Titolo: Di shampoo e nostalgia
Fandom: Arashi
Rating: pg-13/nc-17 (non lo so nemmeno io, ottimo)
Pairing: Junba
Disclaimer: ..... seriamente..... abbiate pietà. NON SONO MIEI *fugge lontano a piangere*
Note: scritta per il compleanno del nostro amato Jun. Inizialmente ero partita con una boiata in cui descrivevo la sua toeletta serale, poi ho pensato che almeno per il suo compleanno non dovevo trattarlo da idiota, ed è uscita fuori questa... dove è un po' complessato. Ehm....
L’acqua scorre piacevolmente sulla pelle, alleviando la fatica delle prove per il concerto del giorno seguente. Aiba aumenta un po’ la potenza del getto, sollevando il viso e abbandonandosi alla rigenerante carezza dell’acqua calda che gli scorre lungo il torace e le lunghe gambe indolenzite. Allunga pigramente la mano per afferrare il flacone di shampoo, strizza gli occhi per liberarli un po’ dall’acqua, svita il tappo e si riempie generosamente l’incavo della mano. Allunga il braccio alla cieca per posare la boccetta, ma sbatte contro la parete, facendola cadere a terra.
Ovviamente non l’aveva chiusa. Ovviamente lo shampoo si rovescia tutto.
-Ops - borbotta mentre si sfrega i capelli pieni di shampoo chinandosi per raccogliere il flacone; fa una smorfia nell’accorgersi che si è svuotato quasi completamente. Scrolla le spalle con noncuranza, rimettendolo dov’era, per poi tornare a rilassarsi beatamente sotto l’acqua.
Dopo molti minuti decide di interrompere quel piacere privato, chiude il getto e afferra l’accappatoio accanto alla doccia per tuffarcisi dentro, strofinando la guancia contro la morbida stoffa. Infine, appagato, esce dal bagno e balzella per il corridoio.
Sorride di slancio nel vedere la sagoma di Jun, di ritorno dalle riprese del suo drama, salire le scale, e si pianta in mezzo al passaggio sorridendo.
-Ciao
Jun accenna un sorriso rallentando l’andatura, per poi squadrarlo da capo a piedi.
-Quello è il mio accappatoio
Osserva immobilizzandosi a un passo da lui.
-Ho preso il primo che ho trovato - fa Aiba stringendo le spalle, sporgendosi poi per abbracciarlo e protendendo le labbra verso quelle dell’altro.
-Beh, hai preso il mio
Masaki rimane immobile per qualche secondo, con le labbra protese verso quelle serrate di Jun. Poi sbuffa.
-Capito - borbotta torvo, mentre l’altro lo supera per entrare in camera da letto -Arrogante e antipatico - sussurra tra sé e sé.
-Hai detto qualcosa?
Gli fa Jun dalla camera da letto.
-Che sono contento che tu sia tornato- risponde sarcastico.
-Oh. Mh, anch’io- lo sente biascicare recalcitrante, e più immaginare la sua faccia imbarazzata per quella scottante affermazione. Pare che non abbia capito la battuta.
L’ironia, questa sconosciuta.
Quando Masaki rientra in camera, lo trova immobile davanti allo specchio. Jun è talmente assorto che nemmeno si accorge di lui, e continua a scrutarsi con attenzione; sporge persino il capo in avanti per vedere il proprio viso più da vicino. Aiba esita per qualche istante, perplesso, poi ridacchia.
-Che succede, ti si è bruciato il cervello del tutto o ti sei di nuovo innamorato di te stesso?
L’altro non reagisce, neppure volta il capo nella sua direzione, ma continua a fissare ossessivamente il proprio riflesso.
-Senti - inizia con indifferenza, atono - mi trovi invecchiato?
Il piedi di Aiba si blocca a mezz’aria, e può vedere nello specchio il proprio viso atteggiato in una smorfia di puro sgomento.
-Ehm, rispetto a quando? A stamattina? A quando ci siamo conosciuti?
Jun sembra non sentirlo neanche, avvicina il viso allo specchio, sfiorandosi gli zigomi con aria assente.
-Sono almeno sei mesi che non vado a trovare mia madre, sai.
Aiba tentenna, non sapendo come interpretare l’improvviso cambio d’argomento. Certo, se Jun smettesse di stare lì come una bella statuina, e altrettanto comunicativo, forse saprebbe se doversi preoccupare o meno. Si passa una mano tra i capelli, accennando un sorriso, poi gli si avvicina per strofinare il naso contro la sua spalla.
-E?- domanda, alla ricerca di qualche indizio.
Jun piega la testa leggermente di lato, senza smettere di osservarsi.
-Credo di iniziare a somigliarle. Ma non ne sono tanto sicuro... non so. Forse mi sto dimenticando del viso di mia madre.
Aiba pensa che questo discorso sia assurdo e che non faccia molto bene a Jun; ma lo guarda e gli sembra che per lui sia importante. Si ricorda improvvisamente che Jun è sempre stato un incredibile mammone, che le prime volte che erano stati a lungo lontani da casa per lavoro gli chiedeva sempre di dormire insieme perché gli mancava la madre. Poggia il mento nell’incavo del suo collo, guardando il suo riflesso.
-E allora vai a trovarla, uno di questi giorni.
Come tornato alla realtà, Jun lo scosta e si allontana dallo specchio.
-Lei lavora tutto il giorno, e io non ne ho il tempo. La chiamerò. - si gira a guardarlo con un mezzo sorriso -Scusa, mi sono messo a dire sciocchezze.
Aiba gli sorride di rimando, lieto che il momento ‘no’ sia passato senza fare danni.
Mentre Jun si sfila la maglia Aiba gli s’avvicina sornione, fa scorrere i palmi delle mani sui suoi fianchi chiari e snelli e appoggia il petto contro la sua schiena, strofinandogli il naso contro il collo.
-Morbido
Borbotta tra sé beatamente.
-Fai il gioco delle associazioni mentali?- domanda l’altro insolente, storcendo indietro il collo per catturare le sue labbra in un bacio. Aiba asseconda il gesto e lo attira verso di sé, piegando la testa per approfondire il contatto. Indietreggia verso il bordo del letto ma Jun fa resistenza, si scioglie dal suo abbraccio e scosta appena il viso dal suo.
-Fa fare una doccia anche a me- sussurra rauco, indietreggiando verso la soglia.
-Dopo- ribatte afferrando il suo polso per cercare di trattenerlo.
-Adesso- insiste Jun sfuggendogli. Aiba sbuffa rumorosamente, lasciandosi cadere indietro sul letto.
-Non vale, Matsujun!- protesta stizzoso - Non puoi iniziare a spogliarti davanti a me e poi andartene via!
Jun non si degna nemmeno di rispondergli, dirigendosi verso il bagno.
-Faccio un bagno- annuncia invece, per poi chiudersi la porta alle spalle.
-Oh, no. Che palle! Ci metterai due ore, Jun!
Sospira infastidito: ogni volta che quello psicotico di Jun chiude quella porta è per non riemergerne per almeno un’ora, ad essere fortunati. Se poi fa il bagno, è la fine.
Aiba continua a sospirare con l’aria di un martire, appesantito dalla mezza eccitazione suscitatagli dal breve contatto col compagno. Si gira prono e strofina i capelli col cappuccio dell’accappatoio per asciugarli almeno un po’, quindi afferra un libro a caso dal comodino di Jun e prende a sfogliarlo distrattamente.
Poi ne sfoglia un secondo.
Quanto è lento quel ragazzo.
-Aiba!- esplode irata la voce di Jun, perfettamente udibile e vibrante di sdegno -Pezzo d’idiota, hai finito lo shampoo!
Lui sgrana gli occhi di soprassalto, ricordando solo in quel momento l’infausto evento. Si rizza a sedere di scatto: è una cosa grave. Potenzialmente Jun potrebbe ucciderlo davvero, per una cosa del genere.
-Oh, sì! - esclama cercando di usare un tono che possa sembrare sufficientemente mortificato -Mi sono dimenticato di dirtelo - precisa, trotterellando in bagno.
-L’ho notato anch’io, grazie- sentenzia -Vammelo a comprare
-Non puoi usare il fondo di quello?
-Non mi basta- replica Jun con sufficienza.
Aiba emette un ennesimo sospiro: quanto è capriccioso. Come abbia fatto una persona semplice e spontanea come lui ad innamorarsi di un tipo del genere è un mistero su cui gli piacerebbe far luce.
-Vabbè, li laverai meglio un’altra volta.- conclude minimizzando il tutto.
-Aiba, TU hai finito lo shampoo, TU vai a ricomprarlo. Adesso. È una regola base della convivenza civile.
-O dei- sbotta Aiba, incamminandosi velocemente verso la camera da letto per vestirsi velocemente. Si mette la prima maglietta pulita che trova, un paio di jeans, cappello calato sugli occhi, ed esce in corridoio. Si premura di passare davanti al bagno, per urlare:
-Lo sai cosa sei? Un totale rompiballe!
Non si cura della risposta bellicosa di Jun, scende le scale di corsa e si butta fuori. Direzione: il conbini sotto casa.
Prende il primo shampoo che gli capita sotto gli occhi, e dopo una breve conversazione con l’anziana cassiera, è già tornato a casa, e si introduce in bagno senza nemmeno bussare.
-Ecco il tuo shampoo
L’intento era quello di essere ostile, ma si ritrova a sorridere involontariamente. Jun è allungato nella vasca con gli occhi socchiusi; l’alto dei pettorali e le spalle emergono a fior d’acqua, come le punte dei piedi. Potrebbe essere un annegato, non fosse per le dita che giocherellano con una ciocca nera di capelli bagnati.
-Credevo che avrei fatto la muffa
-Ma se ho fatto in un lampo!
Jun annuisce condiscendente e allunga il braccio, e Aiba ne approfitta per chinarsi su di lui e sporgersi a baciarlo, irruento. Jun scivola leggermente sul fondo della vasca e si afferra al bordo, ricambiando il bacio con particolare docilità. Masaki sorride mentalmente, facendo scorrere le labbra ad occhi chiusi sui suoi zigomi e poi giù, lungo la gola.
-Questo non è il mio shampoo.
Aiba solleva le palpebre di soprassalto, fastidiosamente interrotto sul più bello da un Jun improvvisamente rigido e ritroso.
-Eh?
-Questo non è il mio shampoo, ho detto. È una di quelle schifezze che usa la gente come te per ritrovarsi in testa cespugli di filo spinato- spiega magnanimo, non senza esibire il proprio disprezzo.
-Ma è uguale!- geme Aiba esasperato, spintonandolo piano.
-No che non fa lo stesso, idiota. Io voglio il mio, non userò questa roba.
-Oh, giusto, altrimenti le tue belle chiome non saranno sufficientemente morbide e lucenti da far andare le ragazze a sbattere contro i muri mentre si girano a guardarti passare- commenta asciutto, voltandosi e incrociando le braccia al petto con risentimento.
-Come ti pare. Vai a comprare il mio.
-Manco morto
-Adesso
-Scordatelo!
-Masaki, la mia pazienza ha dei limiti
-Pazienza è una parola che nel tuo vocabolario non è mai esistita, ma io non vado lo stesso da nessuna parte!
-Non farmelo ripetere
-Ma lo sai che sei ossessivo? La gente normale a un certo punto lascia semplicemente perdere le cose. Non sta a rovinarsi la vita con infinite fissazioni che...
-Aiba, tu mi sei corso dietro per anni prima che accettassi di stare con te.
-E non fare tanto il fiscale!- strepita, punto sul vivo - Va bene, va bene, ti vado a cambiare lo shampoo!
Afferra il flacone vuoto e lo scruta con odio.
-Shampoo ristrutturante agli estratti di aloe e camomilla. Districa e ravviva i capelli, rendendoli naturalmente serici e brillanti, bla bla bla. Sei veramente un finocchio, Matsujun!
Non fa in tempo a riprendere fiato dopo quella tirata esplosiva che la mano di Jun gli si abbatte sul collo, sbattendolo al muro. L’interezza del corpo del ragazzo lo schiaccia alla parete e il suo nero sguardo omicida lo perfora.
-Pazienza finita.- lo informa con un sibilo aggressivo.
Ma Aiba deglutisce senza rispondere.
Nudo, sta dicendo insistentemente il suo cervello. Addosso e nudo.
-Ma piantala, esaltato.- replica noncurante, spintonandolo via con forza. Jun arretra di un passo, preso in contropiede, e lui ne approfitta per assalirlo a sua volta con intenti decisamente meno violenti. Rimbalzano contro il muro in un intrico che è a metà tra la rissa e la copulazione selvaggia, poi Jun gli scappa di nuovo.
-Il mio shampoo- boccheggia.
Aiba non fa commenti, socchiude gli occhi con stoica resistenza e infila la porta in assoluto silenzio.
L’anziana signora sta sistemando i conti in cassa quando la sua testa sbuca nel negozio per la seconda volta.
-Sono ancora in tempo? Ho sbagliato shampoo...
-C’è sempre un minuto per lei, Aiba-san.
Risponde la donna con ammirazione. Aiba sente le guance arrossire per l’imbarazzo.
-Non è il caso...- borbotta, prima di dirigersi all’espositore degli shampoo. Lo scruta più volte, ma non lo trova in alcun modo. Eppure è certo che Jun faccia la spesa lì. Va quindi a chiedere informazioni alla proprietaria, che afferra il flacone tra le mani grinzose per esaminarlo.
-Mi dispiace, ma l’abbiamo finito. È un prodotto che richiedono in pochi e non ne abbiamo una grossa riserva... Ora che ci penso ho venduto gli ultimi due flaconi al suo amico Matsumoto-san proprio due giorni fa.
Aiba s’immobilizza, assottigliando gli occhi e arricciando le labbra con un moto di genuina violenza.
-Matsumoto?
La donna annuisce, ignara.
-Due flaconi?
-Sì, ne ha presi...
-Grazie- esclama, meditando atroci propositi omicidi.
La porta sbatte alle sue spalle e poi Aiba sale le scale due a due, già pronto all’aggressione fisica. La porta del bagno si spalanca poi su Jun nel suo accappatoio nero, placido e noncurante.
-Mi sono ricordato che avevo una boccetta di riserva- annuncia tranquillo, entrando con aria regale in camera da letto.
-Che cosa?? Mi hai fatto fare il giro dell’idiota! Adesso ti...
Si interrompe di botto, a ritmo perfetto con la caduta dell’accappatoio di Jun sul pavimento. Deglutisce rumorosamente, lasciando vagare lo sguardo sull’insieme di quel corpo. Poi scuote la testa e ritorna all’attacco, implacabile.
-Stronzetto viziato! E poi che ha di speciale questo cazzo di shampoo? E’ uguale a qualunque altro, è...
-Lo usava mia madre. - lo interrompe Jun seccamente, spalancando l’anta dell’armadio in cerca di biancheria. La sua silhouette scompare dietro il legno. -Quando mi faceva il bagno me lo metteva sempre. E ridendo mi diceva che ero così bello perché lei si prendeva cura di me con tanto, tanto amore. Da quando me ne sono andato di casa, non so perché, non riesco a usarne uno diverso. Credo che aiuti a combattere la nostalgia di casa.
Pronuncia le frasi freddamente, con scherno e quasi denigrazione, eppure Masaki se la sente nelle vene, l’amarezza infinita che scorre sotto quelle parole. Sbuffa, parzialmente placato e con un moto di dispiacere genuino.
-Comunque me lo potevi dire, che ne avevi un altro.
-Me lo sono dimenticato. - risponde, ancora invisibile dietro l’armadio - Non è come se ti avessi ammazzato, è soltanto uno shampoo. Non dà fastidio a nessuno.
Aiba gli fissa i piedi immobili con un leggero malessere, scuote vivacemente la testa.
-Non faccio niente di male, non do fastidio a nessuno- e lì Aiba si rende conto che il soggetto della conversazione è cambiato, scivolando in un campo delicato. -Sto facendo tutto come va bene agli altri, nessuno si lamenta mai. Sono anche venuto a vivere con te, quando me l’hai chiesto.
-Lo so- mormora con voce strozzata.
-Mi sono dimenticato che avevo un altro flacone. Mi dispiace. Non l’ho neanche fatto apposta.
Parla con calma, quasi come se la cosa non lo riguardasse. È dritto e dignitoso.
-Non fa niente - replica Masaki con urgenza - Solo... basta. Ok?
Solleva di nuovo gli occhi su Jun, che è ancora immobile, svestito e gli dà i tre quarti senza guardarlo. Sembra esitare per qualche secondo e poi parla ancora, grave.
-Faccio tutto per te. Qualunque...
-Dei, perché non smetti mai quando te lo chiedo?- sbotta, calciando in terra. -Perché devi essere stronzo e farmi pesare le cose, eh? Per un cazzo di shampoo, poi!
Jun scuote lentamente la testa, assorto.
-Non lo so.
Brutto indisponente. Aiba espira nervosamente, passandosi una mano sul viso.
-Che bello tornare a casa. Stavo meglio in sala prove.
-Sì, questa casa è quello che è.
Quella risposta apatica fa scattare l’ultima molla che lo teneva ancorato alla quiete. Aiba stringe rabbiosamente il pugno e lo sbatte contro la parete, amareggiato.
-E vattene! Se dev’essere un tormento stare qui, se ogni giorno dev’essere una sofferenza, vattene! Non sarò io la causa di...
La mano di Jun si posa delicatamente e imperiosamente sulla sua bocca, mentre le labbra sulla mandibola. Poi scivolano a sostituire le dita, leggere, e il suo corpo si avvicina con sicurezza. Masaki si ritrae e prende fiato, chiudendo gli occhi.
-Non mi va adesso- mormora.
-Vivo con te perché ho le mie ragioni- sussurra- è una mia scelta, no? Nessuno mi costringe. Lasciamo perdere.
- No. Tu colpisci e fai finta di niente, lo hai sempre fatto. Ti è permesso tutto. No, non lasciamo perdere. Smettila, Jun- intima Aiba iroso, allontanando di scatto la sua mano dal proprio ventre.
Jun si allontana da lui di un passo, guarda in terra come se cercasse qualcosa.
-Va bene- mormora con sussiego, voltandogli le spalle. Lui lo guarda iniziare a vestirsi con un insieme di dispiacere e ansia, agitato senza sapere razionalmente perché.
-Preparo la cena- gli dice poi Jun -Mangi?
-Sì.
Un pasto in assoluto silenzio, accompagnato dal solo rumore delle bacchette contro i piatti.
Jun ha pronunciato un’unica frase, “mi passi la salsa?”, e Masaki ha risposto unicamente “tieni”. Poi ha sparecchiato e ha vagato senza meta da una stanza all’altra mentre Jun faceva i piatti. Sale poi in camera, per tornare e buttare sul divano il suo cuscino con una coperta leggera.
Jun lo osserva in silenzio per qualche secondo.
-E’ strettamente necessario?- domanda atono.
-Né sì né no- mormora incerto.
-Vorrei dormire con te. Trovo molto stupida una crisi per uno shampoo, anche se conoscendoci non riesco a stupirmi.
Sentire quelle parole pronunciate dalle labbra di Jun, così schiette e impacciate, è strano; Aiba solleva lo sguardo con stupore e mentre il senso della frase lo illumina ridacchia scioccamente, in modo incontrollato.
-E quando abbiamo litigato per quanto sale mettere nell’acqua delle tagliatelle…- aggiunge, senza smettere di ridere con scherzosa cautela.
-E per scegliere la suoneria della sveglia.
-E quella volta che ci siamo picchiati per decidere quali gusti di gelato comprare.
-Tu pensi solo al cibo, Masaki.
Lui scoppia a ridere di gusto, avvicinandosi a Jun. Ondeggia scioccamente, sfiorandolo e ritraendosi senza riuscire davvero a toccarlo finché non è l’altro a tirarlo verso di sé. Lui gli annega il viso nei capelli e li annusa.
Ha un buon profumo, quello shampoo. Ma decide saggiamente di non dirlo, e si lascia spintonare su per le scale con le labbra agganciate a quelle di Jun, le sue mani addosso e la sua pelle contro. Si fa spogliare a strattoni e riscopre il corpo chiaro dell’amante com’era poco fa, nudo e scattante sotto i suoi polpastrelli. Ha il respiro annaspante, e il suo corpo si tende quando Jun entra in lui, sussultando a ogni tocco della sua mano. Ha le mani di Jun in mezzo ai capelli quando lo sente sussultare e sciogliersi nell’orgasmo, chiudendo gli occhi e buttando la testa indietro.
-Ti amo.
Curiosamente le due parole sussurrate di Jun arrivano alle sue orecchie proprio appena ha iniziato a venire e la scossa dentro è ancora più trascinante, lo fa gemere forte di piacere e, da qualche parte dentro di sé, di assoluta euforia. Non gliel’aveva mai detto, questo. Non è che lui non lo sapesse - non ha il minimo dubbio in merito da tempo - ma sentirlo dire da quella voce è diverso.
Jun è immobile e lui intuisce senza bisogno di guardarlo in faccia che la confessione l’ha imbarazzato oltre misura, ma anche se si offenderà a morte Aiba ridacchia, semplicemente perché è troppo contento per non farlo.
-Sì, beh, anch’io- bofonchia deliziato.
Jun non risponde: gli volta solo le spalle, mettendosi sul fianco. Dev’essere rosso come un pomodoro e vergognato a morte e Aiba ride ancora, allacciandogli un braccio intorno alla vita.
-Non è male litigare per lo shampoo
Il silenzio successivo è così lungo e tranquillo che Aiba sta già quasi dormendo, appoggiato alla spalla dell’altro, quando Jun finalmente risponde.
-Non è male nemmeno vivere con te.
Masaki gli morde piano la spalla, ma solo perché urlare d’euforia sarebbe fuori luogo.