Il giovane avvocato Alessandro Gordiani è alle prese con un delicato caso di omicidio: il suo assistito, il titolare di un’agenzia immobiliare Carlo Baldini, è accusato di aver ucciso il promotore finanziario Giuseppe Finotti sparandogli e occultando il cadavere dentro un’auto gettata nel fondo del lago di Bracciano.
A rendere spinosa la situazione di Baldini è la presenza di un testimone oculare, Giacomo Raimondi, criminale recidivo le cui parole sembrano segnare per l’accusato un futuro tra le sbarre di una prigione. Riuscirà Gordiani nell’impresa di far assolvere il suo assistito con la formula più ambita per un avvocato, quella “per non aver commesso il fatto”?
Il libro segna l’inizio di un esperimento che mi attirava già da un po’di tempo, ovvero quelle delle catene di lettura promosse dal sito Anobii: un giovane autore propone il suo libro in lettura gratuita, gli interessati si iscrivono mettendosi in lista, lo scrittore invia il libro al primo nome che lo invierà al secondo e così via.
Il gioco sembra interessante, gli unici lati negativi sono le code generalmente lunghe e il leggero timore di andare incontro a letteratura spazzatura di diecimila “scrittori” che si credono tali. Ma in questo caso vince la curiosità.
Presa dall’entusiasmo del “voglioparteciparesubitoeora” mi fiondo sull’unica catena di lettura che (miracolo!) non ha ancora nessun iscritto. Un LEGAL THRILLER. Un genere a cui non mi sarei mai avvicinata se non sotto tortura.
E invece sono rimasta piacevolmente sorpresa… sì perché questo “Per non aver commesso il fatto” non è affatto pesante così come il genere e la collana (“Diritto e rovescio”) mi avevano fatto temere.
Vero è che lo stile non brilla per originalità, ma in compenso è chiaro, semplice e piacevole da seguire.
Cosa ancor più rilevante è il fatto che l’autore, Michele Navarra, non si prenda mai troppo sul serio e racconti le sorti del processo con frizzante ironia.
Mi aspettavo di più dal finale che avevo letto in una recensione essere “spiazzante“; in realtà a parer mio i fili si sciolgono in maniera abbastanza prevedibile, ma non è questo ad avermi un po’infastidita: c’è l’uso di un escamotage narrativo, tipico dei gialli, che non ho mai amato poiché mancante di credibilità (ahimè mi tocca essere un po’ermetica per evitarvi spoiler).
Ciò che più conta è che comunque tutti i tasselli del puzzle alla fine si collochino al loro posto e che il protagonista ci abbia lasciato un bel ricordo: non amo gli eroi, al duro, al capitano coraggioso preferisco questo Alessandro Gordiani, dai mille dubbi e dall’ansia opprimente che nasce dalla sensazione di avere tra le mani il destino di un uomo, innocente o colpevole che sia.