When she touched him he turned ruby red (Rebelcaptain - P0RNFEST #10)

Jan 09, 2017 20:14

Note: questa volta vi beccate un'AU perché  ̶a̶n̶c̶o̶r̶a̶ ̶n̶o̶n̶ ̶p̶o̶s̶s̶o̶ ̶a̶c̶c̶e̶t̶t̶a̶r̶e̶ ̶l̶a̶ ̶f̶i̶n̶e̶ ̶d̶i̶ ̶R̶o̶g̶u̶e̶ ̶O̶n̶e̶  sono divertenti da scrivere e, con "Where did the party go?" dei Fall Out Boy che mi ronzava in testa ho immaginato un setting post-festa. "E se...", il gioco a cui giocano, mi è venuto in mente totalmente a caso e nemmeno so bene come dovrebbe funzionare, forse è solo una specie di Obbligo Verità e Conseguenza rielaborato da un Cassian poco sobrio per stuzzicare Jyn. Temo siano irrimediabilmente OOC entrambi, diciamo che per un contesto AU-festoso me li immaginavo entrambi molto diversi dal canone cinematografico.
La storia doveva essere molto più breve all'inizio, ma come al solito mi è un po' sfuggita di mano. *si nasconde*

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"E se adesso non fossi ubriaco, mi baceresti?"

La festa era finita da poco, lasciandosi dietro la sua scia di confusione: bicchieri mezzi pieni abbandonati su tavoli e scaffali, sedie spostate, la musica proveniente dallo stereo che continuava a suonare, drasticamente abbassata, ignara dell'assenza degli invitati.
Erano rimasti soli, lei e Cassian, a fare gli onori di casa nell'appartamento che gli Erso le avevano lasciato libero per quel weekend. Loro, e una bottiglia di vino frizzante ormai arrivata al fondo. Era stato lui a proporre quel gioco con espressione impertinente e felice, tanto per far passare il tempo prima che arrivasse l'ora di ripulire tutto e separarsi, e Jyn - non sapeva nemmeno bene lei perché - aveva accettato. Non era mai morto nessuno per aver giocato a "E se...?", in fondo. E poi le serviva un attimo per riprendersi, prima di decidere di mettere mano al disastro che avevano lasciato con Bodhi e gli altri: le sembrava di vederla, sua madre, mentre si infilava una mano tra i lunghi capelli scuri e si posava una mano sugli occhi, seccata dal disastro in cui era stata trasformata la sua casa... lasciò che quell'immagine se ne andasse, senza soffermarcisi su. Cassian era seduto davanti a lei, i gomiti sulle ginocchia, e sorrideva. Era dannatamente bravo a farlo.

"Non sei ubriaco. Hai bevuto qualche bicchiere di vino e mezza birra, stai solo facendo finta per fare scena" lo rimbeccò. Lui scoppiò a ridere come se Jyn avesse appena raccontato la barzelletta più divertente del mondo, poi allungò le dita per prenderle una mano. Erano calde, ed era caldo anche lui. Anche se non erano molto vicini, riusciva a percepire il profumo che indossava, speziato come il suo dopobarba preferito... l'ultima volta che avevano dormito assieme le lenzuola ne erano state impregnate, e il suo petto si muoveva piano avanti e indietro mentre riposava: Jyn gli aveva appoggiato le labbra sul torace e aveva sentito battere il cuore, lento e preciso, sotto alla pelle tiepida e al profumo che le faceva girare la testa.

"Non stavamo giocando? Devi riprendere con gli 'e se'. Altrimenti sto giocando contro me stesso."
La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi decise di assecondarlo. "Va bene. E se fossi disperata e volessi rimettere a posto tutto l'appartamento, mi daresti una mano?"

"Potrei prendere in considerazione la cosa, si". Strinse la presa sulle dita, poi spostò lo sguardo sugli occhi della ragazza. "E se ti chiedessi fare sesso con me, cosa mi risponderesti?"

"Ti direi che sei ubriaco, e che sragioni in preda ai fumi dell'alcool."

"Eppure mi sembra di aver capito di non essere totalmente sbronzo." Scoppiò a ridere. Rideva come un ragazzino, gli occhi scuri gli brillavano di tutte le luci accese in quella stanza, ed era così bello che Jyn si fermò un attimo a guardarlo, sorridendo come se gli fosse impossibile non farlo. Decise di alzare la posta in gioco.

"E se fossi io a baciarti, ora?"

Quell'attimo di euforia irrefrenabile lo aveva bloccato per un attimo, giusto in tempo perché Jyn ne approfittasse. Si piegò in avanti e, prima che Cassian potesse fermarla, prima che un qualunque barlume di ragione li fermasse dal perdere tempo invece di dare a quel povero appartamento un aspetto più dignitoso, attirò il ragazzo a sè e lo baciò con tutta la forza che aveva. Cassian non se lo aspettava, ma riuscì comunque a riprendersi molto bene dalla sorpresa: in un attimo la cinse con le braccia, stringendole la schiena mentre si appoggiava meglio allo schienale del divano alle sue spalle, reggendola affinché non scivolasse via. Jyn lo mordeva, succhiava il suo labbro superiore e prendeva il controllo della sua bocca con la passione disperata di chi non riesce a trattenersi, poi gemeva appena e lasciava che anche Cassian si facesse strada, le sfiorasse le labbra e poi l'interno della bocca piano, con gentilezza e con una certa energia, quasi a volerla guidare ma senza trattenerla troppo. Lui fece scivolare una mano sotto al suo vestito, accarezzando l'orlo delle mutandine, poi la schiena, il ventre piatto, più in alto, fino al bordo del reggiseno di pizzo che indossava quella sera. L'avrebbe aperto, le avrebbe strappato di dosso quel vestito se avesse potuto, perché la desiderava troppo e non poteva fare a meno di accarezzarla, di immaginarsi sopra o sotto il suo corpo nudo, mentre sospirava come l'ultima notte trascorsa assieme. Jyn aveva lasciato perdere la sua bocca: ora gli aggrediva il collo coi baci e non era esattamente il massimo, quando cercava disperatamente di...

... lo squillo del telefono li interruppe, troncando sul nascere qualunque fantasia. Restarono interdetti per un attimo, poi la ragazza scivolò agilmente giù dalle gambe di Cassian e alzò la cornetta, rispondendo in tono neutro a chiunque stava violando quell'attimo solo per loro. Si arrotolò una ciocca di capelli attorno all'orecchio, e il suono della sua voce gli arrivava come attutito, lontano, il copione di un personaggio che recitava dall'altra parte di uno schermo.
Cassian sospirò. Si alzò e portò via alcuni bicchieri dal tavolino del salotto. Rimise in ordine le sedie, approfittò del tempo in cui Jyn era impegnata nella telefonata per rassettare il più possibile (dovevano essere per forza gli Erso. Chi mai avrebbe chiamato a casa a quell'ora della notte?) e alla fine andò a cercare la giacca di pelle all'appandiabiti dell'ingresso, indossandola. Era inutile soffermarsi troppo, rischiare di concretizzare il pensiero che gli martellava le tempie incessantemente.
Jyn lo raggiunse poco dopo. Gli scoccò un'occhiata interrogativa. "Te ne vai?"

"Forse è meglio. Sarai stanca, vorrai riposare."

"Ti ho dato l'impressione di essere stanca, prima?"

Cassian sorrise appena, ma non aggiunse altro. Era fatto così: c'erano volte in cui sembrava quasi non accettare le cose belle che gli accadevano all'improvviso. Quando stava per sentirsi felice, quando tutto finalmente andava per il verso giusto, si allontanava di un passo, come se quella sensazione improvvisa di felicità non fosse fatta per lui. Col tempo aveva imparato a conviverci, con quel suo lato, ma in quel momento Jyn aveva ancora il suo odore addosso e, se avesse chiuso gli occhi, avrebbe potuto sentire le sue braccia attorno al corpo che la stringevano.
Non poté far altro che aprirgli la porta e guardarlo allontanarsi, dopo un piccolo "ciao, allora", quasi timido, nemmeno fossero due quindicenni scoperti dei genitori a pomiciare in camera. Lo guardò andare vi in silenzio, inghiottito dalla tranquillità della notte, aspettò che scendesse lungo la prima rampa di scale, poi sospirò, chiudendosi la porta alle spalle e scivolando a terra, con ancora il suo sapore sulle labbra. Gli appartamenti attorno al suo erano silenziosi, un cane abbaiava in lontananza.
Non voleva sfiorarsi tra le gambe e sentirsi bagnata, né riflettere ancora di più su quanto la facesse arrabbiare e impazzire allo stesso tempo. Era delusa, ma c'era una casa da sistemare e due genitori da non deludere là fuori, oltre i confini sfilacciati della sua mente. E poi si sarebbe scaldata un po' di latte prima di infilarsi nella vestaglia e mettersi a guardare una serie tv, si. Sembrava decisamente una buona idea...

Proprio mentre iniziava ad accettare l'idea di una nottata tutto sommato tranquilla, il campanello suonò, interrompendo di nuovo i suoi pensieri. Jyn si alzò da terra malferma e si voltò per aprire. Era talmente concentrata nelle sue azioni da non ricordarsi nemmeno di guardare prima nello spioncino, come faceva sempre... ma non sarebbe comunque servito. Perché fuori dalla porta, con espressione a metà tra l'imbarazzo e una finta spavalderia che si abbinava al primo sentimento come una cravatta natalizia a luglio, c'era Cassian Andor. Quel grandissimo, incredibile, meraviglioso, sensualissimo idiota.
Jyn ebbe un attimo per stupirsi, ma fu sufficiente: quello successivo le braccia del ragazzo la stringevano ancora, forti, sollevandola perché le loro labbra si incontrassero nuovamente. E questa volta non sembrava interessato a mollarla tanto presto.

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"Se adesso ti spogliassi e ti portassi di là, nella tua stanza, opporresti resistenza?"
"Vuoi ancora giocare? Sul serio?"

Nella foga del momento erano riusciti a fare pochissimi metri: si erano infilati di nuovo nell'appartamento, chiudendosi la porta a chiave alle spalle con uno scatto secco, poi i baci di Cassian le avevano tolto dalla mente qualunque progetto riguardo la pulizia dell'appartamento. La stringeva contro la porta, baciandole il collo e le spalle, e in un attimo era anche riuscito a sollevarle la gonna del vestito blu che indossava quel tanto che bastava ad aprirle le gambe e a far scivolare una mano lungo il suo sesso, gentilmente. Il loro respiro era spezzato, intervallato da gemiti, e se non avesse avuto paura di far finire tutto troppo in fretta avrebbe chiesto a Cassian di prenderla lì, contro il muro, senza perdere nemmeno un attimo.

"Conosco parecchi giochi che ci potrebbero tenere impegnati, in realtà." La ragazza rise contro la sua bocca. Solo lui riusciva a farla sentire così stupidamente euforica, pronta a ridere in faccia al mondo e a non sentirsi nemmeno in imbarazzo quando la faceva gemere a lungo, stretto tra le sue gambe. "Li vorresti provare?"

"Perché no? Sento che la cosa potrebbe farsi molto interessante, Capitano Andor." Quanto le piaceva prenderlo in giro, chiamarlo con quel soprannome che ormai era diventato famoso anche tra i loro amici. Cassian si vendicò spingendo un dito contro il pizzo umido delle mutandine grigio perla, proprio al centro, appena tra le labbra, dove sapeva di farla trasalire e poi contorcersi languidamente. Non sbagliò nemmeno quella volta.

"E se adesso ti facessi quello che stai facendo a me, e ti lasciassi impazzire senza concludere nulla?" chiese con voce arrochita Jyn, accarezzandogli la nuca con la punta delle dita, tracciando piccoli cerchi pigri. L'impatto col legno della porta iniziava a farle formicolare la schiena e, per quanto il compagno la stringesse a sé, non era decisamente una posizione comoda. Spinse delicatamente il bacino in avanti per incontrare il suo e sentì l'erezione di Cassian premerle contro la pelle attraverso il tessuto dei pantaloni. Erano ancora decisamente troppo vestiti.
Quando lui le rispose, aveva la voce ancora più roca e intrisa di desiderio di poco prima, quando le aveva sussurrato frasi sconnesse all'orecchio mentre le accarezzava un seno, liberandolo dalla stretta di pizzo del reggiseno.

"Ti porterei di là, e credo proprio che i tuoi vicini di casa non dormirebbero, stanotte."

In circostanze normali sarebbe arrossita, ma l'euforia del momento le impediva qualunque reazione abituale.

"Fallo, allora" gli sussurrò all'orecchio, appoggiando le labbra contro la cartilagine tiepida, sorridendo mentre Cassian tremava impercettibilmente. Poi chiuse gli occhi, e si lasciò andare alla sensazione delle sue braccia che la sollevavano, al respiro spezzato e irregolare che rivelava il piacere che sarebbe arrivato presto, un'attesa che li divorava entrambi, sottile ma intensa. Si lasciò trasportare da Cassian fino alla prima stanza sulla sinistra - quella dei suoi genitori, era lì che dormiva quando non c'erano - e distendere sul letto, seguita poco dopo da lui. Ridevano come due ragazzini, ed era quello che voleva sentirsi per un po', almeno per quella sera. Una ragazzina felice.

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Cassian amava spogliarla con pazienza, un abito dopo l'altro. Se indossava un vestito unico, come quella sera, si prendeva il tempo per abbassarne le spalline e baciarle il collo, poi le spalle e i piccoli nei che le punteggiavano, poi l'incavo del seno e più in basso, sempre più in basso, fino a toglierle il reggiseno e dedicarsi ai capezzoli, stringerne uno tra le labbra inumidendolo con la saliva e uno tra due dita, stuzzicandoli entrambi fino a farli indurire e a strapparle un altro gemito rauco, impaziente. Un leggero alito di vento che entrava dalla finestra socchiusa lo aiutava, ed era perfetto. Era un rito di cui non si privava mai, un preliminare lentissimo che piaceva così tanto ad entrambi da essere diventato una sorta di appuntamento fisso senza che se ne rendessero conto.
Jyn lo guardò negli occhi, perdendosi per un attimo ad osservarlo e non parlò. Aveva aiutato Cassian a togliersi di dosso la camicia e i pantaloni che indossava e ora era lì, sopra di lei, quasi nudo, con un sorriso incerto sulle labbra. Le faceva quasi tenerezza perché era bello, e se glielo avesse permesso lo avrebbe tenuto stretto per ore e poi avrebbe negato subito di averlo fatto. Con Cassian era così: passava da attimi di dolcezza totale ad altri in cui era la passione a prevalere, e non sapeva mai quando sarebbero arrivati, quei momenti di tenerezza improvvisa, né come avrebbe dovuto comportarsi. Seguiva l'istinto, e ad entrambi andava bene così.

"Sei ancora troppo vestito, Capitano Andor" sussurrò, accarezzandogli una guancia e poi facendo scivolare le mani più in basso, verso i boxer di cotone che ancora indossava, abbassandone l'elastico fino a che non andarono a fare compagnia al resto dei vestiti sparsi sul letto. Lui si lasciò spogliare, poi poggiò una mano aperta tra le sue cosce, schiudendole. Ora che erano entrambi nudi e che l'euforia di quei baci era svanita, tornavano ad essere impacciati come le prime volte in cui avevano fatto sesso, quando tutto era ancora da imparare, da capire. Questa volta, però, si erano già riscaldati... e avevano una piccola esperienza alle spalle. Qualcosa da ricordare.

"Ora va decisamente meglio" sorrise la ragazza. Lui le lanciò un'altra occhiata furba, per poi chinare la testa e dedicarsi finalmente a ciò che desiderava fare da quando quella serata era iniziata solo per loro due: sfiorò il suo sesso con le labbra, con la lingua, aprendolo dolcemente, schiudendone le parti più delicate con i baci, inumidendo la pelle già inzuppata della sua eccitazione, raggiungendo il clitoride solo per sentirla tremare come presa da una scarica elettrica. Jyn fremeva, muoveva le gambe quasi avessero vita propria e aveva affondato la mano nei suoi capelli neri, stringendoli con quell'abbandono delizioso che ormai associava solo a lei. Cassian continuò ad occuparsi del suo corpo fino a farle raggiungere il culmine, poi la lasciò sciogliersi dall'orgasmo mordicchiandole la pelle della coscia con tenerezza maliziosa, lanciandole ogni tanto un'occhiata. Aveva gli occhi socchiusi Jyn, stringeva le lenzuola tra le dita sudate e sospirava, il tono roco di poco prima trasformato in piccoli gemiti sconnessi. Il ragazzo inspirò l'odore del sesso dalle lenzuola stropicciate e aspettò che si riprendesse, che fosse pronta al passo successivo. La sua erezione pulsava ma, per quanto desiderasse solo continuare a darle piacere e a chiedergliene una parte, voleva che si godesse in pieno quella sensazione.

Strisciò su di lei e la raggiunse, prendendole il viso tra le mani. La baciò con delicatezza, mischiando la saliva a quel piacere che le aveva appena regalato, pizzicandole il viso con la barba appena fatta.
"Non è giusto, Capitano Andor. Non puoi essere solo tu a divertirti... mai sentito parlare di fare un po' per ciascuno?"

Doveva immaginare che Jyn avrebbe scelto di ricambiare quelle attenzioni, ma la foga con cui scivolò da sotto il suo corpo per invertire la loro posizione lo stupì. Lo premeva sotto di sé con le ginocchia e lo teneva disteso con una mano, mentre l'altra correva tra le sue cosce muscolose, sui fianchi, lungo il torace. Accarezzava, esplorava. Come se avesse tutto il tempo del mondo. Arrivò fino alla sua erezione e, con suo grande piacere e disperazione, la circondò per poi massaggiarla con grazia, senza dimenticare neanche un punto. Stringeva, lasciava, si dedicava al suo inguine, ad ogni punto tra le sue gambe, anche ai più delicati e nascosti. Lo sfiorava e stringeva, e lui non poteva far altro che abbandonare la testa all'indietro e guardare come si muovevano i suoi piccoli seni morbidi, i capezzoli rosa arrossati dal freddo e dai suoi baci e i suoi capelli imbevuti di raggi di luna...
Lo lasciò un attimo prima che avesse un orgasmo: non voleva che terminasse tutto troppo presto, e nemmeno lui lo voleva. Gli permise di spingerla tra i cuscini scomposti e di baciarla ancora a lungo, prima di alzare le gambe della ragazza e fargliele appoggiare sui fianchi. Ancora non riusciva a capacitarsi di come fossero riusciti ad essere lì, assieme. Un momento tutto per loro, senza nessuna interferenza, senza che Cassian si spostasse di lato perché la sua razione di felicità andasse a qualcun altro.

"Vai" gemette lei. "Ti prego" aggiunse poco dopo, ma lui non aveva bisogno di preghiere.

La prese piano all'inizio, cercando di far durare quell'attimo il più possibile, ma avevano giocato l'uno con l'altra per troppo tempo e il desiderio era impossibile da contenere razionalmente. Spingeva dentro di lei con un bisogno e una disperazione che si riflettevano nei suoi gemiti bassi e rauchi, e le unghie di Jyn che gli premevano la schiena, tracciando piccole mezzelune arrossate sulla pelle non lo aiutavano di certo. I loro profumi si mischiavano, e lei era così calda e umida e abbandonata che sentiva già di non poter andare avanti per molto. La ascoltò gemere e sospirare il suo nome con voce sempre più impastata, mentre quel poco di autocontrollo che gli era rimasto gli permise di portarla all'apice e di venire poco dopo di lei, cadendo di lato per non farle male. Restò disteso in quel modo scomposto, con il naso tuffato nei capelli castani di Jyn, e trascorse quelle che sembravano ore ed erano in realtà solo pochi minuti ad inspirare il suo profumo. Il profumo della festa. Misto a quello del sesso, edi quella donna per cui aveva (probabilmente) perso la testa.

Fu Jyn a rompere il silenzio, come faceva sempre. Si girò piano, e ricambiò le attenzioni ai suoi capelli accarezzando le ciocche scure che coprivano la testa del ragazzo. Poi gli sfiorò una guancia, i baffi, la barba ben curata, appena rasata. Il contorno delle labbra sorridenti.
"E se ti chiedessi di restare con me, stanotte, accetteresti?"

Forse era quel lieve accento di bisogno che ancora le riempiva la voce e la rendeva adorabile, ma non riuscì a tratenere un'altra risata. La strinse a sè in un abbraccio forte, pieno di calore, che teneva a distanza il freddo della notte e qualunque sensazione di distacco, di freddezza che sembrava averli divisi in precedenza.

"Accetterei, e ti direi che questa è stata la più bella partita di 'E se...' a cui abbia mai giocato."
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