Questa storia narra di tre donne accomunate dalla loro terra d'origine, la Sicilia e dal loro nome; tutte e tre si chiamano Anna.
C'è la giovane Anna che per la prima volta prende l'aereo per andare a trovare il ragazzo lontano che vive a Parigi.
C'è Anna che a Parigi ci vive da qualche anno e che a breve dovrà trasferirsi di nuovo, per seguire i sogni del marito.
C'è Anna che a Parigi vive da una vita e che si trasferì in questa città per amore, quell'amore che la famiglia non le perdonò mai.
Quando Maria Laura Caroniti ci presenta i suoi personaggi, riusciamo subito a raffigurarceli, quasi stessimo assistendo a un film, è una penna che sa dipingere con precisa delicatezza anche i personaggi minori. La scrittura intensa, elegante, ma al tempo stesso fluida racconta gli animi attraverso le loro parole, i gesti, le espressioni del viso in un modo così efficace che pagina dopo pagina quasi si ha la sensazione di averle conosciute davvero queste tre Anna, queste tre donne. Tre donne che partono (o sono partite), che cominciano una vita altrove, che lasciano un mondo per un altro, che hanno ricordi, speranze, paure.
Generazione Bataclan ci narra di chi parte, della sensazione di sentirsi straniero, ci parla di cosa si può chiamare casa, ci racconta di sconosciuti che si parlano su un aereo o in una caffetteria e che con le parole si denudano, forse proprio per il fatto stesso che quell'interlocutore di un momento non lo rivedranno mai più; “come una confessione allo specchio che riflette un viso diverso”.
Come si può intuire dal titolo, il romanzo è ambientato alla vigilia degli attentati terroristici che hanno sconvolto Parigi tre anni fa. E' ancora fresca la ferita per ciò che è accaduto alla redazione di Charlie Hebdo, è ancora vivo il ricordo di una Parigi attonita, il silenzio di una città sotto shock.
Non si descrive nel romanzo ciò che successe quella sera all'interno del Bataclan. Sarebbe stata forse una via più furba quella di concentrare la narrazione nell'occhio del ciclone, un racconto che sarebbe andato dritto nello stomaco provocando lacrime ed orrore. L'autrice descrive invece ciò che accadde fuori, nelle strade, nella metropolitana: la confusione, il panico, la paura, ma soprattutto la rete di solidarietà di cui l'hashtag Porteouverte è stato il segnale più evidente.
Le pagine di questo romanzo sono storie di persone che si incontrano e che incontrandosi si cambiano, facendo brillare quell'umanità che fretta, cinismo e routine spesso uccidono. La Parigi di Generazione Bataclan è una città colpita al cuore, straziata, ma che non vuole lasciarsi andare alla paura, che resiste e che continua ad amare la vita. Proprio come Anna.