Titolo: Bound to be XXX
Autore:
![](http://reine-duvet.livejournal.com/img/userinfo.gif?v=3)
reine_duvetFandom: Original
Personaggi: Willem von Brandt il principe e Alain l'Omega
Prompt: Omegaverse
Diclaimer: non è vero, non credo succederà mai, non rappresento le persone o i marchi citati, le/i suddette/i non sono di mia proprietà, la storia non è a fini di lucro, bla bla blah
Genere: sci-fi, introspettivo, erotico
Rating: rosso
Avvertimenti: slash, lemon, non-con, bondage, uniformi, sangue, Omega!verse: knotting, culi che si lubrificano da soli, dom/sub più o meno, poligamia, hint mpreg, divisione in caste a seconda si sia Alpha/Beta/Omega, marginalmente manipolazioni genetiche
Conteggio parole: 3.875 secondo il contatore di
fiumidiparole.
Note: ho preso ispirazione da
questo post su Tumblr per 1) capire le meccaniche del verse e 2) giocarci un po'. Ergo, ecco una distopia idealmente ambientata in un futuro post-apocalittico nella Ruhr. I nomi sono tedeschi e le meccaniche sociopolitiche si capiscono all'interno della storia, anche se mi sono apoggiata al Sacro Romano Impero e al sistema feudale (LOL, colpa di
Feudalesimo e Libertà).
Attenzione, questa storia tratta di Omegaverse. Per chi non è familiare con il termine, spiegherò brevemente nelle prossime righe le dinamiche biologiche e relazionali.
L’Omegaverse attinge alla biologia animale e in particolar modo a quella di cani e lupi. Nell’Omegaverse sono presenti sei sessi: maschio e femmina Alpha, maschio e femmina Beta, maschio e femmina Omega. Maschi e femmine sono dotati sia di peni che di vagine, gli uomini possono dunque procreare. Sono gli Omega a dare alla luce i figli, in quanto inferiori nella gerarchia. Vanno in calore con regolarità e attirano i partner con l’odore. Gli Alpha sono superiori a tutti e hanno loro il compito di passare i geni. I Beta sono a metà tra queste due posizioni, e a seconda del verse possono essere più simili all’una o all’altra. I peni degli Alpha ricordano quelli dei cani: infatti dopo l’eiaculazione rimangono bloccati per un periodo variabile all’interno dell’Omega, in modo da aumentare le chance di fecondare. I maschi Omega hanno, apparentemente, un’apertura vaginale all’interno dell’ano, che si lubrifica senza aiuti esterni. Dopo il rapporto sessuale viene a crearsi un legame tra Alpha e Omega.
La cosa mi ha lasciata abbastanza WTF all’inizio, buttata giù così cruda, ma offre spunti molto interessanti che spero di aver reso nella mia distopia!
*Un esempio di successo. Sono davanti allo specchio nella mia camera e ripenso a quello che mi hanno ripetuto negli anni. Il maschio vincente, un esempio di eccellenza genetica.
Mi abbottono la camicia e lancio un’occhiata fuori dalla finestra. Attraverso le tende pesanti penetra uno spiraglio di luce che mi colpisce i pantaloni dell’uniforme. M’infilo anche la giacca, rossa come le nubi che nascondono il cielo, e mi sistemo il colletto. Oggi è il grande giorno.
Sento bussare alle mie spalle. “Sì?” domando a voce alta. La porta si apre e dallo specchio vedo entrare un Beta, impeccabile nella sua alta uniforme indaco.
“Vostra madre ha richiesto di voi, è ora.”
Lo ringrazio con un cenno del capo e esco dalla mia stanza. E’ una cerimonia ufficiale e so già cosa aspettarmi, mia sorella mi ha rivelato tutto un anno fa, poco dopo la sua iniziazione. Spendo una manciata d’istanti ad osservare il mio ritratto appeso davanti alla porta. Il pittore ha ingentilito i miei tratti e ogni volta che osservo la mia immagine distorta dai suoi occhi sento un brivido di rabbia scorrermi in corpo . Nella realtà le mie labbra sono più sottili, il naso più affilato, i miei capelli di un biondo più chiaro. Non vedo l’ora che quel dipinto sia sostituito da un ritratto più veritiero. Mi volto a sinistra e inizio a percorrere il corridoio. Il tappeto rosso sul marmo attutisce il rumore dei miei stivali da parata, fino al ginocchio. Sono più comodi di quanto immaginassi.
Due Beta sono di guardia davanti al portone della Sala Regale. Le loro uniformi indaco stonano con il vermiglio del palazzo - poveri fallimenti, e dire che alcuni condividono il sangue di mia madre…
Mi vedono e raddrizzano la loro postura, stringendo i moschetti che prima giacevano molli tra le loro braccia. Delusioni incapaci persino di apprezzare la disciplina che è stata donata loro.
Abbasso le maniglie del portone e faccio la mia entrata trionfale nella Sala Regale, un tripudio cremisi di uniformi. I Beta non sono ammessi alla cerimonia, questo è il momento dell’eccellenza. La Sala è ghermita da parenti e alti funzionari, più di tre generazioni di Alpha regnanti, tutti con un rosa color sangue appuntata sul petto.
Percorro il tappeto rosso e in fondo alla Sala, mia madre è sul trono. E’ la prima volta che la vedo in alta uniforme, con la fascia regale sulla giacca e gli stivali tirati a lucido.
“Benvenuto, Willem,” si alza dal trono e mi accoglie a braccia aperte. Questo abbraccio è una formalità, sono passati gli anni delle tenerezze materne, eppure sono felice che mi stringa.
Cingendomi le spalle con un braccio, si rivolge ai presenti. “Che la cerimonia possa avere inizio!”
Anche se la carrozza è veloce, sono in viaggio da minuti e l’orizzonte rimane vuoto. La polvere vortica nell’aria e occasionali rami secchi spezzano il paesaggio arido. Non sono mai uscito dalla tenuta von Brandt, ma sapevo che queste erano le condizioni della nostra terra. Il nostro regno è stato fondato sui resti della Quinta Guerra. Tempo fa c’era un fiume, nelle vicinanze, ma ho letto che ai nostri giorni il suo letto è a malapena visibile.
“Siamo quasi arrivati.” La voce del Beta cocchiere esce distorta dal piccolo altoparlante vicino al poggiatesta. “Principe, mi comunicano che nella base sono avvenute delle rimostranze.”
Avvicino il viso al microfono nel poggiatesta e premo il pulsante di comunicazione. “Spiegati,” ordino al Beta.
Un paio di secondi dopo, la sua voce distorta mi raggiunge. “Un Omega è fuggito.”
Mi sistemo meglio a sedere. Come ha osato ribellarsi quello scarto? Se non fossimo misericordiosi con la sua gente chissà cosa sarebbero costretti a fare per sopravvivere… nutrirsi di terra e radici. Siamo stati noi Alpha ad insegnare coltura ed allevamento a quegli scarti genetici.
“Cioè inammissibile.” E come hanno potuto quegli sporchi Beta abbassare la guardia? Quando mia sorella diventerà Regina le suggerirò di rivedere il loro sistema di disciplina. “Sprona i cavalli, dobbiamo raggiungere la base il più in fretta possibile.”
Il paesaggio sfreccia da dietro il finestrino, i vortici di sabbia dorata si confondono con le nubi cremisi. “Cosa avete intenzione di fare, principe Willem?”
Solo io posso cacciare quell’Omega ribelle, ed è quello che ho intenzione di fare. “Riportare personalmente il fuggitivo alla base.” Penserò a tempo debito alla sua punizione.
All’esterno la base ricorda un’enorme abitazione impolverata, miglia e miglia di mura e finestre, ma all’interno il rigore dell’organizzazione ha il controllo di una poesia. Ogni scarto genetico ha una stanzetta privata adiacente al campo in cui lavora, e ci sono delle stanze comuni nel quale spendere del tempo insieme. Ho dato solo un’occhiata all’ala dedicata agli Omega, il loro odore mi stordisce e mi devo controllare; al momento sono nell’ufficio personale del Beta che amministra la base, seduto al suo posto sulla scrivania. Tutto qui è essenziale e spartano, mi piace quasi di più dello sfarzo del mio palazzo.
“Abbiamo solo seguito i suggerimenti del nostro medico e lo abbiamo tenuto in isolamento per il tempo previsto,” si sta giustificando l’anziano Klug dai capelli bianchi ed i baffi dello stesso colore. “Non potevamo sapere dei suoi piani.”
“Il vostro medico è un Beta?” gli domando, incrociando i piedi sulla scrivania.
Klug si torce tra le mani il berretto indaco e annuisce. “Sì, principe, mio fratello è il medico della base.”
“Gli siano date cinque frustate oggi e venti la prossima sera.” Inammissibile, eppure von Klug è stato a capo della Sanità per anni, con risultati ineccepibili. “E perché l’Omega era stato messo in isolamento?” domando.
“E’ un elemento strano, principe. Non abbiamo riconosciuto l’origine del suo accento.” Klug appoggia il berretto martoriato sulla scrivania e si passa una mano tra i corti capelli bianchi. “Si spacciava per un Beta viaggiatore, finché non abbiamo scoperto la sua vera natura, pochi giorni fa.”
Quando è iniziato il periodo fecondo degli Omega. “E cosa ci fa uno straniero ancora vivo nel nostro regno?”
“Abbiamo chiesto direttive alla Regina prima di intervenire in qualsiasi maniera.” L’anziano annuisce e riprende a torcersi le mani. “Dopo essersi consultata con il medico di corte, la Regina ci ha ordinato di tenerlo in vita.”
“Capisco…” Deve aver ritenuto utile l’avere nuovi elementi genetici nel regno. Non posso darle torto. “Com’è possibile che sia scappato?”
“La sua conoscenza è superiore a quella degli altri Omega, è riuscito a produrre un’esplosione e fuggire.”
Sono colpito, gli Omega non dovrebbero avere conoscenza degli esplosivi. Deve essere un elemento interessante. “Non deve essere lontano.”
“No, principe.” Nonostante l’incidente appena avvenuto, Klug è un buon amministratore. Me ne ricorderò.
“Bene.” Mi alzo in piedi e mi liscio la giacca. “Tra dieci minuti voglio i due vostri migliori Beta alla porta, mi accompagneranno alla ricerca del fuggitivo.”
“Siete sicuro, principe, di voler uscire nel deserto senza un cavallo?”
Un lampo di rabbia mi fa contrarre tutti i muscoli del corpo. “Dubiti forse del mio essere Alpha?” ringhio, prima di superare Klug e raggiungere il corridoio a passo di marcia.
Il vento sferza la landa sabbiosa, sollevando nuvole dorate che oscurano l’orizzonte. Stringo gli occhi e mi concentro sull’olfatto. Nonostante l’odore arido di terra saturi l’aria, riconosco uno strano accento, il profumo animale di un Omega.
“Seguitemi,” intimo ai due Beta alle mie spalle, un uomo e una donna.
E così, il giorno della mia iniziazione, invece di selezionare gli Omega che mi accompagneranno per il resto della mia vita esploro le spaccature di un regno che non sarà mai mio. Solo se mia sorella morisse questa polvere diventerebbe mia, il potere sarebbe tutto mio, ma non posso nemmeno sperare in questa eventualità. C’è un motivo se la primogenita è lei e non io, non sono nato il migliore.
I due Beta mi seguono in silenzio, forse sono davvero i migliori del campo, nonostante l’aspetto giovane. I moschetti dietro alla schiena producono un cozzare metallico che con i nostri passi spezza quel silenzio grave della natura.
L’odore dell’Omega è appena percettibile in questo tratto; deve aver seguito un percorso meno lineare di quello che sto intraprendendo. Che abbia cercato di depistarci, tornando di continuo sui propri passi? Non può ribellarsi alla propria natura, non può nascondersi ad un Alpha. Il suo odore si fa gradualmente più forte, chissà se anche i Beta riescono a sentirlo? Percorriamo quelle che sembrano miglia e miglia tra la polvere, con il vento caldo che mi sfiora le guance. Ci stiamo avvicinando dei monti rocciosi; è ovvio che l’Omega si sia nascosto in una delle grotte aperte visibili anche da lontano.
Sollevo una mano in aria e mi volto verso i due Beta, che si fermano a loro volta, con i visi ed i capelli impolverati. “Quanto distiamo dalla base?”
La donna solleva un rilevatore di posizione appeso alla cintura e lo consulta. “Poco meno di due miglia, principe.”
Lancio un’occhiata alle grotte vicine. Ho la mia spada al fianco, ma essendo da parata è stata progettata per l’estetica, non l’offesa. L’Omega potrebbe attaccarmi con delle pietre dall’alto e in quel caso il rischio per me sarebbe troppo alto.
“Posso affermare con certezza che il fuggitivo si è nascosto là,” indico con un cenno del capo le grotte. “Tu, qual è il tuo nome?” domando al giovane uomo, poco più basso di me, ma ben più muscoloso - senz’alcuna armonia negli arti, né nei capelli rasati.
“Fritz Eisenberg, principe,” risponde impassibile, mantenendo il suo sguardo freddo di militare.
“Bene. Eisenberg, tu avrai il compito di andare in ricognizione. Sarai un minuto davanti a noi.” Mi rivolgo poi alla donna dalla lunga treccia bionda. “E il tuo nome?”
“Anne Fuchs,” solleva il mento con orgoglio, ma non appena incontra il mio sguardo china il capo, “principe.” Fuchs… è possibile che sia figlia di Alphonse von Fuchs, il Ministro dell’Istruzione?
“Hai munizioni leggere?” le domando. Klug mi ha riferito, prima di partire, di avermi assegnato la sua migliore tiratrice ed il suo miglior combattente corpo a corpo.
“Affermativo, ho colpi normali e antisommossa,” risponde Fuchs.
“Carica il moschetto con i secondi,” le ordino. “Tu resterai dietro di me e avrai il compito di stordire l’Omega in caso te lo richieda.”
Ho un piano ed un obbiettivo. Eisenberg mi fa un cenno affermativo con il capo e si dirige verso le prime rocce, con le ginocchia piegate e la testa bassa. La povere ci avvolge e dopo un po’ la sua uniforme indaco non è quasi più visibile. Fuchs carica il moschetto, dietro di me, e quando ha terminato seguo il primo Beta, con lei alle spalle.
Eisenberg si avvicina cautamente alle pendici e si china per raccogliere qualcosa da terra. Sassi? Una buona mossa. Ne lancia uno e aspetta prima di iniziare a risalire la via tra le rocce. L’odore dell’Omega si fa sempre più forte, deve essere lontano al massimo cinquanta iarde.
Con la coda dell’occhio scorgo un movimento e mi volto di scatto: un uomo sta correndo lontano, senza maglia. Ma certo!
“Fuchs!” ringhio, lanciandomi al suo inseguimento. Quell’Omega credeva di essere più furbo di un von Brandt? Deve essere stanco, è lento e mi sarà facile raggiungerlo. Più mi avvicino, più la sua immagine si fa chiara. Ha dei corti capelli del colore della terra smossa e la pelle da straniero, brunita da quello che nei regni lontani chiamano Sole. Indossa solo dei pantaloni di tela e delle scarpe malconce, non fatte per correre.
“Principe?”mi domanda la Beta ad alta voce, ansimando.
“No, sarò io a bloccarlo. Resta comunque pronta a colpire.” Con un ultimo scatto sforzo i muscoli delle gambe e porto la destra al fodero della spada.
L’Omega si è accorto di me, ma è ormai esausto, è solo la disperazione a nutrire i suoi nervi. Il resto accade in un attimo: sguaino la spada e lo supero, puntandogli contro il piatto della lama. Ha il viso arrossato e sudato, con ciocche di capelli impolverate appiccicate alle guance. Spalanca gli occhi e stringe i denti, senza cedere. “Hai un moschetto puntato contro, Omega,” grido.
La minaccia ha effetto: il fuggitivo solleva le mani in segno di resa e rallenta, per ritrovarsi la mia lama sulla gola.
“In ginocchio,” gli ordino, ma lui solleva il mento in segno di sfida.
Fuchs gli si avvicina silenziosamente da dietro e gli punta la canna tra le scapole. “Obbedisci al principe,” gli intima.
L’Omega fa una smorfia e s’inginocchia, senza che la mia lama o il moschetto della Beta si stacchino dal suo corpo. Mi squadra da capo a piedi, sprezzante, prima di sputarmi sugli stivali. “Principe, mmh?”
Mi stringo la cintura della vestaglia in vita e lancio un’ultima occhiata al bagno saturo di vapore. E’ piccolo e poco confortevole, anche se fa parte degli appartamenti Alpha nella base. E’ arrivato il momento culminante della mia iniziazione, la sera, e le mie mani tremano dall’attesa. Finalmente, dopo diciotto anni, posso comportarmi da vero Alpha, senza restrizioni.
Tornato alla base,poche ore fa, ho scelto i cinque Omega che mi accompagneranno per il resto della mia vita e saranno trasferiti al palazzo dei von Brandt; il primo è al di là di quella porta, legato come solo un fuggitivo si merita.
Abbasso la maniglia e l’aria più fresca della mia stanza mi solletica il viso, anche se quello che vedo mi provoca un brivido ben diverso. Luci soffuse, tappezzeria rosso sangue, l’ambiente non cessa di essere elegante pur risvegliando in me il desiderio di carne nuda. L’Omega è seduto sul letto a baldacchino, con le mani legate dietro alla schiena, e mi fissa con una smorfia divertita in viso.
“Come ti chiami?” gli domando, avvicinandomi a lui. Il suo odore mi fa venire l’acquolina in bocca, mi raggiunge dentro, richiamando il bisogno di stringere, mordere e controllare. Il suo sorriso si fa più ampio, ma non mi risponde. Spera di farmi infuriare? Concentro tutto il mio potere nella gola e ringhio: “Parla,” con la mia migliore voce da Alpha.
Lui apre la bocca per istinto, prima di richiuderla e stringere le labbra. Ha la schiena dritta e sta combattendo l’istinto di chinare il capo per compiacermi.
“Sai benissimo cosa accadrà, quindi perché non mi faciliti il compito?” Lo osservo mangiando ogni dettaglio di lui, le spalle larghe, i muscoli tesi delle braccia nude, le gambe nascoste dalla stoffa sottile dei pantaloni nuovi e le corde sul tappeto che gli assicurano le caviglie al letto.
“Quello che accadrà non è già scritto,” replica con tono insolente, fissandomi negli occhi.
“Non puoi tradire il tuo corpo.” Mi avvicino a lui e lo sento trattenere il respiro.
“Mente e corpo sono due cose separate, e do molto più valore alla prima.”
“Il tuo unico valore, se ne hai uno,” gli appoggio una mano sul petto e la faccio scivolare verso il basso, graffiandolo con le unghie, “è il tuo ventre.”
“Tu speri davvero che mi offra di mia spontanea volontà al principe del regno più arretrato di tutto l’Impero?” Lo spingo contro il letto e gli stringo una mano attorno alla gola, ringhiando. “Che c’è, la verità fa male?” continua.
“Non osare.”
La mia voce da Alpha lo fa esitare, gli fa abbassare lo sguardo, anche se si riprende poco dopo. “Un territorio inospitale, un’intelligenza militare assente - moschetti, principe, usate ancora i moschetti quando i vostri vicini hanno costruito metropoli.”
Stringo la presa sul suo collo. Il suo odore mi sta dando alla testa e mi appoggio contro di lui. La stoffa leggera della vestaglia mi sfiora ed è una distrazione sufficiente, per il momento. “C’è un motivo se non ci invadono, ed è il rispetto per la nostra integrità…”
“E’ pietà nei vostri confronti,” mi interrompe lui con il suo strano accento. “Il regno è una landa deserta, il sistema è arretrato, la vostra tecnologia è primitiva ed importata.”
“Come sei capitato qui, allora, straniero?” Gli scosto i capelli castani dal viso con la mano, per fissarlo negli occhi. Voglio che si pieghi a me, completamente. Voglio sentire le sue urla di scuse. Ora che lo osservo da vicino noto un accenno di barba sulla pelle brunita dal lavoro.
“Sfortuna.”
Il suo respiro ha il suo stesso odore e inizio a sfregarmi contro di lui, lentamente. “Spiegati.”
“Il mio cavallo si è imbizzarrito e ha distrutto metà delle mie fiale di ormoni.” Eppure i suoi occhi rimangono stretti e fissi nei miei, una sfida aperta. Se io non riesco a resistere a lui, come fa lui, al contrario, ad ignorami?
“Era così che hai ingannato la base?” Gli infilo una mano sotto alla schiena e gli torco le braccia in modo da poterle osservare.
“Ah!” geme di dolore prima di mordersi la lingua.
Gli passo un dito sulla pelle liscia, costellata di piccole cicatrici tonde. Si iniettava gli ormoni senza assistenza? Quest’Omega mi sembra diverso. E’ quasi intrigante parlare con lui, anche se ogni minuto che passa mantenere il controllo mi risulta più difficile. “Dove stavi andando?” gli domando.
“Stavo esplorando. Sono un viaggiatore.”
Gli lascio le braccia e lui inarca la schiena per rilassarle sotto il proprio peso. “Non più,” gli sussurro sulle labbra.
“Non illuderti, principe,” lui muove la testa di lato per sfuggire al mio bacio, “non mi piegherai mai.”
“Il tuo corpo cerca il mio.” Sforzi inutili. Riprendo a sfregarmi contro di lui e la cosa ha effetto, lo lascia per un momento senza fiato.
“Sì, questo è vero, ma la mia mente ha repulsione di te e di tutto quello che rappresenti.”
Non gli credo. Gli prendo il viso tra le mani e lo forzo a fronteggiarmi. “Sei uno degli Omega che ho scelto, non ti puoi ribellare.”
“Sogna, principe,” lui mi regala uno sguardo carico di disprezzo. Non ha capito niente, sono io a dover disprezzare lui, la sua condizione inferiore, non il contrario. “Potrai anche avermi, questa sera, ma sappi che sarà una violenza.”
“Tu mi vuoi,”gli mostro i denti prima di avventarmi sulle sue labbra e aprirle a forza. Anche se lui si ribella e cerca di colpirmi, ha le caviglie legate. Questo contatto umido e caldo è il preludio di ciò che entrambi vogliamo, finché un dolore acuto alla lingua non mi fa allontanare il viso dal suo. Il sapore del sangue si mescola al mio battito accelerato e alla febbre delle mie dita che lo vogliono.
“Ho disgusto e pena per te che cerchi di giustificarti.” Si volta e sputa sul copriletto. Quello è il mio sangue. “Ma dopotutto, non è quello che succede in questo regno? Voi Alpha siete figli della violenza.”
Sono stufo di questo chiacchiericcio. “Siamo esempi di alta eccellenza genetica,” inizio, “non…”
“Tenete gli Omega relegati nella loro ignoranza e questi sono felici se sono scelti dagli Alpha. Fate loro credere che è quello che si meritano per essere Omega.”
“Taci!” grido. La rabbia si mischia alle altre pulsioni, facendomi fremere dentro.
“Perché dovrei? Sei disgustoso, principe. Ti fa male sentire la verità, vero?” Gli afferro un passante dei pantaloni e strappo la stoffa sottile, gettandola alle mie spalle. Suo malgrado ha un’erezione, il bastardo. “Puoi sottomettere il mio corpo, solo quello. A fatica,” aggiunge con un sorriso vittorioso.
“Io sono un Alpha, devi obbedirmi.” Lancio un’occhiata alle corde che gli legano le caviglie. Sono invertite, mi basta farlo rotolare a destra per poterlo avere. Controllo a malapena i miei pensieri, il desiderio ribollisce in me, rosso come il sangue, rosso come questa stanza e le grida che riempiranno le mie orecchie.
“Io sono un uomo e come tutti ho una volontà che tu non puoi piegare.”
Non può nascondere le gocce che gli colano tra le gambe. “Tu mi vuoi.”
“Errato.” E riprende a parlare, a parlare, a sfidarmi! “Tu mi puoi avere contro la mia volontà, e anche se per proteggermi il mio corpo mi farà credere che sarà piacevole, sarà una violenza.”
“Un Omega non è niente se non sviluppa un legame con un Alpha, lo sai questo, vero?” è l’ultima cosa sensata che gli dico, prima di afferrargli le spalle.
“E tu credi che proverò qualcosa per te dopo che mi avrai violentato?” Ignoro le sue parole e lo faccio voltare a forza. “In effetti qualcosa lo proverò, sì. Odio,” prosegue, con la guancia sul copriletto.
Gli afferro i capelli e gli mormoro all’orecchio: “Non puoi ribellarti a me,” prima di affondare le unghie nella sua schiena.
“Ho la volontà per farlo. Mi hai fatto legare, principe, perché sai di non poter piegarmi.” Scivolo dentro di lui con una facilità che mi toglie il respiro e tremo, con gli occhi spalancati, tremo per il suo calore. “Fuori da questa stanza mi aspetta la morte.”
“Vuoi ucciderti? Te lo impedirò,” biascico mentre inizio a spingere e lui grida. Dolore, piacere? Non lo so, non m’importa. Il suo odore mi avvolge, il sangue mi pompa nelle vene e segue il ritmo del mio corpo.
“Vorresti farmi sopravvivere dopo aver negato la mia dignità?” Quelli dell’Omega sono rantoli, ad ogni singhiozzo si fa più stretto attorno a me.
Più veloce, di più. “Non puoi combattere il legame.” Ancora più veloce, finché tutto attorno a me esplode, rosso come il sangue, e raggiunge ogni muscolo, ogni capillare - sono un unico fascio di nervi perso nel piacere.
“Non esiste nessun legame…” l’Omega si contorce sotto di me con il respiro affannato e le lacrime che gli rigano il viso, “tra noi due.”
Rimango in silenzio dentro di lui, riprendendo fiato. Tutti gli anni d’attesa, tutta la frustrazione e non essere mai abbastanza, ne è valsa la pena. Sono inebriato dalla stanchezza che mi pervade, tutto in me formicola e l’odore dell’Omega mi fa sentire… a casa.
Passano minuti eterni o anni di presente e finalmente mi sollevo e mi siedo sul bordo del letto. Lui non ha finito di tremare e il copriletto sotto il suo viso è macchiato di lacrime.
“Qual è il tuo nome?” gli domando, accarezzandogli un braccio.
*“Alain!”
Linda, la mia seconda Omega, spalanca la porta della mia stanza, in lacrime.
“Alain è morto!”
Mi alzo dalla scrivania e corro da lei, che si copre il viso con le mani. “Linda, voglio che tu ti calmi.” Le appoggio le mani sulle spalle e lei prende un respiro profondo. Sa che non deve sforzarsi, per i prossimi mesi, nell’eventualità che porti un bimbo nel grembo. “Chi è Alain?” le domando.
Lei solleva il viso, senza guardarmi negli occhi. “Ma come, Alain, lui era il vostro primo Omega.”
Qualcosa dentro di me si frantuma nel momento stesso in cui Linda termina di parlare.
Vorresti farmi sopravvivere dopo aver negato la mia dignità?