Titolo: Love Chronicles
Fandom: Arashi
Genere: yaoi, lemon, e diciamo romantico, ma non troppo
Rating: R
Pairing: indovinate un po'? Ebbene sì, ANCORA Sakuraiba. Ma attenzione, non solo!
Disclaimer: vedete questa mano? *alza la mano che usa per scrivere e scrocchia le dita* un giorno questa mano mi aiuterà a dominare tutto il Johnny Jimusho!
Inizierò dagli Arashi!
Lettori: *arretrano lentamente* ehm, Rosa-chan... hai preso le medicine stamattina?
Autrice: uh *sbatte le palpebre* Sì...
Lettori: .......*silenzio*
Autrice: ehm........ ARASHI FOR DREAAAAAM!!!!! *corre come un demonio*
Note: che dire? Non ho mai scritto delle long fic sugli Arashi, spero sia uscita decentemente. in realtà non ho finito di scriverla, ma non temete, la finirò, SO che desiderate ardentemente leggerla. Basta. un'ultima cosa: Sakuraiba PER LA VITA. stop.
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Aiba aprì gli occhi e guardò Sakurai che lo copriva col suo corpo; sbattè le palpebre quando una goccia di sudore cadde dal mento del suo amante vicino al suo occhio sinistro, poi alzò una mano e pettinò via le ciocche che si erano arruffate sulla fronte pallida.
-Perché sei comparso all’improvviso?
Domandò Aiba, riferendosi all’improvvisa apparizione del ragazzo nel suo camerino. Sho si abbassò leggermente mentre sceglieva tra le varie risposte che gli stavano venendo in mente; avrebbe potuto dire ‘Mi mancavi’ o ‘Il mio corpo aveva voglia di te’, ma voleva qualcosa che allo stesso tempo fosse e non fosse apatico. Quindi optò per un -Sono stato occupato.
Non era una bugia o una scusa.
Ultimamente il loro manager gli aveva dato una tale quantità di roba da leggere, studiare e su cui lavorare che aveva dovuto compiere una magia per incastrare quei compiti insieme agli impegni abituali con e senza gli Arashi e gli appuntamenti con il suo idiota.
Tuttavia era contento di quell’aumento del carico di lavoro: Takeshi-san gli aveva detto che se si fosse impegnato la sua carriera giornalistica sarebbe finalmente decollata nel modo che voleva lui. Gli piaceva quel mondo, e gli piaceva tenersi informato, essere al corrente di quello che accadeva intorno a lui e farlo sapere alle altre persone. Se avesse davvero potuto avviare una seria carriera giornalistica parallelamente a quella che già aveva, ne sarebbe stato immensamente felice.
Piantando un bacio deciso sulle labbra ancora tumide del partner, si congedò.
-Devo tornare al lavoro.
Spiegò mentre si puliva velocemente e si rimetteva la camicia e la cravatta.
-A domani, Sho-kun.
Disse Aiba mentre muoveva la mano pigramente in segno di saluto; quando la porta si chiuse, si poggiò un braccio sugli occhi. Desiderava che Sho gli mostrasse ogni giorno quanto teneva a lui, nonostante avesse sempre meno tempo per farlo; Sho glielo aveva mostrato e le sue incertezze erano diminuite. Era felice, ma qualcosa gli impediva di esserlo completamente.
Quella sera, nel quartiere dove abitava, si sarebbe svolto un festival organizzato dalla scuola del posto; sarebbe stato pieno di bancarelle, roba da mangiare, e ci sarebbe stata molta gente. Nessuno avrebbe badato a loro due, e anche se li avessero visti, non ci avrebbero trovato niente di strano: gli Arashi lavoravano insieme da anni, ed era normale che uscissero tra di loro. Per questo Aiba gli aveva chiesto se voleva andarci con lui, e Sho era stato felice di accettare, desideroso di staccarsi per un po’ dallo studio e di passare una serata in compagnia del suo baka.
Durante l’intero evento aveva aspettato e aspettato nel luogo d’incontro, credendo con determinazione alle parole di Sakurai. L’evento era finito e Sho non si era ancora fatto vedere. Controllò eventuali e-mail o chiamate perse sul cellulare, ma non ce n’erano.
Tentando di annegare la delusione, il dolore, e quei sentimenti negativi derivanti dall’esser stato tradito, se ne tornò a casa in solitudine e restò sveglio fino all’alba. Anche lì, non gli arrivò nessuna notizia di Sakurai.
Il giorno dopo, quando si videro al lavoro, Sho lo trascinò subito in una nicchia appartata.
-Takeshi-san... studiare...
Fu ciò che biascicò prima di prendere la sua bocca in un bacio che lo fece barcollare e lo lasciò disorientato. Era un bacio che Masaki sperava succhiasse via tutti quei sentimenti nati dalla rottura della promessa da parte del suo ragazzo.
Ma più di ogni altra cosa, sperò di ricevere delle scuse che non arrivarono mai.
Stava per finire il suo bento, quando sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Alzò le sopracciglia quando vide il nome della persona che gli aveva mandato il messaggio - Sakurai, appunto - e le alzò, se possibile, ancora di più, quando ne lesse il testo: ‘Vieni sul tetto’.
Sbuffando per il pranzo interrotto e per esser stato convocato come se fosse una specie di servo, obbedì all’ordine. Come avrebbe potuto fare altrimenti? Erano giorni che vedeva il suo ragazzo solo durante le riprese degli show, era raro trovare un momento solo per loro.
Sho alzò lo sguardo come la sua ombra lo coprì.
-Chiamarmi così come se fossi il tuo schiavo...
Mormorò Aiba mentre prendeva posto accanto a lui.
-Che cos’hai in mano?
Sventolò con noncuranza il plico di fogli che stringeva tra le mani, cercando di assumere un tono disinvolto.
-Mi sono preso la libertà di cercare degli appartamenti
Sakurai ghignò: -Questo è molto intraprendente da parte tua.
Era eccitato dall’idea di vivere insieme ad Aiba, principalmente perché aveva molti vantaggi; il compagno aveva avuto un’ottima idea.
-Non gli vuoi dare un’occhiata?
-Sì... più tardi.
Aiba mise su un leggero broncio. -Perché mi hai chiamato?
Aspettò e aspettò la risposta. Incapace di sopportare ancora il silenzio di Sakurai, girò di scatto la testa verso sinistra pronto ad abbaiargli contro, quando lo vide addormentato e leggermente inclinato verso di lui; si morse la lingua prima di rilassarsi e manovrare il suo corpo in modo che la testa posasse sulle sue gambe. Pettinò via le ciocche di capelli dal bel viso e un sorriso graziò le sue labbra; decidendo che il volto di Sho era meglio del cielo infinito e azzurro, Aiba piantò gli occhi sul viso del suo ragazzo.
Guardò il suo viso rilassato, il viso della persona che amava così tanto da star male, che ultimamente era così piena di lavoro da non avere il tempo nemmeno per dormire. Forse stava lavorando troppo. Forse le pressioni attorno a lui erano eccessive.
Gli si strinse il cuore a simili pensieri. Si augurò di poterlo proteggere; si augurò di poter ottenere la forza per proteggere la sua persona più importante.
Con le sue braccia circondò piano la testa di Sakurai, si chinò fino a che i loro volti non furono ad un centimetro di distanza. Libere, le parole che sempre gli si fermavano in gola scivolarono dalle sue labbra, inudite dalla persona a cui erano dirette. Tuttavia, andava bene così. Non erano state dette per essere sentite da Sho... per ora.
Gli occhi di Aiba si spalancarono nel momento in cui Sho scattò su dalla sua posizione supina.
-Che ore sono?
Chiese, le tracce del sonno completamente sparite.
-Manca qualche minuto alle tre.
Sakurai lo fissò prima di alzarsi in piedi. -Perché mi hai lasciato dormire? Non avevo intenzione di sprecare così tanto tempo!
-Ma...
-Sbrigati!
È in questi momenti che vorrei tenerti stretto...
I suoi polmoni stavano bruciando ed i muscoli delle sue gambe facevano male, ma continuò a correre. Il pensiero di fermarsi, riposarsi o arrendersi non gli venne mai in mente. Sapeva che non poteva fermarsi. Non voleva fermarsi. Solo un altro po’, diceva a se stesso con voce rassicurante che era sciatta e disperata. Un altro po’, ripeteva, ma era una bugia. Non sapeva quanto doveva correre prima di trovare Sho.
Continuò a correre con il vento caldo che accarezzava la sua pelle bollente. Continuò a correre lungo la strada stretta. Continuò a correre fino a che non vide la figura di Sakurai davanti a sé. Con la gola dolente dall’aver urlato troppe volte quel nome, chiamò ancora:
-Sho-chan!
Sakurai continuò a camminare avanti, come se non avesse sentito nulla.
Imprecò quando il ragazzo aumento il passo. Lo incrementò anche lui, poi gemette in protesta quando inciampò e cadde sgraziatamente a terra. Si tirò su, ma le sue gambe non rispondevano più. Erano diventate molle per la stanchezza e non importava quanto le sforzasse perché gli obbedissero, rimase prono al suolo. Con le lacrime agli occhi poté solo osservare Sakurai allontanarsi sempre più.
-Sho-chan!
Gridò come l’altro ragazzo spariva nella luce che non avrebbe mai potuto raggiungere.
Quando ha smesso la mia voce di raggiungerti?
Aiba aprì gli occhi di scatto ritrovandosi nella sua camera buia. Era disteso sul bordo del letto con la coperta attorcigliata intorno alle sue gambe. Ci fu una pausa prima che si liberasse dal tessuto e rotolasse al centro del letto. Con le braccia e le gambe aperte, fissò il soffitto, le emozioni troppo instabili per riuscirle a tenere sottocontrollo.
Infine decise di chiamare Sho.
Senza distogliere lo sguardo dal grafico che stava facendo, Sho prese il cellulare che vibrava.
-Ehi.
-Ancora sveglio?
-Ancora qualcosa da fare.
Lasciò che Aiba decidesse se la sua chiamata fosse un disturbo, ma conoscendolo, sapeva che non avrebbe mai pensato una cosa simile delle sue chiamate. Si accigliò quando sentì dei singulti repressi.
-Che cosa succede?
-Niente...
-Stai piangendo.
Prima di ricevere una risposta lo sentì tirare su col naso. -Non è vero.
Ci fu il silenzio mentre entrambi aspettavano che l’altro continuasse.
Ancora in attesa, Sakurai tirò fuori una cartellina e guardò brevemente i profili dei vari appartamenti che Aiba aveva preso da diversi siti web.
Non piacendogli il silenzio vuoto nell’altra linea, Masaki chiamò il suo nome, ogni volta con più bisogno.
-Che c’è?
Chiese Sho alla voce impaurita che scambiò per un piagnucolio.
-Perché sei così silenzioso?
-Sto aspettando che tu mi dica perché hai chiamato.
Udì un fruscio ed immaginò Aiba mentre si metteva in una posizione più comoda nel letto. Dannazione. Gli faceva venire voglia di andare a letto, possibilmente con lui accoccolato vicino.
-Mi manchi.
Venne la risposta quasi timida; Sho si concentrò più sulla sincerità di quelle parole che sul loro tono criptico. Simulò un borbottio prima di dire:
-Ci vediamo domani, comunque.
-Sì. Oyasumi, Sho-kun.
-Oyasuminasai.
-Sho-kun?
-Nani?
-Stai con me...
Disse tutto d’un fiato prima di chiudere la chiamata. Che cosa voleva dire Masaki con quella frase? Ovvio che sarebbe stato con lui! Assolutamente. Indubbiamente.