Titolo: While my heart is still beating
Autore:
reilinRating: PG 15
Wordcount: 486 (W)
Warnings: What If?, Lime.
Note: 1. Grazie a
kuruccha che mi ha incoraggiato a scrivere nuovamente su questi due testoni! <3
2. Ho utilizzato il prompt traducendolo e facendo pronunciare le parole da uno dei personaggi, spero vada bene ugualmente.
3. Il titolo e in generale la storia sono ispirati a
questa meravigliosa canzone dei Roxy Music.
4. Scritto per l'iniziativa "L'albero delle iniziaparole" della community
piscinadiprompt col prompt "Cowboy Bebop, Spike/Faye, this is your heart / can you feel it? Can you feel it? / pumps through your veins (Laura Palmer, Bastille)".
La stanza è illuminata appena dalla fredda luce di un neon che ronza sommessamente dal soffitto. Con gli occhi ancora socchiusi, Spike cerca di stiracchiare le sue membra indolenzite, cercando di non svegliare la persona con la quale divide il piccolo e scomodo letto. Faye sbuffa e si stringe ancora più forte contro di lui, appoggiando il suo caschetto scuro contro il petto dell’uomo.
L’uomo si volta per controllare che lei stia ancora dormendo ed un abbozzo di sorriso incurva le sue labbra: ancora non riesce ad abituarsi del tutto alla svolta imprevista che ha avuto il loro rapporto, quasi stenta a credere di tenerla davvero fra le braccia. È iniziato tutto per caso: un momento prima stavano litigando furiosamente - come al solito - , quello dopo si rotolavano fra le lenzuola nudi e ansimanti, il classico, squallido cliché, insomma. Era seguito un mattino carico di imbarazzo: si erano detti che era stato uno sbaglio e che non sarebbe dovuto succedere mai più, salvo poi tornare a cercarsi notte dopo notte, di nascosto dagli altri, per farsi compagnia e concedersi qualche istante di spensierato piacere.
Le notti a bordo del Bebop possono essere fin troppo lunghe e angosciose per chi come loro due ha un disastroso passato alle spalle ed un futuro sbiadito ed incerto davanti a sé: perdersi l’uno nell’altra è diventato una necessità, un modo per fuggire almeno per un po’ da ogni cosa, dalla realtà stessa.
«A cosa stai pensando?», gli chiede Faye, sfiorandogli con un gesto quasi familiare il petto con le nocche della mano.
Spike volta la testa verso di lei, sorpreso di trovarla sveglia: «A tutto e a niente…», le risponde rivolgendole uno dei suoi sorrisi sornioni e vaghi, poi, sospirando profondamente, aggiunge: «Ti capita mai di chiederti se ha davvero un senso il nostro correre da una parte all’altra dell’universo alla ricerca di guai? Davvero, che scopo può mai avere questa vita? A volte mi chiedo se io sia ancora vivo o stia solo sognando…».
La mano piccola e bianca di Faye si poggia con forza al centro del torace dell’uomo: «Questo è il tuo cuore, puoi sentirlo? Puoi sentirlo? Pompa nelle tue vene: riesci a sentirlo?». La sua voce è poco più di un sussurro, eppure Spike può percepire chiaramente un tono di rimprovero.
«Lo sento, lo sento. Mi sembra che batta più forte quando mi stai così vicina, sai?», la provoca il marziano, stringendola a sé. Faye però non è tipo da effusioni sdolcinate: con la velocità e la sinuosità che la contraddistinguono si libera dalla stretta di Spike e, sedutasi sul letto, borbotta mentre armeggia nervosamente con accendino e sigaretta: «Sei proprio un coglione, Spike, smettila di dire stupidaggini!».
«Agli ordini, comandante!», la canzona lui, rubandole la cicca dalle labbra e prendendone un tiro, col solo scopo di farla arrabbiare: è così sexy quando è furiosa con lui, ma questo è meglio che lei non lo sappia.