harry/louis, 2358 parole, pg-13
questa storia l'ho scritta per il #thegaysfactor e, per qualche motivo imperscrutabile, è una delle storie finaliste.
come più o meno tutte le storie per i contest del #thegays, questa cosa è nata un po' random perché mancavano poche ore e avevo cambiato storia tipo quattro volte e quindi ho pensato che la football!au fosse un porto sicuro (anche se, paradossalmente ,mentre scrivevo dell'infortunio di H. avevo in mente un infortunio di un pallavolista, mi aveva fatto troppa impressione. Vabbeh.)
Comunque la dedico a Nemi perché le football!au sono sue un po' per forza <3
Quando Louis Tomlinson aveva accettato il contratto con una delle squadre spagnole più forti in circolazione, tutto si sarebbe aspettato tranne che Harry Styles firmasse con un'altra squadra spagnola, per di più in una città poco distante da dove si trovava lui. Pensava che Harry sarebbe rimasto a Manchester, a fare la star, perché Harry piaceva a tutti, lì, e questo era il principale motivo per cui Louis non lo sopportava. Nessuno sembrava trovare un difetto ad Harry, ah, Styles, quel campione, fuori e dentro al campo, non come Tomlinson, l'ammazza-caviglie. Sì, un giornale aveva titolato così, un lunedì mattina. Louis 'l'ammazza-caviglie' Tomlinson. Purtroppo quel soprannome fastidio era rimasto. Harry, invece, l'avrebbero potuto soprannominare l'angelo di Manchester, o qualche cagata simile, visto la venerazione che giornalisti e pubblico avevano per lui.
Sarebbe giunta presto notizia da Roma per la sua beatificazione, Louis non ne aveva dubbi.
Poi Louis era partito per la Spagna ed era contento di non dover più vedere quella faccia angelica ogni santo giorno negli spogliatoi, fin quando, pochi giorni dopo, aveva letto sui giornali del contratto e si era ritrovato la sua faccia sorridente in prima pagina su Marca, che aveva comprato per cercare di esercitare un po' il suo spagnolo. Non che ci volesse un genio per capire cosa significasse “contrato”, comunque. Gli era bastato quello per mettersi le mani nei capelli, e non aveva letto oltre.
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Per quanto Louis non sopportasse Harry, comunque, non voleva di certo stroncargli la carriera.
Perché la mattina dopo la partita di andata contro la squadra di Styles, gli articoli sembravano dire esattamente questo. E' vero, Louis era entrato duramente sulla gamba di Harry, ma lui voleva prendere la palla, cazzo. Breaking news: Ammazza-caviglie è tornato!
La domenica sera aveva visto il replay un centinaio di volte, l'avevano riproposto su ogni singolo canale, ed era effettivamente impressionante il modo in cui il ginocchio di Harry si era torto in maniera del tutto innaturale. Inizialmente gli aveva provocato un forte senso di nausea, ma dopo il cinquantesimo replay era semplicemente ipnotizzato davanti alla televisione, non riusciva a guardare altro.
Era genuinamente preoccupato per Harry, per la prima volta da quando quel ragazzino aveva messo piede nello spogliatoio della prima squadra del Manchester United un paio di anni prima. E si era trovato a pensare che, per la prima volta, non era preoccupato dei turni di squalifica che gli avrebbero dato - era sicuro che sarebbero stati parecchi - ma più per la salute del ragazzo. Era pur sempre vero, che di solito, non rompeva le ginocchia a nessuno.
Non si era presentato in ospedale i primi giorni, si era limitato a telefonare alla società porgendo le sue scuse, che erano state accolte dai giornali come “una mossa studiata e ipocrita”. Louis avrebbe potuto donare tutto il suo stipendio a dei bambini Africani ma avrebbero continuato a chiamarlo una persona senza cuore, un ipocrita. Se l'avesse fatto Harry, beh - in effetti non importava cosa sarebbe successo se l'avesse fatto Harry, visto che al momento era Styles a stare in un letto di ospedale senza la certezza di poter ricominciare a giocare, e per di più per colpa sua.
Aveva anche questa orrenda abitudine di leggere i commenti su Twitter e i vari social network, cosa che se non altro si era rivelata utile perché aveva scoperto nuovi insulti in spagnolo. Tutti rivolti a lui, chiaramente. Il suo preferito era sempre gilipollas.
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Era andato in ospedale, un pomeriggio dopo gli allenamenti, sperando di non incontrare paparazzi o che qualche infermiere non andasse a spifferare la sua presenza. Non aveva bisogno di ulteriori articoli su quanto fosse ipocrita, soprattutto dopo che gli avevano dato sette giornate di squalifica. Sette.
Harry era stato operato un paio di giorni prima, ma avrebbe probabilmente avuto bisogno di un ulteriore operazione, così gli avevano riferito. Non più ammazza-caviglie, ormai ammazza-carriere. Quando dicevano a Louis che aveva un brillante futuro davanti a sé, non immaginava di certo un futuro da serial killer.
La gamba sinistra di Harry era tenuta in tensione da una serie di cavi e attrezzature che Louis aveva finora visto solo nei film. Quando era entrato nella stanza - c'erano fiori e cartoline tutto intorno a lui - Harry stava leggendo un libro, cercando di trovare una posizione comoda in quello stato, e non si era reso conto di non essere più solo. Louis aveva tossito leggermente, e Harry si era girato verso di lui guardandolo storto. Per la prima volta non sembrava essere più l'angelico Harry, ma sembrava essere, banalmente, una persona come tutte le altre, che era sul punto di rivolgere i più coloriti insulti che conosceva a colui che aveva davanti. O almeno così Louis credeva, perché Harry invece non aveva detto nulla, si era limitato ad ignorarlo nuovamente e tornare al suo libro - un giallo di Agatha Christie.
“Chi è l'assassino?” Aveva chiesto allora Louis. Ormai era arrivato fino a lì e non aveva intenzione di andarsene senza aver detto quello che doveva dire - no, non chiedergli chi era l'assassino del libro. Ma gli sembrava scortese chiedergli come stai.
“Il maggiordomo,” aveva risposto Harry, senza una punta di ironia nella sua voce.
“Senti-” Louis non era capace di fare discorsi sericon nessuno, figuriamoci con uno che lo odiava a morte. Harry aveva sbuffato.
“Ti dispiace, immagino. Grazie per le tue scuse, ma in effetti vorrei scoprire chi è l'assassino.”
“No, seriamente, mi dispiace. Non lo dico per avere la prima pagina su Marca o su As o chissà quale altro giornale sportivo spagnolo, ma perché mi dispiace davvero.” Harry aveva sbuffato e aveva poggiato il libro sul comodino accanto al suo letto.
“Comprendimi, Tomlinson, hai passato due anni a trattarmi da schifo, per la prima volta giochiamo contro e rischio di non poter giocare mai più, cosa penseresti tu al mio posto?”
A Louis infastidiva questo suo modo di fare, come anche in una situazione simile riuscisse a calibrare le sue frasi, misurando ogni parola ed evitando sempre di essere volgare. Fosse stato lui, al suo posto, avrebbe detto diverse volte gilipollas. O forse anche peggio. Forse, però, se fosse successo a lui, nessuno sarebbe andato a trovarlo e avrebbero anche detto che se lo meritava.
“Non mi sei simpatico, è vero, ma non voglio distruggere la carriera di nessuno. Volevo prendere la palla ma sono arrivato in ritardo e-” Harry aveva alzato gli occhi al cielo.
“Certo, che scusa originale.”
“Va bene, ci rivedremo in campo presto, spero. Ciao e buona guarigione.” Harry aveva ripreso in mano il suo libro e Louis era uscito dalla stanza.
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“Abbiamo avuto oggi la conferma che Harry Styles non potrà muoversi dal suo letto per un'altra settimana prima di poter cominciare la riabilitazione, ed è probabile che non potrà mettere piede in campo per almeno un altro anno; ricordiamo che ha subito un grave infortunio nella partita contro -”
Louis aveva spento la televisione. Era passata qualche settimana ed era contento di poter sentire buone notizie, per così dire. Se non altro non sembravano più dire cose come “Non siamo certi potrà mai più correre, figuriamoci giocare a calcio” come nei primi giorni. Ne erano così sicuri ed erano così contenti di buttare tutta quella merda su Louis.
Un anno era lungo, ma era certo che con la sua determinazione, Harry sarebbe potuto tornare in campo molto prima del previsto. Louis, dal canto suo, avrebbe chiesto il trasferimento in una squadra di qualche paese molto, molto lontano, come il Giappone, per evitare di doversi scontrare con Styles di nuovo. Anche se in effetti non era sicuro di voler imparare una nuova lingua.
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Breaking news: Tomlinson torna a giocare e non prende neanche un giallo!
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Harry si era presentato sulla porta di casa di Louis pochi giorni dopo essere uscito dall'ospedale. Vista la maniera in cui lo aveva trattato l'ultima volta in cui si erano visti, Louis non era sicuro del motivo della sua visita. Forse era lì per farlo fuori - ma, in effetti, muovendosi con le stampelle, avrebbe avuto qualche problema ad estrarre una pistola o un coltello nascosto da qualche parte.
“Ciao, ti disturbo?” Lui e la sua dannata educazione. Lui si presenta a casa di colui che lo ha ridotto in quel modo e gli chiede se disturba.
“No, figurati, entra pure,” gli aveva risposto Louis, indicandogli il divano. Harry ci aveva messo un po' a raggiungerlo, ad ogni passo faceva una smorfia ed ad ogni passo Louis sentiva il senso di colpa crescergli ancora più forte. “Vuoi, uhm, una birra? Una Coca?”
“Una coca, grazie.” Grazie. Louis si era preso una birra, anche se avrebbe dovuto puntare su qualcosa di più forte, e si era seduto sul divano accanto ad Harry, che stava facendo zapping fra i canali spagnoli. “In queste settimane ho avuto un sacco di tempo libero e ora riesco a capire abbastanza bene lo spagnolo, forse dovrei ringraziarti.”
“Sei venuto qui per questo?” Gli aveva chiesto Louis, e la frase gli era uscita fuori più cattiva di quello che sperasse. Si stava lentamente trasformando in quello che i media credeva che fosse. Louis, quel cattivone di Louis. Louis, quello che risponde male al poveraccio che ha asfaltato poco tempo prima.
“Per la Coca, in realtà. Mia madre è venuta ad aiutarmi e mi tiene lontano da ogni cibo che non sia sano, ha paura per la mia linea,” Harry, invece, quel bravo ragazzo. Harry, quello che va a casa del suo asfaltatore e gli racconta dei suoi problemi casalinghi come se fossero amici di lunga data. Harry Styles, futuro martire.
“Quando tre anni fa mi sono infortunato mia madre non voleva più andare via, si era piantata a casa mia, un incubo.” Harry gli aveva sorriso, per la prima volta da quando si conoscevano, probabilmente.
“Qualcuno ha osato farti del male?” Aveva detto, mettendosi una mano davanti alla bocca per simulare il suo completo stupore.
“Incredibile ma vero. Tu mi sa che giocavi ancora con la seconda squadra. Una partita contro il Liverpool.” A Louis piaceva Liverpool, un po' meno la loro squadra. E non solo per l'unico vero infortunio che aveva subito fino a quel momento. A quanto pare, però, il sentimento era condiviso.
“Odio il Liverpool.” Breaking news: Harry Styles odia qualcosa! Harry Styles vede allontanarsi la sua canonizzazione!
“Credevo che tu non odiassi nessuno.”
“Come no, tu sei il primo della lista.” Louis aveva tirato fuori la sua migliore risata sarcastica. “No, a dirla tutta, beh, mi dispiace per come ti ho trattato l'altra volta. Sei venuto con le migliori intenzioni, e io - ero arrabbiato all'inizio, credevo davvero lo avessi fatto apposta. Sono stato un idiota, scusami” Gli dispiaceva. Ovviamente.
“No, lo capisco, i libri di Agatha Christie sono una droga, anche io mi sarei infastidito se mi avessero interrotto nella lettura. Ah, ma poi chi era l'assassino?” Stava davvero scherzando con Harry. Aveva passato due anni a mandarlo mentalmente, e non solo in effetti, a fanculo e ora che se lo ritrovava dentro casa lo trattava come avrebbe trattato uno dei suoi amici.
“Ne ho letti talmente tanti che non ricordo quello in particolare, a dire la verità,” aveva risposto pensieroso. Era seguito del silenzio, mentre entrambi sorseggiavano le loro bevande, ed in televisione andava in onda un programma che sembrava far molto ridere la gente in studio, ma Louis faceva ancora troppa fatica a capire quello che dicevano. Se solo parlassero più lentamente.
“Ma perché parlano sempre così veloce questi spagnoli, non capisco nulla,” si era lamentato. Harry aveva alzato le spalle.
“Guardati qualche film di Almodovar, aiutano, ne ho visti parecchi mentre ero in ospedale.”
Louis non sapeva bene perché, forse perché la santità è una malattia contagiosa, ma aveva chiesto ad Harry se voleva rimanere per cena. Subito dopo, Harry lo aveva convinto a guardare Todo sobre mi madre. Alla fine erano entrambi in lacrime come due bambini.
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Senza volerlo, era diventata una nuova abitudine: una volta a settimana Harry andava a casa di Louis e si guardavano un film di Almodovar. Ogni settimana, Harry sembrava sempre meno dolorante mentre si avvicinava al divano. Poi erano sparite le stampelle. Louis si era sentito sollevato come non si sentiva da molto tempo. Più o meno da quella domenica in cui aveva pensato di aver distrutto la carriera di Harry, a pensarci bene.
Poi erano finiti i film di Almodovar e la stagione, ed erano entrambi tornati in Inghilterra.
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Louis non era stato convocato in Nazionale. Se lo aspettava, dopotutto aveva già prenotato una vacanza con il suo migliore amico nel Sud degli Stati Uniti. Sapeva dai giornali che Harry aveva continuato la sua riabilitazione in un centro specializzato a Londra, ma non si erano più sentiti molto da quando erano tornati in patria. Louis non avrebbe ammesso con nessuno che un po' gli dispiaceva, non lo avrebbe ammesso neanche a sé stesso, e per questo non aveva mai scritto nulla a Harry. Ogni tanto ci pensava, “come stai?” o “ho letto che stai migliorando velocemente” o, o. O “Fanculo, Styles, pensavo di odiarti”, sarebbe stato più appropriato.
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Le vacanze negli Stati Uniti erano volate, e i pochi giorni a casa con la famiglia, anche. Il perpetuo caos di casa sua gli mancava sempre, quando era lontano: le sue sorelle che litigavano, le sue sorelle che giocavano, le sue sorelle che lo abbracciavano stretto e gli promettevano che lo sarebbero andato a trovare spesso. Una di loro gli aveva mostrato con orgoglio il suo nuovo libro di spagnolo, che avrebbe cominciato a studiare a scuola a Settembre, “Così la prossima volta che vengo non dovrai tradurmi tutto tu.”
Era venerdì sera, due giorni prima del ritorno in Spagna, e stava guardando la televisione con le sue sorelle. Gli era arrivato un messaggio, Harry: “Querido Louis, creo que lo conseguì. (posso ricominciare a giocare!)” Era una citazione dalla Mala Educacion, un film di Almodovar. Era quello che gli era piaciuto di più, anche se ad Harry non l'aveva detto.
Un pensiero chiaro e conciso aveva attraversato la mente di Louis:
Oh, cazzo.
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Breaking news: Louis Tomlinson, un cliché vivente, Bad Boy si innamora di bravo ragazzo. Torneremo a breve con le altre notizie, sempre che il nostro conduttore riesca a riprendersi dallo shock.