Pausa caffè, apro il frigorifero in cerca di una birra.
Un
uomo in kimono mi fissa, rannicchiato nel secondo ripiano.
Opzione numero uno:
lo ignoro, afferro la mia birra, e gli richiudo il portello sul grugno con fare
disinvolto. Poi naturalmente cadrò a terra in preda a convulsioni isteriche,
schiumando dalla bocca e strillando come una giumenta durante il parto, o robe
così.
Opzione numero due: nel dubbio, gli incastono un badile sul setto nasale
con impeto disumano, cantando Merola. Violenza fisica e psicologica,
annichilirebbe anche un golem. Ma prima che la mia mente possa vagliare le scelte,
o trovare il badile, il mio corpo ha già optato per la terza: un urlo in falsetto
tutt’altro che virile.
Profeta: La paura è la prima reazione di fronte
all’ignoto, e alla consapevolezza della morte
Io: Hai una zia che fa Fletcher di
cognome? Meni abbastanza sfiga da poter essere suo parente.
Profeta: Stolto, il
mondo non è che un agglomerato di elementi inutili che altro non fanno se non
distrarci dal nostro cammino verso l' eterno oblio.
Io: (continuando nella mia poderosa scaramantica strizzata di gonadi) C'è
una "i" di troppo e manca un accento.
Profeta: Come, scusa?
Io: Senza la "i". O B L Ó
Profeta: Ti mascheri dietro al cinismo e alle beffe, ma sei un
animo tormentato..
Io: Non fraintendere, Sai-Baba, sono di ottimo umore. Ma non
credo proprio nell'aldilà, e spesso neppure nell'aldiqua, se prevede gente nel mio frigo. Ma negli oblò credo.
Profeta:
Preferisci il materialismo alla trascendenza?
Io: Dipende da quanto è buona la
roba di cui ti fai tu per trascendere così.
Non intendeva mollare, accettai la
sfida. Se non puoi convincerli, confondili. Come i venditori ambulanti.
Quando
suonano, apro la porta con drammatica rapidità, pronto a una logorroica apnea,
e li sommergo di parole. Cerco di vendergli io un abbonamento. Non gli do un
secondo di tregua. Ribalto il fronte. E nella loro mente scatta il meccanismo:
"ma perchè gli ho aperto?" Si scusano, lei mi capirà, ho lasciato il
gatto sul fuoco, mi scade il parcheggio...
Richiudono la porta, come per tenermi
fuori dal loro pianerottolo. E per i Testimoni di Geova ho pronto un distintivo
bianco su sfondo nero e la cravatta in tinta. Non tollerano la propaganda di
"noi" mormoni. Non alle 8 del mattino
Tattica collaudata. Partii a razzo.
Io: Credo nell'oblò perchè è
tangibile. E oltre l'oblò, la centrifuga della vita vortica, e i miei panni
sporchi si nettano.
Profeta: Interessante…
Io: Buddismo spicciolo, rielaborato da
una lavandaia. La vita è una lavatrice: ne usciamo puliti ma finiamo per
sporcarci di continuo. Il ciclo si ripete, ci laviamo, torniamo nel mondo… ma
poi finiamo nuovamente oltre l'oblò. Fin quando i troppi lavaggi/resurrezioni
ci hanno reso lisi e infeltriti. Se esiste un dio è un detergente di seconda
scelta.
Profeta: Venduto per pochi spiccioli nonostante venga spacciato per
infallibile soluzione?
Io: Qualcosa del genere. E quando torniamo a lui oltre
l'oblò, lava via le nostre macchie, ma indebolisce la nostra fibra. E ci
reincarniamo deboli, sgualciti.
Profeta: E che accade se la fibra si spezza?
Io:
Succede che il capo è inservibile, e non rinasce dalla lavatrice del karma, ma
viene buttato nel nirvana.
Profeta: Ottimo slogan per la raccolta abiti di
Amnesty International.
Io: Già, finiscono in un altro mondo diverso dal nostro.
Il terzo mondo. Dove forse riniziano a vivere una vita dove nessuno lava via le
macchie dai propri capi, perché ci sono esigenze più pressanti. Ma dove una
camicia è tesoro, e nessuno se ne sbarazza anche se non è esteticamente
impeccabile e alla moda.
Il mio discorso poteva anche avere un significato
profondo, ed ero il primo a meravigliarmene. Il santone mi guardava con un
sardonico sorriso compiaciuto. La sua calma mi dava l’illusione di averlo
sfiancato, di poter passare oltre.Ovviamente mi sbagliavo. Parlò.
Profeta: Mi sorge un dubbio.
Io (stappando la birra): Sono qui per
illuminarla.
Profeta: Ma se i bianchi lavano i loro peccati a 60 gradi e i
colorati a 40... le altre razze hanno meno peccati di noi occidentali?
Non replicai. Avevo mal di testa. Mi sentivo come la mia bottiglia di
birra.
Verde e svuotato dal collo in su. Pieno di liquido nella parte bassa.
Richiusi
lo sportello, la luce si spense, nel frigorifero e nello sguardo del profeta. Andai
verso il bagno.
Alle mie spalle teologia, davanti a me una tazza di ceramica
bianca. Due cose belle e candide, viste da fuori.
Ma nelle quali la gente è
capace di riversare il peggio.
Finii la mia birra. Alla tua salute, budda dei
surgelati.
Amen.