci sarebbe voluto del tempo, ma poi l'avrebbe superato, Arthur lo sapeva. Un giorno non avrebbe pianto guardando quella piccola tomba.
Appoggiò dei fiori che aveva raccolto poco prima sulla terra smossa, accanto alle mani del ragazzo: - Quando vorrai, potrai portargli dei fiori. Così saprà che non ti sei dimenticato di lui.
Alfred annuì e si asciugò gli occhi con il dorso della mano: - Non lo dimenticherò mai....
Several centuries later...
Arthur guardò fuori dalla finestra della cucina, che dava sull'enorme giardino. Guardò l'albero secolare che era sempre maestoso. E sotto di esso un piccolo vaso, pieno di fiori colorati, che Alfred, in piedi accanto ad esso, aveva appena appoggiato.
Quel coniglietto era stato davvero fortunato ad avere un amico e padrone così affezionato, pensò prima di richiamare in casa l'Americano, solo perché il tè era pronto.