[Vampirica] Capitolo Undici: Eram quod es, eris quod sum

Jun 29, 2012 20:03

Titolo: Vampirica
Titolo capitolo: Eram quod es, eris quod sum
Autore: 
reine_duvet
Fandom: RPF > One Direction
Personaggi: Zayn Malik, Harry Styles
Diclaimer: non è vero, non succederà mai, non rappresento le persone citate, le suddette non sono di mia proprietà, la storia non è a fini di lucro.
Genere: erotico, introspettivo, sovrannaturale
Rating: rosho
Avvertimenti: OOC, vamp!AU, lemon, slash, sangue, violenza
Conteggio parole: 2.995 secondo il contatore di Word.
Note: l’epitaffio iniziale significa “ero ciò che sei, diventerai ciò che sono”. Allegro!
Comunque, ho deciso di spezzare la fine in due capitoli. Quindi questo ed il prossimo, che arriverà il 7 o l’8 luglio, dato che finisco gli esami il 6 :D sta vertendo molto sull’azione… ma vabbeh, i vampiri senza azione non sono vampiri XD la parte iniziale è il prologo, leggermente modificato e con qualcosina in più. Appare anche Liam la mammina, mentre adesso il caro Zayn deve vedere se riesce ad applicare il concetto di amore di Harry. Ce la farà?


«Si sono messi a correre anche loro.»
Zayn sussultò, senza smettere di avanzare tra i tronchi spogli. Si era già beccato un ramo dritto negli occhi, quindi non si voltò per cercare Harry, che lo seguiva senza fare rumore. I vantaggi dei superpoteri da vampiro.
Quanto sangue aveva perso l’altro, prima, davanti all’hotel? Zayn non aveva nemmeno capito bene cos’era successo. Bang! Harry senza avambraccio. Lo show ideale dopo aver cenato.
«Cazzo» ansimò. Ormai non aveva più fiato. Continuava a correre alla cieca, tra gli alberi illuminati solo dalla luce della luna; un ramo basso gli graffiò una guancia - di nuovo - ma non si fermò.
Non ce la faceva più. Il cuore gli martellava nelle orecchie e la gola gli bruciava troppo, troppo… per quanto ancora sarebbe riuscito a scappare? Stava correndo ancora solo grazie al magico mix di adrenalina e taurina.
Sbatté la spalla contro un albero, strizzando gli occhi per il dolore. Non aveva visto nemmeno quello, merda! Una fitta acuta gli percorse il braccio, aggiungendosi a quelle delle gambe stanche.
«Chiedimelo.» La voce di Harry, bassa e roca, echeggiò tra i tronchi e le pietre «Zayn, basta chiedere. Ti aiuterò.» Trasformandolo in un allegro vampiro?
«Fottiti» fu la risposta. Non riconosceva nemmeno la propria voce, la gola gli bruciava troppo. Doveva fare una pausa.
Si appoggiò con la schiena all’albero contro cui era sbattuto e chiuse gli occhi. Stava ansimando, prima era pure caduto e il ginocchio gli faceva male, sembrava in fiamme. Non aveva controllato, ma era sicuro che i jeans si fossero strappati. Dannazione!
«Non c’è bisogno di essere scortese.»
Zayn si staccò dall’albero di scatto, barcollando. Non aveva bisogno del suo aiuto, anche se… non aveva idea di cosa fare. Riuscire a non farsi sparare, aiutare quel Liam che era stato catturato, fare quattro chiacchiere con Paul il supercattivo… e poi? Giusto, evitare di farsi vampirizzare.
«Comunque,» proseguì Harry «ti stanno raggiungendo.»
Zayn si trattenne dall’insultarlo di nuovo.
Non poteva correre, era troppo stanco. Non poteva nemmeno fermarsi, lo avrebbero raggiunto - ma non avrebbe mai accettato il suo aiuto. Era stato lui a fare lo stupido, a voler partecipare per forza in quella missione, e adesso gli toccava rimediare. O meglio, scappare per riuscire a sopravvivere.
Si guardò attorno. La luna nel cielo sembrava immensa, non l’aveva mai vista così grande. I rami nudi degli alberi graffiavano il cielo come artigli. Appoggiò una mano sul tronco, facendo un primo passo. Era lento, ma doveva muoversi.
I suoi occhi si erano abituati all’assenza di luce e lo aspettava un intricato labirinto di alberi spogli e rocce, perfetto per perdersi. Dannato, dannato Cheshire - molto meglio i lampioni ed i cassonetti di Bradford!
Continuò ad arrancare con le mani sollevate davanti a sé, per evitare i tronchi. Non sapeva come muoversi in quella dannata foresta. Alzò il viso per concentrarsi sullo scalpiccio alle sue spalle: merda, erano vicini.
«Un consiglio.» Tornò Harry. «Nasconditi.»
Zayn gli ringhiò contro, cercando con lo sguardo qualcosa, qualsiasi cosa.
I tronchi degli alberi erano troppo sottili - poteva sdraiarsi, ma se avessero puntato la torcia sulla sua felpa rossa lo avrebbero fregato. Lo avrebbero fregato comunque, bastava lo scricchiolio delle foglie per rivelare la sua presenza.
«Dannazione.» Si guardò dietro le spalle; non riusciva a capire quanto fossero lontani e questo non stava migliorando la situazione. Appoggiò il piede alla cieca davanti a sé, su una roccia.
«Attento…»
Mulinò le braccia nel vuoto, con il cuore in gola. Era in aria. Stava cadendo.
Fece per urlare quando la mano fredda di Harry gli tappò la bocca e il suo braccio gli avvolse le spalle, impedendogli di cadere.
«Mollami!» sibilò.
In un battito di ciglia si ritrovò solo. Forse doveva iniziare a considerare l’altro un problema.
«C’è un ammasso di rocce pochi metri alla tua destra.» La voce di Harry sembrava divertita. «Potrai nasconderti lì.»
Le mani gli tremavano e aveva ancora il respiro affannoso. Era solo - e forse poteva fidarsi. L’aveva fatto in tutti quei giorni, poteva sforzarsi di farlo anche in quel momento.
Tornò ad avanzare, appoggiando una mano sul ginocchio. La stoffa dei jeans era umida e fredda.
Sangue, perfetto.
Le scarpe pesanti dei suoi inseguitori battevano sulla roccia con forza e annunciarono il loro arrivo. Erano passati alla modalità “chissenefrega della segretezza” e questo non poteva che essere un male, per lui.
Le rocce che lo dovevano nascondere spiccavano nella notte, chiare e pulite, sistemate in maniera ordinata e vagamente artificiale. La loro superficie era grezza e le punte aguzze avevano un che di minaccioso. Quel posto era un’autentica calamita per lo sguardo e lui non era certo scemo. Lo avrebbero trovato e lo avrebbero sbattuto dalla polizia, se si fossero accorti che lì di vampiro ce n’era solo uno. Non avrebbe potuto fare o dire nulla per difendersi.
«Quanto sei difficile!» tornò la voce.
Zayn si sentì tirare per un braccio e si ritrovò seduto sullo strato di foglie secche del bosco, con una mano fredda sotto il ginocchio. Anche al buio intravide gli occhi verdi dell’altro, i suoi ricci castani ed il sorriso deliziato sul suo volto. Si stava divertendo, si stava divertendo quel bastardo!
«Ho detto che non voglio il tuo aiuto, Harry.»
Questo mostrò i canini appuntiti. «Troppo tardi.» Ma invece di azzannarlo, tornò in piedi e gli diede le spalle. Un secondo dopo la luna illuminava la sua figura lontana. Oh, si stava divertendo con la supervelocità?
Il rumore di uno sparo gli fece trattenere il respiro, ma Zayn non urlò. Attirare l’attenzione su di sé mentre Harry stava facendo da esca sarebbe stato troppo da idioti.
Erano finiti in una piccola radura e anche se era buio, Zayn poteva indovinare cos’era successo: uno di quei vecchi con il fucile aveva sparato all’altro, che aveva incassato senza battere ciglio.
«Capisco che siate sotto pressione» come faceva Harry a parlare con così tanta calma ad un gruppo di psicotici che lo voleva morto? «ma vi ho promesso il mio aiuto, ricordatelo.»
Zayn si sporse da dietro le rocce per osservare meglio. Per un istante gli era balenata in mente l’idea che Harry li uccidesse tutti, spezzandoli come ramoscelli, poi si era ricordato degli ostaggi assieme a Liam. Harry voleva salvare sia il suo amico che gli altri umani - e gli avrebbe dovuto spiegare come un vampiro riuscisse ad essere un ostaggio, con tutti quei superpoteri.
Un uomo basso e tarchiato spuntò dagli alberi, guardandosi attorno.
«Ha un cazzo di kalashnikov!» sibilò Zayn con voce strozzata. Uno di quelli che prometteva una doccia di proiettili. Cazzo! Si tappò la bocca e cercò di regolare il respiro.
Prima che l’uomo riuscisse a sparare, però, Harry si portò dietro alle sue spalle. Con un unico movimento del braccio calò la mano come un’ascia e colpì la nuca dell’uomo, che cadde a terra come morto. Zayn aveva gli occhi tanto spalancati da fargli quasi male. Harry non l’aveva ucciso, vero? No, aveva fatto qualcosa per farlo svenire, forse. Forse.
La radura era tornata vuota: Harry si era nascosto.
«Invertire i ruoli non è una cosa che mi dispiace, vi avviso» risuonò tra gli alberi. Quindi aveva intenzione di metterli KO tutti? E perché non l’aveva fatto prima?
Stupido buio e stupida foresta. Spari troppo vicini per i suoi gusti, borbottii troppo lontani ed incomprensibili; Zayn rimase immobile per minuti, cercando di immaginare cosa stesse succedendo. Ogni tanto dei fruscii lo facevano trasalire, mentre si stringeva a quelle rocce aguzze come se fossero uno scudo. Contò altri tre tonfi di uomini a terra prima che Harry comparisse tra gli alberi, grondante di sangue.
«Ora sei al sicuro.» Anche se era lontano, Zayn riusciva a vedere il suo sorriso. Si alzò in piedi e si ritrovò le gambe indolenzite. Si spazzolò le foglie dai jeans prima di raggiungere l’altro a passo di marcia. Tutto quello iniziava a diventare troppo.
«Il contratto» gli puntò l’indice contro il petto «non prevedeva questo!»
Harry si leccò le labbra ed il suo sorriso si fece ancora più ampio. «Contratto?» chiese con educata incredulità.
«Hai capito benissimo» ribatté Zayn, pungolandolo con l’indice. «Dovevo vivere da te come un mantenuto e alternare le scopate, non…» prese fiato «vederti senza braccia o con un buco in fronte. Ricoperto di sangue dopo aver messo KO quattro vecchi.»
«Questo l’hai deciso tu, però.» Harry gli cinse i fianchi e lo fissò negli occhi.
«Non dovevo nemmeno venire a farmi ammazzare in una foresta per liberare un tizio che non conosco» snocciolò Zayn tutto d’un fiato, con gli occhi stretti.
«Però l’hai fatto. Per me.» L’altro gli sfiorò il naso con le labbra e lui abbassò l’indice, ancora puntato. «Ti amo anche per questi tuoi discorsi insensati.»
«Sì, lo sapevo già» sbuffò Zayn. «Sbaglio o non abbiamo tempo per le smancerie?»
«Sei stato tu ad iniziare» gli ricordò Harry, sciogliendo la stretta. «Seguimi.» Si guardò attorno ed iniziò a camminare, scendendo il piccolo pendio ricoperto di foglie secche. Zayn lo imitò, facendo attenzione a dove metteva i piedi. Non gli piaceva quella foresta, si era già distrutto il ginocchio e graffiato il viso.
L’altro si avvicinò al corpo del primo uomo a cui aveva fatto perdere conoscenza e si accucciò vicino.
«Che stai facendo?» domandò Zayn, mantenendosi a distanza.
«Sto cercando un’arma che possa essere adatta a te» spiegò Harry. «E ho bisogno di nutrirmi.»
…giusto. Lui non poteva continuare a fargli da spuntino e sperare di non crollare.
Zayn avrebbe voluto dirgli che lui non aveva mai tenuto in mano una pistola - o peggio, un mitra - ma si trattenne. Avrebbe perso un sacco di punti.
Harry impugnò il kalashnikov e gli lanciò un’occhiata. L’arma riluceva alla luce della luna come una strana scultura, non sembrava nemmeno uno strumento di morte.
Morte.
Quella parola lo colpì come uno schiaffo. Lui poteva morire. Si ritrovò un sorriso nervoso sulle labbra: non ci aveva davvero pensato, ma quello era un mitra che usavano per ammazzarsi in giro per il mondo ed Harry lo stava valutando con sguardo serio.
Lo appoggiò a terra e tornò a frugare l’uomo stordito. Zayn sentì un bisogno impellente di chiedergli: «Non sono morti, vero?»
Harry sfilò una pistola dalla fondina alla cintura dell’uomo. Era piccola e sembrava leggera. «Ovviamente no» gli rispose, aggrottando le sopracciglia. Fece qualcosa di strano che al buio Zayn non riuscì a distinguere e tirò fuori il caricatore dall’impugnatura. Come diamine faceva ad essere così esperto? Lui non ne sarebbe stato capace nemmeno alla luce del sole. «Questa è perfetta.» Ricaricò l’arma e la porse a Zayn.
«Hai messo la sicura?» chiese lui, avvicinandosi. Sembrava una di quelle situazioni da film, solo che quando strinse la pistola, questa era pensante e vera. Non avrebbe sparato pallini gialli. Quei proiettili potevano uccidere. Lui poteva uccidere.
Si sentiva lo stomaco annodato.
«Sì, così eviterai di colpirti accidentalmente. Sai come si utilizza, vero?» Harry si scostò i capelli dal viso.
“No” sillabò Zayn, fissando l’arma nelle sue mani. Harry gli stava chiedendo di uccidere.
Uccidere.
Morte. Inferno. Paradiso. Cadavere. Sangue. Sepoltura.
Troppe, troppe brutte immagini gli si affollavano in testa.
«Tolgo la sicura e premo il grilletto» disse. Lo aveva visto nei film, no? Era abbastanza semplice. Poteva farlo.
«Esatto.» Harry tornò a fissare l’uomo.
Quindi era questo che lui intendeva con il “ti amo”. Ucciderò per te, ti farò uccidere per me. Era… troppo. Era estremo. Non era tenersi la mano tra i cuori ed i fiorellini, era una foresta buia ed una pistola. Lui lo ricambiava così tanto? Poteva tirarsi indietro? No. Però potevano anche convincere Paul, no? Senza spargimenti di sangue. Potevano liberare gli ostaggi e tutto sarebbe andato bene, con Liam ad aiutarli. I suoi pensieri erano tutti incasinati.
Harry affondò il viso nel collo dell’uomo e Zayn ripose l’arma nella tasca dei jeans, davanti. Sembrava che la foresta amplificasse gli schiocchi umidi di Harry, mentre si nutriva di quello psicotico che lo voleva morto.
«E’ buono?» Sollevò il viso per guardare la luna. Non gli diceva nulla, esattamente come tutte le altre notti, quindi non si era trasformato in un essere disgustosamente romantico come l’altro, eppure era… geloso? Un po’? Harry si era sempre nutrito di lui, dopotutto - era una cosa così idiota. Si sentiva messo da parte, anche se fare un’altra volta da spuntino lo avrebbe fatto stare male.
«In confronto a te è disgustoso.» Harry tornò in piedi e si pulì la bocca con la manica del maglione. Un principino come lui che faceva così? Forse era vero. Zayn si maledisse mentalmente: era felice di essere il suo spuntino preferito. Si faceva schifo da solo.
«Ora possiamo andare.»
Però, però… c’erano ancora tante cose che non sapeva di Harry - ed era convinto che non gli sarebbero piaciute per niente.
Lo superò, mettendosi proprio davanti a lui.  Harry gli sorrise. «Cosa?»
Lui lo guardò con una smorfia. «Dove hai imparato tutte quelle cose sulle armi da fuoco?» Lo voleva sapere, anche se dovevano sbrigarsi.
«Ti ho turbato?» Harry inclinò il capo. «Mi dispiace.»
No, non era turbato. Era curioso ed un po’ sconvolto, ed aveva ancora quella cazzo di leggera, leggerissima, quasi insignificante gelosia che lo agitava - quindi sì, era turbato. Merda.
«Dopo duecento anni di vita sono cose che è necessario sapere. La Grande Guerra non ha risparmiato i miei simili. Nei conflitti su scala mondiale è naturale chiedere il supporto di quanti più possibile» spiegò Harry.
Zayn continuava a dimenticarsi dell’età dell’altro, di tutto quello che aveva fatto prima di conoscerlo. Harry aveva partecipato alle Guerre Mondiali… la morsa al suo stomaco si strinse. Si ricordava troppo bene le immagini in bianco e nero dei documentari sui reduci mutilati, sui campi di sterminio, sulle trincee. Gli scorrevano in mente le fosse di fango, le nuvole di gas e le mani scheletriche dei bambini, i sopravvissuti con i visi spaccati e i gerarchi in uniforme.
Però gli inglesi erano sempre stati i buoni.
«Zayn, sono cose che non vuoi conoscere.»
Lui annuì. Sì, non ne voleva sapere niente, per quella notte. In futuro sicuramente, ma quella notte doveva fidarsi di lui.
«Il tuo cuore mi chiama, batte così forte…» Harry gli appoggiò una mano sul petto. «Hai paura?» gli bisbigliò.
Zayn prese un respiro profondo e sollevò il viso. «No, ti pare?»
Sì, invece.
* * *
Si fermarono davanti ad una costruzione in muratura, con delle lampade accese nonostante l’interno buio. Luce, finalmente! Tutto quell’oscurità gli metteva ansia, soprattutto perché non poteva proteggere contro un vampiro e la sua supervista.
«Cos’è questo posto?» chiese. La pistola in una tasca e l’accendino nell’altra erano sempre più pesanti, o forse era lui ad essere sempre più stanco.
«Una vecchia costruzione abbandonata. Paul ci sta aspettando, a quanto pare.»
«Merda» aggiunse lui. «Che facciamo, ci dividiamo per cercare il tuo amico Liam?»
Harry aggrottò le sopracciglia. «Zayn, dividerci sarebbe l’idea peggiore che potremmo attuare.»
…giusto.
«Anche perché so dove sono rinchiusi gli ostaggi. Seguimi.»
Avevano attraversato la foresta in silenzio e Zayn ne aveva approfittato per calmarsi un po’. Aveva cercato di convincersi che con la diplomazia si potesse risolvere tutto - e non ci era riuscito perché era impossibile che la nottata terminasse in modo pacifico. Che enorme merda. Niente training autogeno, aveva davvero bisogno di un analista.
Fecero il giro dell’abitazione, con i vetri rotti alle finestre e la porta sfasciata. Da lontano sembrava quasi in buono stato, o forse era quel buio insopportabile che lo aveva ingannato.
«Harry…!»
Zayn tese le orecchie e portò la mano alla pistola. Era una voce maschile che non conosceva e sembrava venire poco avanti a loro.
«Non ti allarmare, è Liam» lo informò l’altro.
Si rilassò. Sì, in effetti Paul il cattivissimo non poteva essere così scemo da chiamarli, anche se probabilmente era abbastanza intelligente da aver preparato una trappola. Ecco, era meglio non pensarci.
Una lampada elettrica illuminava le foglie secche ed il muro scrostato. Delle sbarre di ferro si conficcavano nel terreno per proteggere la finestra di un interrato.
Harry si accucciò davanti alle sbarre e sorrise. «Salve.»
Nella penombra della stanza spuntò un ragazzo che doveva avere la loro età, con i capelli castani arruffati e il viso sporco di terra. «Harry! Come stai?» Delle occhiaie violacee gli cerchiavano gli occhi ed i bei tratti del viso sembravano tirati. Aveva fame.
«Non sono io il prigioniero.» Harry alzò gli occhi al cielo.
«No, un attimo» intervenne Zayn. «Cosa cazzo ci fa un vampiro in gabbia?» esclamò.
Non aveva senso! Liam poteva piegare quelle sbarre come burro ed uscire. Si era aspettato qualcosa di spettacolare, come una prigione di fuoco per contenerlo, ma… era una semplice cantina.
«Tu devi essere Zayn.» Liam sporse una mano tra le sbarre per stringergliela. Sì, lui era Zayn e quello era fuori come un balcone. Si chinò per rispondere al saluto, dato che inginocchiarsi sulle foglie con un ginocchio distrutto non era il massimo.
«Beh, non posso uscire» aggiunse Liam, grattandosi una guancia. «Nel senso, non posso distruggere le pareti. Sono collegate ad una carica di esplosivo.»
«Come immaginavo» commentò Harry.
«In parole povere?» domandò Zayn. Si sentiva ritardato a non capire.
«Basta una vibrazione più alta della soglia prestabilita ed esplode tutto» spiegò Liam senza perdere il leggero sorriso. Era contento di vederli? Bene, ma stava pur sempre parlando di morte. Quell’espressione beata era inquietante. «Questa stanza, quella degli altri umani e la casa. Baboom!»
Esplosione… con fuoco. Ahia. Ok, aveva capito perché Liam se ne stava buono lì.
«E’ un problema abbastanza rilevante, anche se adesso dobbiamo metterlo in secondo piano» disse Harry, tornando in piedi. «Dobbiamo scovare Paul prima dell’alba.»
Cazzo, era vero, c’era anche il piccolo problema del sole che avrebbe abbrustolito Liam. E lo stesso Harry. Pure Paul, però.
«Quando è finito tutto mi spieghi perché sei venuto a farti catturare, va bene?» chiese Zayn al vampiro intrappolato. Sembrava davvero simpatico, ma aveva un’aria ingenua tutta naturale.
«Quando deve prenderlo in giro, Lou lo chiama “mammina”» intervenne Harry.
«Lou esagera» sbuffò Liam.
«A volte credo di no.»

pg: zayn malik, pairing: slash, pg: harry styles, pg: liam payne, fandom: rpf, !fanfiction, fandom: one direction, warn: blood

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