Freckles

Jul 23, 2011 00:54

Titolo: Freckles
Autore:  reine_duvet
Fandom: originali
Personaggi: Damien Harmon, Russell T. Smith Jr, Nikki
Genere: erotico, introspettivo, slice of life sul disilluso potente
Rating: R/Arancione/nc17
Avvertimenti: slash, lemon
Conteggio parole: 2.000 circa
Note: scritto per il prompt "prostituzione maschile" di gondolin_maid per la Sagra del Kink di kinkmemeita. Diciamo che il protagonista è uno stronzo senza pari, sì, però è esilino e caruccio. E sta sotto. E' la prima volta che tratto di scene lemon così, sono andata tanto male? Spero ti piaccia! :)



Ogni volta che Damien trascinava una sedia in bagno, quella stanza minuscola e piuttosto squallida con una luce minuscola che rifletteva fasci striati di luce sulle piastrelle bianche, era felice.
Sorrideva davvero nel prendere uno specchio dall’armadietto di legno traballante e raccogliere la trousse con i trucchi da terra, prima di appendere lo specchio alla maniglia della finestra e sedersi.
Con in grembo quella piccola borsa che odorava di phard e acetone si specchiava e si beava nell’ammirare quello che in fondo nient’altro era che un ghigno.
Anche quel pomeriggio indossò la fascetta che impediva ai capelli rossicci di finirgli in viso e si guardò negli occhi.
Damien amava guardarsi, amava accarezzare con il dito piano la sua immagine riflessa, gli occhi verdi.
Spostò l’attenzione sul naso vagamente importante costellato di lentiggini -tutto il suo corpo era percorso da lentiggini disgustose, lo rovinavano.
I baci del sole le chiamavano alcuni -cazzate.
Corrucciò le sopracciglia pescando dalla trousse la crema idratante e versò il fluido bianco sulla mano, appoggiando il flacone a terra.
Ogni volta che un numero sconosciuto lo chiamava -ogni volta che un nuovo cliente lo scopriva- Damien cercava sempre di prepararsi al meglio e quel giorno non fece eccezione, massaggiando piano la pelle per far assorbire la crema.
Prestò particolare attenzione alle labbra, troppo sottili per i suoi gusti, accarezzandole piano con lenti movimenti circolari prima di prendere il fondotinta.
Non era troppo forte, anzi, era molto simile al suo colore di pelle.
Semplicemente odiava davvero le sue lentiggini; non poteva nascondere quelle del corpo ma almeno per il viso poteva rimediare.
Dopo aver ottenuto un risultato soddisfacente si fissò ancora negli occhi, ripulendo le mani su un fazzoletto dentro la trousse ed iniziando a rimuovere la crema dalle ciglia.
Non aveva voglia di giocare molto con i trucchi quel giorno così si limitò a tirare fuori un lucidalabbra trasparente e passarlo sulle labbra, facendole sporgere in modo da farse sembrare quasi grandi abbastanza.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca e controllò l’ora: le tre. Bene aveva ancora cinque minuti.
Si rialzò dalla sedia e lasciò il bagno così, chiudendo la porta a chiave, poi girò subito a destra per entrare in camera.
L’unica cosa di valore in quella casa a parte le camicie spiegazzate che formavano una montagna accanto al letto era la specchiera, così grande da prendere quasi un’intera parete.
Damien si osservò compiaciuto, così magro da essere quasi ossuto.
All’inizio non era così.
All’inizio aveva quasi i muscoli -cosa gli servivano i muscoli se doveva solo stare fermo e gemere a comando? Nulla.
Mangiare non era nemmeno così necessario dopotutto.
Sistemò la camicia a righe nei pantaloni bianchi e controllò il retro delle scarpe, pulite e senza segni di usura.
Amava farsi trovare semplicemente perfetto.
Uscì dalla camera e chiuse anche quella porta a chiave, confinò tutto il disordine in quell’unica stanza.
Dopo aver controllato la sala -sobria ed impersonale- e la cucina, semplice e luminosa come il resto della casa, si decise a riporre il mazzetto di chiavi dentro il sottovaso dell’unica pianta di tutto l’appartamento, un narciso che illuminava il muro dietro sante con riflessi dorati.
Con due ampie falcate raggiunse la porta e l’aprì, uscendo nel corridoio freddo di quel condominio di periferia da quattro soldi.
Controllò nuovamente l’ora e sentì un rumore di passi farsi sempre più vicino, dalle scale.
Si appoggiò casualmente al muro e due secondi dopo lo vide, in giacca e cravatta, alto ed imponente.
Le sue spalle erano assurdamente larghe, di certo aveva le spalline imbottite.
Dimostrava sì e no trent’anni ma Damien era certo ne avesse almeno cinque di più, non ricordava bene.
Curati ricci neri, occhi scuri che lo osservavano mentre muoveva gli ultimi passi avvicinandosi a lui, stringeva persino una valigetta in mano, da perfetto uomo d’affari.
-Russell.-, si presentò porgendogli la mano e Damien non riuscì a fare a meno di sorridere.
-Damien.-, si presentò a sua volta, guardandolo dal basso.
Era uno degli uomini più alti che avesse mai incontrato.
-Sei maggiorenne, vero Damien?-, si assicurò l’uomo abbassando il capo per fissarlo e lui sbatté gli occhi un paio di volte -funzionava sempre.
-Ho diciannove anni, Russell.-, rispose ammiccando ed aprendo la porta.
Lo fece entrare per primo e si ritrovò a ghignare mentre gli osservava il sedere, esattamente come piaceva a lui, vagamente tondo.
-Dopo posso appoggiarla?-, gli chiese Russell sollevando la valigetta e Damien lo guidò in cucina, indicandogli con un ampio gesto della mano il tavolo.
Russell l’appoggiò dove indicato e si voltò per fissarlo.
-Li vuoi subito i soldi?-
-Ovviamente.-, soffiò Damien con un sorriso angelico, quello da ragazzino innocente.
Funzionava sempre.
L’altro tirò fuori dalle tasche tre biglietti da cinquanta dollari tenuti insieme da una clip e li porse davanti a sé prima che Damien li prendesse e gli restituisse la clip.
Era di cattivo gusto controllare fossero veri -ma poteva fidarsi di quel Russell T. Smith Jr.
Aveva già controllato nome, età e credit score, tutti perfetti ovviamente.
Mise in tasca i soldi e fece cenno all’uomo di seguirlo, attraversando la sala e arrivando davanti ad una porta bianca come le altre.
-Devo ricordarti le regole?-, gli chiese inclinando il capo e Russell non rispose, stringendo le labbra.
Sì, Damien aveva delle regole.
-Niente morsi e niente succhiotti. Niente che lasci il segno.-, elencò rapidamente, -Una volta entrato non ti restituirò i soldi. Se hai richieste particolari falle ora.-
-Protetto… vero?-
Damien ci mise un po’ ad afferrare.
-Ovviamente. Sarebbe estremamente spiacevole prendere l’AIDS, sai.-, ammiccò con una smorfia, -Altro?-
-Puoi chiamarmi Russ?-
Che carino, voleva usare il soprannome.
Damien lo concesse con un cenno.
-E… puoi farmi male?-
Si ritrovò di nuovo a sbattere gli occhi senza capire.
-Graffiarmi e mordere.-, spiegò Russ impassibile.
-Ti piace violento.-, con un ghigno Damien aprì la porta e furono investiti da una luce quasi irreale: aveva scelto quella stanza apposta per l’atmosfera suggestiva.
Accese la luce e si avvicinò alla grande vetrata per abbassare la grande tapparella con un click del pulsante.
La stanza cambiò aspetto in una manciata d’istanti: scura, dorata, il grande letto matrimoniale al centro troneggiava ricordandogli perché era lì.
Russell era ancora in piedi accanto alla porta, non si era mosso in realtà
-Spogliati.-, gli ordinò Damien e questo obbedì, sciogliendo il nodo della cravatta mentre lui apriva un’anta dell’armadio e rivelava diversi appendiabiti ordinati, portacravatte e addirittura dei cassetti per eventuali gemelli.
Da quando un cliente si era lamentato della loro mancanza Damien ci teneva molto a mostrarli, a far vedere quanto fosse organizzato e metodico, quando quella stanza fosse diversa dalla propria, chiusa a chiave, sommersa di camicie.
Russell si spogliò lentamente, sistemando ogni indumento nell’armadio finché non rimase in slip.
Slip! Damien si trattenne dal ridergli in faccia.
Oltre ad essere alto aveva anche l’aria di essere pesante.
Quei pantaloni eleganti e la camicia nascondevano un fisico ben modellato -andava palesemente in palestra, braccia, torace e gambe lo dimostravano.
Ora l’uomo lo guardava come se aspettasse un ordine, un comando a muoversi.
-Vai sul letto.-, gli chiese Damien e Russell obbedì, sedendosi in modo composto.
Non mostrava il minimo segno d’eccitazione, come sempre, come ogni cliente.
Quello era compito suo.
Chinò il capo e sporse appena le labbra nel percorrere con le mani le asole della camicia, estraendola dai pantaloni.
Si mise a sfilare bottone per bottone con estrema lentezza, scoprendosi pian piano.
Sentì Russell muoversi sul letto ed intuì di star facendo correttamente.
Raggiunto l’ultimo bottone si sfilò la camicia con un gesto fluido, lasciandola scivolare casualmente a terra.
Si tolse le scarpe, allentate apposta per facilitarlo e senza calze e le nascose sotto il letto, sbottonando anche i jeans ed abbassando la zip.
Era l’unico rumore in quella stanza a parte le gambe di Russell che scivolavano sulle coperte morbide.
Rimasto in boxer, stringati ed attillatissimi, Damien raggiunse l’uomo sul letto e infilò una mano sul cuscino per estrarre senza imbarazzo un preservativo.
Gli slip dell’altro riuscivano a malapena a contenere la sua erezione ma lo ignorò, appoggiando la confezione sul letto e infilando le dita sotto l’elastico dell’intimo.
-Allora Russ.-, calcò bene il nome, rivolgendogli un’occhiata dal basso, a capo chino, -Mi vuoi?-
L’altro non rispose, stringendo il labbro inferiore trai denti e facendo scorrere i suoi occhi sul corpo di Damien.
-Lentiggini.-, notò con voce scura prima di socchiudere appena gli occhi, -Sì.-, aggiunse in riposta.
Damien fece scorrere via i boxer, ammiccando.
Era in ginocchio e scivolò a sedere aprendo le gambe e inarcandosi appena.
-Fammelo vedere allora.-
Russell si avvicinò con le labbra schiuse, mostrando appena i denti ma Damien recuperò in fretta il preservativo.
-Prima questo.-, sussurrò inclinando il viso e appoggiando il mento su una spalla e l’altro rimosse velocemente l’intimo, lanciandolo contro l’armadio.
-Sei già…-
-Pronto, sì.-
Anche se era il suo lavoro cercava di limitare al minimo le intrusioni, solo l’essenziale.
Lasciarsi andare non era nel suo stile. Lui era sempre padrone della situazione, anche quando faceva il piccolo ragazzino innocente che si metteva carponi sul letto per aprire le gambe e guardare Russell dalla spalla, lanciandogli una delle sue occhiate preferite che aveva imparato esercitandosi, quella maliziosa ed inconsapevole.

Se c’era una cosa che aveva imparato in quasi due anni di attività era la predilezione degli uomini maturi che lo frequentavano per la sua vocalità.
Damien non era certo di avere una bella voce, ma un giorno per curiosità si era registrato durante le esercitazioni per i gemiti e riascoltandosi gli erano venuti i brividi.
Era sporco, voglioso, spinto, sembrava che la gola esprimesse tutto quello che il suo corpo non potesse manifestare -eppure era così finto.
Soldi facili, nuove camicie, l’affitto pagato e la TV a pagamento, ecco quello che gli procuravano quei gemiti.
Russell borbottava qualcosa tra sé mentre spingeva dentro di lui, sembrava quasi pregare.
L’aveva fatto girare per guardarlo in viso eppure ora teneva gli occhi chiusi -ma Damien si era ricordato della sua richiesta, con una mano curava la propria erezione mentre le unghie dell’altra erano conficcate nella spalla dell’altro, la pelle profumata di colonia che gli dava quasi la nausea.
Non l’avrebbe assolutamente morso.
Le spinte di Russell erano scoordinate, sembrava quasi un verginello alla prima esperienza mentre gli causava più dolore che piacere, gli sosteneva il collo con una mano e ogni tanto stringeva troppo quasi fino a fargli male.
-Nikki.-, fu la prima singola parola che Damien riuscì a capire di quel salmodiare e nonostante fosse abbastanza distratto dalle scosse che gli pervadevano il corpo era ancora abbastanza lucido da disprezzare quel Russell.
-Russ…-, mugolò accontentandolo.
Doveva essere uno di quei falliti che morivano dietro una persona e non avevano abbastanza fegato per dir loro chiare e tonde come stavano le cose.
-Nikki.-, ora la voce di Russell era più ferma e le spinte inizarono a diventare regolari, a fare ancora più male mentre Damien si limitava ad aggrapparsi all’altro, la schiena che iniziava ad essere sudata.
Venne con un grido, sconnesso e gutturale in cui Damien riconobbe ancora quel nome, Nikki.
Boccheggiando Russell si allontanò da lui, crollando sul letto con il viso affondato nel cuscino, come se si vergognasse di quello che aveva appena fatto, lasciandolo lì insoddisfatto.
Clienti egoisti, esistevano anche loro -dopotutto lui non era lì per dare piacere a sé stesso.
Venne con un altro paio di colpi, rotolando giusto in tempo per sporcare la coperta ed evitare un disastro maggiore, un’esplosione nel suo corpo che raggiunse ogni cellula, facendolo tremare e soffocare un gemito più sincero degli altri.
-Scusami.-, bofonchiò Russell appena udibile.
-E di cosa?-, gli chiese Damien risollevandosi.
Si accorse solo in quel momento che la spalla sinistra dell’uomo recava i segni delle sue unghie e stava addirittura sanguinando, le bolle scure già quasi rapprese.
Non ricevendo risposta lo squadrò meglio, in attesa.
-Per Nikki.-
Che tenero, era uno di quelli con il senso di colpa fulminante.
Era lo stesso carino che si preoccupasse dei suoi sentimenti, come se per fare quel lavoro non si dovesse avere ben chiara la differenza tra sesso, amore e l’occasionale accoppiata dei due.
-Russ, hai pagato per il sesso, non la psicanalisi.-, gli ricordò con voce angelica.
Odiava consolare qualcuno -odiava anche essere messo da parte in favore di qualcun altro.
Era bellissimo Damien, no?
-Capisco.-
-Quindi vai da questo Nikki e fai esattamente come hai fatto con me.-, gli consigliò prima di mettergli una mano sul fianco e farlo girare.
Gli sfilò il preservativo senza vergogna e lo buttò nel cestino dietro alla testiera del letto.

Si chiamava Damien Harmon, quel giorno aveva guadagnato centocinquanta dollari e aveva pure ricevuto un buffetto sulla testa da Russell e i suoi ringraziamenti.
Nemmeno quella sera avrebbe cenato, squadrando critico le lentiggini sulle braccia illuminate dalla TV, quasi coperta dal suono della lavatrice.
Come sempre la camicia usata era stata appallottolata e gettata nel mucchio in camera, come sempre aveva aperto le due porte dell’abitazione chiudendo quella del lavoro, l’ufficio la chiamava.
Era Damien e nulla gli avrebbe fatto cambiare una virgola nella sua vita.

!challenge, pairing: slash, pairing: lemon, !kinkmemeita, warn: prostitution, pg: oc

Previous post Next post
Up